lunedì 5 ottobre 2020

Rumore di fusa

Ben prima di diventare il nome del mio blog, Rumore di fusa è stato il titolo di una poesia da me scritta tanti anni fa, in ricordo dei miei amati gatti scomparsi. Non è niente di speciale, me ne rendo conto... è un semplice scritto che avevo composto di getto, tra il dolore della separazione e la certezza che ci fosse qualcos'altro, oltre il visibile... nella convinzione che l'universo intero non fosse freddo, insensibile e vuoto, ma animato e influenzato dai nostri sentimenti, dalle nostre relazioni, dalle nostre scelte per il bene o per il male. 
Ed è una cosa che ancora penso, nella quale ancora credo.
Quando poi ho avuto l'idea di aprire questo blog, è stato naturale chiamarlo così... e oggi, ultimo post e ultima pubblicazione di questa mia amata pagina che mi ha dato così tanto, credo non ci siano parole migliori con cui salutarvi di quelle con cui, per me, tutto questo percorso è iniziato. 
Cari amici: questo è tutto. Tante, tantissime parole sono state scritte in questo decennio, opinioni scambiate, commenti e risposte pubblicati, insieme a centinaia di foto, decine di video e ancora più idee da condividere. 
Il blog resterà online e disponibile, con tutti i suoi contenuti, così come resterà attiva la mail rumoredifusa@gmail.com a cui potrete eventualmente scrivermi. E' stata una bellissima avventura, ma oggi si torna in porto davvero e si scende definitivamente sulla terraferma... buona vita a tutti e veramente grazie infinite per questi 10 incredibili anni!
 
 
 


Rumore di fusa

Siete nei miei giorni.
Siete nel freddo della neve
Che senza peso cade in imprevedibili disegni.
Siete nel caldo di un caffè
E nella morbidezza di una coperta
Nelle sere d’autunno.
Siete nel vento estivo che scuote
La mia anima e spighe di grano.
Siete nell’orizzonte della mia campagna
Al tramonto e all’alba.
Siete nello svolazzo allegro di una farfalla
E nella direzione invisibile della libellula.
Siete nel rumore della pioggia
E nelle nuvole lontane.
Siete nella luna che rischiara la notte
E nel guizzo di una stella cadente.


Siete in un'unica lacrima che mi scappa qualche volta
Perché non siete più qui ad alleviare la mia fatica.
Non ci siete più a mitigare la mia rabbia,
ad assordare la mia tristezza
Con le vostre fusa.
Non siete più qui a sminuire le mie grandi preoccupazioni da uomo
Con quel vostro saggio sguardo, calmo, di gatto.
Non siete più con me a soffocare le mie paure
Nel vostro morbido e caldo manto peloso.
Non so dirvi quanto mi cambiaste la vita, in piccolo e in grande,
Quanto mi manchi la vostra vita accanto alla mia.


Ma siete nel primo tepore del sole di primavera,
Siete nel profumo di qualche fiore di campagna.
Siete nel ghirigoro di un’ape nell’aria,
Siete in un fruscio delle foglie,
Siete in un rumore nel buio.
Voi siete in tutte quelle cose
Che rendono buona la vita
Per ogni creatura vivente:
La luce e il calore
Il freddo e le ombre
Il vento e l’aurora
La quiete e il crepuscolo
Il dolce e l’aspro di un frutto.
Perché lì mi sento viva
E uguale a tutto ciò che vive.


Siete nel battito del mio cuore
Che ascolto la notte quando vi penso.
È un rumore sordo, che mi accompagna
Nelle mie giornate, nelle mie battaglie, nei miei progetti.
Un giorno questo rumore batterà sempre più lento
E quando si fermerà, non sarà silenzio
Ma un'unica nota, continua e regolare,
in accordo consonante con le vostre, senza fine.
Sarà come rumore di fusa.

mercoledì 30 settembre 2020

I migliori post di questo blog

Cari amici, tra pochi giorni concluderò le pubblicazioni e ho pensato quindi di fare un inventario dei miei post migliori, non solo i più utili a livello informativo ma anche quelli in cui ho messo più di me stessa, quelli di cui vado più fiera. Una sorta di "concentrato" dell'anima autentica di questo blog... per voi che già mi conoscete e mi avete letta in questi anni, ma anche per gli eventuali nuovi lettori che dovessero approdare qui e voler leggere le cose più significative di questa pagina.
Naturalmente alle pagine "Tutto sul gatto", "Non solo gatti", "Natura e ambiente" troverete un indice ben più dettagliato e completo dei contenuti di questo blog... ma questa è una carrellata dei momenti più "alti" e più apprezzati!

I migliori post informativi

Esperienze di vita
 
I migliori post "gattosi" 

Entomologia che passione

I post che hanno suscitato più curiosità
 
I migliori post "stagionali"

E voi cosa ne pensate, cari lettori? Sono riuscita a trovare gli articoli più significativi di questi 10 anni di blog, oppure ne ho perso qualcuno secondo voi? Ricordate qualche altro post in maniera particolare? Scrivetelo nei commenti, sarete di spunto per eventuali nuovi lettori che passeranno di qua e vorranno approfondire ulteriormente la mia pagina!

lunedì 21 settembre 2020

La frase del giorno: Jacques Prevert

Lasciate entrare il cane coperto di fango: si può lavare il cane e si può lavare il fango. Ma quelli che non amano né il cane, né il fango, quelli no, non si possono lavare.

Jacques Prevert


Una frase celeberrima con una foto del vivacissimo Archibald, di cui avete letto la storia in questo post. Si avvicina il tempo dei saluti e avrei voluto avere modo di curare meglio il blog in quest'ultimo mese... ma una serie di problemi mi sta tenendo piuttosto impegnata, mentalmente e concretamente. Intanto mio figlio Stefano cresce che è un piacere e, per tornare alla citazione di Prevert, sicuramente gli insegnerò a simpatizzare per i cani e il fango, due cose dalle quali i bambini di solito sono naturalmente attratti, guarda caso. Invece spero diffiderà da chi non ama gli animali, così come pure il fango... e anche tutte le occasioni che ci riportano in contatto con la natura o anche solo con la nostra parte più spontanea e, perchè no, un po' selvaggia. Chi disprezza, sminuisce, allontana, rifiuta tutto ciò, a mio parere dimostra un'infelice povertà d'animo.
Oggi sono davvero di corsa, passo solo per lasciarvi questo saluto e questi brevi pensieri... ai prossimi, ultimi ma sentiti post! Buona settimana a tutti!

giovedì 10 settembre 2020

"L'amore che dai è l'amore che resta" di Myriam Jael Riboldi

Il folgorante titolo di questo saggio per me non è solo una frase, è piuttosto una profonda verità, infatti è sempre stata una mia intima convinzione, un vero e proprio principio di vita: l'amore che diamo è l'amore che resta, e resterà anche oltre noi. Ed è questo a dare significato alle nostre esistenze, le nostre e quelle di tutti gli esseri viventi a loro volta, costruendo ed intrecciando insieme relazioni.
Così mi sono lanciata nella lettura di questo libro di Myriam Jael Riboldi, con l'aspettativa di emozionarmi ad ogni sua pagina; in realtà si tratta di un saggio di stampo piuttosto accademico, impegnato nel delineare il quadro dell' "etologia relazionale".

