venerdì 26 febbraio 2016

Frase del giorno: Deborah A. Edwards

Le persone che non amano i gatti 
non hanno ancora incontrato quello giusto.

Deborah A. Edwards


Un paio di estati fa ho invitato a casa mia in miei amici, per una cena in compagnia: la tavolata era da otto persone. Salvo il mio fidanzato e uno dei nostri amici, tutti gli altri non avevano gatti (o nessun animale, o invece avevano cani) ed erano piuttosto indifferenti nei confronti del nostro amato felino domestico. Qualcuno di essi nutriva perfino una sottile antipatia per i gatti. 
Nel bel mezzo della cena compare Paciocca, annunciandosi con i suoi sonori miagolii. Marco, il mio fidanzato, l'ha quindi presa in considerazione e hanno iniziato a farsi reciprocamente "le coccole" (la mia gatta lo ama), finchè la mia felide non si è letteralmente buttata ai suoi piedi a pancia all'aria, abbandonandosi totalmente ai grattini e spalmandosi a terra come un tappeto, con sonore fusa (e probabilmente dimenticandosi anche della tavolata di sconosciuti che la stava guardando!). 


A quel punto i miei amici, uno dopo l'altro, hanno cominciato a dire la loro: "Ma guarda com'è docile!", "Com'è affettuosa e chiacchierona, non credevo che i gatti potessero essere così!", "Ecco, se i gatti fossero tutti così mi piacerebbero anche, ma spesso invece ti ignorano oppure ti graffiano a tradimento...", "Mah, guardate, di solito a me i gatti stanno antipatici, così altezzosi e disubbidienti, ma questa è proprio simpatica!".
E pensare che tutti i gatti possono essere così, se amano gli umani con cui si rapportano! E' chiaro che è un rapporto che va costruito, che si instaura dopo qualche tempo e con gli sconosciuti i gatti non possono reagire come fossero cani, socievoli e fiduciosi fin dal primo incontro. Ma questo piccolo aneddoto conferma una cosa cosa che ho sempre, sempre pensato: ailurofobici esclusi, tutte le altre persone che credono di non amare i gatti, semplicemente non hanno ancora trovato quello giusto (o non hanno mai avuto occasione di conoscerlo davvero!).

mercoledì 17 febbraio 2016

"Un gatto è un gatto" di Robert Westall

Silenzioso ed elegante predatore, anima misteriosa e quieta, pericoloso amante e mite compagno di vita, custode del focolare casalingo o inquietante creatura in grado di captare sinistre presenze: un gatto è tutto questo e molto altro... in breve, un gatto è un gatto. Ecco il senso del titolo di questo libro di racconti sui gatti, ancora una volta firmati dalla magistrale penna di Robert Westall, autore che ho scoperto lo scorso dicembre con "Il gatto di Natale". Tutta la mia ammirazione va a questo scrittore inglese e in particolare alla sua splendida arte nel dipingere il gatto in tutte le sue mille sfaccettature. I gatti di questo libro sono coprotagonisti accanto agli umani e nelle loro vicende: talvolta ci troviamo immersi in atmosfere inquietanti e spettrali (tanto care a Westall), altre volte veniamo catapultati sul realistico campo della guerra mondiale (un altro tema caro all'autore), oppure in ordinarie famiglie dove la depressione psicologica o le bassezze nei rapporti parentali sono i veri mostri da cui difendersi... e contro i quali i gatti si rivelano essere le migliori armi.



