lunedì 23 settembre 2019

Il vivere, tra il distaccato e il "promiscuo", con i gatti

Oggi un post forse un po' "scomodo", che sicuramente non mancherà di accendere in voi una ben precisa opinione. Recentemente, per varie ragioni, mi è capitato di riflettere sulle abitudini di vita e di condivisione della casa che si instaurano con il proprio gatto (o i propri animali, più in generale). C'è chi il micio lo fa dormire accanto a sè sotto le lenzuola tutte le notti, chi non fa una piega nel vederlo saltare sul top della cucina, sul tavolo o sui vari pensili, chi invece addirittura gli sbarra stanze della casa "vietate" e gli riserva eventualmente solo le zone "di servizio" (ingressi, magazzini, sgomberi) della propria abitazione. Ora, dove sta la giusta condotta? A mio parere prima di tutto si tratta di capire se il gatto è davvero considerato parte integrante della famiglia, oppure se è un "membro minore" che non può accedere alla sfera (ambientale e affettiva) più intima del nucleo famigliare, ma oltre a questo non basta: servirebbe sempre quella certa dose di buon senso che aiuti a mediare tra necessità igieniche e necessità sentimentali.


Il gatto da cortile "cattura topi"
Questa situazione è oggi sempre meno diffusa, ancora esistente soprattutto nelle campagne e nelle famiglie "di una certa età" con una mentalità antiquata: il felino domestico, adottato con l'intenzione primaria di avere un "cattura topi", viene tenuto solo all'esterno dell'abitazione, nel cortile. Qui gli si può organizzare un giaciglio e un riparo più o meno solido: eventualmente lo si fa entrare in un capanno per gli attrezzi o in un magazzino, oppure gli si prepara una cuccia sotto un portico o una tettoia. Non si tratta necessariamente di una relazione anaffettiva nei confronti del gatto, che pure viene coccolato (in cortile) e nutrito, eppure è la situazione in cui l'animale non fa davvero parte della famiglia - non più di quanto lo farebbero le galline del pollaio, che altrettanto vengono nutrite e messe al riparo durante la notte. 
Si tratta ancora di una visione estremamente "strumentale" dell'animale, al pari di un cane da caccia addestrato unicamente per questo, che spesso trascorre la sua settimana in un box e trova la libertà e la condivisione del tempo con il proprio "padrone" solo nelle infauste battute di caccia del weekend. Che si può dire di questo tipo di rapporto con i propri animali? A mio avviso ci troviamo al limite estremo inferiore per disponibilità affettiva e vero interesse a sviluppare una relazione nei loro confronti. Per fortuna, sono casi sempre meno diffusi, ormai reperti di una mentalità di cent'anni fa.




Il gatto si ferma qui, perchè "sporca"
Siamo ad una piccola evoluzione della situazione precedente: il micio viene adottato con le migliori intenzioni, con l'idea di fornirgli cure, nutrimento e coccole, eppure non viene ammesso a pieno titolo nella vita della famiglia. La questione parte essenzialmente come un problema di "igiene ambientale": si crede - ancora un pregiudizio vecchio di cent'anni - che il gatto sia "sporco" e quindi che non gli si debba concedere pieno accesso a tutta la casa. Gli vengono riservate alcune stanze "di servizio", come ad esempio un ingresso secondario o uno sgombero, il magazzino, una lavanderia... anche in questo caso spesso si tratta di famiglie "vecchio stampo", che risiedono in case di campagna dotate di tante stanze e di tanti ambienti "di lavoro" nella propria abitazione. 
Ma in questo modo la zona più "viva" dell'abitazione, come la cucina e il soggiorno, dove si consumano e avvengono normalmente tutti i momenti più importanti della routine pratica e affettiva famigliare, non viene mai aperta al gatto, che ne resta escluso. L'esilio ambientale comporta di conseguenza anche un esilio sentimentale e relazionale, per cui il micio non può partecipare a quei momenti nella giornata in cui potrebbe dare un proprio apporto fondamentale, andando a costruire con gli umani della famiglia una relazione ben approfondita e sfaccettata. Ad esempio è un gatto che non si accoccolerà mai sul divano per guardare la tv o leggere un libro in compagnia della sua famiglia, nè salirà mai sulla sedia della cucina durante la cena o il pranzo, per seguire - a suo modo - le chiacchiere degli umani. 
La tristezza più grande è data dal fatto che in realtà questa situazione è frutto di un pregiudizio totalmente campato in aria: come se tenere il gatto fuori casa garantisse un'igiene e una salute migliori per i famigliari. Non sono nuovi gli studi che, invece, hanno dimostrato come la presenza di animali nella propria abitazione riesca a stimolare positivamente il sistema immunitario (soprattutto dei bambini), rafforzandolo. Certo, serve buon senso.