 


Ammetto che avrei preferito che il libro fosse più ricco di racconti di vita vissuta dell'autrice a contatto con gli animali, invece gli emozionanti episodi che vengono narrati sono piuttosto rari. Ma ad ogni modo è stata una lettura assolutamente interessante.
Uno dei lati più affascinanti del saggio, e che in questo momento peraltro mi tocca moltissimo, è la cosiddetta "triangolazione" che viene usata nell'etologia relazionale per costruire rapporti positivi tra due soggetti per mezzo di un terzo, il quale già stringe relazioni di fiducia ed empatia con i primi due. La cosa funziona tra tutte le specie: l'autrice riesce ad esempio a far accettare un capretto neonato, inizialmente "rinnegato", da mamma capra, in virtù del suo ottimo rapporto con la femmina adulta.
Ampio spazio viene dedicato alla triangolazione tra "etologo relazionale", bambini e animali, per andare a costruire e promuovere rapporti positivi tra le nuove generazioni e le creature non umane. 

"I bambini assorbono per osmosi e il suggerimento dell'etologia relazionale è di essere mentori responsabili, pieni di entusiasmo, di competenza, di passione ed empatia. I bambini, ma anche i ragazzi, imparano a riconoscere e a leggere le intenzioni degli animali molto più facilmente di noi, ma è negli occhi degli adulti di cui si fidano che cercano le indicazioni su come orientarsi, su come muoversi, su quale strada imboccare nel rapporto con l'animale".

 (M.J. Riboldi, L'amore che dai è l'amore che resta, p. 68)

Stefano e Paciocca

Per me, da neomamma appassionata di tutto ciò che concerne il mondo degli animali, è stato davvero entusiasmante leggere queste pagine... e ho capito che, a mio modo, sto anche io avviando una triangolazione: quella tra me, la mia amata gatta Paciocca e il mio bimbo Stefano, ancora ignaro di avere una mamma gattofila che gli sta trasmettendo, spero nel modo più corretto ed autentico possibile, l'amore per tutti gli animali e in particolare i gatti.

mercoledì 19 agosto 2020

La frase del giorno: Ursula Andress

Mi prendo cura dei miei fiori e dei miei gatti.
E mi godo del buon cibo. Questo è vivere.

Ursula Andress 
 

 
Oggi la mia amata micia Paciocca compie la bellezza di 12 anni! E' un bellissimo traguardo e se mi guardo indietro, sono davvero così felice di averla avuta accanto in quest'ultima dozzina di anni... su questo blog avete seguito la nostra vita insieme e ho già avuto modo di raccontarvi la sua storia. Spero davvero con tutto il cuore che possa essere la nostra micia di famiglia ancora per tanti anni e accompagnarci con la sua presenza discreta ma inconfondibile; mi piacerebbe che anche mio figlio Stefano avesse modo di diventare suo amico e, un giorno, poterla ricordare con affetto. 




 
Non posso negare che da quando mi sono sposata andando ad abitare nella casa accanto (e lei è rimasta, per sua scelta, nell'abitazione dei miei genitori) e soprattutto da quando ho un neonato di cui prendermi cura, purtroppo passiamo molto meno tempo insieme... ma confido di poter recuperare via via, con il passare dei mesi e il crescere dell'autonomia di mio figlio.
 

 

 


Oggi accompagno questa frase emblematica ad alcune foto "rubate" in giardino qualche giorno fa... anche questo ormai per me è rarissimo, riuscire a prendermi il tempo di qualche scatto. Giretti in giardino e in campagna ne faccio sempre e spesso, ma avendo quasi sempre con me Stefano, il cellulare o la macchina fotografica proprio non riesco a gestirli in contemporanea! E devo dirvi anche che la stessa Paciocca preferisce condividere con me le mie "escursioni" in giardino senza sentirsi fotografata... non so cosa pensino esattamente i gatti delle fotografie, ma a me è ssmpre parso che lo intendessero come una seccante perdita di tempo. Vi dirò di più: la mia gatta sembra capire bene che, se sono concentrata nel farle le foto, automaticamente significa che non mi sto dedicando davvero a lei... e allora assume un'espressione tra il rassegnato, il paziente e il dispiaciuto, come se fosse a disagio. 
 





Oggi comunque ho scelto questa frase non solo per festeggiare il compleanno di Paciocca, ma anche per celebrare la bellezza e la bontà della vita nelle cose più semplici e alla portata di tutti... l'affetto di un animale domestico, prendersi cura di un giardino, godersi ottimo cibo. Ursula Andress ha fatto proprio centro: questo è vivere!

martedì 11 agosto 2020

Adottare un cane, con un gatto in famiglia

Cari amici, oggi vi propongo un'intervista che è insieme un autentico racconto di vita e pure una piccola guida da cui prendere spunto, per affrontare positivamente l'adozione di un cane, introducendolo in una famiglia in cui è già presente un gatto. La voce è di Filippo, affezionato e storico lettore di questo blog, nonché amico, che avete già conosciuto grazie ai post dedicati alle sue gatte Alice, Maud e Dinah, ma anche ammirando le sue splendide foto della Borgogna, dal momento che vive in Francia.
Filippo e il suo compagno Olivier hanno da poco adottato il cucciolone Archibald, facendo del loro meglio perché fosse accettato anche dalla loro micia Dinah (e dalla tartaruga Platone!).
Che altro dire? Vi lascio alle sue parole e spero apprezzerete come me la sua onestà, sensibilità e giudizio nel affrontare una situazione potenzialmente delicata e destabilizzante quale l'introduzione di un cucciolo di cane in una famiglia già "dotata" di gatto. Buona lettura!

 

Dinah la gatta e Archie il cucciolo!

