venerdì 28 dicembre 2018

Atmosfere d'inverno: nebbioso Natale (2018 - 2)

È stato un Natale nebbioso e grigio, qui nella pianura ferrarese... e i giorni di foschia continuano, uno dopo l'altro. Illusa da una meravigliosa galaverna all'inizio dell'ultima settimana lavorativa prima delle ferie (di cui ovviamente non ho potuto godere, impegnata com'ero con il lavoro), ero convinta che avrei passato le giornate festive tra sole, aria tagliente e limpida, brina e ghiaccio. Invece no: solo giornate grigie e bigie, un'eterna alba mesta che non sboccia mai e si tuffa direttamente nella penombra della sera, a metà pomeriggio. Il sole sono giorni che non si fa vedere, l'aria umida non si riscalda neppure nelle ore centrali, il termometro esterno al massimo tocca i 3°C, ma difficilmente scende sotto zero... nè caldo, nè abbastanza freddo per apprezzare davvero quest'inizio d'inverno, mentre l'umidità entra nelle ossa.




In queste giornate il mio umore non è dei migliori e abbraccio volentieri la citazione di Victor Hugo sull'inverno, o per lo meno su questa parte di stagione: "D’inverno, né calore, né luce, né pien meriggio; la sera e il mattino si confondono, tutto è nebbia e crepuscolo, la finestra è appannata e non ci si vede bene. Il cielo è uno spiraglio, come l’intera giornata è una cantina: il sole ha l’aria d’un povero. Stagione spaventosa! L’inverno muta in pietra l’acqua del cielo ed il cuore dell’uomo".


Il sole è un'ombra, appena accennata, oltre i rami e la nebbia...



Perfino gli uccellini del mio giardino, quest'anno, sembrano meno numerosi e attivi rispetto al passato: l'immancabile pettirosso spilucca qualche seme, le cince fanno le preziose e raramente si affollano tra i rami, dei fringuelli non v'è proprio traccia. Grigio, nero e bianco: sono i colori predominanti. L'unica tonalità che spicca è il verde dei campi di grano, già folti ma immobili nell'aria umida e inospitale. Passando per le strade che attraversano la campagna, ammiro enormi aironi bianchi che svettano come sculture di marmo nel grigiore diffuso... e mi rattrista vedere che si alzano in volo risentiti, non appena avvertono la mia presenza in bici, mentre non fanno una piega se passo accanto a loro con la mia ben più rumorosa auto. Si sono abituati, a loro modo, alle storture del mondo umano... ma riuscire a fotografarli a queste condizioni, è un'impresa impossibile.

Cinciarella
Pettirosso

Che dirvi? Spero, prima della fine delle festività natalizie, di riuscire a passare almeno qualche giornata invernale nella sua forma migliore: un'altra galaverna, aria limpida e pulita, un cielo azzurro e magari i colori di un tramonto come si deve. Nel frattempo, ovunque voi siate e qualsiasi faccia l'inverno vi stia mostrando, ne approfitto per augurarvi... buona fine e buon inizio, sperando nel meglio per questo prossimo 2019!

venerdì 21 dicembre 2018

"Il pastore d'Islanda" di Gunnar Gunnarsson

Un racconto semplice, essenziale, dal sapore di storia autentica o quanto meno molto credibile: Il pastore d'Islanda è una lettura tipicamente invernale e natalizia, dello scrittore islandese Gunnar Gunnarsson, di cui tanto avevo sentito parlare e che quest'anno finalmente sono riuscita a leggere. 
Atmosfere rigidamente invernali, come la stagione che proprio oggi comincia, montagne ghiacciate e aspre tormente di neve sono lo scenario in cui si svolge la particolare missione di cui si fa carico il pastore Benedikt: rintracciare sui monti islandesi le pecore disperse, sfuggite ai raduni autunnali, prima che l'inverno nordico le uccida. Come ogni anno allora, Benedikt si mette in cammino nella prima domenica d'Avvento, convinto di farcela a riportarle a casa, sane e salve, entro Natale. 
L'unica compagnia del pastore è data dal fedele cane Leò e dal montone Roccia: insieme i tre si avviano nella neve, nelle lande solitarie, gelide e inospitali, alla ricerca di pecore da riportare a casa, creature considerate sacrificabili anche dai loro stessi pastori, che non sarebbero mai tornati a cercarle. Ma per Benedikt è invece una missione: non meritavano forse anche loro l'opportunità di salvarsi? Forse valevano meno delle loro compagne che erano state regolarmente radunate in autunno? E inizia il cammino, lo stesso che Benedikt ripete ogni anno da 27 anni... anche se quell'anno, lo sente, sarà particolarmente difficile: lui è vecchio, la stagione avversa, gli imprevisti dietro l'angolo. Eppure ha bisogno di quella solitudine umana e insieme di quella compagnia e solidarietà animale, con Leò e Roccia, così come ha bisogno di dare un senso, con quella missione di recupero, alle settimane che preparano al Natale.