Il gatto uno di noi, ma diverso da noi
Questa linea di condotta è quella che fondamentalmente mi appartiene, quella che metto in pratica e, lungi dal dichiarare di avere la verità in tasca, credo sia piuttosto equilibrata tra le necessità igienico-sanitarie e la volontà di instaurare con il proprio animale un rapporto profondo e il più possibile completo, ben integrato nella vita famigliare.
In questo caso, al gatto viene concessa piena libertà di circolare nell'abitazione, nessuna porta gli viene sbarrata nè alcuna stanza vietata, eppure fin dai primi giorni dell'adozione vengono fissati alcuni limiti fondamentali per una convivenza "igienica". Ad esempio, anche se le porte delle camere da letto sono aperte e l'ambiente è sempre accessibile al micio, il letto è off-limits: il gatto non dorme sotto le lenzuola, nè sulle coperte. Allo stesso modo, in cucina il micio può comodamente sedersi e appallottolarsi sulle sedie, ma il tavolo, il top della cucina (peraltro pericolosissimo a causa del piano cottura) e i pensili non devono essere "territorio accessibile" al gatto. 
In questo caso il micio è parte integrante della famiglia, ha l'occasione di partecipare ad ogni momento "conviviale" o meno dei componenti del gruppo e ha la possibilità di accedere interamente a tutta la casa che diventa pienamente anche sua, sapendo però di avere alcuni precisi limiti.
Qual è il trucco? I trucchi sono due:
- Avere l'occasione di adottare un gattino di pochi mesi, per potergli insegnare fin da piccolo queste abitudini di vita (con un gatto adulto, già abituato diversamente, è un'impresa molto più difficile e non sempre producente... e non si può neppure biasimare troppo il micio, qualora continuasse a ripetere atteggiamenti non graditi che però aveva già interiorizzato nella sua "vita precedente");
- MA SOPRATTUTTO: fornirgli sempre le alternative più che adeguate. Non volete che il vostro micio salga sul letto? La soluzione non è sbarrargli la porta della camera da letto (questo equivale per lui ad una sfida ancora più stuzzicante), bensì fornirgli nella stessa stanza un giaciglio altrettanto appetibile (no, di solito non basta un tappeto per terra...), come ad esempio un cesto imbottito, una poltrona "sacrificabile", una nicchia con un pile tutto per lui. Questo vale un po' per tutte le zone della casa: la libertà di andare ovunque, il limite di avere spazi per noi e spazi per lui, condivisi nella stessa stanza. Questo di solito funziona sempre. 

