martedì 27 gennaio 2015

In compagnia dei fringuelli

"Un uccello posato su un ramo non ha mai paura che il ramo si rompa, perché la sua fiducia non è nel ramo, ma nelle sue proprie ali". (Anonimo)


Per illustrare questa famosa citazione che, facendosi ispirare dall'osservazione degli uccelli, tanto ci può dire anche su noi stessi, vi mostro alcune foto dei fringuelli che sono riuscita a fotografare nel mio giardino. Sono già un paio d'anni che mi diletto in un casalingo "birdgardening", appostandomi alla finestra di fronte all'albero dove appendo palle di grasso per le cince e preparo un piattino pieno di semi di girasole per pettirossi, merli e fringuelli, appunto. Purtroppo non ho una macchina fotografica adeguatamente attrezzata per scattare gli attimi fuggenti in cui questi graditi ospiti, con frullio d'ali, arrivano, si cibano e volano via di nuovo, per cui di solito mi accontento di guardarli e basta. Quando provo a fotografarli non ho mai risultati esaltanti, ma vi mostro ugualmente i miei scatti.



 

Il fringuello (Fringilla coelebs) è un bell'uccellino molto diffuso in tutta Italia, dove vive nelle zone boschive, nei parchi e, a quanto pare, in campagna. Si nutre spesso a terra ed infatti ho imparato a riconoscerlo perchè "ruspava" a terra come un minuscolo polletto, senza volare via come invece fanno cince e pettirossi, dandomi modo di osservarlo bene.
I fringuelli si nutrono prevalentemente di semi, che riescono a spaccare o a sbucciare grazie al loro becco massiccio. Confermo che i "miei" fringuelli - di solito ne vedo sempre una coppia, talvolta un trio - sono golosi di semi di girasole e riescono comodamente a spaccare il seme per mangiarsi l'interno. Eccone uno appostato sul piatto di semi, con un semino nel becco (mi rendo conto della pessima qualità delle foto, pardon):



Questo passeriforme si riconosce in particolare per i colori: il piumaggio del maschio è marrone-rossastro, sul dorso e sulle ali ha invece colori più sfumati che vanno dal grigio al verdastro. Il piumaggio della femmina ha colori più spenti, nei toni del grigio-beige e del verdastro. Il fringuello è inconfondibile grazie ad una "doppia barra alare" di colore bianco: purtroppo dalle mie foto le ali non si vedono bene, ma quando si ha la possibilità di osservarlo dal vivo diventa un segno inequivocabile di "fringuellitudine"!
Il fringuello è famoso anche per il suo canto, potente e ripetuto, molto ben riconoscibile quando si impara a riconoscerlo. Eccovi un video dove potete ascoltarlo:


Riconoscete questo tipico richiamo? Avete mai visto o sentito un fringuello nel vostro giardino? Se no, vi consiglio di preparare un piattino di semi di girasole appositamente per gli uccellini (facendo attenzione che non finiscano "a portata di gatto"): poter ammirare la loro discreta, vivace e leggera presenza a un passo dalle nostre case, fa davvero bene al cuore.

mercoledì 21 gennaio 2015

Ogni gatto ne va matto: le olive e gli altri improbabili cibi amati dai gatti

Sembra incredibile ma, se offriste al vostro gatto un'insospettabile oliva, potreste restare davvero stupiti nel vederlo divorarla come se fosse il più prelibato dei bocconcini! Sapevate infatti che tanti gatti vanno letteralmente pazzi per le olive? In rete si leggono (e si vedono!) tante testimonianze che sembrano straordinarie: mici che le cercano appositamente, altri che si strusciano sul barattolo dopo averle mangiate, altri gatti che vanno in estasi al momento dell'assaggio. Per noi uomini tutto ciò è veramente bizzarro! Le olive, oltre ad essere un cibo dal sapore particolare, non hanno niente a che vedere con la carne di cui dovrebbe nutrirsi il nostro micio... e se esistono gatti addirittura così schizzinosi da rifiutare determinati tipi di carne, come possono impazzire per le olive? 
In realtà in questo caso è presto detto: le olive contengono composti che agiscono sugli organi olfattivi (e in particolare sull'organo di Jacobson) del gatto in modo simile al nepetalattone dell'erba gatta, che eccita il micio in modo irresistibile. Ecco perché tanti gatti adorano le olive e ne sono irrefrenabilmente attratti. Come già detto anche nel caso dell'erba gatta, non tutti i mici sono ugualmente sensibili a questo tipo di stimoli olfattivi... e meno male: le olive non sono esattamente il tipo di cibo idoneo per un gatto!

