martedì 25 febbraio 2020

Un piccolo "Luì" a sorpresa: considerazioni sul birdgardening

Cari amici, su questo blog ho già dedicato diversi post ai simpatici pennuti che visitano i nostri giardini; durante le stagioni fredde ho spesso pubblicato articoli sulle mangiatoie e qualche reportage fotografico "casalingo" sulla mia gratificante attività di birdwatching-birdgardening, tra cince, pettirossi e fringuelli che venivano a rifocillarsi... ma anno dopo anno, stagione dopo stagione, come per l'allevamento dei bruchi di macaone, anche nel caso del birdgardening non si finisce mai imparare qualcosa di nuovo. Basta variare di poco i propri gesti, che la natura risponderà "a tono", sorprendendoci sempre... ed è un meraviglioso dialogo, che potenzialmente può non esaurirsi mai!
Quest'inverno, ad esempio, mi è bastato arricchire il menù del mio "buffet" con le palle di grasso casalinghe, per osservare una specie che non avevo mai visto prima nel mio giardino e di cui ignoravo l'esistenza: il "Luì piccolo" (Phylloscopus collybita)!
Questo piccolo passeriforme si riconosce dal "gemello" Luì grosso (Phylloscopus trochilus) dalle zampette (scure nel piccolo, più chiare nel grosso) e dal movimento della coda, poichè il Luì piccolo infatti dà frequentissimi colpi di coda all'ingiù, ben riconoscibili.

Ecco il primo luì piccolo che si è avvicinato alla mangiatoia!
"Non sono carinissimo?"

L'approccio è stato curioso, per me che ho avuto modo di osservarlo giorno dopo giorno... dopo un mesetto di esposizione della nuova mangiatoia con le palle di grasso casalinghe, ho visto per la prima volta un nuovo uccellino, di dimensioni ridottissime, contendersi il posto al buffet con le audaci cince. Il tipetto era solo e sparuto, ma ben convinto... il tempo di scattare qualche foto per identificarlo, che era già volato via, ma tornava alla mangiatoia sempre più spesso.
Dopo un paio di giorni, la sorpresa: i "Luì" erano diventati due! Ho pensato ad una coppia, come per i fringuelli, ma sarei stata smentita in breve tempo... perchè ben presto la mangiatoia si è affollata fino a quattro, perfino cinque "Luì" contemporaneamente, che a quel punto insieme a un gruppo altrettanto folto di cinciallegre e cinciarelle, rendevano la postazione una vera e propria voliera a cielo aperto... uno spettacolo per gli occhi e per il cuore! Una dozzina di uccellini tutti insieme, chi sulla mangiatoia appesa, chi sulle palle di grasso nella retina, chi tra i rami ad aspettare il suo turno, chi sul piattino a rubare un "pellet energetico". Quando poi, ai "suoi" orari", arrivava anche il pettirosso (a dire il vero piuttosto indispettito dalla presenza dei Luì), il quadretto idilliaco è stato proprio completo... per non parlare delle visite, sempre ben educate, della ghiandaia.

Tre luì in un colpo solo!!!

Tutto questo mi ha portata a riflettere in generale sull'attività di birdgardening dei mesi autunnali e invernali, e da qui questo post che vorrebbe essere un "sunto" della mia passione sviluppatasi in questi anni, da quando ho iniziato ad esporre in giardino cibo per gli uccelli selvatici. Mi sono resa conto che se si vuole instaurare un contatto con la natura bisogna seguire le sue regole e imparare il suo linguaggio, per cui la prima parola chiave per un birdgardening "di successo" è sicuramente... varietà, che fa rima con biodiversità.
Non pensiate che basti esporre bricioline di pane o semi di girasole per attirare davvero un buon ventaglio di specie: magari arriveranno gazze e passerotti (dove ancora ce ne sono), ma se volete godere di un più ampio panorama ornitologico, dovete tenere in considerazione che ciascuna specie ha i suoi gusti e le sue esigenze. Senza saperlo, grazie alle mie palle di grasso casalinghe, ho ad esempio attirato i Luì piccoli, specie che mai avevo visto (nè della quale avevo sentito parlare) in tanti anni di birdgardening... eppure, ci sono sempre stati, e in grande numero a quanto pare!
Per cui differenziate il più possibile il menù delle vostre mangiatoie e anche la tipologia di esse: quelle che lasciano posarsi gli uccelli, quelle adatte per gli uccelli che si "appigliano" (come le cince), ecc... insomma, varietà, varietà e ancora varietà: questo vi garantirà di poter osservare tante specie diverse, ciascuna con il proprio comportamento.

