martedì 11 agosto 2020

Adottare un cane, con un gatto in famiglia

Cari amici, oggi vi propongo un'intervista che è insieme un autentico racconto di vita e pure una piccola guida da cui prendere spunto, per affrontare positivamente l'adozione di un cane, introducendolo in una famiglia in cui è già presente un gatto. La voce è di Filippo, affezionato e storico lettore di questo blog, nonché amico, che avete già conosciuto grazie ai post dedicati alle sue gatte Alice, Maud e Dinah, ma anche ammirando le sue splendide foto della Borgogna, dal momento che vive in Francia.
Filippo e il suo compagno Olivier hanno da poco adottato il cucciolone Archibald, facendo del loro meglio perché fosse accettato anche dalla loro micia Dinah (e dalla tartaruga Platone!).
Che altro dire? Vi lascio alle sue parole e spero apprezzerete come me la sua onestà, sensibilità e giudizio nel affrontare una situazione potenzialmente delicata e destabilizzante quale l'introduzione di un cucciolo di cane in una famiglia già "dotata" di gatto. Buona lettura!

 

Dinah la gatta e Archie il cucciolo!

Come è maturata la decisione di adottare un cane, dopo tanti anni passati solo in compagnia di gatti?
Io sono un gattofilo, da sempre e per sempre, ma i cani mi sono sempre piaciuti. Quando ero studente ho fatto un po’ il dog sitter, e inoltre mio zio aveva un border terrier (si chiamava Jim) di cui mi sono spesso occupato.
Mi è sempre piaciuto fare trekking e da quando ho la fortuna di avere una casa in campagna (cinque anni) faccio anche lunghe passeggiate nei boschi nei fine settimana. L’idea di un cane che mi accompagnasse in queste escursioni mi piaceva, ma avevo paura che fosse un impegno troppo grande per me nel mio quotidiano in città. È inconcepibile immaginare la mia casa e la mia vita senza un gatto, ma il cane mi pareva una sorta di “bonus” da aggiungere a tempo debito. Sapevo che un cane sarebbe un giorno arrivato ma non sapevo quando. Due anni fa ho incontrato il mio attuale compagno, anche lui amante degli animali e della vita all’aria aperta. Era d’accordo sull’adozione di un cane “più tardi”, ma con i nostri tre gatti (due mie e uno suo) che viaggiavano con noi tra Parigi e la campagna e una tartaruga (che è in pianta stabile in campagna) non ci sembrava davvero opportuno per il momento. Purtroppo, l’inverno scorso una delle mie gatte è morta di vecchiaia, e il micio del mio compagno è stato portato via da un tumore. Siamo rimasti con la mia gatta Dinah e la tartaruga Platone e abbiamo iniziato a riparlare del cane. E una volta che un’idea entra in testa, è davvero difficile buttarla fuori, almeno per me!  Il mio compagno lavora spesso da casa, e comunque il suo ufficio è a cinque minuti da casa nostra. Io lavoro più lontano ma ogni tanto anche io sto a casa a lavorare. Ci siamo informati sulla possibilità di muoversi con un cane nei mezzi pubblici e abbiamo entrambi parlato con i nostri rispettivi colleghi chiedendo se fossero stati d’accordo con la saltuaria presenza di un cane in ufficio. Erano tutti entusiasti. Superati questi scogli organizzativi, abbiamo deciso di lanciarci nell’avventura, approfittando del fatto che l’isolamento avrebbe permesso di dedicare molto tempo all’educazione di un cucciolo.