Paciocca sul divano di casa mia
I gatti sono animali estremamente intelligenti e sensibili, in grado di cogliere sottigliezze sorprendenti. Per cui anche i limiti che per me sono fondamentali per una corretta igiene in cucina, su cui non sono disposta a transigere in nome di nessun buon rapporto con il mio gatto, vanno insegnati con buon senso. La mia gatta è abituata al divieto assoluto di salire sui ripiani dei mobili e delle librerie, ma soprattutto sul tavolo e sul top della cucina. Eppure, nel tempo, le è stato invece concesso di salire sulle due scrivanie di mio padre, accovacciandosi volentieri su pile di quotidiani da leggere o documenti vari. Altrettanto le viene sporadicamente concesso di salire sul tavolo del soggiorno (dove talvolta mangiamo) quando c'è forte temporale: è estremamente spavantata e si sente al sicuro solo lì. Lei sa bene che in altre condizioni non le sarebbe concesso, noi sappiamo altrettanto bene che è un'eccezione derivante dalla sua paura. Per cui noi tolleriamo e passato il temporale puliamo il tavolo, e con il bel tempo la nostro micia non si è mai sognata di salirci per capriccio. Come dicevo: buon senso... da parte di uomini e gatti. 
Spendo ancora una parola su questo "regime" vigente in casa mia: mi rendo conto che probabilmente l'equilibrio che siamo riusciti a trovare con la nostra gatta Paciocca deriva anche dalla sua possibilità di uscire in giardino e di sfogare tutta la sua voglia di esplorare, arrampicarsi, farsi le unghie e cacciare nell'ambiente esterno. Un'altra cosa su cui, ad esempio, non sono mai dovuta intervenire, è stato il farsi le unghie sui divani o sui mobili di casa: mai successo, forse perchè è la mia gatta per prima che trova più confortevole grattare la corteccia degli alberi che ha a disposizione. Allo stesso modo, dal momento che Paciocca può arrampicarsi su querce enormi, pioppi e ginkgo biloba, non credo che possa mai trovare una libreria particolarmente accattivante, una volta rientrata in casa. 
Capisco che la cosa possa cambiare nel caso di gatti "unicamente di appartamento", per cui anche in questo caso dovrebbero raddoppiare gli sforzi per fornirgli un arredamento "a sua misura", in modo da rendere ragionevole un eventuale divieto nei confronti di uno specifico tavolo, un tale complemento d'arredo, ecc...

Paciocca si stira soddisfatta sulla scrivania di mio padre

Il vivere "promiscuo" con il proprio gatto
Arriviamo a quello che identifico con l'altro limite estremo: il gatto ha pieno accesso a tutta la casa, condivide con noi tutti i momenti importanti della nostra routine famigliare, ma non incontra neppure un divieto. Per cui il micio dorme sotto le coperte con i propri famigliari, può tranquillamente saltare e accedere ad ogni piano e arredo disponibile, compresa la cucina. Ho assistito di persona a gatti che stavano tranquillamente appollaiati sul top della cucina o sul tavolo da pranzo, mentre il resto della famiglia preparava da mangiare a poche spanne di distanza o apparecchiava senza troppi problemi, oppure persone che prendevano the e biscotti con il micio adagiato sulla tovaglia vicino alla zuccheriera. Generalmente questo atteggiamento si riscontra soprattutto nelle famiglie che adottano un gatto e lo possono tenere solamente in appartamento. In parte diventa una necessità concedergli la totale libertà, soprattutto nel caso di famiglie lavoratrici (come ormai quasi tutte) che trascorrono buona parte della giornata fuori casa e quindi non possono davvero "controllare" le azioni del gatto, che con buona pace diventa il padrone solitario e incontrastato dell'abitazione per tante ore... in parte, secondo me, ci si "nasconde" dietro alla scusa che "tanto il gatto non esce, è pulito". Da "è sporco" a "è pulito": da un estremo all'altro. 
Un gatto non è nè sporco, nè pulito: è un gatto.
Ora, comunque voi la pensiate, anche se è certo che un animale che può cacciare topi, lucertole e uccellini verrà a contatto con tanti più batteri, parassiti e microrganismi, è altrettanto certo che anche i gatti di appartamento defechino e - dato che non hanno altro modo - si puliscano con la stessa lingua con cui si puliscono il resto del mantello e delle zampe. Per cui quando io vedo un gatto d'appartamento traquillamente seduto sul tavolo dove poco dopo si mangerà, o un micio che cammina placidamente sul top della cucina e si "snuma" sul rotolo di carta assorbente, sapendo che prima ha camminato per terra dove io stessa ho camminato con le mie scarpe fatte di mondo, mi dispiace ma non riesco ad approvarlo. 
Per carità: sono convinta che non sia mai morto nessuno, nè probabilmente nessuno morirà mai, facendo dormire il gatto sotto le proprie lenzuola (e credo anche che sia una sensazione molto bella!) o facendo camminare il micio sulla propria cucina... però trovo anche che sia un eccesso di "promiscuità" che non va assolutamente ad aggiungere niente all'intimità e alla solidità relazionale con il proprio gatto.  