Chi conosce un gatto e ha avuto il privilegio di viverci accanto, sa che è una creatura in grado di esprimere esigenze ben materiali ma anche un impalpabile sesto senso, come se solo lui avesse le chiavi per un'altra dimensione dell'universo; riesce a farsi il portavoce di un mistero esistenziale come della più ordinaria vita quotidiana, mentre noi in lui vediamo amore e ferinità, rassicurante presenza e sfuggente temperamento, tutte le contrastanti ma armonizzate componenti dell'anima del nostro amato felino domestico. E Westall, credetemi, è davvero un maestro nel raccontarci tutto questo, sfruttando storie dalle trame intriganti e accattivanti.
Uscito in Italia sedici anni fa, temo che "Un gatto è un gatto" sia sfuggito a tanti lettori gattofili: ingiustamente "relegato" al ruolo di libro per ragazzi, in realtà la penna di Westall è adatta per tutti e, in questo specifico caso, forse perfino più apprezzabile dagli adulti. Un libro prezioso e purtroppo ormai difficilmente reperibile, dove i gatti sono creature speciali, tra il mistero di un animale ancora selvatico e la dolcezza di un nume tutelare capace di salvare l'anima umana. Meraviglioso, un libro da non perdere per chi ama i gatti... proprio oggi che si celebra la loro festa! Anzi, auguri a tutti i mici!

sabato 13 febbraio 2016

Gatti come grandi felini, una famiglia di meraviglie della natura!

Sono tra gli animali più belli in tutto il regno naturale: movenze agili e fluide, sensi acutissimi, sguardi magnetici, mantelli straordinari tra neri corvini, maculature caleidoscopiche e tigrature perfette. La grande famiglia dei felidi vanta un ventaglio di specie una più bella dell'altra e i gattofili amano i gatti anche per questo: sono piccole pantere, tigri in formato mignon, linci tascabili e leoncini in miniatura. Pure con i loro modi domestici e coccolosi, i gatti conservano parte della loro selvaticità e restiamo incantati nel vedere le loro corse, le loro lotte e i loro istinti predatori nella vita quotidiana. Ma l'anima felina diventa maestosa, indomabile ed espressa all'ennesima potenza nelle specie di grandi felidi: pantere, tigri, leoni, leopardi, linci e serval, veri capolavori viventi. Se volete ammirare tutta l'affascinante felinità della grande famiglia dei felidi, ecco a voi un video imperdibile, dove osserviamo i comportamenti tipici, dal gatto di casa al leone della savana! Con qualche sorpresa...



Stupisce infatti non solo il ritrovare tanta selvaticità nel nostro piccolo micio domestico, ma anche l'osservare lo stesso spirito giocherellone e faceto nei grandi e "feroci" felini. Scopriamo infatti che tutti i felidi amano le scatole e giocare con la lucetta rossa dei laser, tutti farebbero follie per una manciata di erba gatta, tutti hanno discrete capacità artistiche di fronte a un rotolo di carta igienica, così come tutti esprimono il loro attaccamento al territorio marcandolo appositamente. Posto il fatto che i felini selvatici di questo video sono in condizione di cattività o semi-libertà (forse solo i leopardi ripresi di notte sono liberi in natura), possiamo davvero osservare in loro alcuni comportamenti tipici del gatto domestico: il gioco, l'addormentarsi in pose tutt'altro che feroci, la loro mite pigrizia, lo strusciarsi placidamente. Viene da ipotizzare, allora, che anche gli atteggiamenti più simpatici del nostro gatto non necessariamente debbano dipendere dalla nostra domesticazione, piuttosto potrebbero derivare da un loro intimo temperamento irresistibile... e inconfondibilmente felino, che si ritrova infatti nell'intera famiglia dei felidi!
E, naturalmente, tutti i felini sono grandi cacciatori! Certo... osservare il balzo del gatto su una preda ha un che di elegante e compiuto, ammirabile per coordinazione e velocità... ma osservare lo stesso balzo felino nelle proporzioni di una tigre di qualche quintale, risveglia in me un atavico istinto di conservazione e, oltre all'ammirazione, provo anche una certa percezione di pericolo. E pensare che, in realtà, il pericolo maggiore per questi splendidi animali siamo proprio (e solo) noi esseri umani. 

