Ispirata dal suggerimento di uno dei più assidui lettori del mio blog, sono andata a leggere questo bellissimo romanzo dello scrittore statunitense E. B. White. Definire "La tela di Carlotta" un libro per l'infanzia sembra riduttivo: come tutta la vera letteratura, non c'è un'età predefinita per apprezzare questa storia che parla di vita, di tempo che passa, di amicizia, di morte e di cambiamenti inevitabili. Inizialmente la storia sembra ruotare attorno al maialino Wilbur e a Fern, la bambina che lo salva e lo svezza, impietosita di fronte alla tragica sorte che attende la creatura: nato più piccolo degli altri e meno in forze, il padre vorrebbe sopprimerlo. Fern si oppone fortemente, incredula - nella sua mente pura di bambina - che un essere vivente possa venir ucciso così, senza alcuna colpa.
Il romanzo, ambientato in una fattoria del secolo scorso, si sviluppa in una natura bucolica, tra covate di pulcini, pecore sagge e fiere di paese, mettendo al centro l'amicizia specialissima tra il maiale Wilbur e il ragno Carlotta, che tesse la sua tela nel fienile, proprio sopra al recinto del suino. La storia è semplice: l'astuta Carlotta dovrà trovare un modo per evitare al suo amico Wilbur di diventare il pranzo del Natale a venire. Ma come fare? Come convincere gli umani a non conciare "per le feste" il maialino, dal momento che sta venendo allevato proprio per questo scopo? Non voglio svelarvi la grande impresa compiuta dal piccolo ragno del fienile, ma posso invece raccontarvi quanto di meraviglioso c'è tra le pagine di questo romanzo: la vita e le sue gioie, ma anche la morte (naturale o provocata dall'uomo), viste con gli occhi degli animali della fattoria. Poi c'è anche l'amicizia, la solidarietà tra simili di fronte a un destino avverso, mentre il tempo che passa, inesorabile, manda avanti il ciclo naturale dell'esistenza. E, in un qualche modo, c'è giustizia in questo.
Fern, la bambina, resterà un elemento cardine del romanzo, seppur non sempre in primo piano: sua è la voce dell'umanità migliore, quella che guarda alla vita non umana con amore, compassione ed empatia. Ma non è necessariamente l'infanzia di Fern a renderla più sensibile: nel romanzo troviamo infatti adulti indifferenti e ragazzini crudeli nei confronti della natura vivente, così come adulti in grado di vedere "oltre" l'antropocentrismo e il materialismo dominanti. Con l'avanzare della storia, il mondo non umano che tanto ha affascinato Fern fin dall'inizio, con il suo adorato maialino Wilbur, le pecore, le oche, e tutti gli altri animali della fattoria, ad un certo punto non sarà più la sua passione esclusiva: mese dopo mese, la bambina scoprirà anche altri interessi tutti "umani" (la simpatia per un amichetto). E certamente anche questo fa parte di un ciclo naturale, ma ciò che consola è proprio sapere che chi ha un animo sensibile e connesso con le altre creature viventi, resterà così per tutta la vita. Concludo con un ringraziamento a Filippo, l'affezionato lettore che ha portato alla mia attenzione "La tela di Carlotta": a voi non resta che leggere questa bellissima storia, per commuovervi nel finale insieme al maialino Wilbur.