lunedì 22 aprile 2019

"La terra vista da qui" di Satoe Tone

Una grande famiglia di pinguini è nei guai:  la banchisa di ghiaccio su cui abitano si sta sciogliendo, rimpicciolendosi sempre di più... gli 84 pinguini non riescono più a viverci, hanno bisogno di un nuovo posto dove stabilirsi. E partono, alla ricerca di un "posto migliore in cui vivere", andando a visitare tutti i meravigliosi luoghi della Terra di cui hanno sentito parlare, sperando di trovare un nuovo rifugio, accogliente e vitale...


Viaggeranno in lungo e in largo, per tutto il nostro pianeta, dal mare del Sud fino alle foreste del Nord, dalle colline dell'Ovest fino alle praterie dell'Est... e se nelle loro rosee aspettative avrebbero dovuto incontrare prati in fiore, acque cristalline, alberi verdeggianti e aria pura, è amara la sorpresa per gli 84 pinguini, che troveranno invece ovunque una terra arida, inquinata, cementificata, resa sterile e inospitale. Che fare allora?
I pinguini provano ad allontanarsi ancora un po', provano perfino a cercare oltre la Terra "un posto migliore in cui vivere".
Giunti sulla luna, lanciano un ultimo sguardo al nostro pianeta e... 


...no, non può esserci un posto migliore in cui vivere, oltre la nostra bella Terra. I pinguini tornano dunque per cercare di cambiare le cose, perchè "prendersi cura della Terra è prendersi cura della nostra casa".


Per gli 84 pinguini, che rappresentano gli originari 84 stati che firmarono il protocollo di Kyoto nel 1997, ma anche per tutti noi non c'è scelta, non può esserci una casa oltre la Terra. C'è bisogno allora dell'impegno di ciascuno, per ridurre il più possibile le emissioni di gas serra, a cui si devono i terribili cambiamenti climatici che stanno facendo sciogliere anche i ghiacci più antichi del pianeta. Un albo illustrato adatto per i bambini, per iniziare un discorso complesso a partire da una storia semplice e dai disegni meravigliosi e suggestivi di Satoe Tone. Un libro adatto anche per noi adulti, perchè se ci intenerisce pensare ai pinguini che rischiano di restare senza casa, così come agli orsi polari che stanno morendo di fame, dovremmo ricordarcelo nella nostre scelte di vita quotidiana e nelle nostre richieste da avanzare ai governi e ai potenti del mondo. Buona giornata della Terra!

venerdì 12 aprile 2019

L'odiato trasportino e qualche consiglio per stressare meno il nostro micio!

Oggi parliamo di un argomento che desterà sentimenti senz'altro spiacevoli: in voi, ma soprattutto (se potessero leggere) nei vostri gatti! Parliamo del "trasportino", una parola quasi simpatica che indica una gabbia da trasporto per il nostro amato felide, il più delle volte con destinazione veterinario. Entrare nel trasportino è quasi sempre un trauma per i nostri mici, per una serie di ragioni.
In generale, i gatti odiano profondamente non avere il controllo della situazione, per cui l'essere rinchiusi in uno spazio limitato, come quello del trasportino, li getta in uno stato di grave inquietudine. Se aggiugiamo che poco dopo vengono prelevati dal loro rassicurante contesto casalingo per essere caricati su un'automobile (un "mostro metallico" ai loro occhi) e portati in territori sconosciuti, la frittata è fatta: credo che agli occhi di un gatto non esista inferno peggiore.
Inoltre, se i vostri non sono abitualmente "gatti viaggiatori", il trasportino verrà utilizzato sempre e solo per la visita dal veterinario. Quando va bene, si tratta di un controllo di routine comunque molto sgradito al nostro micio. Quando va male, cioè quando il gatto è malato ed è quindi assolutamente necessario sottoporlo a una visita, si va ad agire su un animale già in condizioni critiche che vivrà l'evento in maniera ancora più traumatica.

Un'immagine tratta dal video "Box Clever", di Simon's Cat (che vi consiglio di vedere!)

Se tutti i gatti che ho avuto modo di osservare piangono e si lamentano quando sono nel trasportino, per la mia gatta Paciocca si tratta di una vera e propria pena capitale, un momento di profonda crisi e disperazione. Per me è tragico pensare di infilarla nell'odiato contenitore per portarla dal veterinario; mi faccio forza pensando che è l'unico modo sicuro di trasportarla fino a destinazione. Eppure Paciocca diventa intrattabile e disperata: fa vocalizzi e grida quasi umane, non so se per impietosirci o per profonda angoscia. E il punto è che non smette, continua dal momento in cui si rende conto di essere stata rinchiusa, fino a quando non apriamo la maledetta gabbietta dal veterinario: questo significa che anche in sala d'attesa la mia gatta continua a disperarsi, rendendo partecipi noi e tutte le altre creature nel giro di qualche decina di metri, del suo stato angosciato. 
Paradossalmente, quando viene visitata dalla veterinaria sembra essere più calma: certo, è impietrita e diffidente, ma non miagola più. Talvolta si mette ad esplorare perfino lo studio veterinario, con cautela ma piena padronanza di sè. Ma quando ci tocca rimetterla nel trasportino e salutare la veterinaria, ricomincia a miagolare senza darsi pace, fino quasi a perdere la voce... finchè non rientriamo a casa, quando il tormento finalmente termina. 