Come è maturata la decisione di adottare un cane, dopo tanti anni passati solo in compagnia di gatti?
Io sono un gattofilo, da sempre e per sempre, ma i cani mi sono sempre piaciuti. Quando ero studente ho fatto un po’ il dog sitter, e inoltre mio zio aveva un border terrier (si chiamava Jim) di cui mi sono spesso occupato.
Mi è sempre piaciuto fare trekking e da quando ho la fortuna di avere una casa in campagna (cinque anni) faccio anche lunghe passeggiate nei boschi nei fine settimana. L’idea di un cane che mi accompagnasse in queste escursioni mi piaceva, ma avevo paura che fosse un impegno troppo grande per me nel mio quotidiano in città. È inconcepibile immaginare la mia casa e la mia vita senza un gatto, ma il cane mi pareva una sorta di “bonus” da aggiungere a tempo debito. Sapevo che un cane sarebbe un giorno arrivato ma non sapevo quando. Due anni fa ho incontrato il mio attuale compagno, anche lui amante degli animali e della vita all’aria aperta. Era d’accordo sull’adozione di un cane “più tardi”, ma con i nostri tre gatti (due mie e uno suo) che viaggiavano con noi tra Parigi e la campagna e una tartaruga (che è in pianta stabile in campagna) non ci sembrava davvero opportuno per il momento. Purtroppo, l’inverno scorso una delle mie gatte è morta di vecchiaia, e il micio del mio compagno è stato portato via da un tumore. Siamo rimasti con la mia gatta Dinah e la tartaruga Platone e abbiamo iniziato a riparlare del cane. E una volta che un’idea entra in testa, è davvero difficile buttarla fuori, almeno per me!  Il mio compagno lavora spesso da casa, e comunque il suo ufficio è a cinque minuti da casa nostra. Io lavoro più lontano ma ogni tanto anche io sto a casa a lavorare. Ci siamo informati sulla possibilità di muoversi con un cane nei mezzi pubblici e abbiamo entrambi parlato con i nostri rispettivi colleghi chiedendo se fossero stati d’accordo con la saltuaria presenza di un cane in ufficio. Erano tutti entusiasti. Superati questi scogli organizzativi, abbiamo deciso di lanciarci nell’avventura, approfittando del fatto che l’isolamento avrebbe permesso di dedicare molto tempo all’educazione di un cucciolo.

 
In che modo vi siete orientati fino ad arrivare a scegliere proprio Archibald?
Io ero sopratutto preoccupato dalla convivenza con la gatta e con la tartaruga e volevo un cane senza troppo istinto predatorio. La decisione iniziale era quella di adottare presso un’associazione una femmina di taglia medio piccola, adulta, il cui carattere fosse compatibile con la presenza di altri animali.
Volevo adottare in un’associazione per dare una seconda possibilità a un animale sfortunato, una femmina perché mi preoccupava la vita in città con un maschio che fa pipì ogni 3 metri e si ferma ad annusare ogni marcatura di possibili “rivali”, di taglia medio-piccola perché più facilmente gestibile negli spostamenti e adulta perché i cuccioli sono davvero molto impegnativi e presentano più incognite di un cane con un carattere già definito. So che quest’ultima decisione può sorprendere alcuni. Molti si fermano al cliché dei cani adulti nei canili “traumatizzati e problematici”, ma in realtà i motivi per cui un cane finisce in un rifugio sono tanto numerosi quanto i cani stessi. Ognuno ha la sua storia e se l’associazione è seria i volontari sanno benissimo consigliarti sul cane più adatto alla tua vita. 
Una obiezione che mi è spesso stata fatta era “ma un cucciolo lo educhi come vuoi tu” e a me questa frase è sempre sembrata soprattutto molto presuntuosa: non è possibile fare “quel che si vuole” di un essere vivente. Il carattere del più malleabile dei cuccioli presenterà sempre una grande parte di unicità e individualità che la più rigorosa delle educazioni non potrà mai cambiare. Se si possono insegnare molte cose a un cucciolo, nessuno potrà mai insegnargli ad essere... ciò che non è. 
Purtroppo, nonostante tutte queste buone intenzioni, niente è andato come previsto: l’isolamento e le conseguenti misure sanitarie hanno reso impossibili le visite ai rifugi, la procedura di adozione in questo contesto era diventata quasi impossibile e gli stessi volontari ci hanno sconsigliato di intraprendere una strada difficile e carica di troppe incognite per due “neofiti canini” come noi. 
A malincuore, e con un po’ di senso di colpa, ci siamo incamminati verso decisioni più convenzionali : abbiamo cominciato a valutare quale razza (che brutta parola) fosse la più adatta a noi e a una vita divisa fra una grande città e i fine settimana in campagna e alla convivenza con una gatta e una tartaruga. Alla fine, la scelta è caduta sul golden Retriever, la cui indole sembrava corrispondere al nostro stile di vita. 
Abbiamo cercato di non farci influenzare dalle caratteristiche estetiche (anche se un po’ è inevitabile!) ma di selezionare un cane con cui vivere una bella “prima esperienza canina”. Abbiamo parlato con tanti allevatori, e L’allevatrice che ci ha convinto di più aveva due cuccioli maschi disponibili. Dopo qualche esitazione (avevamo detto femmina!) abbiamo deciso di prenderne uno e seguendo le indicazioni dell’allevatrice abbiamo scelto il più introverso e dolce dei due. 
E così, abbiamo adottato Archibald, un cucciolo maschio di razza di taglia medio grande. L’opposto di quel che avevamo deciso 😊!
 
 
 
Come avete gestito e organizzato i primissimi giorni dall'arrivo a casa del cucciolo, in relazione alla vostra micia? 
Un mese prima dell’arrivo di Archibald abbiamo spostato le ciotole di Dinah, che erano posizionate per terra in cucina vicino al lavello. Le abbiamo messe in un luogo inaccessibile per il cucciolo, sopra un mobiletto della cucina. Inoltre, abbiamo messo altre ciotole su un mobiletto in camera, perché la gatta potesse scegliere dove bere e mangiare senza incontrare il cane.
Quindici giorni prima dell’arrivo del cucciolo, abbiamo cominciato a posizionare il cesto dove questo avrebbe dormito e le ciotole dove avrebbe mangiato e bevuto. Quella dell’acqua è stata riempita da subito, perché Dinah la potesse usare  se avesse voluto. 
L’obiettivo era di dare a Dinah nuove abitudini senza che le collegasse all’arrivo del cane, cosa che l’avrebbe ulteriormente scombussolata. 
La lettiera era già posizionata in un posto strategico: dentro una cassapanca, accessibile tramite una gattaiola posta su un lato. A prova di qualsiasi cane!

