martedì 27 novembre 2018

"Cuore di riccio" di Massimo Vacchetta

Sono passati due anni dall'uscita di "25 grammi di felicità", manca di nuovo poco meno di un mese a Natale e io volentieri torno a parlarvi di ricci e del veterinario a cui hanno cambiato la vita, Massimo Vacchetta. Sapevo già che era in cantiere un secondo libro, sempre con l'obiettivo di raccogliere fondi per il suo Centro di Recupero Ricci "La Ninna" e non vedevo l'ora di leggerlo, così appena pubblicato non ho esitato ad acquistarne una copia. "Cuore di riccio" è il titolo accattivante e insospettabilmente allusivo non solo alle tante, piccole e meravigliose creature puntute in difficoltà, a cui Massimo offre ogni possibile cura, ma anche specchio del cuore umano, che talvolta sa essere un po' spinoso, come quello di un riccio, prima di aprirsi al perdono, alla comprensione umana, all'amore.
Se "25 grammi di felicità" mi aveva conquistata perchè raccontava l'avventura coraggiosa di un uomo che decide di cambiare vita, credevo che questo secondo romanzo sarebbe stato un po' ripetitivo nelle situazioni raccontate, nella routine di chi si occupa di salvare e curare ricci in difficoltà, nelle emergenze e nelle soddisfazioni. E invece... Massimo Vacchetta si ripete forse solo nella sua grande sensibilità, nell'emozione che riesce a comunicarci quando ci racconta dei riccetti che salva, nell'onestà con cui ci confessa, paradossalmente, quanto possa essere complicato prenderci cura delle persone care.



"Cuore di riccio" è un romanzo ancora più necessario per Massimo, ancora più del primo, perchè è in queste pagine così speciali che mette a nudo le sue motivazioni e le sue fragilità, come veterinario, come uomo e come figlio. Impossibile non commuoversi leggendo le sue vicende per salvare riccetti, riccini e ricci disabili, in un'eterna lotta contro il tempo, il freddo, l'indifferenza generale, le malattie e la sorte avversa. Impossibile non emozionarsi di fronte alle conquiste e ai piccoli miracoli che sanno compiere questi animali spinosi e discreti, che fanno sempre più fatica a ritagliarsi uno spazio per vivere, nei nostri giardini. Impossibile, infine, non comprendere e partecipare al dolore e alla tenerezza che accompagneranno Massimo negli ultimi mesi a fianco della sua mamma, la sua adorata Franchina. 
Se "25 grammi di felicità" è un bellissimo libro sulla passione di un veterinario per la sua vera vocazione, sull'entusiasmo e sulle difficoltà di lanciarsi in una nuova avventura professionale, infine un inno alla libertà come più alta forma d'amore... questo "Cuore di riccio" è il racconto di un bravo veterinario, innamorato del suo lavoro e delle creature che sa di poter salvare, anche in un momento umanamente difficile della sua vita personale, dovendo affrontare la malattia e la morte della madre. 
Una bella citazione di Mark Rowlands, dedicata al suo lupo Brenin, recita così: "Il modo più importante di ricordare qualcuno è essere la persona che quel qualcuno ci ha reso, almeno in parte, e vivere la vita che quel qualcuno ha contribuito a plasmare. A volte il qualcuno in questione non è degno di essere ricordato. (...) Ma quando è degno di essere ricordato, allora essere la persona che lui ha contribuito a formare e vivere la vita che lui ha contribuito a modellare, non sono solo il modo in cui lo ricordiamo: sono il modo in cui lo onoriamo".
Leggere e regalare "Cuore di riccio" sarà un bel dono di Natale, per chi lo riceverà e anche per Massimo, che potrà meglio occuparsi delle mille emergenze al suo Centro di Recupero Ricci. E, sono sicura, sarà un bel regalo anche per mamma Franchina, che tutti noi affezionati lettori abbiamo imparato a conoscere e ricorderemo insieme a Massimo, che nel suo impegno quotidiano ne onora ogni giorno la memoria.

mercoledì 21 novembre 2018

"Il canto degli alberi" di Hermann Hesse

Per celebrare l'odierna giornata nazionale degli alberi, quest'anno vi propongo un libro prezioso, uno di quelli da leggere, conservare gelosamente nella libreria e rileggere ogni tanto, al cambio delle stagioni, quelle naturali e soprattutto quelle della nostra vita. Si tratta di "Il canto degli alberi", di Hermann Hesse, un autore che naturalmente conoscevo già di fama, ma del quale non avevo ancora letto nulla, prima di questa splendida raccolta di scritti. Poesie, prose e racconti dedicati agli alberi che lo scrittore incontra e ammira nel corso della sua vita, riflessioni profonde e filosofiche che si intrecciano ad eventi biografici, seguendo il ritmo naturale delle quattro stagioni. 