 
In che modo vi siete orientati fino ad arrivare a scegliere proprio Archibald?
Io ero sopratutto preoccupato dalla convivenza con la gatta e con la tartaruga e volevo un cane senza troppo istinto predatorio. La decisione iniziale era quella di adottare presso un’associazione una femmina di taglia medio piccola, adulta, il cui carattere fosse compatibile con la presenza di altri animali.
Volevo adottare in un’associazione per dare una seconda possibilità a un animale sfortunato, una femmina perché mi preoccupava la vita in città con un maschio che fa pipì ogni 3 metri e si ferma ad annusare ogni marcatura di possibili “rivali”, di taglia medio-piccola perché più facilmente gestibile negli spostamenti e adulta perché i cuccioli sono davvero molto impegnativi e presentano più incognite di un cane con un carattere già definito. So che quest’ultima decisione può sorprendere alcuni. Molti si fermano al cliché dei cani adulti nei canili “traumatizzati e problematici”, ma in realtà i motivi per cui un cane finisce in un rifugio sono tanto numerosi quanto i cani stessi. Ognuno ha la sua storia e se l’associazione è seria i volontari sanno benissimo consigliarti sul cane più adatto alla tua vita. 
Una obiezione che mi è spesso stata fatta era “ma un cucciolo lo educhi come vuoi tu” e a me questa frase è sempre sembrata soprattutto molto presuntuosa: non è possibile fare “quel che si vuole” di un essere vivente. Il carattere del più malleabile dei cuccioli presenterà sempre una grande parte di unicità e individualità che la più rigorosa delle educazioni non potrà mai cambiare. Se si possono insegnare molte cose a un cucciolo, nessuno potrà mai insegnargli ad essere... ciò che non è. 
Purtroppo, nonostante tutte queste buone intenzioni, niente è andato come previsto: l’isolamento e le conseguenti misure sanitarie hanno reso impossibili le visite ai rifugi, la procedura di adozione in questo contesto era diventata quasi impossibile e gli stessi volontari ci hanno sconsigliato di intraprendere una strada difficile e carica di troppe incognite per due “neofiti canini” come noi. 
A malincuore, e con un po’ di senso di colpa, ci siamo incamminati verso decisioni più convenzionali : abbiamo cominciato a valutare quale razza (che brutta parola) fosse la più adatta a noi e a una vita divisa fra una grande città e i fine settimana in campagna e alla convivenza con una gatta e una tartaruga. Alla fine, la scelta è caduta sul golden Retriever, la cui indole sembrava corrispondere al nostro stile di vita. 
Abbiamo cercato di non farci influenzare dalle caratteristiche estetiche (anche se un po’ è inevitabile!) ma di selezionare un cane con cui vivere una bella “prima esperienza canina”. Abbiamo parlato con tanti allevatori, e L’allevatrice che ci ha convinto di più aveva due cuccioli maschi disponibili. Dopo qualche esitazione (avevamo detto femmina!) abbiamo deciso di prenderne uno e seguendo le indicazioni dell’allevatrice abbiamo scelto il più introverso e dolce dei due. 
E così, abbiamo adottato Archibald, un cucciolo maschio di razza di taglia medio grande. L’opposto di quel che avevamo deciso 😊!
 
 
 
Come avete gestito e organizzato i primissimi giorni dall'arrivo a casa del cucciolo, in relazione alla vostra micia? 
Un mese prima dell’arrivo di Archibald abbiamo spostato le ciotole di Dinah, che erano posizionate per terra in cucina vicino al lavello. Le abbiamo messe in un luogo inaccessibile per il cucciolo, sopra un mobiletto della cucina. Inoltre, abbiamo messo altre ciotole su un mobiletto in camera, perché la gatta potesse scegliere dove bere e mangiare senza incontrare il cane.
Quindici giorni prima dell’arrivo del cucciolo, abbiamo cominciato a posizionare il cesto dove questo avrebbe dormito e le ciotole dove avrebbe mangiato e bevuto. Quella dell’acqua è stata riempita da subito, perché Dinah la potesse usare  se avesse voluto. 
L’obiettivo era di dare a Dinah nuove abitudini senza che le collegasse all’arrivo del cane, cosa che l’avrebbe ulteriormente scombussolata. 
La lettiera era già posizionata in un posto strategico: dentro una cassapanca, accessibile tramite una gattaiola posta su un lato. A prova di qualsiasi cane!

Come ha reagito Dinah inizialmente? E come sta andando via via la convivenza tra i due?
Ero molto preoccupato perché Dinah è la più paurosa e timida dei gatti che ho avuto. Certo è più presente e sicura di sé da quando è diventata l’unica gatta di casa, ma resta sempre un animale molto riservato con gli estranei e diffidente nei riguardi di qualsiasi situazione nuova. È ben diversa da Maud e Cosmo, che si imponevano di più. 
Senza far generalizzazioni, l’inserimento di un cucciolo in una casa dove vive un gatto è sempre più problematico di quello di un gattino in una famiglia dove c’è un cane. In quest’ultimo caso, se il cane non è un cat-killer, il buon esito dell’inserimento è praticamente scontato : i gattini considerano i cani come enormi montagne da scalare, piene di appendici a cui aggrapparsi e con cui giocare. E i cani accetteranno con entusiasmo il ruolo di balia del micino.
Nel caso contrario invece, difficilmente un animale abitudinario e silenzioso come il gatto accetterà immediatamente la presenza di un cucciolo irruente, vivace e maldestro. 
Per fortuna, l’arrivo di Archie non ha terrorizzato Dinah come mi aspettavo. Era spaventata certo, ma non si è nascosta negli armadi come fa di solito quando qualcuno -umano o cane- entra in casa: ha preferito osservare Archie dall’alto dei mobili o da dietro le poltrone. Inizialmente chiudevamo Archie in cucina per la notte, ma adesso abbiamo smesso ed entrambi sono liberi di dormire dove vogliono, anche se poi di fatto ognuno dei due ha conservato la propria postazione : Dinah ai piedi del letto e Archie nella zona giorno. 
La cosa più dura da accettare è stata che Dinah si allontanasse temporaneamente da noi: c’è stato un momento in cui lei ha dovuto raccogliere nuove informazioni sulla situazione che stava vivendo. Stava molto in disparte, passava tanto tempo fuori casa, tornando essenzialmente per mangiare e dormire.
Noi cercavamo di non escluderla mai da nulla, ma non era facile: Archie era sempre incollato ai nostri piedi! Per qualche giorno è stato faticoso far riterrete Dinah in casa la sera : ci osservava dal bordo della terrazza, rifugiandosi sui tetti appena noi ci avvicinavamo.
 