martedì 9 febbraio 2016

Gatti FIV+ e l'importanza della sterilizzazione per contenere il contagio

Recentemente al gattile di Ferrara abbiamo accolto l’ennesimo maschio intero, che è risultato positivo (altrettanto per l’ennesima volta) alla FIV, virus dell’immunodeficienza felina.
Questo virus (trasmissibile solo da gatto a gatto) agisce come l’AIDS umana: indebolisce il sistema immunitario del felino, esponendolo a molte altre malattie e debilitandolo in maniera grave e importante. Un gatto FIV+, soprattutto se diagnosticato in tempo e se adottato da una famiglia consapevole, potrà vivere comunque un’esistenza soddisfacente e lunga come quella di un gatto sano: un contesto accogliente e protettivo, le cure veterinarie e gli esami periodici permettono di tenere sotto controllo la malattia e le sue conseguenze. Tuttavia per la FIV, ad oggi, non ci sono cure definitive, né esistono vaccini in grado di immunizzare la popolazione felina. 

Lambrusco, uno dei gatti FIV+ del gattile di Ferrara
In gattile la FIV equivale spesso ad una condanna netta che toglie la speranza di vita a chi è malato: non tanto dal punto di vista della prognosi, quanto dal punto di vista dell’“appetibilità” del gatto in attesa di adozione, perché molte famiglie si tirano indietro di fronte all’idea di adottare un micio malato. È quindi di vitale importanza la PREVENZIONE, per evitare che la malattia continui a diffondersi tra la popolazione felina, dai randagi ai domestici e viceversa.
La FIV si trasmette principalmente tramite il morso profondo durante le lotte per il territorio e nella stagione degli amori. Meno frequente, ma comunque possibile, è il contagio tramite rapporto sessuale o per via transplacentare (mamma gatta trasmette l’infezione ai suoi gattini). Gatti FIV+ sterilizzati e non rissosi, possono quindi vivere tranquillamente con gatti sani e ugualmente sterilizzati: l’importante è non vi siano occasioni di liti con morsi. E' importante sottolineare e capire perchè è proprio la sterilizzazione a giocare un importante ruolo protettivo e di prevenzione.

George, uno dei gatti FIV+ recentemente entrati al gattile di Ferrara (non sterilizzato)
I gatti infatti non amano generalmente lo scontro aperto: arrivano ad azzuffarsi e a provocarsi ferite serie solo in casi molto rari. Il verificarsi di conflitti con morsi profondi è però maggiore e praticamente inevitabile tra maschi interi, durante il calore. La sterilizzazione, eliminando il calore e la relativa aggressività, riduce fortemente le occasioni di scontro e mitiga i comportamenti più dominanti degli animali.
Per questo è fondamentale sterilizzare il proprio gatto: non solo per prevenire l’altrettanto drammatico fenomeno del randagismo, ma anche per contenere il diffondersi della FIV tra tutta la popolazione felina.
Se ci soffermiamo ad analizzare alcuni dati statistici del gattile di Ferrara, scopriamo che tra i maschi interi che arrivano nella nostra struttura con età maggiore di due anni risultano FIV+ ben 8 gatti su 10: un dato preoccupante, che deve darci una ragione in più per sterilizzare il nostro gatto. 

Ettore, un bellissimo tigratone FIV+ che aspetta adozione al gattile di Ferrara

Invitiamo quindi tutte le persone non solo a sterilizzare il proprio gatto, ma anche a segnalare alle associazioni animaliste eventuali casi di gatti di proprietà o randagi non sterilizzati. Si tratta di un dovere civico, per prevenire e contenere una malattia, ancora incurabile, che può affliggere tutti i gatti.

venerdì 5 febbraio 2016

7 segnali per capire se il nostro gatto ci ama

Enigmatico e misterioso, ma anche dolce e coccolone: chi ama i gatti sa che ci sono alcuni comportamenti "speciali" che il nostro felino domestico riserva solo alle persone a cui vuole bene. E se di fronte agli estranei magari si dimostra sfuggente e disinteressato, con i membri della sua famiglia si lascia andare ad atteggiamenti molto particolari che significano semplicemente "ti voglio bene, mi fido di te e sono felice che tu sia qui!".
Arcaplanet ha realizzato una bellissima infografica che riassume i sette segnali "d'affetto" più comuni che il gatto ci lancia: dalle fusa ai leccotti, dal mostrare la pancia allo "strusciarsi" tra le nostre gambe. Vediamo insieme questi sette comportamenti che sono delle vere e proprie manifestazioni d'amore del nostro micio!