Come va a finire la storia non ve lo rivelo, vi invito piuttosto a tuffarvi in queste pagine piene d'inverno, di solitudine ma anche di fede incrollabile nel fare del proprio meglio, con i propri mezzi. Ormai famoso racconto natalizio, spesso interpretato in chiave prettamente religiosa, devo dire che in realtà a me è parsa una lettura più che altro invernale e di grande bellezza descrittiva, così come è meravigliosa l'empatia uomo-animale che emerge dal rapporto tra Benedikt, Leò e Roccia: "Da anni i tre erano inseparabili quando c'era da fare quella gita, e ormai si conoscevano a fondo, con quella dimestichezza che forse è possibile solo tra specie animali molto diverse, e che nessuna ombra del proprio io o del proprio sangue, nessun desiderio o passione personale può confondere o oscurare".
Vi consiglio davvero di leggere questo breve racconto, apprezzabile durante le prossime festività ma indipendentemente dal vostro credo, perchè pur essendoci riferimenti cristiani, più che una storia religiosa mi sembra convincente l'interpretazione del poeta Matthìas Johannessen: è la narrazione di come gli uomini possono porsi di fronte alla vita, "essere responsabili, cercare la verità e il nocciolo dell'esistenza, tentare di capire il posto che ci spetta".
E con questo, che mi sembra un buon proposito sia per Natale che per ogni giorno e ogni stagione della vita, auguro a voi miei lettori di trascorrere serene festività natalizie! Auguri di vero cuore a tutti voi e ai vostri cari, compresi naturalmente i vostri animali!

lunedì 10 dicembre 2018

La frase del giorno: Norberto Bobbio

"Mai come nella nostra epoca sono state messe in discussione le tre fonti principali di disuguaglianza: la classe, la razza ed il sesso. La graduale parificazione delle donne agli uomini, prima nella piccola società familiare e poi nella più grande società civile e politica è uno dei segni più certi dell’inarrestabile cammino del genere umano verso l’eguaglianza. E che dire del nuovo atteggiamento verso gli animali? Dibattiti sempre più frequenti ed estesi, riguardanti la liceità della caccia, i limiti della vivisezione, la protezione di specie animali diventate sempre più rare, il vegetarianesimo, che cosa rappresentano se non avvisaglie di una possibile estensione del principio di eguaglianza al di là addirittura dei confini del genere umano, un’estensione fondata sulla consapevolezza che gli animali sono eguali a noi uomini, per lo meno nella capacità di soffrire? Si capisce che per cogliere il senso di questo grandioso movimento storico occorre alzare la testa dalle schermaglie quotidiane e guardare più in alto e più lontano".
Norberto Bobbio

L'ultima pagina di "Senzaparole" di Roger Olmos

Prendo in prestito le parole del filosofo Bobbio per ricordare che oggi è un lunedì importante: si celebra la "Giornata Internazionale dei Diritti degli Animali". La Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Animale esiste ormai da diversi decenni: era il 15 ottobre 1978 quando venne sottoscritta dall'UNESCO, ma allora perchè festeggiare questa giornata proprio oggi? Un po' per auspicio, un po' per provocazione: il 10 dicembre 1948 venne infatti redatta da parte delle Nazioni Unite la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani... e quale migliore scelta, allora, se non approfittare di quest'anniversario per estendere i diritti a tutte le creature viventi, umane e non umane? 
Eppure la strada da fare è ancora tanta, sia a livello di nazioni, sia a livello individuale, perchè ciascuno di noi avrebbe il dovere di interrogarsi sulle proprie scelte nei confronti degli animali. E non sto parlando necessariamente del nostro amato micio di casa, o del nostro devoto cane, per cui tanto ci prodighiamo e a cui assicuriamo tutto il benessere possibile... Purtroppo, in un mondo complesso come il nostro, calpestare i diritti animali è molto più facile del previsto, anzi talvolta sembra impossibile non farlo: scelte alimentari, consumi, acquisti, tutto il nostro stile di vita va a ripercuotersi sull'esistenza degli animali non umani, in maniera innegabile. Mi metto io per prima sul banco degli imputati, assolutamente imperfetta in quanto non vegetariana... ma poi mi rendo conto che non è solo una questione di alimentazione, riguarda il come mi vesto, i rifiuti che produco, le risorse che consumo e che vanno a distruggere via via il pianeta, i farmaci che assumo, il modo in cui mi sposto... e mi sembra impossibile venirne a capo. Ricordate il bellissimo e inquietante albo "Senzaparole" di Roger Olmos? Ecco, è lì la verità nuda e cruda sulla nostra vita quotidiana, svelata senza frasi di rito.  Ma allora non esiste via d'uscita?
Forse esiste, ma è una strada ancora tutta da definire, passo per passo e non senza errori, ripensamenti, contraddizioni, limiti che dobbiamo fissare e al contempo concederci. Tollerando l'inevitabile "impronta" che la nostra vita impone su quella delle altre creature, perchè il vivere stesso obbliga a consumare risorse, spazio ed energia, che vengono per forza sottratte alle altre creature viventi. Forse non è possibile "non nuocere" ad alcuno, ma certamente può e deve esistere più rispetto, anche nella lotta per la vita, per soddisfare i propri bisogni primari. Certo, è ancora tutta una questione aperta, apertissima, non necessariamente risolvibile con un'equazione perfetta. Ma di una cosa sono certa... la strada parte da qui, dal riconoscere ad ogni animale non umano i suoi propri diritti. Ben venga allora una giornata celebrativa come oggi, che ci ricorda la strada percorsa e quella ancora tutta da esplorare, guardando "più in alto e più lontano".

domenica 2 dicembre 2018

Una casetta di pan di zenzero... per gatti!

Cari amici, con dicembre è iniziato ufficialmente il mese di preparativi al Natale! Quest'oggi, invece di parlarvi di alberi e presepi perennemente minacciati dagli agguati felini, voglio proporvi un video con un'idea davvero originale per addobbare la nostra casa e al contempo creare un ambiente speciale per i nostri gatti... con materiali di recupero, un po' di fantasia e una buona manualità, è possibile allestire una vera e propria "gingerbread house" a misura di micio! L'idea si deve alla famiglia umana di Cole e Marmalade, due gatti già star di Youtube che ho avuto modo di farvi conoscere anche in altre occasioni natalizie... guardate che meraviglia!