 
 
Abbiamo capito che, poiché Archie è molto rispettoso verso Dinah, la cosa migliore da fare era non mettersi in mezzo, per far capire a lei che “noi siamo noi, e il cane è il cane”. Dissociandoci da lui, Dinah è tornata ad essere quella di sempre.
 
 

Certo è ancora un po’ contrariata dalla sua presenza, ma con noi è proprio la stessa di prima. 
Di fatto, lo ignora quasi sempre, anche se quando entra in una stanza la prima cosa che fa è verificare la sua posizione. 
 
 

Lui invece è intrigato dalla sua presenza: lo vedo spesso osservarla mentre sono entrambi in giardino, oppure mentre lei si pulisce o dorme.
La osserva anche mentre caccia.
 
 

L’altro giorno ero uscito per delle commissioni e al mio ritorno ho trovato Archie sistemato vicino al divano dove Dinah stava già dormendo quando ero uscito di casa. Ho trovato molto dolce il fatto che lui avesse preferito la vicinanza della gatta, seppure poco amichevole, alla completa solitudine. 



Quanto è impegnativo gestire un cucciolo di cane?
Tantissimo! Ma proprio tantissimo!!! Il primo mese è stato estenuante: seguendo i consigli dell’allevatrice, mettevo la sveglia per portarlo fuori anche di notte, perché imparasse più in fretta le regole di pulizia. E ciò nonostante non era sufficiente a evitare incidenti. Un cucciolo necessita di una sorveglianza praticamente continua, per 1000 ragioni. Bisogna essere severi, premiare e scoraggiare quasi in continuazione. Non ci si possono autorizzare neanche tutte le dimostrazioni di affetto di cui si avrebbe voglia. Un cagnolino che ti salta addosso per salutarti fa tenerezza, ma bisogna pensare che quello stesso cane presto peserà almeno 35 kg...
Bisogna proibire da subito l’accesso a letti e divani, bisogna scoraggiare ogni effusione troppo brusca... e non è sempre facile, un po’ perché i cuccioli fanno tenerezza, un po’ perché a volte si è veramente stanchi di dire “no, giù, basta” tutto il giorno. 
E poi gli incontri con gli altri animali, l’insegnamento a stare al guinzaglio, a non mangiare le cose trovate per terra, a non elemosinare a tavola... tutto, ma proprio tutto deve essere riflettuto, valutato, non soltanto per la situazione presente, ma in prospettiva: anche se sul momento si può dire “va bene così, non è grave” bisogna pensare a quella stessa situazione con un cane adulto e chiedersi se saremo ugualmente in grado di gestirla. Per esempio un cucciolo che tira al guinzaglio è una cosa, ma un cane adulto è un’altra... oppure i bisogni : Archie ha imparato presto a non farli in casa, ma per lui non era facile capire che giardino e terrazzo, che lui legittimamente considerava “esterno” per noi invece continuano a essere “casa”. E sul momento si può avere la tentazione di lasciar perdere, dirsi che è già un grande successo non dover pulire più il pavimento del salotto... ma i bisogni di un cagnolino sono una cosa, i bisogni di un cane adulto... sono un’altra storia. 
 Confesso che eravamo un po’ scoraggiati a momenti, soprattutto io perché avendo più tempo libero mi occupavo tantissimo di Archie. In certi momenti è inevitabile chiedersi “ma chi me l’ha fatto fare?”. 
Nelle settimane le cose sono migliorate tantissimo, Archie impara in fretta e bene, si direbbe che “agire correttamente” è importate per lui quanto lo è per noi. 
Non ho mai sgridato i miei gatti (ne lo farò mai) perché ad un gatto manca totalmente lo “spirito di squadra”: farà una determinata cosa perché lo fa star bene e non per “far piacere”. Un divieto genererà in lui soltanto frustrazione, ansia e diffidenza nei confronti di chi lo impone. Con un cane è diverso: lo stesso fatto di “far bene” è per loro fonte di soddisfazione, come lo è la lode e la ricompensa che che ne consegue. Ci si può quindi permettere di domandare un po’ di più a un cane, e di essere un po’ più severi 
Pensando alla differenza della vita con un gatto, direi inoltre che si hanno priorità opposte. Con Dinah, siamo sempre attenti a curare e a mantenere i legami che abbiamo creato, e incoraggiamo praticamente qualsiasi interazione che lei decide di avere con noi. Siamo coscienti di come questi legami vadano preservati e rinnovati ogni giorno, pena un allontanamento da parte sua che ci rattristerebbe moltissimo; con Archie, non facciamo altro che monitorare è incanalare queste interazioni, stando attenti che la sua presenza non prenda troppo spazio. 