1. Fa le fusa e ci mordicchia: le fusa sono forse il modo più conosciuto con cui i gatti manifestano il loro affetto. E’ il loro modo per farci sapere che si sentono tranquilli e sicuri con noi. Stessa cosa vale se il vostro gatto vi mordicchia. Se notate, infatti, i gatti tra loro spesso si mordicchiano. E’ il loro modo di giocare e di essere socievoli. Badate bene, però, che il morso non sia troppo forte. In quel caso, infatti, è da intendere come un attacco, quindi forse qualcosa di male gli avete fatto!
2. Si struscia contro di noi: se il nostro micio ci viene continuamente in mezzo ai piedi non è perché vuole farci cadere come nelle migliori parodie sui social, ma è perché ci vuole stare vicino. In realtà è anche un modo per farci sapere che siamo di suo possesso. Infatti, lasciando il suo odore su di noi, gli altri gatti sanno che devono starci alla larga perché siamo di sua proprietà;
3. Ci sta vicino quando siamo malati: quando siamo a letto con la febbre è bello avere il nostro micio vicino che ci tiene compagnia e ci “conforta”. Bisogna ammettere, però, che il suo non è un comportamento totalmente disinteressato! Infatti, a lui piace dormire al calduccio e magari addormentarsi grazie alle nostre coccole, quindi quale occasione migliore per venire vicino a noi per qualche grattino, visto che siamo costretti a starcene a letto tutto il giorno?
 
4. Mostra la pancia: starsene con il ventre all’aria non è una cosa che un gatto fa a tutti. Vuol dire mostrare una parte vulnerabile del proprio corpo, quindi, quando questo accade, significa che si sente sufficientemente al sicuro da potersi lasciare andare;
5. Muove la punta della coda: come per gli altri animali, la coda è uno strumento per manifestare le proprie emozioni. Se il nostro micio tiene la tiene in alto e ne muove la punta vuol dire che ci trova particolarmente simpatici. Forse non è amore, ma affetto sì!
6. Ci viene a dormire in braccio e “fa la pasta”: Se siamo comodamente sdraiati sul divano e lui ci viene in braccio, è perché lo avverte come un posto sicuro e comodo dove rilassarsi. Se, poi, inizia a muovere le zampette come se stesse impastando la pizza, è perché sta mettendo in atto un comportamento che teneva da piccolo, quando con lo stesso movimento cercava di far uscire il latte dalle mammelle della mamma. Muovere le zampette in questo modo durante l’età adulta lo aiuta a rilassarsi, e questo è un bene se lo fa in nostra compagnia;
7. Ci fa il bagno: mamma gatto è solita leccare i suoi piccoli quando sono appena nati. Se il nostro micio fa lo stesso, è perché vuole prendersi cura di noi, così come la sua mamma faceva con lui.