In compagnia di faggi, castagni, peschi, betulle, tigli, respiriamo l'aria dolce e profumata della primavera, quella colma di caldo e afa dell'estate, la frizzante brezza autunnale e la coltre grigia e gelida dell'inverno. Quattro stagioni nelle quali gli alberi, protagonisti indiscussi, si fanno ammirare e ascoltare da Hesse, che trascrive nero su bianco, tra suggestioni in poesia e più concrete riflessioni in prosa, tutte le più importanti lezioni esistenziali degli alberi. 
Giganti silenziosi e maestosi, piccoli e tenaci arbusti, sempreverdi, dalle foglie caduche... ogni albero è una creatura vivente e manifesta una propria volontà, a suo modo: nel resistere al vento e al gelo invernali, nelle coraggiose fioriture che anticipano l'arrivo della primavera, nel lussureggiante verdeggiare dell'estate, nel lasciar cadere, una ad una, le sue foglie, per abbandonarsi al riposo autunnale, una morte spesso temporanea, talvolta definitiva. 
Una raccolta stagionale sulla vita degli alberi ma anche su quella umana, una lettura da gustare con calma, poco alla volta, per riflettere bene su quello che Hesse ha saputo comprendere dagli alberi che ha incontrato. Un libro per andare a nostra volta ad ascoltare il canto degli alberi che ci circondano, perchè  "(...) chi li sa ascoltare, conosce la verità. Essi non predicano dottrine e precetti, predicano, incuranti del singolo, la legge primigenia della vita. Gli alberi hanno pensieri duraturi, di lungo respiro, tranquilli, come hanno una vita più lunga della nostra. Sono più saggi di noi, finché non li ascoltiamo" (Il canto degli alberi, Hermann Hesse).

sabato 17 novembre 2018

La frase del giorno: Théophile Gautier

A occhi inesperti, tre gatti neri sono tre gatti neri; ma gli osservatori più acuti non commettono un simile errore. La fisionomia felina è altrettanto varia di quella umana.
Théophile Gautier

Touka, panterina di "A Coda Alta" che presto sarà adottata!

Ho avuto, nel corso della mia adolescenza, ben quattro gatti neri, tutti con il loro specifico temperamento, il loro modo di porsi, le loro abitudini inconfondibili. Qualche volta sì, mi sono chiesta se, vedendoli tutti insieme (in realtà solo due di loro hanno convissuto), sarei riuscita a distinguerli... ma la risposta è ovvia: certo che sì! Ciascuno di loro aveva un modo particolare di guardarmi, una luce speciale nello sguardo verso il mondo, un modo peculiare di acciambellarsi o di camminare, un miagolio dal timbro così personale che mai avrei potuto confonderli. Erano due fratellini, Mina e Pride, e poi la micetta Buffy e Nico, il fratello di Paciocca. Oggi li ricordo tutti, con un misto di affetto e nostalgia, e condivido con voi questa bella citazione adatta per festeggiare tutti i mici neri, di cui ogni 17 novembre ricorre la "giornata ufficiale"!

giovedì 8 novembre 2018

Tutto ma proprio tutto sulle mangiatoie per gli uccellini!

L'autunno sta avanzando veloce e, anche se le temperature incredibilmente miti che avute finora (decisamente fuori norma... ma per oggi non occupiamoci del clima impazzito) potrebbero ingannarci, presto o tardi arriverà anche il freddo. Certo, a noi cambia poco: in casa siamo attrezzati con tutte le comodità, dal riscaldamento al piumone sul letto. Ma gli animali selvatici invece si troveranno in difficoltà e in particolare gli uccelli - che non vanno in letargo - dovranno resistere ai rigori dell'inverno contando semplicemente su sè stessi. Come ci spiegano bene gli esperti del Parco Natura Viva in questi interessanti video, tutti dedicati alle mangiatoie per l'inverno che possiamo costruire noi stessi, gli uccelli hanno un bisogno quotidiano e stringente di una certa quantità di cibo energetico, perchè possano continuare a muoversi sviluppando il calore corporeo che li farà sopravvivere alle basse temperature. Se ne avete voglia, seguitemi in questa panoramica di video, in pochi minuti scoprirete tutto il mondo che sta dietro alle mangiatoie per uccellini!



Possiamo aiutare gli uccelli fornendo loro cibo adatto nei nostri giardini, ma attenzione: le classiche briciole di pane o di biscotti, di solito ben gradite dai pennuti, non sono così salutari perchè difficili da digerire e poco sostanziose. Meglio costruire una bella ghirlanda di frutta secca (come le arachidi, oleose e ben energetiche) e fresca di stagione (mele e pere), oppure una "pigna farcita" con vari mangimi in patè. Due possibili mangiatoie "naturali", che verranno certamente prese d'assalto da insettivori, granivori e frugivori!