E voi come vi comportate? Siete riusciti a instaurare con il vostro gatto una serena convivenza, oppure ancora dovete battagliare per insegnargli determinate abitudini? E ancora: rinuncereste mai a dormire con il vostro micio in nome dell'igiene, oppure credete che non debba esserci limite alla condivisione fisica e affettiva con il vostro animale? Spero che questo post, nel quale mi sono apertamente schierata a favore di una specifica posizione, possa essere occasione di confronto e riflessione. Raccontatemi tutto!

7 commenti:

  1. Ciao Silvia, io vivo con i miei due gatti e condivido con loro tutta la casa, ma certo tengo molto alla pulizia e all'igiene, passo l'aspirapolvere (e peli) anche più volte al giorno e non lascio che salgano dove si mangia o si prepara il cibo, ma per il resto...sono molto più puliti di tanta gente!
    Un abbraccio

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  2. Il mio micio è sempre stato in casa, vent’anni con noi e la casa era sua proprietà, eravamo noi gli ospiti.
    Purtroppo lo avevo viziato e per vent’anni mi sono alzata tutte le notti intorno alle tre, tre e mezzo perché lui chiedeva la mia presenza, almeno per cinque minuti. Non stava con noi a tavola, ma tutta la casa era a sua disposizione, nonostante questo l’igiene non è mai mancata e lui era pulitissimo.
    Di sicuro non so educare un micio, ma va bene lo stesso. Buona serata e grazie per i tuoi consigli e le tue riflessioni in proposito.
    sinforosa

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  3. Purtroppo per me Nini non dorme nel letto con noi,io la vorrei tantissimo ma è lei che al massimo resta un pochino appena ci vado io ma poi si accuccia altrove.Invece Cocca dormiva sempre sotto le coperte con me e mi piaceva tantissimo (e dio sola sa quanto mi manca).Per il resto neppure io li voglio sul tavolo dove mangiamo e sulla cucina ma sono sempre state brave per questo e raramente ci hanno tentato.In questa casa abbiamo solo una stanza dove era vietato loro l'accesso per via del divano che è del proprietario di casa ma è una stanza assolutamente secondaria della casa dove non entro mai neanche io praticamente.Come puoi capire dalle mie parole io parlo come se avessi ancora due gatti.Era Cocca quella con la passione per le unghie sui divani (degli altri),Nini non l'ha mai fatto.Eppure quella porta la teniamo ancora chiusa.

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  4. Cara Silvia,
    Un post che mi parla tantissimo!
    Per me, cresciuto in città, gli animali erano esseri misteriosi, affascinanti e sconosciuti, e le rare volte che erano accolti in casa (parenti o amici in visita con cani o -molto più raramente- gatti) erano considerati ospiti non graditi, che dovevano essere tollerati per periodo di tempo limitato. Appartenevano insomma alla seconda categoria che hai descritto, che ancora oggi è quella che mi mette più tristezza. Venivano considerati sporchi, e il tempo passato con loro un po’ una scocciatura piena di obblighi. Per me era terribile e ricordo che già allora mi dicevo che quando avessi avuto una casa mia gli animali avrebbero vissuto DAVVERO con me.
    Quando invece andavo a trovare i nonni paterni in campagna, vedevo i gatti che descrivi nella prima categoria. Certo provavo amarezza per non poterli portare dentro casa, mi preoccupavo se c’erano temporali o faceva freddo ed ero sempre in pensiero per via del cibo scarso e irregolare ma... mi sembravano più felici dei gatti chiusi in una stanza o relegati sul balcone.
    Inoltre il desiderio di passare del tempo con i gatti della fattoria di mia nonna mi “obbligava” a passare molto tempo fuori ad osservarli, facendo crescere in me la meraviglia per questi animali così particolari, gli unici, all’interno dell’organizzazione della fattoria, liberi di muoversi e di interagire con TUTTI gli altri abitanti, umani e non umani. I gatti dormivano e partorivano nelle mangiatoie delle mucche e prendevano il sole sull’aia stesi in mezzo alle galline e ai pulcini; piluccavano il resti del cibo nelle ciotole dei cani e osservavano il mondo dal tetto vicino ai piccioni cercavano riparo nel garage e nella cantina ma si inoltravano nel bosco per andare a caccia. Erano gli unici a fare così : tutti gli altri animali sembravano ignorare completamente l'esistenza delle altre specie e restavano nel luogo a cui gabbie e catene li relegavano. Ma i gatti no: loro andavano e venivano, sembravano non avere alcun ruolo né diritto e nello stesso tempo averli tutti. Fu allora che, sebbene fossi solo un bambino, cominciai a riflettere di quanto fosse ingiustificata la reputazione dei gatti come animali solitari e asociali e fu allora che cominciai a maturare la consapevolezza di quanto invece questi fossero capaci di tessere relazioni sociali ricche e varie.

