È proprio vero che avere un orto ti insegna tante lezioni… una di queste, è forse la più antica di tutte: per quanta fatica, costanza, tempo ed energie tu possa dedicarvi, la buona riuscita di un orto dipende - alla fine dei conti - in larga parte dalla benevolenza della stagione, di quella parte di natura nel tuo territorio che ti sei industriato a coltivare.
Ovviamente parlo per me, per i miei tentativi di orticoltura estivi e molto poco professionali, qualcosa che sta a metà tra un piacevole hobby e la volontà di simulare di una sorta di autosufficienza (da cui sono ben lontana e così me ne starò).
Quest'anno, dai primi giorni caldi e soleggiati di fine aprile, avevo dato il via al mio orto, con i più rosei propositi, pregustando una produzione abbondante e quasi eccessiva (come lo scorso anno): 12 piante di pomodori, di diverse varietà (ciliegino, datterino giallo, datterino rosso, cuore di bue, pomodori neri e pomodori bistecca); 4 piante di melanzane bianche e striate; 4 zucchine. Entusiasta, mi sono perfino lanciata a seminare i ravanelli. A corredo di questo potenziale banchetto, la recinzione di "piccoli frutti" (la maggior parte messi a dimora già lo scorso anno): more, ribes, uva spina, mirtilli, fragoline, un lampone nuovo nuovo di zecca.
E poi è arrivato maggio.
Non so se ricordate - ma certo che lo ricordate - com'è stato lo scorso maggio: un autunno freddo e piovoso, per quattro lunghe e interminabili settimane. Sembrava che il caldo non dovesse arrivare più. Nel mio orto, un disastro: un melanzana morta, le altre tre sopravvissute a fatica; i pomodori indietrissimo; le zucchine apparentemente in salute, benchè ben lontane dal fiorire. Giusto i ravanelli sembravano averne beneficiato: svettavano con le loro foglie ben verdi e folte.
Con l'arrivo di giugno, in effetti, mi sono concessa il lusso di qualche insalata insaporita dai ravanelli (nè troppo piccanti, nè troppo insapori) e mi sono quindi decisa di procedere a ulteriori semine di quest'ortaggio, illusa che nelle settimane successive continuasse così.
Ma in effetti giugno è stato un mese complessivamente positivo: i "piccoli frutti" non mi hanno delusa e anzi, a esclusione dei mirtilli (dal gusto orrendo, mentre le piante iniziavano a manifestare sintomi tipici di clorosi ferrica), mi hanno regalato tante macedonie meravigliose: un'esplosione di gusto e di colore! Ancora me le sogno di notte.
Intanto sorvegliavo l'andamento del resto dell'orto: i pomodori si stavano riprendendo, le zucchine, timidamente, hanno iniziato a produrre qualche piccola zucchina... le melanzane meglio non parlarne: restavano in un limbo tra la vita e la morte, tant'è che mia suocera le ha date per spacciate e mi ha consigliato di non annaffiarle neppure più. Io, per pietà, ho continuato a tenerle in vita... e vi posso dire che giusto adesso, a fine agosto, le piante sembrano avere una parvenza di vitalità. Brutte, piccole, ma finalmente verdi e con la promessa di qualche melanzana settembrina. Forse.
In luglio in sostanza avrei potuto mangiare solo zucchine, ma raramente di ottima qualità: alcune restavano tenacemente piccole e "secche", altre in una sola notte diventavano gigantesche e fin troppo acquose. Giusto alla fine di luglio ho avuto una produzione abbondante e di qualità: le piante alla fine il loro dovere l'hanno fatto alla grande, peccato che tra tutte le verdure... le zucchine siano proprio quelle che preferisco di meno! Le coltivo per farne sughi per la pasta, oppure il pesto di zucchine, ripiene al forno... ma mangiate così, cotte nel tegame, mi stancano subito.
Sul fronte pomodori, la delusione più grande e cocente: ricordo ancora con nostalgia la produzione dello scorso anno, iniziata fin dai primi di luglio, con frutti enormi, sani e gustosi. Quest'anno?
I primi pomodori li ho raccolti a fine luglio, in pratica il maggio freddo mi ha "mangiato" un mese intero di produzione. E il raccolto? Orribile! Già infestato dalle cimici (cosa che negli scorsi anni avveniva passato Ferragosto), crepato, con una maturazione non omogenea (acerbi dal picciolo, sfatti nella parte terminale)... insomma, un disastro. E volete sapere il colmo? I pomodori più produttivi e sani sono stati quelli neri, che ho scoperto di non apprezzare troppo (li trovo eccessivamente acidi)... mentre i miei amati cuore di bue e i datterini gialli hanno prodotto una miseria. Bocciato anche il pomodoro bistecca, piantato quest'anno sperimentalmente: un gusto molto neutro, una polpa fin troppo dura, un torsolo troppo invadente. Sulle dimensioni (ben più piccole di quanto promesso) non mi esprimo: quest'anno nessuno dei miei pomodori ha avuto le dimensioni usuali.
Non è andata meglio sul fronte ravanelli: dopo l'illusorio successo di giugno, le altre due semine sono state semplicemente incontrollabili... una gran vegetazione, ma ravanelli piccoli, duri e talmente piccanti da essere immangiabili. Due semine buttate... certo, mi ero un po' lanciata senza cognizione di causa, forse ho sbagliato le tempistiche? Mah.
Per quanto riguarda gli alberi da frutto - tutti regolarmente in ritardo - ho raccolto molti meno fichi del solito, anche se sono stata tra le privilegiate a poter assaggiare una trentina delle mie ciliegie (relativamente tardive, per questo si sono salvate dal freddo di maggio) e cinque delle mie albicocche (una varietà antica e strepitosa, non vedo l'ora che l'albero cresca per poterne fare scorpacciate). In marzo avevo piantato anche due giovani piante di prugna regina claudia e di kaki mela... ebbene, quest'ultima gode di pessima salute, con il freddo ha patito tantissimo e ora anche l'estate africana ha messo a repentaglio la sua vita. Sarà già tanto se si salverà nei prossimi mesi.
Insomma, un'estate difficile per il mio orto... e se considero anche il mio basilico, il quadro è completo: piante sofferenti, sempre sull'orlo di una crisi, con una produzione che sarebbe da buttare in toto se dovessi mai venderla. Per fortuna l'unico mio scopo è avere qualche verdura e frutto appena colto da mettere in tavola... ma la frustrazione è stata tanta.
Mai come quest'anno mi è stato chiaro come, per quanto le nostre cure possano essere costanti (e ribadisco che le mie non sono certo professionali, nè mi avvalgo di pesticidi e concimi agricoli come quelli dei contadini), spesso il successo di un orto dipende in gran parte dalla clemenza del clima: caldo, freddo, pioggia o sole, deve arrivare tutto al momento giusto, nelle giuste proporzioni.
Che posso dirvi? Pazienza, incasso la lezione e... ormai sarà per il prossimo anno!