Se invece vi piace l'idea di costruire una mangiatoia più articolata, con materiale di riciclo, ecco l'idea giusta per voi: da un contenitore in tetrapak, possiamo ricavare un "punto ristoro" per tutti i pennuti. Importante è, come dice anche Ilaria del Parco Natura Viva, di inserire poco mangime alla volta e di controllarlo spesso, perchè in autunno l'umidità è tanta ed è possibile che si generino muffe.  Questo consiglio in realtà è valido per qualsiasi tipo di mangiatoia decidiamo di esporre. Io stessa, che espongo semplicemente un vassoio metallico pieno di semini e patè, ho cura di controllarlo e lavarlo settimanalmente. Questo evita non solo le muffe, ma anche l'eventuale pericolo di patologie che si diffondono in ambienti "affollati".



E per finire, qualche consiglio su come posizionare correttamente le varie mangiatoie, per evitare il pericolo dei gatti. A seconda non solo del cibo, ma anche della forma delle mangiatoie e della loro collocazione, sarà possibile attirare diverse specie di pennuti selvatici.



Allora, che mi dite? Vi sono piaciute queste tre semplici idee? Quella che a me sembra più bella e d'impatto è la ghirlanda, penso proprio di costruirla ed esporla io stessa, insieme alle solite "palle di grasso", che compro già pronte nei negozi specializzati, e al mio vassoio pieno di semi di girasole. Quest'anno ancora non ho aperto il mio "ristorante" per pennuti, aspettavo che ci fosse un po' più di freddo, ma immagino che non manchi molto e non vedo l'ora di ritrovare la mia numerosa clientela di cince, pettirossi e fringuelli... e voi avete qualche altra creazione home-made da suggerire, per aiutare gli uccelli a sopravvivere alla stagione fredda?

venerdì 2 novembre 2018

La frase del giorno: Sigmund Freud

Il tempo passato con i gatti non è mai tempo perso.
Sigmund Freud 





Tanti scatti di Paciocca tra la fine dell'estate, ormai lontana, e questa prima parte di autunno, nelle belle giornate, propizie per allegre scorribande in giardino, tra arrampicate sugli alberi, giri maestosi nel suo regno campestre e il mite sole, placidamente distesa sul campo...


 

A causa dei vari impegni quotidiani (che quest'anno sono però, miracolosamente, distribuiti al meglio, nella mia settimana), trovare un momento da condividere con Paciocca non è sempre scontato. Eppure sono così vere le parole di Freud: il tempo passato in compagnia dei nostri animali non è mai perso, anche se talvolta sembra rallentarci nella nostra frenetica tabella di marcia, tra lavoro e incombenze domestiche. Oltre ad essere un piacere, passare del tempo con la mia gatta è un'attività preziosa e rigenerante, perchè riesce a sospendere per qualche momento il fluire dei pensieri più noiosi e logoranti... e torno un po' bambina, nel giocare con lei tra le piante del giardino, divertendomi un mondo nel vederla arrampicarsi sugli alberi, spiritata, perchè so che è un gioco che riserva solo e unicamente a me. Si lancia sul tronco come una furia, fingendo una fuga improvvisa, e quando è sui rami è tutto un farsi le unghie, fuseggiare sonoramente e cercare di catturare le mie mani o i ramoscelli con cui la stuzzico.






Altrettanto Paciocca sembra fare tesoro di quei momenti che riusciamo ancora a ritargliarci, magari per una breve incursione nel campo di mais mietuto (e ormai anche già arato). Non facciamo niente di speciale, un po' ci seguiamo a vicenda, sulla terra sconnessa e irregolare... dove vado io, viene lei, poi sono io a seguire la sua coda alta, finchè non ci sediamo e restiamo in silenzio, ciascuna con i suoi pensieri, in una compagnia reciprocamente solitaria, o in una solitudine reciprocamente condivisa. Eppure siamo insieme, e io non sarei lì se non fosse per lei, e forse viceversa. Guardiamo il cielo, il frutteto, le nuvole e, qualche volta, il sole che scende. Sono sempre io a interrompere l'idillio: decido che è ora di andare in casa, la prendo in braccio e la porto dentro, dai miei genitori. Paciocca spesso contesta, ma si consola facilmente se ad attenderla c'è un piatto di tonno o di pollo.




Ora che l'autunno si fa uggioso ed il freddo incipiente, Paciocca apprezza ovviamente molto i confort di casa... anche se è sempre ben felice, nonostante il maltempo e il vento bizzoso di questi giorni, di monitorare le nostre attività di giardinaggio... recentemente ho piantato alcuni bulbi in giardino e la presenza della mia gatta nei paraggi è stata costante. Un vero peccato è doversi salutare sul fare della sera, quando ciascuna deve tornare alla propria abitazione. Del resto, Paciocca non si è mai abituata (anche se ormai lo accetta) al fatto che io sia andata ad abitare nella casa accanto e trova inconcepibile abbandonare le sue abitudini e la sua originaria dimora...



...in fondo, come biasimarla? Tra poltrone foderate di morbidi plaid, divani pieni di cuscini, scrivanie zeppe di pile di giornali su cui acciambellarsi, e ogni cantuccio a lei disponibile, è di certo la regina della sua casa! E voi, cosa mi raccontate sul tempo che trascorrete con il vostro micio? Quali sono i vostri passatempi migliori?