    Adesso che sono adulto, mi ritrovo pienamente nella terza categoria, quella a cui senti di appartenere anche tu. I gatti entrano ed escono di casa quando vogliono da ogni porta e finestra ed hanno accesso a tutte le stanze, ma anche io non voglio che stiano sui ripiani della cucina né sul tavolo apparecchiato e loro hanno capito bene. Una cosa però che non sono mai riuscito ad evitare del tutto sono le unghie sul divano: sebbene anche i miei preferiscano di gran lunga gli alberi del giardino e i ciocchi che tengo nelle ceste per bruciarli nel camino, ogni tanto un’affilata al divano se la fanno. Per fortuna la cosa è sporadica e il divano è piuttosto in forma.
    Il letto è consentito, ma per evitare peli in giro ho messo una coperta nel punto dove si preferiscono mettersi, che però... cambia regolarmente! Eh già, perché se per un periodo si mettono ai piedi del letto, un bel giorno il posto preferito diventa il centro, o in mezzo au due cuscini. Così, quando vedo che si sono spostati, sposto anche la coperta e il letto è salvo. Maud in particolare ha sempre adorato il letto, e a 16 anni passa un sacco di tempo a dormire. Le ho anche messo una ciotola d’acqua in un angolo della camera per stimolarla a bere senza darle l’incomodo delle scale da fare.
    Dinah ama stare nell’armadio perciò ci ho messo dentro una copertina dove lei si sistema (quasi) sempre, mentre Cosmo dorme sulle seggiole del tavolo di cucina.
    Insomma, malgrado il giardino, con tre gatti fare in modo che tutto resti in ordine richiede impegno, ma per ora ci riusciamo!

    Un saluto a te e una carezza a Paciocca

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    1. @ Filippo: oh Filippo, come sempre riesci a incantarmi con i tuoi racconti e le tue descrizioni! Mi sembra davvero di aver vissuto, per un attimo, le giornate della tua infanzia nella casa dei nonni in campagna. Non avendo mai avuto occasione di vedere l’organizzazione e la vita in una fattoria, non avevo mai pensato a quanto, anche in quel caso, il gatto emergesse come “figura enigmatica e poliedrica”, capace di partecipare con eleganza a tanti contesti diversi ed entrare in relazione con tanti animali (da pari o da predatore), rispetto ai più inquadrati cani, per non parlare del resto degli animali “da fattoria”, condannati ad essere solo risorse materiali. Davvero anche in questo senso il gatto sembra essere un animale speciale, in grado di passare con libertà e fluidità dal suo ruolo di predatore nel bosco (alla stregua di un animale pienamente selvatico), a quello di placido felino domestico accanto al resto degli animali da cortile. Probabilmente un “trasformismo” (nel senso buono del termine) che lo rende unico nel suo genere, ancora oggi… in quale altro animale troviamo un tale istinto selvatico, insieme ad una socievolezza e disponibilità alla relazione con l’uomo pienamente domestica?
      Bello anche quello che mi racconti della vostra vita famigliare adesso… fa sorridere pensare al fatto che “insegui” con la coperta i vari spostamenti delle micie sul letto, onde evitare i peli! :-D La convivenza con gli animali in casa richiede certamente impegno, sia dal punto di vista “educativo” (ma il più è all’inizio), sia da quello igienico… ma come dici tu, con le dovute accortezze, tutto può filare a meraviglia… ed è così importante che i nostri animali facciano davvero parte della nostra casa e della nostra famiglia!
      P.s. per Maud se beve poco: sembra una tortura cinese, ma se ti accorgi che dovesse essere disidratata, puoi somministrarle tu stesso un po’ di acqua ogni giorno, usando una siringa senz’ago… gliela infili a un lato della bocca socchiusa e versi qualche goccia, fino a esaurimento dell’acqua. Ripeto, sembra una tortura ma in realtà i gatti avvertono poco lo stimolo della sete di loro, da anziani ancora di più… mi è capitato di somministrare spesso così acqua o fermenti lattici a Paciocca e ti dirò che, passate le prime 2-3 volte, ha capito ed è talmente brava che non devo neppure più “bloccarla”: si mette lei “in posizione” e deglutisce via via il liquido. Credo che pensi che sia una specie di gioco!
      Grazie come sempre dei tuoi commenti ricchi di esperienze e ulteriori spunti di riflessione!
      Un caro abbraccio e coccole per Cosmo, Maud e Dinah!