Paciocca mi riserva quasi tutte queste attenzioni speciali, salvo il "farmi il bagno" e il dormire in braccio, due atteggiamenti che evidentemente non le piacciono. E voi, quanti di questi comportamenti osservate nel vostro gatto? Raccontatemi tutto!

lunedì 1 febbraio 2016

Il mantello del gatto: i colori e i disegni

Dopo un'introduzione sul mantello dei gatti, classificato in base alla lunghezza del pelo, oggi scopriamo invece le altre possibili classificazioni, in base al colore, al disegno e alla ripartizione di questo sul corpo del nostro amato felide. Come vi ho anticipato, la faccenda è abbastanza complessa! Partiamo subito con il dire che il mantello del gatto può essere classificato in sei macro categorie: 
1. Mantelli di un unico colore, che sono chiamati mantelli "solidi" o self;
2. Mantelli argentati, quando il pelo ha la base bianca e la punta colorata, creando sfumature molto particolari;
3. Mantelli tigrati, detti "tabby";
4. Mantelli tipo siamese, detti "colourpoint";
5. Mantelli con la pezzatura bianca, ossia gatti con il mantello bianco in abbinamento ad altre macchie di colore (uniformi o tigrate);
6. Mantelli tricolori: tartarugati e calico.

Tutti i mici "modelli" in questo post sono (o sono stati) ospiti del Gattile di Ferrara

Fin qui, tutto molto semplice! In realtà ciascuna di queste macrocategorie si suddivide a sua volta in altre sottoclassi, le cui caratteristiche talvolta sono molto evidenti, talvolta meno. Infatti...

Mantelli solidi o di un unico colore
Per rientrare in questo tipo di categoria, il gatto deve avere tutti i peli di un unico colore e ciascun pelo deve essere di quel colore dalla radice fino alla punta: se vogliamo classificare un mantello come "solido", non devono infatti esserci striature o peli di altro colore. Quanto alla tonalità, oltre ai classici tutto bianco e tutto nero, abbiamo il gatto "blu" tipo certosino, ma anche altri colori più particolari come "cannella", "fawn" (daino), "chocolate", "lilac", "rosso-crema".


Mantelli argentati
I gatti "argentati" presentano diversissime sfumature, ma la caratteristica comune è che la radice di ciascun pelo è candida, mentre il resto del pelo è colorato di nero, blu, grigio, crema, rosso... in base alla lunghezza della porzione colorata, si possono classificare diverse tipologie di "silver": smoke, shaded, chinchilla. I gatti che vi propongo nelle seguenti foto sono quasi tutti "silver tabby", ossia argentati ma in abbinamento ad una leggera tigratura. Questa tipologia di mantello non è molto diffusa... e a maggior ragione, il fortunato felino che può sfoggiare un "mantello d'argento" è davvero dotato di un fascino unico!


Mantelli tigrati o tabby
Decisamente i miei preferiti, nelle loro varie categorie che davvero fanno sembrare questi gatti delle piccole tigri, sinuose, selvagge e stupende. Tutti i gatti tabby esibiscono la famosa "M" in fronte, uno speciale disegno ben riconoscibile. A seconda del tipo di tigratura, possiamo avere un gatto tigrato:
- Spotted tabby: quasi come il disegno del mantello del ghepardo, lo spotted tabby presenta tante piccole maculature, rotonde o ovali, regolarmente distribuite su tutto il mantello. Può essere anche osservabile una linea nera continua, che parte dalla nuca del gatto e giunge fino alla base della coda.
- Blotched tabby: detto anche "marmorizzato", è tra i tabby più belli e si può trovare in tantissime colorazioni (tonalità di marroni, ma anche di rosso e di grigio). In questo mantello troviamo tigrature grosse e ben marcate che vanno quasi a comporre un "disegno a farfalla".
- Mackarel tabby o "tigrè": la tigratura classica, quella da "gatto tigrato dei fumetti". Sulla schiena troviamo una grossa linea nera continua, che parte dal capo fino alla base della coda del gatto; da questa grossa linea partono poi in senso perpendicolare tante righe parallele tra loro, ininterrotte, sottili e ben disegnate.
- Ticked tabby: in realtà la foto che vi propongo non è esattamente quella più "esemplare" di questa colorazione, perchè è piuttosto rara. Si tratta di un mantello che può presentare leggere righe sulla coda e sulle zampe, eventualmente anche nella zona del muso, ma nella zona del corpo non presenta striscie o bande, bensì una colorazione uniformemente "ticchettata". Questo mantello è tipico dei gatti abissini.