Quali sono gli aspetti più positivi di quest'adozione canina?
La cosa più bella è che vivendo con un cane sto imparando una nuova lingua, quella dei cani appunto, che non è meno sfumata e ricca di quella felina, anche se forse è un po’ più facile da imparare, perché più esplicita.
Un’altra cosa, che esula dal cane in sé ma che mi piace tanto : passeggiando con un cane, incontri e parli con un sacco di persone, proprietari di cani e non ! Per me, che sono così socievole, è davvero una cosa divertente.
E poi c’è il fatto di poter portare Archie dappertutto, sopratutto adesso che siamo in vacanza : dagli amici, al ristorante, in macchina, al lago, al fiume, nel bosco... Quello che a lui importa è stare con noi. Cerchiamo di fargli fare un sacco di esperienze, ma stiamo anche attenti a non stancarlo e stressarlo. Compirà 4 mesi il 20 agosto !
È anche bello il tipo di affetto che da e chiede, così diretto e diverso da quello di un micio, fatto spesso di sguardi e di momenti di inattività insieme. 
Con un cane “fai” più cose, ma non sto dicendo che i cani sono migliori intendiamoci! Se la condivisione è maggiore, direi che è più una questione di quantità che di qualità. Anzi, secondo me la qualità del tempo passato con un gatto non ha pari! 
Come dicevo all’inizio dell'intervista la mia passione sono sempre stati i gatti, da sempre, anche se non mi piacciono i paragoni tra gli animali. 
C’è però un detto: “chi ama i gatti ama tutti gli animali, mentre chi ama i cani ama solo il proprio cane”, e in effetti, tante volte mi sono trovato a discutere mio malgrado con cinofili convinti che snocciolavano senza interruzione le prove di fedeltà, intelligenza e lealtà dei loro cani (che a me sembravano un po’ numeri da circo in realtà 😉).  Di fronte a questi discorsi mi facevo quasi un dovere di difendere i miei gatti e il loro modo d’essere, ma mi veniva sempre risposto “è solo perché non hai mai vissuto con un cane”. Frase di fronte alla quale non era possibile ribattere, perché era la verità. Oltretutto, i contro argomenti di un gattofilo sono sempre debolucci per la mente di un amante dei cani, perché l’amore dimostrato da un gatto è fatto di piccolissimi gesti, posizioni del corpo, stati d’animo. Niente a che vedere con le effusioni senza ritegno dei cani! E oltretutto la relazione con un gatto si sviluppa totalmente al riparo da sguardi altrui, nell’intimità della casa e del giardino, quando solo “gli eletti” nel cuore del gatto di casa sono presenti.
L’amore dei gatti è un mistero assoluto per chi non lo vive in prima persona. Ad un occhio esterno e poco avvezzo ai codici felini, tutti i gatti sembrano uguali. 
 
Ora che Archie fa parte della nostra famiglia, amato, coccolato e vezzeggiato a dovere, all’ennesimo amico/conoscente/familiare/vicino di casa che mentre gioca estasiato con il mio cucciolo mi chiede “allora, adesso che c’è Archie riconosci anche tu che i cani sono davvero fantastici?”, posso rispondere senza paura di repliche saccenti “sì, lo sono, ma continuo a preferire i gatti”, e godermi lo stupore oltraggiato del cinofilo deluso. 😊

3 commenti:

  1. Molto bello ed interessante qst post ....è veramente poi bello il vedere pian piano nascere l accettazione dell uno con l altro, esperienza vissuta lo scorso anno dopo la perdita di Kim ...aver poi adottato un cagnolino di 4 anni avendo già il gattone di 13 anni....non è stato facile x mesi ma ora sono amicissimi...o , meglio, dico che il gattone sopporta il bau!!! Ciao

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  2. CHE bella intervista.Mi spiace molto per i due mici che non ci sono più.Anch'io amo i cani,ma i gatti saranno sempre sul podio perchè sono speciali.Comunque un'inserimento perfetto,hanno pensato a tutto,sono stati davvero bravi!

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  3. @ Fiore: lo posso ben immaginare, ma quando la convivenza si salda e diventa amicizia è una soddisfazione (non scontata) unica! Un abbraccio

    @ Francesca: hai proprio ragione, Filippo ha curato il più possibile quest'inserimento pensando a tutto, bravissimi loro e i risultati positivi si vedono! Un abbraccio

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