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  5. @ Carmen: indubbiamente i gatti sanno tenersi più puliti di tanta gente! La “questione peli” è davvero impegnativa… io non ho proprio modo di passare l’aspirapolvere tutti i giorni e quindi per me è fondamentale che il micio di casa abbia i suoi spazi “dedicati”, che pulisco certamente periodicamente, ma non riuscirei mai a tenere Paciocca a letto con me in tempo di muta del mantello (come adesso!). Un abbraccione a te e coccole ai tuoi due stupendi mici!

    @ Sinforosa: mi hai fatto sorridere al pensiero del tuo micione che per vent’anni ti ha fatta alzare alle tre di notte! Devo dire che io non ce l’avrei proprio fatta a mantenere una simile routine… ma nelle tue parole si legge anche tanta malinconia e nostalgia per quei risvegli notturni, sono sicura che ora ti mancano… dopo vent’anni insieme è impossibile il contrario! Un abbraccio e grazie a te per il tuo commento!

    @ Kilara: anche nelle tue parole, cara Francesca, leggo la nostalgia implacabile per Cocca…hai ragione, parli come se avessi ancora due gatti, perché in effetti la mancanza della tua adorata micia si fa sentire tanto quanto la sua presenza quando era con te… ti stringo forte, sai che ti capisco. Devo ammettere che il dormire con i miei gatti nel letto è un’esperienza che sono sicura mi piacerebbe moltissimo (solo a pensare alla tenerezza e al conforto che dà stare sul divano insieme…)… ma non riesco a superare il problema igienico: peli a parte, i miei mici essendo sempre usciti in campagna hanno sempre avuto la possibilità di cacciare topi e altri piccoli animali. Per cui non riesco proprio a “chiudere un occhio”, il letto per me è off-limits… così come dove preparo il cibo! Un abbraccio e coccole alla tua Nini :-)

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  6. Carissima Silvia, come immaginavi hai puntato il dito su un tema molto discusso e fonte di varie riflessioni. Per quanto mi riguarda i gatti che ho avuto hanno vissuto solo in appartamento e, come dici anche tu, nonostante ciò ho tenuto sempre presente le differenze. Vivono assieme a noi, condividiamo gli stessi spazi ma le regole ci sono sempre state e la convivenza è serena e tranquilla. Hanno i loro angoli con tiragraffi, comodi cuscini e loro giochi ma girano per tutta la casa, dormono anche sopra i nostri letti, entrano negli armadi, salgono sui mobili e sui divani, stanno in cucina dove vicino alla porta finestra hanno le loro ciotole ma difficilmente salgono sul tavolo o sui mobili della cucina visto che da sempre sono stati mandati via. Sicuramente la pulizia è un punto fondamentale e resta sempre una priorità come la guerra infinita con i peli!!!
    Resta anche da parte nostra l'obbligo di togliersi le scarpe appena si entra in casa per rispetto della nostra e anche della loro salute.
    Un forte abbraccio

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