Mantelli colourpoint o "motivo siamese"
Inconfondibili e bellissimi con i loro occhi di acquamarina, i gatti "colourpoint" hanno un mantello chiaro che diventa marcatamente scuro alle estremità delle zampe, nella coda e nel musetto, comprese le orecchie. Curioso è sapere che, alla nascita, tutti i gattini colourpoint sono bianchi e assumono stabilmente i colori tipici solo con il passare dei giorni: questo dipende dal fatto che il gene di questa colorazione codifica per un enzima che è sensibile alla temperatura. Nell'utero materno la temperatura è alta e costante (38,5° C) e pertanto i gattini nascono tutti bianchi ma, dopo la nascita, le estremità sono a una temperatura leggermente più bassa rispetto al resto del corpo: in queste zone il pigmento allora tenderà a mostrarsi più intenso. Interessante è osservare che l'intensità della colorazione dipende anche dal grado raggiunto dalla temperatura: nelle regioni più fredde, i colourpoint sono in linea generale più scuri rispetto a quelli che vivono in climi caldi.
Comunemente il colourpoint è detto anche "siamese", in realtà il termine si riferisce ad una specifica razza felina che però non è la sola a presentare un mantello con queste caratteristiche. Inoltre, come potete ben vedere da queste foto qui sotto di mici di gattile, il mantello colourpoint non dipende da un pedigree!


Mantelli a pezzatura bianca
Diffusissimi, i gatti a "pezzatura bianca" presentano porzioni di mantello bianche (più o meno estese) in abbinamento ad altre zone colorate, eventualmente anche tigrate. In base alla percentuale di macchie bianche, possiamo distinguere tra:
- Bicolore: il bianco si estende per circa 1/3 del mantello (di solito parte del musetto, tutta la gola, tutta la pancia e parte delle zampe), i restanti 2/3 sono di un unico colore oppure presentano una tigratura uniforme (in questo caso sono bicolori tabby e bianco).
- Arlecchino: il bianco si estende per la maggior parte del corpo, circa i 5/6 di tutto il mantello. Per il resto ci sono macchie di colore "solido" di solito sul dorso e sul capo, eventualmente sulla coda, ben separate tra loro dando l'impressione di un costume "arlecchino".
- Van: questi gatti sono praticamente tutti bianchi, salvo per la coda e la testa, che invece presentano un colore solido o anche una tigratura (come nella foto qui sotto).
- Mitted: specificità di questo mantello è la presenza del (poco) bianco solo in zone specifiche, in particolare nella punta delle quattro zampe, una piccola macchietta sul muso ed eventualmente una sottile linea bianca sul ventre. Il resto del mantello è di un altro colore (nelle foto qui sotto l'altro colore è molto chiaro, ma comunque non bianco).


Mantelli tartarugati e calico
Per regole genetiche, i gatti tartarugati e tricolori generalmente sono sempre femmine. Questa colorazione così tipica prevede un abbinamento di tre colori di cui uno è sempre rossastro (si va dal rosso al crema). Le macchie di colore possono essere ben distinte e ampie: nel caso di gatte bianche, rosse e nere si ha la tipica colorazione "calico". Quando invece osserviamo un mantello "screziato" tra i vari colori, abbiamo la tipica colorazione tartarugata o "a squama di tartaruga" (tortie). Esistono inoltre anche combinazioni di "squama di tartaruga" e bianco (che talvolta vengono quindi catalogati nella categoria precedente, come mantelli a pezzatura bianca). 


Ed eccoci alla fine di questa complessa catalogazione. Allora, siete riusciti a seguirmi in questa  carrellata di mantelli, disegni, colori e sfumature, o vi siete persi ad ammirare questi meravigliosi esemplari di "modelli felini"? E qual è il vostro preferito?