Fringuello maschio, raramente si posa sulle mangiatoie perchè preferisce "razzolare" per terra

Luì sulla mangiatoia e, a destra, fringuella femmina che studia la situazione

E' chiaro che ciascuno deve poi anche fare i conti con la propria disponibilità di spazi, ma se possibile, non limitatevi ad un solo "menù" generico e una sola mangiatoia. Inoltre vi consiglio spassionatamente di provare a fare con le vostre mani le palle di grasso (in questo post la ricetta, potete omettere le mele per conservare più a lungo il prodotto), perchè ho trovato in generale un maggior gradimento di queste da parte degli uccelli rispetto ai mangimi (comunque sicuri e ben bilanciati) industriali.
Un'altra parola chiave è... continuità e rispetto dei tempi giusti. Una mangiatoia esposta a metà settembre, quando un giorno di pioggia si alterna a dieci giorni di bel tempo e caldo, probabilmente verrà snobbata fino all'arrivo del freddo. E' importante "beccare" il momento giusto per esporre il cibo e le mangiatoie: nè troppo presto, nè troppo tardi. Lo scorso anno, ad esempio, mi è capitato di aver temporeggiato troppo nell'esporre la mangiatoia e ho avuto pochissimi pennuti frequentatori: questo perchè si erano già abituati alla mangiatoia del vicino, presa d'assalto. Chiaramente è tanto più importante rifornire quotidianamente e comunque non far mai esaurire il cibo del vostro "buffet", che deve essere continuo per tutti i mesi di stagione avversa: una volta che gli uccellini l'avranno preso come riferimento, soprattutto d'inverno ne diventeranno dipendenti e sarebbe una vigliaccata lasciarli senza cibo all'improvviso.

Cinciarelle, più piccole e dai toni azzurrini
Cinciallegra, più grande e con il capo nero

Una terza e ultima parola chiave che serve per godere a pieno del birdgardening, ed è forse la più difficile da garantire e garantirsi, è... pazienza e, se possibile, tanto tempo. Mi rendo conto che esporre mangiatoie "curando" la loro gestione (in termini di varietà, continuità ma anche igiene, non dimentichiamolo) per aiutare e al contempo ammirare gli uccelli, è qualcosa che richiede tempo, quotidiano e settimanale. Più per l'osservazione che per il resto, perchè come in ogni "caccia", serve pazienza, tempo e ancora pazienza. Gli uccellini non arriveranno subito e, anche quando si sarà consolidata la loro abitudine a frequentare la nostra mangiatoia, restano animali selvatici poco propensi al contatto umano, in allerta ad ogni minimo movimento: bisognerà avere l'accortezza di posizionarsi discretamente dietro ad una finestra, muovendosi lentamente per non spaventarli. Se poi vorrete "catturare" il pennuto in uno scatto fotografico, allora armatevi davvero di tanta pazienza e tanto tempo: non sarò certo io ad insegnarvi i rudimenti della fotografia naturalistica, ma sappiate che per un solo scatto "appena dignitoso" ce ne saranno almeno venti da buttare.
Che dire poi dei nostri ritmi di vita, che spesso ci costringono ad uscire al mattino presto, tornando a casa quando già è buio in autunno e inverno? Vi potrete domandare il senso di aver posizionato una mangiatoia, se poi durante il giorno non potete godere della vista dei suoi frequentatori. La risposta in questo caso è la seguente: un'abitudine e una frequentazione assidua a una fonte di cibo si formano nei giorni e, se nel weekend potrete ammirare qualche pennuto rifocillarsi nel vostro giardino, sarà solo grazie al fatto che durante tutta la settimana gli avrete dato la possibilità di rifornirsi quotidianamente. Ed infine, dovete avere chiaro l'obiettivo primario per cui esponete una mangiatoia: non le foto, non le vostre osservazioni, bensì l'aiutare a sopravvivere gli uccelli in cerca di cibo durante i mesi invernali. Il poter ammirare i pennuti, liberi, ed eventualmente persino fotografarli, è una gradita conseguenza, ma non può esserne la ragione principale, pena tanta frustrazione inutile.


