Ci sono libri che, seppure generalmente definiti "per ragazzi", sono dei tali capolavori da diventare (e rimanere) dei classici per tutti. Anche in vista del Natale in avvicinamento, vi consiglio un libro meraviglioso, che potrete mettere sotto l'albero per la felicità di grandi e piccoli. Si tratta di "Piccolo Albero" di Forrest Carter (Salani), storia che ha già conquistato tanti lettori in America, ma che merita di essere letto da tante, tante persone anche qui in Italia. La storia è quella di Piccolo Albero, un bambino che, alla morte dei genitori, viene affidato alle cure dei nonni Cherokee, che vivono in una piccola capanna a ridosso delle montagne. Tutto il libro è un intenso inno poetico alla Natura, vista come madre generosa e severa, come casa accogliente e benevola, come realtà colma di saggezza e meraviglia.
Piccolo Albero cresce grazie agli insegnamenti dei nonni, che riescono a trasmettergli con gli esempi e la vita quotidiana, molto più che con le parole e le regole formalizzate, il senso profondo del vivere per gli indiani Cherokee. Scopriamo che esiste una "Via" da seguire per stare al mondo in armonia con i nostri simili e le altre forme di vita; scopriamo che ogni più piccolo particolare nella Natura ha qualcosa da comunicarci; riflettiamo su quanto il mondo "più civilizzato" sia pieno di storture, ipocrisie, meccanismi perversamente malvagi. Non si creda che questo romanzo sia una difesa dei tempi che furono e di un ingenuo "spontaneismo": la Natura è piena di pericoli mortali, la vita dei Cherokee è dura e faticosa, ma è chiaro che è di una purezza cristallina, di fronte alla quale viene da chiedersi quanto sporca (o sporcata) sia invece la nostra esistenza.
Oltre ai grandi insegnamenti morali che questa storia è in grado di trasmetterci, le pagine più belle, commoventi e poetiche restano quelle dedicate alla Natura: la magnifica ed epica descrizione della primavera come un vero e proprio "parto" naturale; la comunicazione tra tutte le forme di vita, ma anche tramite le stelle ed il vento... il senso ultimo del vivere e del morire, a un certo punto, accolti da una Terra che, se in vita non ce ne fossimo mai allontanati, è pronta a darci pace e sollievo. Il finale, commovente, non ve lo rivelo... è un libro che merita di essere assaporato e meditato a poco a poco, gustando ogni piccolo regalo che ci viene elargito, pagina per pagina.
Piccolo Albero cresce grazie agli insegnamenti dei nonni, che riescono a trasmettergli con gli esempi e la vita quotidiana, molto più che con le parole e le regole formalizzate, il senso profondo del vivere per gli indiani Cherokee. Scopriamo che esiste una "Via" da seguire per stare al mondo in armonia con i nostri simili e le altre forme di vita; scopriamo che ogni più piccolo particolare nella Natura ha qualcosa da comunicarci; riflettiamo su quanto il mondo "più civilizzato" sia pieno di storture, ipocrisie, meccanismi perversamente malvagi. Non si creda che questo romanzo sia una difesa dei tempi che furono e di un ingenuo "spontaneismo": la Natura è piena di pericoli mortali, la vita dei Cherokee è dura e faticosa, ma è chiaro che è di una purezza cristallina, di fronte alla quale viene da chiedersi quanto sporca (o sporcata) sia invece la nostra esistenza.
Una veduta del Tennessee, dove è ambientato il romanzo. Fonte Wikipedia |