Fonte immagine QUI
Avete mai osservato nel vostro gatto una speciale predilezione per le olive? Potreste fare una prova, ricordandovi sempre però che le olive non devono essere incluse nella regolare dieta del micio, perché sono molto salate e per questo non idonee per i nostri animali domestici! Per quanto mi riguarda, Paciocca non ha mai avuto occasione di assaggiare un'oliva e non credo che gliela proporrò.
Però non finisce qui: i nostri piccoli felini domestici, a livello di gusti e preferenze alimentari, riescono a sorprenderci ulteriormente! Non è insolito infatti, ascoltando i racconti e gli aneddoti di tanti proprietari di gatti, scoprire che ci sono altri cibi improbabili che riscuotono grande successo tra i mici. Ad esempio sono ormai note le storie di gatti golosi di broccoli, piselli e altre verdure, per non parlare di gatti che si gustano volentieri una banana, a piccoli bocconi piluccati direttamente dal frutto sbucciato. Più che gatti, scimmiette? In realtà ci sarà certamente una ragione per queste strane preferenze alimentari dei nostri amici con le vibrisse: probabilmente, come per le olive, in determinati alimenti che sono così lontani dalla dieta da stretto carnivoro che dovrebbe seguire il gatto, si ritrovano composti, odori e sostanze che attraggono in modo specifico l'animale.

Fonte immagine QUI
Personalmente ho poi potuto constatare che ogni gatto ha gusti ben specifici: c'è chi apprezza il dolce (anche se non dovrebbe, non fa bene agli animali!) di panettoni, pandori, saccottini e muffins appena sfornati, c'è chi invece non resiste ai sapori intensi e salati come quelli delle patatine fritte di sacchetto o dei ciccioli (e anche in questo caso, questi alimenti sono vietati perché troppo, troppo salati). Ho poi assistito con i miei occhi ad una scena praticamente inspiegabile secondo la logica umana: il fratello di Paciocca divorava il guscio delle arachidi, cercandone ancora e ancora! Immagino che un'esperto di chimica degli alimenti riuscirebbe a spiegare anche questo fenomeno!
E i vostri gatti quali cibi insoliti apprezzano? Li avete mai sorpresi nel mangiare con gusto alimenti che mai vi sareste aspettati? 

venerdì 16 gennaio 2015

"Ho visto piangere gli animali" di Giancarlo Ferron

Era da tanto tempo che volevo leggere "Ho visto piangere gli animali", consigliatomi proprio su questo blog da uno dei miei affezionati lettori... ed è stato così che ho iniziato il mio 2015 letterario, con questo bel libro: autentico e vissuto, a tratti poetico e a tratti crudo. Giancarlo Ferron, l'autore, è un guardiacaccia che per anni ha lavorato sulle montagne vicine all’altopiano di Asiago e attualmente lavora sul monte Pasubio. Narratore per vocazione, in "Ho visto piangere gli animali" racconta infatti le proprie esperienze come guardiacaccia, in eterna e agguerrita lotta contro i bracconieri, ma narra anche delle meraviglie del bosco, della ricchezza e saggezza della Montagna, luogo unico e prediletto per sentirsi in armonia con la natura.


Giancarlo Ferron svolge la sua professione con passione, dedizione, forza e coraggio; colpisce davvero leggere in cosa consista essere un guardiacaccia, con appostamenti notturni, emergenze e veri e propri inseguimenti nel bosco... per ogni bracconiere colto con le mani nel sacco, per quel poco che valga, abbiamo la consolazione che i troppi animali barbaramente uccisi sono stati, in un qualche modo, vendicati. E se pure in "Ho visto piangere gli animali" ci sono pagine dolorose e crude, dedicate ai metodi raccapriccianti usati dai bracconieri per uccidere e infliggere le peggiori pene agli animali selvatici, Giancarlo Ferron riesce a raccontarci questo mondo con la schiettezza e la pragmaticità di chi lavora a contatto con queste problematiche e sa bene che parlarne è un passo importante per delegittimare i bracconieri.
La seconda e la terza parte di "Ho visto piangere gli animali" riguardano gli animali appunto e la natura: racconti talvolta poetici, che si soffermano a riflettere sulla bellezza e varietà delle creature viventi ma anche sullo splendore dell'ecosistema nel quale vivono, sulla necessità di proteggerlo e di tutelarlo. Vi consiglio fortemente di leggere questo bel libro, una finestra autentica sulla professione del guardiacaccia, ma anche una serie di "cartoline-ricordo" dedicate alla montagna e alle sue meraviglie. Io non mancherò di leggere altri libri dell'autore (qui per visitare il suo sito), che continua a scrivere con passione i suoi ricordi e le sue esperienze di vita vissuta a contatto con animali e natura.