Palestra, tana, cuccia, luogo segreto per nascondigli e appostamenti di caccia: ha tutte queste funzioni una casetta di pan di zenzero del genere! E farà felici i vostri mici, oltre a creare un bell'angolo natalizio e spettacolare nel vostro salotto. 
Se avessi più tempo, non nego che mi piacerebbe tantissimo farla... al pari del classico albero addobbato e del tradizionale presepe natalizio. E sono certa che Paciocca ne andrebbe pazza! Che mi dite, qualcuno di voi vorrebbe provare a costruirla per il proprio felino? Intanto buon dicembre e buon atmosfera festosa a tutti!

martedì 27 novembre 2018

"Cuore di riccio" di Massimo Vacchetta

Sono passati due anni dall'uscita di "25 grammi di felicità", manca di nuovo poco meno di un mese a Natale e io volentieri torno a parlarvi di ricci e del veterinario a cui hanno cambiato la vita, Massimo Vacchetta. Sapevo già che era in cantiere un secondo libro, sempre con l'obiettivo di raccogliere fondi per il suo Centro di Recupero Ricci "La Ninna" e non vedevo l'ora di leggerlo, così appena pubblicato non ho esitato ad acquistarne una copia. "Cuore di riccio" è il titolo accattivante e insospettabilmente allusivo non solo alle tante, piccole e meravigliose creature puntute in difficoltà, a cui Massimo offre ogni possibile cura, ma anche specchio del cuore umano, che talvolta sa essere un po' spinoso, come quello di un riccio, prima di aprirsi al perdono, alla comprensione umana, all'amore.
Se "25 grammi di felicità" mi aveva conquistata perchè raccontava l'avventura coraggiosa di un uomo che decide di cambiare vita, credevo che questo secondo romanzo sarebbe stato un po' ripetitivo nelle situazioni raccontate, nella routine di chi si occupa di salvare e curare ricci in difficoltà, nelle emergenze e nelle soddisfazioni. E invece... Massimo Vacchetta si ripete forse solo nella sua grande sensibilità, nell'emozione che riesce a comunicarci quando ci racconta dei riccetti che salva, nell'onestà con cui ci confessa, paradossalmente, quanto possa essere complicato prenderci cura delle persone care.



"Cuore di riccio" è un romanzo ancora più necessario per Massimo, ancora più del primo, perchè è in queste pagine così speciali che mette a nudo le sue motivazioni e le sue fragilità, come veterinario, come uomo e come figlio. Impossibile non commuoversi leggendo le sue vicende per salvare riccetti, riccini e ricci disabili, in un'eterna lotta contro il tempo, il freddo, l'indifferenza generale, le malattie e la sorte avversa. Impossibile non emozionarsi di fronte alle conquiste e ai piccoli miracoli che sanno compiere questi animali spinosi e discreti, che fanno sempre più fatica a ritagliarsi uno spazio per vivere, nei nostri giardini. Impossibile, infine, non comprendere e partecipare al dolore e alla tenerezza che accompagneranno Massimo negli ultimi mesi a fianco della sua mamma, la sua adorata Franchina. 
Se "25 grammi di felicità" è un bellissimo libro sulla passione di un veterinario per la sua vera vocazione, sull'entusiasmo e sulle difficoltà di lanciarsi in una nuova avventura professionale, infine un inno alla libertà come più alta forma d'amore... questo "Cuore di riccio" è il racconto di un bravo veterinario, innamorato del suo lavoro e delle creature che sa di poter salvare, anche in un momento umanamente difficile della sua vita personale, dovendo affrontare la malattia e la morte della madre. 
Una bella citazione di Mark Rowlands, dedicata al suo lupo Brenin, recita così: "Il modo più importante di ricordare qualcuno è essere la persona che quel qualcuno ci ha reso, almeno in parte, e vivere la vita che quel qualcuno ha contribuito a plasmare. A volte il qualcuno in questione non è degno di essere ricordato. (...) Ma quando è degno di essere ricordato, allora essere la persona che lui ha contribuito a formare e vivere la vita che lui ha contribuito a modellare, non sono solo il modo in cui lo ricordiamo: sono il modo in cui lo onoriamo".
Leggere e regalare "Cuore di riccio" sarà un bel dono di Natale, per chi lo riceverà e anche per Massimo, che potrà meglio occuparsi delle mille emergenze al suo Centro di Recupero Ricci. E, sono sicura, sarà un bel regalo anche per mamma Franchina, che tutti noi affezionati lettori abbiamo imparato a conoscere e ricorderemo insieme a Massimo, che nel suo impegno quotidiano ne onora ogni giorno la memoria.

mercoledì 21 novembre 2018

"Il canto degli alberi" di Hermann Hesse

Per celebrare l'odierna giornata nazionale degli alberi, quest'anno vi propongo un libro prezioso, uno di quelli da leggere, conservare gelosamente nella libreria e rileggere ogni tanto, al cambio delle stagioni, quelle naturali e soprattutto quelle della nostra vita. Si tratta di "Il canto degli alberi", di Hermann Hesse, un autore che naturalmente conoscevo già di fama, ma del quale non avevo ancora letto nulla, prima di questa splendida raccolta di scritti. Poesie, prose e racconti dedicati agli alberi che lo scrittore incontra e ammira nel corso della sua vita, riflessioni profonde e filosofiche che si intrecciano ad eventi biografici, seguendo il ritmo naturale delle quattro stagioni. 