Come ha reagito Dinah inizialmente? E come sta andando via via la convivenza tra i due?
Ero molto preoccupato perché Dinah è la più paurosa e timida dei gatti che ho avuto. Certo è più presente e sicura di sé da quando è diventata l’unica gatta di casa, ma resta sempre un animale molto riservato con gli estranei e diffidente nei riguardi di qualsiasi situazione nuova. È ben diversa da Maud e Cosmo, che si imponevano di più. 
Senza far generalizzazioni, l’inserimento di un cucciolo in una casa dove vive un gatto è sempre più problematico di quello di un gattino in una famiglia dove c’è un cane. In quest’ultimo caso, se il cane non è un cat-killer, il buon esito dell’inserimento è praticamente scontato : i gattini considerano i cani come enormi montagne da scalare, piene di appendici a cui aggrapparsi e con cui giocare. E i cani accetteranno con entusiasmo il ruolo di balia del micino.
Nel caso contrario invece, difficilmente un animale abitudinario e silenzioso come il gatto accetterà immediatamente la presenza di un cucciolo irruente, vivace e maldestro. 
Per fortuna, l’arrivo di Archie non ha terrorizzato Dinah come mi aspettavo. Era spaventata certo, ma non si è nascosta negli armadi come fa di solito quando qualcuno -umano o cane- entra in casa: ha preferito osservare Archie dall’alto dei mobili o da dietro le poltrone. Inizialmente chiudevamo Archie in cucina per la notte, ma adesso abbiamo smesso ed entrambi sono liberi di dormire dove vogliono, anche se poi di fatto ognuno dei due ha conservato la propria postazione : Dinah ai piedi del letto e Archie nella zona giorno. 
La cosa più dura da accettare è stata che Dinah si allontanasse temporaneamente da noi: c’è stato un momento in cui lei ha dovuto raccogliere nuove informazioni sulla situazione che stava vivendo. Stava molto in disparte, passava tanto tempo fuori casa, tornando essenzialmente per mangiare e dormire.
Noi cercavamo di non escluderla mai da nulla, ma non era facile: Archie era sempre incollato ai nostri piedi! Per qualche giorno è stato faticoso far riterrete Dinah in casa la sera : ci osservava dal bordo della terrazza, rifugiandosi sui tetti appena noi ci avvicinavamo.
 
 
 
Abbiamo capito che, poiché Archie è molto rispettoso verso Dinah, la cosa migliore da fare era non mettersi in mezzo, per far capire a lei che “noi siamo noi, e il cane è il cane”. Dissociandoci da lui, Dinah è tornata ad essere quella di sempre.
 
 

Certo è ancora un po’ contrariata dalla sua presenza, ma con noi è proprio la stessa di prima. 
Di fatto, lo ignora quasi sempre, anche se quando entra in una stanza la prima cosa che fa è verificare la sua posizione. 
 
 

Lui invece è intrigato dalla sua presenza: lo vedo spesso osservarla mentre sono entrambi in giardino, oppure mentre lei si pulisce o dorme.
La osserva anche mentre caccia.
 
 

L’altro giorno ero uscito per delle commissioni e al mio ritorno ho trovato Archie sistemato vicino al divano dove Dinah stava già dormendo quando ero uscito di casa. Ho trovato molto dolce il fatto che lui avesse preferito la vicinanza della gatta, seppure poco amichevole, alla completa solitudine. 



Quanto è impegnativo gestire un cucciolo di cane?
Tantissimo! Ma proprio tantissimo!!! Il primo mese è stato estenuante: seguendo i consigli dell’allevatrice, mettevo la sveglia per portarlo fuori anche di notte, perché imparasse più in fretta le regole di pulizia. E ciò nonostante non era sufficiente a evitare incidenti. Un cucciolo necessita di una sorveglianza praticamente continua, per 1000 ragioni. Bisogna essere severi, premiare e scoraggiare quasi in continuazione. Non ci si possono autorizzare neanche tutte le dimostrazioni di affetto di cui si avrebbe voglia. Un cagnolino che ti salta addosso per salutarti fa tenerezza, ma bisogna pensare che quello stesso cane presto peserà almeno 35 kg...
Bisogna proibire da subito l’accesso a letti e divani, bisogna scoraggiare ogni effusione troppo brusca... e non è sempre facile, un po’ perché i cuccioli fanno tenerezza, un po’ perché a volte si è veramente stanchi di dire “no, giù, basta” tutto il giorno. 
E poi gli incontri con gli altri animali, l’insegnamento a stare al guinzaglio, a non mangiare le cose trovate per terra, a non elemosinare a tavola... tutto, ma proprio tutto deve essere riflettuto, valutato, non soltanto per la situazione presente, ma in prospettiva: anche se sul momento si può dire “va bene così, non è grave” bisogna pensare a quella stessa situazione con un cane adulto e chiedersi se saremo ugualmente in grado di gestirla. Per esempio un cucciolo che tira al guinzaglio è una cosa, ma un cane adulto è un’altra... oppure i bisogni : Archie ha imparato presto a non farli in casa, ma per lui non era facile capire che giardino e terrazzo, che lui legittimamente considerava “esterno” per noi invece continuano a essere “casa”. E sul momento si può avere la tentazione di lasciar perdere, dirsi che è già un grande successo non dover pulire più il pavimento del salotto... ma i bisogni di un cagnolino sono una cosa, i bisogni di un cane adulto... sono un’altra storia. 
 Confesso che eravamo un po’ scoraggiati a momenti, soprattutto io perché avendo più tempo libero mi occupavo tantissimo di Archie. In certi momenti è inevitabile chiedersi “ma chi me l’ha fatto fare?”. 
Nelle settimane le cose sono migliorate tantissimo, Archie impara in fretta e bene, si direbbe che “agire correttamente” è importate per lui quanto lo è per noi. 
Non ho mai sgridato i miei gatti (ne lo farò mai) perché ad un gatto manca totalmente lo “spirito di squadra”: farà una determinata cosa perché lo fa star bene e non per “far piacere”. Un divieto genererà in lui soltanto frustrazione, ansia e diffidenza nei confronti di chi lo impone. Con un cane è diverso: lo stesso fatto di “far bene” è per loro fonte di soddisfazione, come lo è la lode e la ricompensa che che ne consegue. Ci si può quindi permettere di domandare un po’ di più a un cane, e di essere un po’ più severi 
Pensando alla differenza della vita con un gatto, direi inoltre che si hanno priorità opposte. Con Dinah, siamo sempre attenti a curare e a mantenere i legami che abbiamo creato, e incoraggiamo praticamente qualsiasi interazione che lei decide di avere con noi. Siamo coscienti di come questi legami vadano preservati e rinnovati ogni giorno, pena un allontanamento da parte sua che ci rattristerebbe moltissimo; con Archie, non facciamo altro che monitorare è incanalare queste interazioni, stando attenti che la sua presenza non prenda troppo spazio. 