Varietà, continuità, pazienza e tempo... mi rendo conto che queste sono proprio delle parole chiave, quasi delle "regole d'oro", che vigono in natura in tanti frangenti, ben oltre il mondo degli uccelli selvatici! E voi quale lezione avete imparato dal birdgardening? Se non vi foste ancora approcciati a quest'attività, vi consiglio davvero di farlo... anno dopo anno diventerete sempre più esperti e il piacere di ammirare una "voliera a cielo aperto", nei mesi peraltro considerati cupi come quelli dell'autunno e dell'inverno, sarà davvero una gioia per l'animo.

6 commenti:

  1. Che meraviglia, ho visto degli uccellini minuscoli in inverno uscire dalle siepi quando ancora camminavo in campagna e mi avevano detto trattarsi appunto dei Luì...purtroppo non mi è possibile fare del birdgardening avendo i gatti e un mini-giardino con soli cespugli, servirebbero alberi alti...ammirare gli uccelli in libertà credo sia una delle cose più belle che la natura ci regala!

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  2. Che spettacolo, cara Silvia! E leggere i tuoi post è così educativo ma soprattutto piacevole: imparo un sacco di cose interessantissime.
    Non ho molto tempo e già frantumare in briciole le pagnottine di cereali, lino, curcuma...è qualcosa per me. Adesso dove trovo il post in cui avrai parlato delle "palle di grasso" casalinghe?
    Un abbraccio Susanna

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  3. @ Carmen: pensa che invece io ho scoperto dell'esistenza dei "Luì" solo un mesetto fa! :-) In realtà Carmen non servono necessariamente alberi alti per attirare gli uccellini, anzi spesso qualche cespuglio o una piccola siepe offrono possibilità di rifugio inaspettate e sono riccamente "popolati" dai pennuti selvatici, soprattutto quelli più diffusi come i merli, ben adattati anche alla vita cittadina. Comunque hai senz'altro ragione: ammirare gli uccelli in libertà è una gioia e uno spettacolo della natura! Un abbraccio!

    @ Susanna: grazie di cuore per le tue parole! Ti scrivo qui la ricetta per le palle di grasso, ti faccio già le proporzioni per circa 8-9 grosse palle (si può aggiungere anche una mela fresca a pezzettini piccoli ma, appunto, io ho evitato per poterle conservare meglio): 250 g di margarina, 250 g di farina gialla per polenta (mais), 125 g di zucchero semolato, 125 g di farina bianca, una generosa manciata di uvetta, una generosa manciata di semi di girasole, una generosa manciata di semi di zucca decorticati (questi ultimi li avevo in casa a disposizione e li ho aggiunti, sembrano gradire molto!). Devi sciogliere la margarina e poi mescolarla con tutti gli altri ingredienti... appena si raffredda un po' il composto, fai delle grosse polpette, schiacciando solo "il giusto" per tenerle insieme ma senza renderle troppo compatte. Un abbraccio e fammi sapere se realizzi la ricetta e la proponi ai tuoi pennuti!

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  4. Bellissimo questo post! Scrivi sempre testi interessanti!
    Le foto stupende! Buona Domenica!

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  5. @Naki: grazie di cuore, mi fa davvero piacere! A te buon proseguimento di settimana!

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  6. La tua casa-blog è un'oasi di serenità e ti ringrazio per queste condivisioni che sono preziose.
    Dopo averti letta ho potuto dare nome a quei piccoli uccellini che sono nei giardini vicino casa mia e che ho tentato inutilmente di fotografare perchè sono timidi e velocissimi.
    Ho letto il tuo post con la mia nipotina di nove anni che ne è rimasta entusiasta... vive in una casa con un piccolo giardino ma non lo frequenta per gli impegni dei genitori e suoi. Peccato.
    Io, cittadina, ho una piccola esperienza di balcone e lo scorso anno ho fatto amicizia (si fa per dire) con un merlo dal collare bianco a cui riservavo pezzetti di grasso e di mela. Quest'anno non l'ho visto perchè non ha fatto freddo e lui ha sicuramente trovato cibo senza osare il mio balcone.
    Un abbraccio.

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