Sono curiosa come un gatto, sia per quanto riguarda le cose che mi attirano, sia verso quelle che mi infastidiscono istintivamente: cerco comunque di saperne di più. Halloween è una di quelle ricorrenze che mi hanno sempre lasciata un pò perplessa, a volte infastidita sottilmente; mi dicevo: è una festa che con l'Italia non ci azzecca nulla, l'ennesima moda consumista fatta apposta per spennarci come polli, i bambini ne sono entusiasti perchè assuefatti dai messaggi della tv. Eppure, eppure... quando ho scoperto che uno dei miei scrittori italiani preferiti, Eraldo Baldini, aveva dedicato a questa ricorrenza un intero libro insieme a Giuseppe Bellosi, ho drizzato le orecchie e ho voluto approfondire la questione. E così ho letto appunto "Halloween. Nei giorni che i morti ritornano", un saggio serio e documentato, dedicato a questa festa che in realtà è molto più italiana di quanto si potrebbe pensare... ho scoperto un sacco di cose interessanti che, se non mi hanno comunque reso simpatico il lato più consumista dell'attuale Halloween, mi hanno però svelato l'intrigante substrato di tradizioni su cui poggia questa ricorrenza.
Cosa abbastanza nota a tutti è che la parola "Halloween" è la contrazione di "All Hallows Eve", ovvero "La Vigilia di Ognissanti". Un'altra cosa ugualmente risaputa è che l'origine di questa festa viene di solito ricondotta all'antico capodanno celtico - chiamato Samhain, "fine dell'estate" - momento fondamentale del calendario, quando si celebravano riti stagionali agricoli, nell'ambito di una visione ciclica di vita-morte-rinascita nella Natura. In quei tempi si usava riportare nelle stalle gli animali, per proteggerli dall'incipiente gelo invernale, e si compivano riti propiziatori.
Così come la conosciamo oggi, Halloween è una festa certamente americana, ma di origini europee: ora ci è solo "tornata al mittente" con le sue zucche intagliate, i suoi "dolcetti o scherzetti" e i party a tema, che stanno spopolando anche in Italia. Tuttavia, e qui iniziano le cose che non sapevo, il saggio di Baldini e Bellosi ci informa che in tutta Europa vi è da sempre una ricchissima tradizione legata ai giorni che vanno dal 31 ottobre all'11 novembre (San Martino, mica per caso "l'estate dei morti", come dice Pascoli). Si tratta di un periodo nel quale si credeva che le anime dei defunti potessero avere libero accesso al mondo dei vivi, influendo benevolmente (o malevolmente, a seconda) negli affari umani, in particolare rispetto alla semina delle nuove coltivazioni, che avveniva proprio entro quei giorni.
Così come la conosciamo oggi, Halloween è una festa certamente americana, ma di origini europee: ora ci è solo "tornata al mittente" con le sue zucche intagliate, i suoi "dolcetti o scherzetti" e i party a tema, che stanno spopolando anche in Italia. Tuttavia, e qui iniziano le cose che non sapevo, il saggio di Baldini e Bellosi ci informa che in tutta Europa vi è da sempre una ricchissima tradizione legata ai giorni che vanno dal 31 ottobre all'11 novembre (San Martino, mica per caso "l'estate dei morti", come dice Pascoli). Si tratta di un periodo nel quale si credeva che le anime dei defunti potessero avere libero accesso al mondo dei vivi, influendo benevolmente (o malevolmente, a seconda) negli affari umani, in particolare rispetto alla semina delle nuove coltivazioni, che avveniva proprio entro quei giorni.
Fonte della foto: QUI |
In Italia, infatti, il periodo idoneo alla semina è proprio tra fine ottobre e metà di novembre. Interessante però è stato scoprire che, da Nord a Sud della nostra penisola, tanti detti popolari fanno corrispondere il momento della semina esattamente alle festività dedicate ai Santi e ai morti, stabilendo una sorta di legame tra i defunti e il seme che, interrato, sembra morire per poi dare vita alle nuove piante in primavera.
Si attestano particolari usanze in tutte le nostre regioni italiane, riferite a questo "periodo di contatto" tra mondo dei morti e mondo dei vivi, strettamente connesse alle pratiche agricole ma anche alla quotidiana convivialità. Diffusi dappertutto erano ad esempio i riti di accoglienza per i defunti (come lasciare loro sul tavolo della cucina - o sotto - un pò di cibo o acqua, o rifare i letti appositamente per loro), ma anche simboli legati alle anime vaganti: le zucche intagliate e illuminate, ben prima che arrivassero dall'America, erano presenti anche qui nell'Italia contadina. Lo sapevate? Molto comuni erano pure le questue rituali, effettuate fin da allora (prima dell'attuale "dolcetto o scherzetto") dai bambini, poichè considerati in grado di comunicare con il mondo dell'Aldilà.
