Un libro pieno di pregi e di difetti, in egual misura: tante le cose che mi sono piaciute di questa lettura, quante quelle che proprio non mi hanno convinta. "Un gatto non è un cuscino" è l'originale titolo di questa storia per bambini di Nöstlinger Christine, autrice per l'infanzia piuttosto famosa e vincitrice anche del prestigioso premio Hans Christian Andersen. La storia che qui racconta riguarda un miciotto bianco e nero, che nasce in una stalla, ultimo e più magrolino di una cucciolata di mici bianchi e neri. Il nome del gatto? Ne avrà alcuni: Miciomicio, Samuele, Muccibù e Cicciobomba, a seconda delle famiglie dove si ritroverà a vivere, tra diverse disavventure... per poi concludere, alla fine della storia, che preferisce non avere alcun nome, per essere un gatto libero.
Intendiamoci: la storia è narrata ottimamente, l'autrice sa il fatto suo. Ed è anche fortemente educativo per un bambino leggere le vicende di questo micione bianco e nero: prima come Samuele, adottato da una famiglia incapace di educare i figli al rispetto di un gatto; poi come Muccibù, affidato ad un'anziana e buona signora del tutto inconsapevole di come si alimenta un micio (non a cioccolata e budino!); infine come Cicciobomba, accolto nella mansarda di una giovane coppia che si deciderà a portarlo dal veterinario per sterilizzarlo... e qui finisce la vita domestica del nostro protagonista a quattro zampe, perchè dallo studio veterinario fuggirà per darsi alla macchia, diventando un randagio complessivamente soddisfatto della propria vita.
Punto di forza è indubbiamente il descrivere il gatto in maniera simpatica, adatta ai bambini ed al contempo estremamente puntuale per quanto riguarda le esigenze naturali di un felino domestico: cacciare, marcare il territorio, non essere strapazzato come un cuscino o un giocattolo, scavare per fare i propri bisogni, esplorare, arrampicarsi. E questa è una bella lezione per tutti i giovanissimi lettori, che comprendono così le specificità del gatto, il suo temperamento, il suo bisogno di indipendenza e il suo essere certamente meno "addestrabile" rispetto al fedelissimo cane.
Meno credibile è che le tutte famiglie nelle quali il gatto vive siano inadeguate, per un verso o per un altro, come se tutti gli esseri umani fossero incapaci di rispettare la natura felina: non è sempre così! Per quanto ahimè le situazioni descritte siano dei cliché direttamente tratti dalla vita quotidiana (famiglie frenetiche dove il gatto viene preso come fosse un pupazzo per bambini; vecchine che ingozzano il micio come fosse un'oca da ingrasso, ecc.), ad esempio non mi convince che anche l'ultima famiglia - peraltro dimostratasi responsabile nel portare a far sterilizzare il gatto, un messaggio che dovrebbe passare come importante! - complessivamente venga "bocciata" e abbandonata dal gatto.
Ma ancor meno convince la fine del libro, quasi un "inno al randagismo": "Piuttosto che tornare a essere un 'Miciomicio',un 'Samuele', un 'Muccibù' o un 'Cicciobomba', preferisco rimanere un gatto affamato, raffreddato, sudicio, pieno di pulci e senza nome. Un gatto libero!" (C. Nöstlinger, Un gatto non è un cuscino, p. 79).
Ecco: la morale proprio non mi piace e trovo che sia fortemente diseducativa per i bambini che leggeranno questa storia. Giustissimo il sottolineare che "un gatto non è un cuscino", ma trovo sbagliato chiudere questa storia lasciando il nostro protagonista felicemente in strada, tra l'altro consapevole del rischio di lasciarci le penne ("Probabilmente non arriverò alla vecchiaia, come i gatti casalinghi coi loro bravi nomi. Ma non è detto che invecchiare sia sempre questa gran fortuna.", p. 78).
D'accordo l'indipendenza, d'accordo l'amore per l'esplorazione e la caccia, ma il gatto resta pur sempre un animale domestico e promuovere la convinzione che invece possa cavarsela anche da solo in strada e che non soffra eccessivamente per una condizione randagia, per quanto mi riguarda è un'evidente pecca di questo libro. C'è solo da augurarsi che i bambini traggano solo il meglio da questa storia, imparando a rapportarsi con il loro micio nel rispetto della sua natura.