"Sono una gatta abituata ai grandi spazi, io... non rinchiudetemi nel trasportino!"

Anche la veterinaria ha osservato quanto la reazione di Paciocca sia molto marcata, rispetto ad altri gatti... e io sono arrivata a supporre che possa soffrire di una sorta di "claustrofobia" da trasportino. Purtroppo non so come aiutarla, ho perfino pensato di acquistare un trasportino per cani di grande taglia (tipo pastore tedesco!) in modo che la mia gatta non si sentisse troppo "costretta"... ma non so se effettivamente questo potrebbe aiutarla, o darle lo spazio di agitarsi ancora di più.
Esistono comunque alcune azioni per mitigare, almeno un po', l'ansia da trasportino:
  • Per qualche giorno prima del suo effettivo utilizzo, lasciarlo pulito e aperto (senza porticina) nell’ambiente abitualmente frequentato dal gatto… almeno per le prime volte, il micio potrà avvicinarsi incuriosito all'oggetto, esplorandolo a suo piacimento. Potrà perfino pensare di andarci a dormire. Questo dovrebbe renderne meno traumatico l'utilizzo, perchè a quel punto si tratterà di un "contenitore" con cui il micio ha già familiarizzato. Certo, diverso è farlo alla decima volta, quando il micio ha già mangiato la foglia e a quel punto vedrà la comparsa dell'oggetto solo come un cupo presagio. 
  • Coprire con un panno ben largo e coprente il trasportino con già rinchiuso il gatto, per tutta la durata del viaggio e anche in sala d'attesa dal veterinario. Purtroppo non possiamo evitare al nostro felino di avvertire odori e rumori estranei, ma almeno non potrà vedere tutto quello che lo circonda... e questo potrebbe evitargli il panico dall'osservare effettivamente a pochi metri da lui altri animali, veicoli o ambienti affollati.
  • Un'idea che tanto male non fa (al massimo serve a poco) è spruzzare nel trasportino (ma anche in auto) un po' di feromoni tranquillizzanti. Purtroppo non c'è certezza che facciano miracoli, ci sono gatti sensibili a questi prodotti di sintesi e gatti che invece ne sono completamente indifferenti... diciamo che non c'è nulla da perdere, nel provare anche questo "trucchetto"!
Se avete necessità di abituare il vostro gatto a viaggi più o meno lunghi e frequenti (dunque non stiamo più parlando delle occasionali visite dal veterinario, che diventeranno semplicemente "un male necessario" un paio di volte all'anno) potreste prendere in considerazione anche altre "buone pratiche" (da aggiungere alle precedenti): 
  • Abituarlo a piccoli e brevi viaggi innocui (e privi di vera destinazione): caricare il micio nel trasportino per 5-10 minuti di tragitto in auto, per poi rincasare e liberarlo. Forse sulle prime lo odierà, ma via via che si abituerà a questo tran tran, passando le settimane, lo considererà sempre meno pauroso... e piano piano potrà abituarsi anche a trasferimenti più lunghi, perfino a traslochi e cambi di residenza vacanzieri.
  • Avere cura di collocare il trasportino in auto all'ombra, tenendo all'interno dell'auto una temperatura confortevole (nè troppo caldo, nè aria condizionata "a palla"), sapendo che il gatto potrebbe soffrire di mal d'auto proprio come noi esseri umani. A tal proposito sarebbe importante evitare di rimpinzarlo proprio prima della partenza.
Certo, ogni gatto è un "mondo a parte" e io stessa ho conosciuto gatti abituati fin da piccolissimi ad essere trasportati in auto, perfino senza trasportino... ricordo ad esempio la micia persiana di una mia amica delle scuole elementari. La felide in questione accompagnava a scuola tutte le mattine la mia compagna (e suo padre che guidava l'auto): si accoccolava sulla cappelliera, lisciandosi il pelo per tutta la durata del viaggio, e si godeva la vista dal lunotto posteriore! Certo, al di là della simpatia della scena, va detto comunque che lasciare un gatto libero nell'abitacolo è un grave rischio per la sicurezza in automobile: la nostra e quella dell'animale che stiamo trasportando. Per cui "l'odiato trasportino", ahinoi, deve sempre essere usato, con buona pace del nostro micio!
E voi che esperienze mi raccontate in merito? I vostri gatti tollerano i viaggi nella loro "gabbietta", oppure come la mia ne sono profondamente angosciati? Raccontatemelo nei commenti!