Alla base della ritualità diffusa in tutta Italia tra il 31 ottobre e l'11 novembre stava insomma il forte legame tra morte e vita, pregnante e suggestivo già di suo, che trovava nei cicli naturali e agricoli la sua manifestazione più potente e continua. E' davvero affascinante leggere le varie "declinazioni" regionali di questa idea di fondo. Dal punto di vista del folklore, il libro di Baldini e Bellosi è infatti ricchissimo di notizie e dettagli sulle diverse tradizioni, gli usi, i costumi, i detti popolari ma anche i cibi preparati tra fine ottobre e San Martino. Molto prima dell'Halloween americana, qui in Italia avevamo una solida tradizione tra riti, atmosfere tipiche e sapori, sempre legati ai prodotti della terra (zucca, castagne, vino) ma anche dolci che richiamavano il mondo dell'Aldilà, come le "fave dei morti", da prepararsi vicino alla Commemorazione dei defunti. La stessa tradizione era diffusa in Europa: ad esempio ho potuto assaggiare, da un'amica spagnola, i dolcetti "huesos de santo" (ossa del Santo), preparati in occasione del 1 novembre.
Oggi come oggi molte di queste tradizioni stanno venendo dimenticate e soppiantate da quelle dell'Halloween più
"standardizzata": un carnevale a tinte cimiteriali, i cui contenuti più suggestivi e significativi di solito restano relegati a un "limbo" di generale inconsapevolezza.
Naturalmente su Halloween sono stati scritti fiumi e fiumi di inchiostro e ancora ne scriveranno, dal momento che questa ricorrenza si presta alle più svariate interpretazioni: dai ritrovi satanici alle allegre ed innocue mascherate. Per quel che mi riguarda, l'unica cosa che trovo sinceramente insopportabile è il proliferare di tanta paccottiglia di plastica, venduta a caro prezzo per un paio di settimane: ce n'è davvero bisogno? Il saggio di Baldini e Bellosi insegna proprio che non sono mai mancati i riti - italianissimi - legati al "ritorno dei morti", con atmosfere decisamente affascinanti che nulla avevano a che vedere con teschi di plastica fosforescenti e zucche a led. Riflettiamoci!
In ogni caso, al di là di come la si pensi su questa ricorrenza, trovo intelligente la posizione di Baldini e Bellosi che, di fronte al dilagare dell'Halloween-fenomeno consumista, hanno cercato di fare chiarezza sull'Halloween-tradizione, dandoci gli strumenti per leggere la nostra realtà in maniera più consapevole.
Si attestano particolari usanze in tutte le nostre regioni italiane, riferite a questo "periodo di contatto" tra mondo dei morti e mondo dei vivi, strettamente connesse alle pratiche agricole ma anche alla quotidiana convivialità. Diffusi dappertutto erano ad esempio i riti di accoglienza per i defunti (come lasciare loro sul tavolo della cucina - o sotto - un pò di cibo o acqua, o rifare i letti appositamente per loro), ma anche simboli legati alle anime vaganti: le zucche intagliate e illuminate, ben prima che arrivassero dall'America, erano presenti anche qui nell'Italia contadina. Lo sapevate? Molto comuni erano pure le questue rituali, effettuate fin da allora (prima dell'attuale "dolcetto o scherzetto") dai bambini, poichè considerati in grado di comunicare con il mondo dell'Aldilà.
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Zucche intagliate, fotografate ad una sagra della zucca ad Ostellato (FE) |
Alla base della ritualità diffusa in tutta Italia tra il 31 ottobre e l'11 novembre stava insomma il forte legame tra morte e vita, pregnante e suggestivo già di suo, che trovava nei cicli naturali e agricoli la sua manifestazione più potente e continua. E' davvero affascinante leggere le varie "declinazioni" regionali di questa idea di fondo. Dal punto di vista del folklore, il libro di Baldini e Bellosi è infatti ricchissimo di notizie e dettagli sulle diverse tradizioni, gli usi, i costumi, i detti popolari ma anche i cibi preparati tra fine ottobre e San Martino. Molto prima dell'Halloween americana, qui in Italia avevamo una solida tradizione tra riti, atmosfere tipiche e sapori, sempre legati ai prodotti della terra (zucca, castagne, vino) ma anche dolci che richiamavano il mondo dell'Aldilà, come le "fave dei morti", da prepararsi vicino alla Commemorazione dei defunti. La stessa tradizione era diffusa in Europa: ad esempio ho potuto assaggiare, da un'amica spagnola, i dolcetti "huesos de santo" (ossa del Santo), preparati in occasione del 1 novembre.
Le fave dei morti di Perugia. Fonte foto: Wikipedia |
Naturalmente su Halloween sono stati scritti fiumi e fiumi di inchiostro e ancora ne scriveranno, dal momento che questa ricorrenza si presta alle più svariate interpretazioni: dai ritrovi satanici alle allegre ed innocue mascherate. Per quel che mi riguarda, l'unica cosa che trovo sinceramente insopportabile è il proliferare di tanta paccottiglia di plastica, venduta a caro prezzo per un paio di settimane: ce n'è davvero bisogno? Il saggio di Baldini e Bellosi insegna proprio che non sono mai mancati i riti - italianissimi - legati al "ritorno dei morti", con atmosfere decisamente affascinanti che nulla avevano a che vedere con teschi di plastica fosforescenti e zucche a led. Riflettiamoci!
In ogni caso, al di là di come la si pensi su questa ricorrenza, trovo intelligente la posizione di Baldini e Bellosi che, di fronte al dilagare dell'Halloween-fenomeno consumista, hanno cercato di fare chiarezza sull'Halloween-tradizione, dandoci gli strumenti per leggere la nostra realtà in maniera più consapevole.