Quali sono gli aspetti più positivi di quest'adozione canina?
La cosa più bella è che vivendo con un cane sto imparando una nuova lingua, quella dei cani appunto, che non è meno sfumata e ricca di quella felina, anche se forse è un po’ più facile da imparare, perché più esplicita.
Un’altra cosa, che esula dal cane in sé ma che mi piace tanto : passeggiando con un cane, incontri e parli con un sacco di persone, proprietari di cani e non ! Per me, che sono così socievole, è davvero una cosa divertente.
E poi c’è il fatto di poter portare Archie dappertutto, sopratutto adesso che siamo in vacanza : dagli amici, al ristorante, in macchina, al lago, al fiume, nel bosco... Quello che a lui importa è stare con noi. Cerchiamo di fargli fare un sacco di esperienze, ma stiamo anche attenti a non stancarlo e stressarlo. Compirà 4 mesi il 20 agosto !
È anche bello il tipo di affetto che da e chiede, così diretto e diverso da quello di un micio, fatto spesso di sguardi e di momenti di inattività insieme. 
Con un cane “fai” più cose, ma non sto dicendo che i cani sono migliori intendiamoci! Se la condivisione è maggiore, direi che è più una questione di quantità che di qualità. Anzi, secondo me la qualità del tempo passato con un gatto non ha pari! 
Come dicevo all’inizio dell'intervista la mia passione sono sempre stati i gatti, da sempre, anche se non mi piacciono i paragoni tra gli animali. 
C’è però un detto: “chi ama i gatti ama tutti gli animali, mentre chi ama i cani ama solo il proprio cane”, e in effetti, tante volte mi sono trovato a discutere mio malgrado con cinofili convinti che snocciolavano senza interruzione le prove di fedeltà, intelligenza e lealtà dei loro cani (che a me sembravano un po’ numeri da circo in realtà 😉).  Di fronte a questi discorsi mi facevo quasi un dovere di difendere i miei gatti e il loro modo d’essere, ma mi veniva sempre risposto “è solo perché non hai mai vissuto con un cane”. Frase di fronte alla quale non era possibile ribattere, perché era la verità. Oltretutto, i contro argomenti di un gattofilo sono sempre debolucci per la mente di un amante dei cani, perché l’amore dimostrato da un gatto è fatto di piccolissimi gesti, posizioni del corpo, stati d’animo. Niente a che vedere con le effusioni senza ritegno dei cani! E oltretutto la relazione con un gatto si sviluppa totalmente al riparo da sguardi altrui, nell’intimità della casa e del giardino, quando solo “gli eletti” nel cuore del gatto di casa sono presenti.
L’amore dei gatti è un mistero assoluto per chi non lo vive in prima persona. Ad un occhio esterno e poco avvezzo ai codici felini, tutti i gatti sembrano uguali. 
 
Ora che Archie fa parte della nostra famiglia, amato, coccolato e vezzeggiato a dovere, all’ennesimo amico/conoscente/familiare/vicino di casa che mentre gioca estasiato con il mio cucciolo mi chiede “allora, adesso che c’è Archie riconosci anche tu che i cani sono davvero fantastici?”, posso rispondere senza paura di repliche saccenti “sì, lo sono, ma continuo a preferire i gatti”, e godermi lo stupore oltraggiato del cinofilo deluso. 😊

mercoledì 5 agosto 2020

Di tutto ciò che mi ha dato questo blog

Cari amici, come previsto e annunciato, tra due mesi esatti concluderò le pubblicazioni su questo blog: si tratterà di tagliare il magnifico traguardo dei 10 anni di Rumore di fusa e salutare con gratitudine e rispetto quest'angolo virtuale. 
Forse qualcuno di voi potrà pensare che si tratti di una decisione dovuta all'arrivo di mio figlio... ebbene no, voglio puntualizzarlo: nonostante sia innegabile che il tempo libero con un bimbo di pochi mesi diventi praticamente inesistente (e ciò rafforza solamente il mio proposito), avevo maturato questa idea già un paio d'anni fa, come vi avevo appunto spiegato lo scorso ottobre.
Oggi allora, dato che il momento dei saluti si avvicina, vorrei celebrare questa pagina, il blog che ha riempito un decennio della mia vita di ricchezze impagabili.


È stato lo stimolo per approfondire i miei interessi, amplificare e valorizzare le mie passioni.
Avevo 24 anni quando ho aperto questa pagina, da allora ho scritto e pubblicato più di 600 post, scattato foto, letto e recensito libri, fatto esperienze memorabili che ho documentato con passione in quest'angolo virtuale. Un passatempo certo, ma per me pieno di significato, che ha dato più valore al tempo che intanto è trascorso.
Se ho iniziato a scrivere e condividere ciò che già avevo vissuto o stavo vivendo in quei mesi, poi si è instaurato un circolo virtuoso e avere questa pagina mi ha fatta andare alla ricerca di nuove esperienze da raccontare, sempre di più. E intanto mi scoprivo sempre più coinvolta dal contatto con la natura, ne sono uscita arricchita e fortificata. 
E vi confesserò pure questo: per un certo periodo, ben prima di vivere determinate esperienze che poi mi hanno condotta anche a questo blog, avevo persino creduto che il mio amore per i gatti dovesse essere uno di quegli interessi, vagamente puerili, che si salutano con l'entrata nell'età adulta, quando poi si pensa solo a cose più "serie".
Meno male che ho avuto l' "illuminazione" grazie ai gatti che arrivarono in quel momento (Trilli, la mamma di Paciocca, e appunto la sua cucciolata)... e ho capito che i nostri  interessi non vanno rinnegati, dimenticati o svalutati per nessun motivo, in nome di nessuna presunta "maggiore serietà"... perche sono proprio le nostre passioni a farci vivere più intensamente, a farci realizzare noi stessi più autenticamente. 
E questo blog me ne ha dato ampia prova, dandomi modo di vivere, ricercare, condividere e amplificare il mio amore viscerale per gli animali e la natura in 10 lunghi anni.