martedì 13 gennaio 2015

Tashirojima, l'isola "paradiso dei gatti"

Ormai celebre meta turistica per i gattofili di tutto il mondo, Tashirojima è un'isola giapponese che tra gli abitanti conta più gatti che pescatori! L'intera isola è infatti popolata da una numerosissima colonia felina - che supera, in unità, la popolazione umana - la quale viene curata e mantenuta da tutti gli abitanti. Eravate a conoscenza di questo luogo così insolito? Se ne sente parlare di tanto in tanto alla tv, alla radio o sul web, perchè quest'isoletta nel Pacifico è davvero un piccolo "paradiso dei gatti"! I gatti furono introdotti a Tashirojima tra il 1600 e il 1800, per limitare la popolazione di topi che stava rovinando gli allevamenti di bachi da seta. Da allora i gatti diventarono indispensabili agli isolani e la loro presenza fu non solo ritenuta utile all'economia locale, ma diventarono anche portafortuna. Sull'isola sono presenti anche diversi santuari dedicati ai gatti, non mancano edifici a forma di gatto e le "mosse" dei piccoli felini vengono quotidianamente osservate dagli abitanti di Tashirojima, interpretandole per prevedere la stagione. I mici stazionano soprattutto nella zona portuale, dove evidentemente ben sanno di poter trovare tutto il pesce che vogliono, gentilmente offerto loro dai pescatori dell'isola.

Foto del fotografo Fubirai, QUI il suo sito
Facendo ricerche in internet pare che anche a Fukuoka, un'altra città giapponese situata sull'isola di Kyushu, sia presente una grande colonia felina, eppure non sono riuscita a capire se siano informazioni attendibili: se alcuni siti ne fanno un piccolo eden felino, altri non fanno cenno alla presenza di gatti in quel luogo.
In ogni caso, se state programmando di andare in Giappone e amate i gatti, fermarsi a visitare Tashirojima potrebbe essere una pittoresca tappa del vostro viaggio! Ma solo se non avete un cane: per salvaguardare la tranquillità dei mici, su Tashirojima il miglior amico dell'uomo non è il benvenuto.

venerdì 9 gennaio 2015

"Un gatto a Parigi", meraviglia dell'animazione tradizionale

Dallo scorso dicembre e ancora in questi giorni sta uscendo, solo in alcune delle sale italiane, un lungometraggio animato che merita più di un applauso: Un gatto a Parigi (titolo originale Une vie de chat, la vita di un gatto), prodotto dallo studio francese Folimage. Candidato agli Oscar come miglior film d'animazione 2012, si tratta di una perla dell'indimenticato cinema animato "tradizionale": interamente disegnato a mano e realizzato con tecniche d'animazione classiche, riesce a incantare lo spettatore grazie a colori, scene e scelte prospettiche che dipingono personaggi e ambientazioni parigine in modo semplicemente magico. La storia è un vero e proprio noir animato e, pure con l'atteso e immancabile lieto fine, riesce a non essere banale o infantile; merito anche dei personaggi estremamente credibili e ben approfonditi, pure nell'arco di solo un'oretta di film. Il gatto Dino è solo uno dei protagonisti ed è, con buona pace delle solite versioni antropizzate e favolistiche degli animali, un vero e proprio felino: caccia e uccide, graffia e soffia, fa la fusa solo alle persone di cui si fida e diffida delle altre, con il buio scorrazza sui tetti ma al mattino torna sempre a dormire tra le braccia della sua "padroncina".