In compagnia di faggi, castagni, peschi, betulle, tigli, respiriamo l'aria dolce e profumata della primavera, quella colma di caldo e afa dell'estate, la frizzante brezza autunnale e la coltre grigia e gelida dell'inverno. Quattro stagioni nelle quali gli alberi, protagonisti indiscussi, si fanno ammirare e ascoltare da Hesse, che trascrive nero su bianco, tra suggestioni in poesia e più concrete riflessioni in prosa, tutte le più importanti lezioni esistenziali degli alberi. 
Giganti silenziosi e maestosi, piccoli e tenaci arbusti, sempreverdi, dalle foglie caduche... ogni albero è una creatura vivente e manifesta una propria volontà, a suo modo: nel resistere al vento e al gelo invernali, nelle coraggiose fioriture che anticipano l'arrivo della primavera, nel lussureggiante verdeggiare dell'estate, nel lasciar cadere, una ad una, le sue foglie, per abbandonarsi al riposo autunnale, una morte spesso temporanea, talvolta definitiva. 
Una raccolta stagionale sulla vita degli alberi ma anche su quella umana, una lettura da gustare con calma, poco alla volta, per riflettere bene su quello che Hesse ha saputo comprendere dagli alberi che ha incontrato. Un libro per andare a nostra volta ad ascoltare il canto degli alberi che ci circondano, perchè  "(...) chi li sa ascoltare, conosce la verità. Essi non predicano dottrine e precetti, predicano, incuranti del singolo, la legge primigenia della vita. Gli alberi hanno pensieri duraturi, di lungo respiro, tranquilli, come hanno una vita più lunga della nostra. Sono più saggi di noi, finché non li ascoltiamo" (Il canto degli alberi, Hermann Hesse).

sabato 17 novembre 2018

La frase del giorno: Théophile Gautier

A occhi inesperti, tre gatti neri sono tre gatti neri; ma gli osservatori più acuti non commettono un simile errore. La fisionomia felina è altrettanto varia di quella umana.
Théophile Gautier

Touka, panterina di "A Coda Alta" che presto sarà adottata!

Ho avuto, nel corso della mia adolescenza, ben quattro gatti neri, tutti con il loro specifico temperamento, il loro modo di porsi, le loro abitudini inconfondibili. Qualche volta sì, mi sono chiesta se, vedendoli tutti insieme (in realtà solo due di loro hanno convissuto), sarei riuscita a distinguerli... ma la risposta è ovvia: certo che sì! Ciascuno di loro aveva un modo particolare di guardarmi, una luce speciale nello sguardo verso il mondo, un modo peculiare di acciambellarsi o di camminare, un miagolio dal timbro così personale che mai avrei potuto confonderli. Erano due fratellini, Mina e Pride, e poi la micetta Buffy e Nico, il fratello di Paciocca. Oggi li ricordo tutti, con un misto di affetto e nostalgia, e condivido con voi questa bella citazione adatta per festeggiare tutti i mici neri, di cui ogni 17 novembre ricorre la "giornata ufficiale"!

giovedì 8 novembre 2018

Tutto ma proprio tutto sulle mangiatoie per gli uccellini!

L'autunno sta avanzando veloce e, anche se le temperature incredibilmente miti che avute finora (decisamente fuori norma... ma per oggi non occupiamoci del clima impazzito) potrebbero ingannarci, presto o tardi arriverà anche il freddo. Certo, a noi cambia poco: in casa siamo attrezzati con tutte le comodità, dal riscaldamento al piumone sul letto. Ma gli animali selvatici invece si troveranno in difficoltà e in particolare gli uccelli - che non vanno in letargo - dovranno resistere ai rigori dell'inverno contando semplicemente su sè stessi. Come ci spiegano bene gli esperti del Parco Natura Viva in questi interessanti video, tutti dedicati alle mangiatoie per l'inverno che possiamo costruire noi stessi, gli uccelli hanno un bisogno quotidiano e stringente di una certa quantità di cibo energetico, perchè possano continuare a muoversi sviluppando il calore corporeo che li farà sopravvivere alle basse temperature. Se ne avete voglia, seguitemi in questa panoramica di video, in pochi minuti scoprirete tutto il mondo che sta dietro alle mangiatoie per uccellini!



Possiamo aiutare gli uccelli fornendo loro cibo adatto nei nostri giardini, ma attenzione: le classiche briciole di pane o di biscotti, di solito ben gradite dai pennuti, non sono così salutari perchè difficili da digerire e poco sostanziose. Meglio costruire una bella ghirlanda di frutta secca (come le arachidi, oleose e ben energetiche) e fresca di stagione (mele e pere), oppure una "pigna farcita" con vari mangimi in patè. Due possibili mangiatoie "naturali", che verranno certamente prese d'assalto da insettivori, granivori e frugivori!



Se invece vi piace l'idea di costruire una mangiatoia più articolata, con materiale di riciclo, ecco l'idea giusta per voi: da un contenitore in tetrapak, possiamo ricavare un "punto ristoro" per tutti i pennuti. Importante è, come dice anche Ilaria del Parco Natura Viva, di inserire poco mangime alla volta e di controllarlo spesso, perchè in autunno l'umidità è tanta ed è possibile che si generino muffe.  Questo consiglio in realtà è valido per qualsiasi tipo di mangiatoia decidiamo di esporre. Io stessa, che espongo semplicemente un vassoio metallico pieno di semini e patè, ho cura di controllarlo e lavarlo settimanalmente. Questo evita non solo le muffe, ma anche l'eventuale pericolo di patologie che si diffondono in ambienti "affollati".