Rumore di fusa è stato anche una piccola piazza pubblica, dove ho conosciuto alcune persone che, nel tempo, sono diventati veri e propri amici... certo, "virtuali", ma sono già abbastanza vecchia da ricordare che un tempo esistevano gli "amici di penna". E probabilmente questa è l'evoluzione di quel concetto!
I commenti a questo blog sono più di 6000, le visualizzazioni più di un milione. Non si tratta di numeri utili a determinare la "fama" di questa pagina, bensì li interpreto come la cifra delle occasioni avute per confrontarmi, direttamente o indirettamente, con altre persone interessate al mondo dei gatti, della natura, degli animali, della coscienza ambientale. Sia i lettori silenziosi, sia i commentatori abituali, sia quelli con cui poi ho intrapreso una corrispondenza privata, mi hanno dato modo di capire che c'è "fame" di notizie, pensieri e riflessioni riguardanti la natura. Ed è stato davvero prezioso poter conoscere e stringere nuove amicizie con veri appassionati come me, che riescono a guardare il mondo non necessariamente "a misura d'uomo", che considerano un regalo un cesto di fichi raccolti dall'albero, che si emozionano di fronte al mutare delle stagioni, che si lasciano scaldare il cuore dalle fusa di un gatto.



Questo blog è stato pure fonte di grande impegno, ma anche di belle soddisfazioni. Non vi nego che leggere i vostri commenti di complimenti e meraviglia ai miei post (soprattutto a quelli più ispirati) mi ha estremamente gratificata, ma soprattutto mi ha fatta sentire empaticamente più connessa con l'umanità, che talvolta invece non comprendo... capire che le mie parole hanno fatto breccia in altre persone, scoprire un'analoga sensibilità e condividere ideali simili mi ha sempre ricordato, anche quando il genere umano ce la mette tutta per disgustarmi, di non fare mai di tutta un'erba un fascio, perché all'interno della nostra specie troviamo sì orrori indicibili, ma anche possibilità di redenzione, grazie a sensibilità ed empatia. E questo mi ha dato sempre speranza.



Infine, qualche volta questo blog mi è stato addirittura catartico, per digerire avvenimenti difficili, per esorcizzare sensi di colpa, per sfogarmi e condividere qui la mia rabbia, sofferenza e inquietudine. 
Ricordo ancora che, quando mi sentii così impotente di fronte alla famiglia di piccioni spezzata, tornai a casa con il cuore colmo di tristezza, rabbia e dolore. E scrissi, scrissi, scrissi, perché almeno di quella morte silenziosa e appartenente irrilevante, restasse traccia... e forse, se qualcun'altro avesse letto, forse qualcosa sarebbe cambiato e quella morte sarebbe servita a qualcosa di buono.
Ovviamente non so se questo sia accaduto davvero, ma la mia filosofia di fondo è sempre stata quella del "quello che facciamo è solo una goccia nell'oceano, ma se non lo facessimo l'oceano avrebbe una goccia in meno".


Rumore di fusa ha fatto parte della mia vita per 10 anni, un tempo lungo da qualsiasi lato lo si guardi. Mi mancherà senz'altro la condivisione che mi ha permesso di raggiungere, mi mancherà tutto quanto di prezioso mi ha regalato in questo decennio. Quando leggerò un saggio o un romanzo sugli animali che mi colpirà al cuore, sarà davvero molto strano non correre qui a consigliarvelo. Quando vedrò uno spettacolo della natura, nel mio giardino o in capo al mondo, mi dispiacerà sicuramente non avere più un "salotto" in cui raccontarne la meraviglia. Quando scatterò una foto a Paciocca, ai miei fiori o al mio orto, mi mancherà non mostrarvela. Quando macinerò delle riflessioni a mio parere importanti, che siano sui gatti, sull'uomo o sul pianeta, mi chiederò sempre cosa ne avreste pensato.
Ma sappiate che continuerò senz'altro a leggere libri e romanzi sugli animali, stare nella natura per godere delle sue meraviglie, fotografare gatti, piante e stagioni che mutano, riflettere sul nostro posto nel mondo, sulle relazioni che possiamo stringere tra noi e con le altre specie. Continuerò, continuerò, e in questi 10 anni spero di avervi fatto venir voglia di fare altrettanto.
Più che mai convinta a concludere Rumore di fusa tra due mesi prima di snaturarlo, banalizzarlo o abbandonarlo via via a sè stesso, proprio per il rispetto massimo che nutro verso questo blog, oggi mi sembrava giusto dedicargli un tributo.
E posso senz'altro dire che è stata tra le cose più belle, importanti e significative che io abbia vissuto negli ultimi 10 anni.

mercoledì 22 luglio 2020

Cosa odiano i gatti e come manifestano il loro disagio

Buongiorno amici! Torno a pubblicare dopo qualche tempo, proponendovi un breve ma interessante video sulle "10 cose che i gatti odiano": è veramente ben fatto e credo che non abbiano dimenticato niente. Con le dovute eccezioni (esistono sempre gatti che si comportano in maniera eccentrica e contradditoria, rispetto al resto della loro specie... come succede tra noi uomini), va detto che praticamente tutti i gatti sono messi a dura prova da determinate situazioni.
Si va dal semplice disagio di fronte a sguardi penetranti sgraditi (soprattutto di persone o animali che non rientrano nella cerchia delle sue abituali relazioni), al fastidio fisico nei confronti della sporcizia, degli odori sgradevoli e dell'acqua sul mantello, passando per lo stress prolungato se esposto a costrizioni dei suoi naturali istinti (e quindi insoddisfacimento dei suoi desideri), a cambiamenti importanti dell'ambiente famigliare, a convivenze forzate con altri animali o persone sgradite, fino ad arrivare all'intensa paura data da rumori forti, improvvisi e per il gatto inspiegabili, "sorprese" che sono percepite dal micio come dei tranelli spaventosi. Avevo già avuto modo anche io di parlarvi dei "cetrioli", ma anche dell'aspirapolvere. Vediamo insieme il video, prima di approfondirne alcuni aspetti!