Come quasi tutti i gatti che si rispettino, Dino si divide tra due vite: sornione e placido di giorno accanto a Zoe la sua padroncina, al calare della sera il gatto balza e vagabonda sui tetti di Parigi, accompagnando nei suoi furti il ladro gentiluomo Nico. Entrambi ignari della doppia vita di Dino, sono vane le richieste di Zoe e di Nico rivolte al micio di stabilirsi, per più di mezza giornata, nell'una o nell'altra casa: segno inequivocabile che il gatto è così per natura, domestico e selvatico, mite e irrequieto, coccolone e, talvolta, anche un pò delinquente. Dino si muove con eleganza e furbizia tra le vicende umane: consola la sua amata padroncina Zoe, chiusa in un mutismo a seguito dell'uccisione del padre; accompagna Nico nella sua avventurosa vita notturna; osserva in silenzio gli sforzi di Jeanne, madre di Zoe, che cerca di tenere insieme una vita da mamma ma anche da poliziotto, con il proposito di catturare una volta per tutte Victor Costa, il criminale che ha ucciso suo marito e padre della sua bimba. E così, quando arriva a Parigi per un'esposizione il Colosso di Nairobi, un'improbabile statua bramata da Victor Costa, gli eventi condurranno tutti i personaggi ad incontrarsi e scontrarsi. Il fine è lieto ma non troppo zuccheroso, rendendo Un gatto a Parigi un film animato capace di piacere a tutti, senza distinzioni di età.


La sceneggiatura è di Alain Gagnol e di Jacques-Rémy Girerd, mentre alla regia troviamo Jean-Loup Felicioli e di nuovo Alain Gagnol. Qui potete vedere il trailer. Che dirvi? Se il film arriva anche nella vostra città, non lasciatevelo sfuggire: sarà una visione interessante ed esteticamente pregevole, una storia ben articolata, gentile ma non scontata, che vi conquisterà fino all'ultimo fotogramma... lasciandovi con un pizzico di nostalgia per il buon cinema d'animazione tradizionale: segno che, anche a confronto con le nuove tecnologie, quando una cosa è davvero bella, tale resta nel tempo.
Jean-Loup Felicioli, Alain Gagnol
Alain Gagnol, Jacques-Rémy Girerd
Alain Gagnol, Jacques-Rémy Girerd

domenica 4 gennaio 2015

Una stagione: l'inverno (2015 - 1)

Finalmente un inverno che si rispetti! Questo nuovo anno è stato inaugurato dalla neve un pò in tutta Italia e, se l'ondata di gelo porta certamente disagi, è pure vero che il freddo pungente, la brina e la neve sono indispensabili per l'equilibrio stagionale. 


 

Il primo dell'anno è stata una limpida ma gelida giornata di sole e, dopo l'ennesimo pranzo abbondante, ho potuto fare una corroborante passeggiata in campagna, ammirando quel che restava della neve e respirando a pieni polmoni l'aria fredda e pungente. 





Pozzanghere, fossi, canali e maceri si erano ghiacciati durante la notte ed era da diverso tempo (almeno da due anni!) che non potevo ammirarne l'effetto insolito, a coronare un paesaggio spoglio ma di una bellezza essenziale e ordinata.







Dopo aver esplorato la campagna e goduto del freddo invernale, finalmente adeguato alla stagione che stiamo vivendo, è un vero piacere rientrare in casa... e al tepore casalingo si aggiunge quello dei raggi del sole, come ben sa la mia micia Paciocca che non si lascia sfuggire l'occasione di addormentarsi in piena luce, accanto alla finestra!


Buon inverno e buon gennaio a tutti voi!

giovedì 1 gennaio 2015

Una frase per il nuovo anno, 2015

Abbiamo bisogno di contadini, di poeti, di gente che sa fare il pane,
di gente che ama gli alberi e riconosce il vento.
Più che l'anno della crescita, ci vorrebbe l'anno dell'attenzione.
Attenzione a chi cade, attenzione al sole che nasce ...e che muore,
attenzione ai ragazzi che crescono,
attenzione anche a un semplice lampione,
a un muro scrostato.
Oggi essere rivoluzionari significa togliere più che aggiungere,
significa rallentare più che accelerare,
significa dare valore al silenzio, al buio, alla luce,
alla fragilità, alla dolcezza.

Franco Arminio


Buon anno nuovo a tutti! I miei auguri per voi sono racchiusi in questa bella citazione che ci regala anche una riflessione importante: pensiamo a vivere ogni giorno con una profonda attenzione e gratitudine per le piccole cose, facendo propri i valori della lentezza, della frugalità e della semplicità. E' proprio questo atteggiamento che consente di aggiungere vita ai giorni, invece di correre forsennatamente mese dopo mese, aggiungendo semplicemente "giorni" alla nostra vita. Questo è il mio augurio per tutti voi, che riusciate ad aggiungere più vita ad ogni singolo dei vostri prossimi 365 giorni! Un saluto a tutti coloro che passano da qui!