E per finire, qualche consiglio su come posizionare correttamente le varie mangiatoie, per evitare il pericolo dei gatti. A seconda non solo del cibo, ma anche della forma delle mangiatoie e della loro collocazione, sarà possibile attirare diverse specie di pennuti selvatici.



Allora, che mi dite? Vi sono piaciute queste tre semplici idee? Quella che a me sembra più bella e d'impatto è la ghirlanda, penso proprio di costruirla ed esporla io stessa, insieme alle solite "palle di grasso", che compro già pronte nei negozi specializzati, e al mio vassoio pieno di semi di girasole. Quest'anno ancora non ho aperto il mio "ristorante" per pennuti, aspettavo che ci fosse un po' più di freddo, ma immagino che non manchi molto e non vedo l'ora di ritrovare la mia numerosa clientela di cince, pettirossi e fringuelli... e voi avete qualche altra creazione home-made da suggerire, per aiutare gli uccelli a sopravvivere alla stagione fredda?

venerdì 2 novembre 2018

La frase del giorno: Sigmund Freud

Il tempo passato con i gatti non è mai tempo perso.
Sigmund Freud 





Tanti scatti di Paciocca tra la fine dell'estate, ormai lontana, e questa prima parte di autunno, nelle belle giornate, propizie per allegre scorribande in giardino, tra arrampicate sugli alberi, giri maestosi nel suo regno campestre e il mite sole, placidamente distesa sul campo...


 

A causa dei vari impegni quotidiani (che quest'anno sono però, miracolosamente, distribuiti al meglio, nella mia settimana), trovare un momento da condividere con Paciocca non è sempre scontato. Eppure sono così vere le parole di Freud: il tempo passato in compagnia dei nostri animali non è mai perso, anche se talvolta sembra rallentarci nella nostra frenetica tabella di marcia, tra lavoro e incombenze domestiche. Oltre ad essere un piacere, passare del tempo con la mia gatta è un'attività preziosa e rigenerante, perchè riesce a sospendere per qualche momento il fluire dei pensieri più noiosi e logoranti... e torno un po' bambina, nel giocare con lei tra le piante del giardino, divertendomi un mondo nel vederla arrampicarsi sugli alberi, spiritata, perchè so che è un gioco che riserva solo e unicamente a me. Si lancia sul tronco come una furia, fingendo una fuga improvvisa, e quando è sui rami è tutto un farsi le unghie, fuseggiare sonoramente e cercare di catturare le mie mani o i ramoscelli con cui la stuzzico.






Altrettanto Paciocca sembra fare tesoro di quei momenti che riusciamo ancora a ritargliarci, magari per una breve incursione nel campo di mais mietuto (e ormai anche già arato). Non facciamo niente di speciale, un po' ci seguiamo a vicenda, sulla terra sconnessa e irregolare... dove vado io, viene lei, poi sono io a seguire la sua coda alta, finchè non ci sediamo e restiamo in silenzio, ciascuna con i suoi pensieri, in una compagnia reciprocamente solitaria, o in una solitudine reciprocamente condivisa. Eppure siamo insieme, e io non sarei lì se non fosse per lei, e forse viceversa. Guardiamo il cielo, il frutteto, le nuvole e, qualche volta, il sole che scende. Sono sempre io a interrompere l'idillio: decido che è ora di andare in casa, la prendo in braccio e la porto dentro, dai miei genitori. Paciocca spesso contesta, ma si consola facilmente se ad attenderla c'è un piatto di tonno o di pollo.




Ora che l'autunno si fa uggioso ed il freddo incipiente, Paciocca apprezza ovviamente molto i confort di casa... anche se è sempre ben felice, nonostante il maltempo e il vento bizzoso di questi giorni, di monitorare le nostre attività di giardinaggio... recentemente ho piantato alcuni bulbi in giardino e la presenza della mia gatta nei paraggi è stata costante. Un vero peccato è doversi salutare sul fare della sera, quando ciascuna deve tornare alla propria abitazione. Del resto, Paciocca non si è mai abituata (anche se ormai lo accetta) al fatto che io sia andata ad abitare nella casa accanto e trova inconcepibile abbandonare le sue abitudini e la sua originaria dimora...



...in fondo, come biasimarla? Tra poltrone foderate di morbidi plaid, divani pieni di cuscini, scrivanie zeppe di pile di giornali su cui acciambellarsi, e ogni cantuccio a lei disponibile, è di certo la regina della sua casa! E voi, cosa mi raccontate sul tempo che trascorrete con il vostro micio? Quali sono i vostri passatempi migliori?

giovedì 25 ottobre 2018

Soccorso ricci in autunno: un utile approfondimento

L'autunno è una stagione delicata per tanti animali che si preparano al letargo, a maggior ragione in questi anni di clima impazzito: durante i mesi di freddo, si alternano magari giornate gelide a tepori improvvisi, anche decisamente fuori stagione, che magari inducono a interrompere il letargo, per poi ripiombare nel gelo invernale. Fondamentale è saper aiutare quegli animali per cui non è scontata la sopravvivenza nel corso del letargo: in particolare sapete che i ricci sottopeso, giovani o debilitati, rischiano di morire di freddo o di fame, se non adeguatamente "attrezzati" (in scorte di grasso corporeo) per sopravvivere a periodi freddi senza cibo. Ho spesso avuto modo di ricordarvi la soglia "di sopravvivenza" dei 500-600 g per garantire una possibilità di sopravvivenza ad un riccio che si appresti ad andare in letargo in questo periodo, ma oggi vorrei condividere con voi un post interessantissimo di veri esperti in materia, il Centro Recupero Ricci "La Ninna" (ricordate "25 grammi di felicità"?). 