Mentre la paura è transitoria e legata ad eventi temporanei e sporadici, invece disagio e stress prolungati possono procurare al nostro micio stati di malessere psicofisico non indifferenti.
Due dei motivi di stress per eccellenza, nel gatto, sono il trasloco (il più grande cambiamento di routine che potrà mai essere imposto a un micio, che va a perdere ogni riferimento sul suo territorio) e l'arrivo in famiglia di un nuovo membro... umano (e io ne so qualcosa!) o animale.
Un gatto esposto continuativamente a situazioni di stress, può manifestare il suo malessere in due modi:
  • Sintomi fisici, come ad esempio una cistite, un'alopecia, nei casi più gravi inappetenza e sonnolenza innaturali.
  • Sintomi comportamentali: aggressività improvvisa, marcare il territorio ossessivamente, provocare appositamente alcuni "dispetti" che disturbano la quiete famigliare.
Spesso i sintomi fisici si intrecciano con quelli comportamentali, cosicchè una cistite da stress diventa una bella "occasione" per il gatto di andare a fare pipì sul letto, sul divano, sui tappeti... ovunque, meno che nella sua lettiera.
Come dobbiamo interpretare questi sintomi? Per quello che sono: una richiesta di aiuto.
Di fronte a un gatto che è sempre stato amichevole, mansueto, calmo ed "educato" in casa, se dovesse iniziare a diventare aggressivo senza apparente ragione, o a fare i suoi bisogni dove ha sempre saputo che era inopportuno... beh, bisogna chiedersi se per caso non stia passando un momento di stress e difficoltà. Così come la perdita di appetito o di "vivacità", escluse ragioni patologiche peggiori, possono essere segnale di un gatto che è messo alla prova duramente dalle circostanze e non sta riuscendo a reagire positivamente.



Cosa fare, dunque? Il primo passo è senz'altro identificare il motivo del disagio: il video ci aiuta a identificare le principali fonti di stress per un micio. Capire cosa generi il malessere nel gatto è essenziale per andare poi a intervenire correttamente. 
A seconda dei casi, infatti, potremo correggere quei nostri comportamenti che lo infastidiscono, oppure proporgli situazioni più consone al soddisfacimento dei suoi istinti naturali. Nel caso di un trasloco, la parola chiave è soprattutto gradualità nel far scoprire il nuovo "territorio" al vostro felino, insieme a tanta pazienza e delicatezza nel capire il suo smarrimento, aiutandolo predisponendo nella nuova casa oggetti e giacigli a lui già famigliari.
L'arrivo in famiglia di un nuovo membro, sia esso umano o animale, è un'altra grossa prova, il cui esito positivo purtroppo non può essere dato necessariamente per scontato.  Anche in questo caso serve tanta delicatezza e tanta attenzione nel gestire le dinamiche famigliari, sapendo che nel caso di adozione di un altro gatto si potrà aprire anche un dissidio per competizione territoriale. Ci vorrebbe un post dedicato solo a questo!
In sostanza, comunque, bisogna stare attenti a ciò che il gatto, con la sua spiccata sensibilità, percepisce come "odioso"...perché passino pure un paio di episodi sgradevoli, ma tutta una vita a contatto con situazioni, cose, persone o animali fastidiosi sarebbe davvero una brutta tortura per il vostro amato gatto. Talvolta basta poco per rimediare, altre volte ahimè saremo costretti a prendere decisioni davvero sofferte e difficili, pur di far tornare il sereno nella vita del nostro micio.
A tal proposito, vi consiglio sempre di consultare sia un veterinario che un comportamentista, per essere certi di aver interpretato bene i segnali di disagio del gatto e per ricevere consigli ancora più mirati sulle strategie disponibili per aiutarlo.
Cosa mi raccontate? Il vostro gatto cosa non sopporta? E come avete risolto eventuali momenti critici nella sua vita? Raccontatemi tutto!

venerdì 3 luglio 2020

Dai domestici ai selvatici: una visione d'insieme

"La diversità, per capirla fino in fondo, bisogna esperirla sulla pelle e farsela entrare nelle ossa. Gli amanti degli animali 'd'affezione' rischiano l'eccessiva focalizzazione sulle dimensioni dell'affettività e dell'affiliazione (...). Occuparsi di selvatici che, invece, richiedono distanza, discrezione e spesso rinuncia, non solo consente di fare un bagno d'umiltà che costringe a spostarsi da qualunque ottica autocentrata; l'esperienza con animali da maneggiare poco, da stressare poco, da non rendere dipendenti perchè per loro si deve prospettare una liberazione in natura, insegna il valore profondo della libertà per gli esseri viventi, il loro struggente attaccamento al contesto ambientale, il valore del loro ruolo nel sistema della vita e la relatività della nostra posizione nel pianeta".

(Sonia Campa, L'insostenibile tenerezza del gatto, p. 313)




Quando ho letto questa frase ho avuto un colpo al cuore, perchè finalmente stavo leggendo nero su bianco e comprendendo l'importanza di alcune esperienze della mia vita che mi avevano aperto le porte su tutto un altro mondo nel quale ero immersa, come una dimensione parallela, sempre sotto i nostri occhi ma perennemente "nascosta" dal nostro sguardo, disabituato a coglierla. 
Piccoli ricci orfani e svariati ricci adulti, decine di bruchi e farfalle, dozzine di uccelli (upupe, cince, fringuelli, luì, piccioni, gufi...), centinaia di lucciole, qualche rospo e rana toro, insetti di tutti i generi... quanti incontri ho fatto, in questi anni, con la natura selvatica, solo uscendo dalla porta di casa mia e facendo due passi in giardino. Si è trattato di occasioni uniche, esperienze che tassello dopo tassello hanno arricchito straordinariamente la mia percezione del mondo e completato, in maniera commovente, il ventaglio delle forme d'amore che ero abituata a conoscere, esperire, ricercare.
Siamo abituati a stringere legami con i nostri simili e, i più sensibili ed empatici di noi, anche con gli animali domestici. Ho sempre amato i gatti e, per mia fortuna, per buona parte della mia vita fino a qui ho avuto il grande privilegio di condividere con loro la mia quotidianità. Mi hanno insegnato tanto e, al contempo, sono stati da subito un "ponte" per il resto della natura, quella più selvaggia. Non ci avevo mai appositamente riflettuto prima ma, quando sono venuta a contatto con gli animali selvatici, prendendomene cura se serviva o semplicemente osservandoli da lontano con il dovuto rispetto, ho provato tutta un'altra emozione, qualcosa di ancora più universale dell'amore per i miei gatti. Qualcosa che mi ha davvero insegnato il valore profondo della libertà per gli esseri viventi e la relatività del mio punto di vista ma anche il ruolo della mia esistenza nell'ecosistema del mondo. 


