Giunti ormai al termine di un'estate rovente com'è stata questa del 2017, non si contano i danni all'agricoltura e all'ambiente tra incendi, siccità estrema e varie altre problematiche legate a questo clima insostenibile. Le associazioni animaliste e ambientaliste, durante le scorse settimane, hanno spesso cercato di attirare l'attenzione sulle gravi difficoltà vissute da tante specie di animali selvatici, anch'essi messi in ginocchio dalla mancanza d'acqua, con fiumi in secca e un ambiente sempre più arido e torrido, più somigliante all'Africa che all'Italia. Ovviamente è difficile intervenire su larga scala per aiutare gli animali selvatici e un semplice appello fatto ai privati cittadini che vivono in periferia, in campagna o al limitare di boschi, è stato quello di mettere sempre contenitori di acqua fresca nel proprio giardino, dando modo ai selvatici di passaggio di abbeverarsi, dal momento che in natura trovare una fonte d'acqua (e non ormai putrida) è diventato impossibile.
Eppure, con il finire di agosto, sta per arrivare una data fatidica, che potrà segnare ancora di più il destino dei selvatici già allo stremo delle loro forze: con l'inizio di settembre, riapre la caccia. Sono tantissime le associazioni, ma anche i responsabili dei Centri di Recupero Animali Selvatici (ad esempio il qui citato "Il Pettirosso" di Modena), che da settimane stanno chiedendo a gran voce quantomeno il rinvio e alcune limitazioni, se non la sospensione, della stagione venatoria per questo 2017. Anche l'Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) raccomanda alle Regioni italiane una forte limitazione della caccia, per non infliggere il colpo di grazia ai selvatici seriamente messi alla prova da incendi e siccità. "L'Ispra consiglia alle Regioni di sospendere l'allenamento dei cani da caccia (che stressa la fauna selvatica), vietare la caccia da appostamento (che si svolge presso gli scarsi punti di abbeverata rimasti), posticipare all'inizio di ottobre o limitare numericamente la caccia agli uccelli acquatici (come le anatre) e alle specie oggetto di ripopolamento (come lepri e fagiani), vietare per due anni la caccia nelle zone colpite da incendi (fonte: Ansa)". Alcune Regioni, pur confermando fin d'ora l'apertura regolare della caccia, hanno programmato in effetti alcune limitazioni orarie e/o di specie cacciabili. Resto perplessa di fronte alle limitazioni orarie, come se anatre, colombacci e volpi sapessero guardare l'orologio per uscire dal loro nido o dalla loro tana, ma al contempo, in sincerità, non mi aspettavo di meglio. Soprattutto dopo un'estate in cui c'è stata l'ennesima dimostrazione di becera ignoranza umana di fronte alle esigenze degli animali, nella triste, tristissima vicenda che ha visto uccisa l'ennesima orsa, stavolta l'esemplare "KJ2". Dispiace vedere che, nella scala delle priorità degli esseri umani, gli animali (e in particolare quelli selvatici) occupano ben facilmente l'ultimo posto, o addirittura non entrano neppure in classifica. Cambieranno mai le cose?