A sinistra un riccio ben appallottolato e rotondo, a destra un riccio sottopeso/denutrito. Foto di "La Ninna"


Oggi cerchiamo per l'ennesima volta di fare un po' di chiarezza su quali ricci vanno recuperati in autunno. Abbiamo spesso parlato di peso come discriminante.
In realtà solo una valutazione del peso non basta. Abbiamo spesso considerato 600 grammi come peso minimo per un riccio per poter superare l'inverno.
Questi animali devono avere una sufficiente scorta di grasso per poter andare in letargo, una condizione di rallentamento del metabolismo per poter risparmiare energia durante la stagione fredda.
Questo peso minimo e' stato rialzato dagli esperti rispetto al passato perche' con il riscaldamento globale si sono verificate diverse anomalie tra i selvatici.
La prima è che le femmine partoriscono una seconda cucciolata in tarda estate e inizio autunno, oltre a quella in primavera. Questo porta ad avere ricci molto piccoli in autunno, periodo in cui calano gli insetti, il loro cibo naturale. Molti cuccioli non avranno più il tempo e il nutrimento necessario per raggiungere il peso indicato per superare l'inverno.
Un'altra anomalia è costituita da improvvisi picchi di calore (sopra i 10° C) che si verificano anche durante la stagione fredda, facendo interrompere il letargo. Ogni volta che questi animali si risvegliano sprecano molta più energia rispetto ad un sonno costante.
Ecco perchè si è innalzata la soglia a 600 gr.
Naturalmente questo è un peso indicativo. Bisogna considerare altri fattori.
Il più importante si chiama indice di Bunnel ed è il rapporto tra la circonferenza longitudinale, e quella trasversale quando sono appallottolati (vedi in foto).
In pratica un riccio in buone condizioni di nutrimento quando è appallottolato deve avere un profilo simile ad un uovo o meglio una pallina, cioè deve essere rotondeggiante (prima foto, a sinistra).
Mentre un riccio denutrito ha una forma allungata tipo pallone da rugby (seconda foto, a destra).
Dobbiamo considerare ora il peso in relazione alla stagione.
Più procediamo in autunno, più il peso-soglia dei ricci da recuperare cresce, ovvero se troviamo un riccio sotto i 300-400 grammi in settembre è bene lasciarlo stare in natura e fornire acqua e crocchette costantemente.
Se troviamo un riccio sotto 400 grammi a novembre in questo caso è bene prenderlo, tenerlo al caldo (20 gradi) e nutrirlo per tutto l'inverno (avendo cura di non farlo ingrassare oltre gli 800 gr, indicativo).
Se troviamo un riccio nella fascia borderline cioè tra i 400 e i 600 grammi in tardo autunno è bene sentire un esperto (meglio sarebbe lasciarlo libero, fornendo cibo fuori). Come vi ho detto però conta anche molto la rotondità del riccio.
Bisogna inoltre valutare lo stato di salute dell'animale. Se l'animale ritrovato fosse del peso giusto ma per esempio fosse affetto da numerose zecche, oppure con catarro bianco al naso oppure manifestasse segni di debolezza o malattia, anche in questo caso andrebbe prelevato.
I cuccioli in autunno tendono ad essere meno sani rispetto alla primavera perchè non trovando più scarafaggi e millepiedi, le loro prede preferite, sono costretti a mangiare lumache e lumaconi che sono vettori di malattie parassitarie polmonari e intestinali anche molto gravi (Capillaria e Crenosoma).
Come consiglio di base direi che è sempre meglio sentire il parere di un esperto, chiamando un centro di recupero di selvatici.
Tenete sempre però bene a mente i valori di riferimento e i parametri che vi ho indicato perchè ci sono persone che consigliano comunque di lasciarli stare.
Sappiate che in molti casi non recuperarli significa condannarli.
D'altro canto non è nemmeno giusto e salutare tenerli in cattività per diversi mesi, sono selvatici e si stressano molto se tenuti prigionieri. Va fatto solo quando è necessario.
Se possibile è sempre meglio aiutarli in natura, lasciando fuori regolarmente acqua e crocchette per gattini in una mangiatoia, anche durante l'inverno.
Considerate infine anche sempre il meteo e la latitudine. Più scendiamo al sud, minore sarà il peso necessario per andare in letargo perchè in teoria l'inverno dovrebbe essere più mite... in teoria...
CONDIVIDETE AL MASSIMO AMICI!!

A me non resta che ricordarvi, se avete bisogno di maggiori indicazioni e informazioni in proposito, le pagine di "La Ninna", del "Forum dei Ricci" e il mio post sul riccio europeo, un piccolo e specialissimo amico selvatico nei nostri giardini!

venerdì 19 ottobre 2018

"La mia famiglia e altri animali" di Gerald Durrell

"Questa è la storia dei cinque anni che ho trascorso con la mia famiglia nell'isola greca di Corfù. In origine doveva essere un racconto blandamente nostalgico della storia nautrale dell'isola, ma ho commesso il grave errore di infilare la mia famiglia nel primo capitolo del libro. Non appena is sono trovati sulla pagina, non ne hanno più voluto sapere di levarsi di torno, e hanno persino invitato vari amici a dividere i capitoli con loro": inizia così, già con inconfondibile umorismo, il più famoso dei libri del naturalista e zoologo britannico Gerald Durrell. 
"La mia famiglia e altri animali" è il romanzo che mi ha tenuto compagnia dalle ultime, pigre settimane vacanziere d'estate, fino a questi recenti pomeriggi d'autunno ormai inoltrato. L'ho centellinato, assaporandomi i suoi capitoli al meglio e senza la fretta di concluderlo, nè di seguire una trama precisa, che non c'è: semplicemente è il racconto autobiografico delle esperienze a Corfù di Gerry (Durrell stesso, da ragazzino), approdato sull'isola insieme alla madre e ai tre fratelli.
Ci si perde così volentieri tra le sue pagine, in un variopinto, allegro e originalissimo miscuglio di vicende famigliari esilaranti e splendide descrizioni naturalistiche, talmente vivide da trasportarti nell'autentica natura di Corfù, con i suoi pomeriggi assolati, i suoi sapori e profumi tutti mediterranei, le notti chiare e suggestive, la flora e la fauna ricche come in un vero paradiso terrestre.