Coccolando ed amando i miei gatti non avvertivo certo alcuna "mancanza", intendiamoci: il rapporto con un animale domestico è meraviglioso e arricchente, sicuramente più diretto e facilmente esperibile. Non può essere considerato "manchevole" di nulla, se ben vissuto: si impara a comunicare con un linguaggio che non è nè umano nè non-umano, bensì una splendida sintesi di entrambi; si viene rassicurati dall'amore privo di filtri, giudizi e intenzioni che gli animali sanno riservarci; si diventa responsabili per la qualità di vita di quell'essere vivente che sta vivendo proprio accanto a noi; si scende a reciproci compromessi nella diversità di specie. Insomma, è qualcosa di davvero meraviglioso!
Eppure, dopo aver letto quel pensiero di Sonia Campa, ho capito cosa mi ha emozionato tanto quando ho potuto fare un passo oltre i miei gatti, quando sono venuta a contatto - inizialmente per caso e poi, sempre più, per mio specifico interesse - con gli animali selvatici. 
E ho compreso che si tratta di un mondo necessariamente complementare a quello degli animali domestici, nel quale entrare in punta di piedi, con grande rispetto ma anche con grande determinazione, perchè in grado di "regalarci" un senso di comunione con il nostro pianeta che - duole dirlo - tramite gli animali domestici si perde. Anzi, talvolta ho avuto spesso l'impressione che - per alcune persone, sia chiaro, non per tutti - il rapporto esclusivo con il proprio animale domestico possa addirittura tramutarsi in una barricata rispetto al resto del mondo, umano e non umano. 



E così eccomi qui a scrivere queste mie riflessioni per rilanciarle a voi, cari lettori, per incitarvi a uscire da casa vostra e, se ancora non l'aveste fatto, inseguire, ricercare, perseguire ogni possibile opportunità di venire in contatto con l'autentica natura selvatica, passo dopo passo, con rispetto e gradualità... perchè vi cambierà, vi arricchirà, completerà la vostra comprensione di voi stessi, del mondo che vi circonda ma anche i vostri sentimenti in proposito. Se potete, se avete un cane o un gatto, fatevi inizialmente guidare da loro nell'esplorazione del territorio e dell'ambiente. Cercate di togliere i vostri "occhiali antropocentrici" per indossare, anche solo temporaneamente, lo sguardo felino o canino del vostro compagno a quattro zampe... già questo vi condurrà sulla strada giusta. E se non avete invece animali domestici, magari dovrete fare uno sforzo in più, ma non negatevelo: iniziate a fare attenzione a un'ape o una mosca in giardino, agli uccelli che migrano, alle formiche che dominano in giardino. Nutritevi anche di natura selvatica, non limitatevi al rapporto - appagantissimo, lo ribadisco - con i vostri animali domestici, perchè si tratta di due facce di una stessa medaglia che vale davvero la pena di "conquistare". 
Cosa ne pensate? Quali esperienze uniche avete già fatto a contatto con gli animali selvatici? Aspetto i vostri racconti nei commenti e... se vi rendete conto che non ve ne viene in mente neppure uno, allora cogliete l'opportunità per iniziare oggi stesso a ricercare occasioni a contatto i selvatici, ad esempio visitando il CRAS della vostra città o partecipando a eventi e iniziative di valorizzazione della fauna selvatica. Basta poco per partire in questo viaggio che, potenzialmente, potrà durare poi per l'intera vostra vita.

martedì 23 giugno 2020

"Se i gatti scomparissero dal mondo" di Genki Kawamura

Gli ingredienti "giusti" per questo libro ci sono tutti, a partire dal titolo a dir poco accattivante e dalla premessa stuzzicante: un giovane trentenne si scopre all'improvviso malato terminale e, a sorpresa, si ritrova a fare un patto con il Diavolo, che gli regalerà un giorno di vita in più per ogni "cosa" che accetterà di far scomparire per sempre dalla faccia della Terra. Sembra una promessa allettante, considerate le miriadi di inutili cianfrusaglie di cui ci attorniamo... ma naturalmente il Diavolo resta pur sempre il maestro ingannatore e, solo dopo aver stretto il patto, il protagonista scopre che la scelta di ciò che scomparirà è appannaggio del diabolico spirito. 
Ma il nostro malato non si tira indietro, in fondo cos'ha da perdere? Vive, ormai single da anni dopo una relazione naufragata, solo con il micio Cavolo - eredità lasciatagli dall'amata madre, morta anch'essa per una malattia incurabile. Il padre assente, con cui ha troncato i rapporti alla scomparsa della madre, pochi amici, un lavoro da postino che svolge in solitario, apparentemente una vita piuttosto piatta... già, cos'ha davvero da perdere?




Così il patto parte, senza neppure troppi crucci, dalla cancellazione in massa di telefoni e cellulari: in un certo senso, appare quasi una liberazione dalla schiavitù perenne che questi oggetti ormai ci impongono. 
Ma ben presto, seguendo i racconti, i ricordi e le riflessioni del protagonista, scopriamo che ogni oggetto, ogni invenzione, ogni regola umana che tanto sembra essere artificiosa e forzata, spesso modella il nostro modo di essere e la nostra quotidianità, fino a darle un'impronta ben precisa che noi possiamo assecondare o modificare a nostra volta... e che tutto ciò che riempie i nostri giorni: telefoni, film, musica, cioccolata, orologi, tempo e perfino le scadenze, in realtà possono tradursi in opportunità, passioni, piaceri e regolarità che rendono la vita degna di essere vissuta davvero. Parallelamente a questo, scopriamo via via i ricordi della vita del protagonista: i suoi rimpianti, le sue scelte, ogni relazione troncata o coltivata, tutto va a comporre il "senso" dell'esistenza, con cui alla fine si deve fare i conti, volenti o nolenti.
E quando il Diavolo posa il suo sguardo sull'amato gatto Cavolo (e su tutti i suoi simili), proponendo al nostro protagonista di barattare l'esistenza di tutti i gatti per un giorno in più di vita... ebbene, qualcosa si rompe definitivamente e il patto non può che venire infranto.
Pregi di questo libro sono senz'altro l'idea originale di fondo, la leggerezza con cui viene sviluppata (nonostante il tema sia d'un esistenzialismo assoluto) e la scorrevolezza con cui si legge. Al contempo, la trama è piuttosto debole e non ho ritrovato - come immaginavo, per temi e storia simile - quella poesia, quella profondità e quella capacità di coinvolgere del meraviglioso "Cronache di un gatto viaggiatore" di Hiro Arikawa
Un'occasione mancata? Dipende, forse solo per metà: non è male riuscire a parlare in scioltezza e con un pizzico di ironia di morte, separazione, sacrifici, rimpianti e temi esistenziali. L'importante è non aspettarsi un capolavoro capace di illuminarci sul senso della vita: si tratta di una storia simpatica e senz'altro curiosa, capace comunque di gettare qualche spunto di riflessione su ciò per cui valga la pena vivere... e morire. 
Se lo leggete, fatemi sapere anche la vostra opinione!