Le esperienze affascinanti e indimenticabili da "piccolo naturalista" che Gerry vive e racconta, hanno già tutta la serietà professionale e l'incontenibile entusiasmo di chi ha trovato la propria vocazione (ed infatti, è ciò che Durrell è diventato anche da adulto), tra disparate creature selvatiche e domestiche, mentre una serie di improbabili personaggi entrano ed escono da casa Durrell. Sullo fondo ben caratteristico di Corfù (che mi è venuta voglia di visitare), le vicissitudini zoologiche di Gerry si intrecciano, si alternano, si scambiano con episodi di vita famigliare irresistibilmente umoristici, mai forzati. E così la tartaruga Achille, la mantide Cerfoglio, il geco Geronimo e tutta la variegata fauna dell'isola, diventano personaggi unici e indimenticabili al pari dei tre stravaganti fratelli Larry, Leslie e Margo.
Capace di strappare sorrisi genuini grazie ad una verve inconfondibile, ma anche di mozzare il fiato con descrizioni di paesaggi, atmosfere e miracoli naturali, con uno stile di scrittura davvero d'impatto, è un libro che consiglio proprio a tutti... e in ogni stagione: se letto d'estate, vi farà sembrare incantata e appassionante anche una lotta tra formichine sul muro, se letto d'inverno, vi darà modo di fuggire dal freddo grigiore, andando a visitare la coloratissima e imprevedibile Corfù, in un'avventura tanto più bella quanto più, lo si comprende bene, autenticamente vissuta.

giovedì 11 ottobre 2018

Impressioni d'autunno (2018 - 1)

I fiori, in autunno, sembran sempre un po' spettinati. Settembrini, astri, calendule, crisantemi... paiono tutti copiati da un quadro di Van Gogh. Margheritone stropicciate e un po' ruvide che si stagliano, capricciose e nevrotiche, sull'erba umida e spessa, chiazzandola di porpora, lilla, malva, crema, avorio. Sembrano sopravvissuti a una lunga, estenuante fatica, i fiori autunnali. Mesi e mesi di soffocante canicola, di fameliche cavallette, di viscide e voraci lumache, non son valsi a sopprimerli. E adesso, eccoli lì, rintronati, increduli e un po' ansiosi, affacciarsi anche loro a questo variopinto e caotico affresco.

Pietro Ratto da "La scuola nel bosco di Gelsi"






Apro questo primo post dedicato all'autunno con una bellissima citazione di Pietro Ratto, a cui ho pensato di affiancare le foto dei miei mille ciclamini, degli allegri topinambur e degli eleganti anemoni giapponesi. Queste prime settimane d'autunno sono trascorse così, tra alcuni pomeriggi e serate improvvisamente freddi, ma anche giornate piene di sole, graziate da miti temperature. Quanto durerà? Le foglie, ancora molto verdeggianti, si colorano di giallo e d'oro... le sfumature del rosso e dell'arancio, le più belle e speciali per me, arriveranno al primo brusco calo delle temperature.



 

La vite americana, tra le poche piante già marcatamente "arrossite"

Mi diverto a osservare splendidi scorci d'autunno nel mio giardino, come fosse un bosco, sempre fedelmente accompagnata da Paciocca che esplora con me i dintorni. Le foglie cadono ma, grazie all'umidità mite di queste settimane, ancora non crocchiano sotto i nostri passi. 


Paciocca: a breve un post fotografico dedicato solo a lei!
 


Ormai sapete quanto mi piaccia scovare improvvise famigliole di funghi: appena spuntano, non posso evitare di fotografarli. Li trovo simpatici e fantasiosi, mi suggeriscono storie di fate e gnomi... o gustose padellate per scaldare le sere d'autunno! Ovviamente, non intendendomene a sufficienza, non raccolgo mai i funghi del mio giardino e preferisco comprarli, se devo metterli in tavola. E così i funghetti del mio giardino possono crescere indisturbati.




Bella mostra di sè fanno anche le bacche, rosse e fucsia, che fanno presagire atmosfere già natalizie nonostante manchi ancora parecchio!

Pernettya
Piracanta
Biancospino
Ancora pernettya
Quando tutte le foglie saranno cadute e le temperature di molto abbassate, quando non resteranno più giuggiole sugli alberi, nè cachi, nè mele, e tutto tenderà ad essere grigio e spento, le bacche rubizze risalteranno ancora di più, ornando il giardino e dandoci l'esempio per decorare a festa anche le nostre case. Ma prima di questo, godiamoci questo bell'autunno!

venerdì 5 ottobre 2018

Otto anni di fusa... e un proposito!

Cari amici, siamo giunti ad un nuovo compleanno di questo blog, che oggi spegne 8 candeline! Sembra un'infinità di tempo, se ripenso a quel pomeriggio di inizio ottobre del 2010, davvero una vita fa... Vi dirò che tenere aperto "Rumore di Fusa" è un bell'impegno, sia perchè è sempre più difficile ritagliarmi il tempo necessario per avere ispirazioni, documentarmi e scrivere post di qualità, sia perchè - come già lo scorso anno dicevo - il mondo dei blog è cambiato e non sempre oggi c'è quel "riscontro di pubblico" come piacerebbe a me. Oggi "va" molto di più facebook, un "mi piace" veloce e anonimo, magari un commento al volo... anche internet è diventato un mordi e fuggi, inevitabilmente. Invece il mio blog e i miei post, il più delle volte, richiedono un attimo di calma, per una lettura attenta e non superficiale... e ancora di più per commentare ciò che scrivo. Sono allora per me sempre più preziosi quei commenti pensati, scaturiti e scritti proprio per "arricchire" e completare il contenuto del mio blog... a voi lettori (abituali e non) che vi fermate e vi prendete la briga di scrivermi un commento sentito: GRAZIE DI VERO CUORE!
Un'altra cosa che ho notato, già da qualche anno, è la drastica diminuzione di visite al mio blog alla pubblicazione dei nuovi post da quando - non so assolutamente per quale problema tecnico! - blogger non pubblica più alcuna mia foto, unitamente all'anteprima del post. Così chi segue il mio blog vede il titolo, qualche riga del testo e... nessuna foto! E mi è molto chiaro come una bella foto valga tanto più di un titolo e di una frase d'apertura, soprattutto nella blogosfera dove l'occhio vuole una grande parte, nel catturare l'attenzione ballerina di un lettore bombardato da mille stimoli. Ma tant'è, non posso farci niente... ormai sono già diversi anni che le mie foto non vengono pubblicate nella bacheca e quindi mi affido solo alla curiosità che i miei post possono suscitare grazie al titolo e a quanto scrivo! Quindi a maggior ragione, a quei lettori che "resistono" e tornano a leggere il mio blog senza la fascinazione di una foto ad effetto... ANCORA GRAZIE DI CUORE!
Come concludere queste riflessioni dolci-amare di otto anni di blog? Concludo con un buon proposito, che covo in realtà già da un paio d'anni... e se riuscirò a tenervi fede, beh, sarà un gran successo per me, per tutta quest'avventura iniziata 8 anni fa. Mi dico che mi piacerebbe arrivare a spegnere 10 candeline con "Rumore di fusa", e poi potrò legittimamente concludere il mio impegno su queste pagine. Perciò che dirvi? Avanti tutta, io ci proverò assolutamente a tagliare il traguardo dei 10 anni per questo blog... cercando sempre di offrirvi racconti, riflessioni e informazioni scaturite autenticamente dalle mie passioni per la natura, gli animali, l'ambiente e da tutta la meraviglia che si vive rapportandosi ad essi. E per il momento festeggiamo insieme per questi bellissimi 8 anni di fusa! 
GRAZIE, ANCORA GRAZIE INFINITE A VOI CHE MI SEGUITE!

mercoledì 26 settembre 2018

Confettura di pomodori verdi

Oggi condivido con voi la ricetta che mi ha tenuta impegnata la scorsa domenica, dopo il pomeriggio del sabato trascorso a "disfare" l'orto. Quest'anno in realtà avevo piantato solo una dozzina di piante di pomodoro, che nei mesi estivi hanno fruttificato oltre ogni più rosea previsione. Ho mangiato pomodori per tutt'estate, regalandone anche in lungo e in largo, e ancora ne ho il frigo pieno! Le piante hanno continuato a produrre anche in queste settimane e così erano cariche di pomodori verdi che non sarebbero mai maturati, complice quest'ondata di aria freddina e le giornate via via più corte. Sabato scorso, prima di levare tutte le piante, ho raccolto quindi diversi chili di pomodori acerbi, apprestandomi a trasformarli in un'ottima e originale confettura, adattissima per accompagnare formaggi freschi o stagionati, oppure per farcire una classica crostata.





Ingredienti (dose per 1 kg di pomodori, fate le dovute proporzioni per aumentare la quantità):
- 1 kg di pomodori verdi, al netto dello scarto;
- 350 g di zucchero semolato;
- 1 limone biologico (scorza e succo) di medie dimensioni.

Alla mattina: mettete in ammollo i pomodori, lavateli accuratamente, asciugateli e poi tagliateli a pezzetti, eliminando il torsolo e le parti più danneggiate. Io ho tenuto sia la buccia che i semi, a patto che il pomodoro fosse sano. Dopo aver ridotto a pezzetti i pomodori, porli in una casseruola insieme allo zucchero, alla scorza di limone a tocchetti (o grattugiata, come preferite) e al succo di limone: lasciarli riposare per almeno 6 ore, mescolando di tanto in tanto. Si creerà uno "sciroppo" molto abbondante, ma non preoccupatevi, si restringerà in cottura! 
Al pomeriggio, trascorso il tempo del riposo, trasferite la casseruola (importantissimo che sia a fondo spesso) sul fuoco e armatevi di pazienza: a me sono servite circa 3 ore per ottenere una confettura ben densa e caramellata, l'ultima ora ho dovuto mescolare di continuo per evitare che si attaccasse.
Ancora da bollente, invasare nei vasi ancora caldi dal lavaggio in lavastoviglie, chiuderli e aspettare: con il raffreddamento, il coperchio dovrebbe far uscire l'aria e sigillarsi automaticamente. In caso contrario, potete procedere con la bollitura a bagno-maria, oppure conservare in frigo.
Si tratta di un'ottima idea per non sprecare i pomodori che non matureranno più, ma che ancora sono sulle piante dell'orto in questo periodo... e avrete una confettura deliziosa, da gustare durante l'autunno e l'inverno, buona anche come "idea regalo" per veri buongustai!