C’era una volta, ma non troppo tempo fa, diciamo quindici anni fa, in una scuola elementare di campagna, una maestra che si apprestava a leggere un libro alla sua classe. I bimbi erano seduti al loro posto, ancora assonnati e intirizziti perché appena entrati nella scuola, mentre fuori il freddo avvolgeva ogni cosa: era la settimana prima di Natale. Le finestre dell’aula, decorate a motivi natalizi, pure se appannate lasciavano intravedere i pini marittimi del cortile, abitati da qualche civetta dormiente, che si ergevano nella nebbia della Pianura Padana.
La maestra guardò i suoi piccoli alunni con un sorriso un po’ speciale, come quello di una pasticciera che stia per far assaggiare uno dei suoi dolci alla persona amata. Annunciò che avrebbe iniziato a leggere una storia molto bella e che i bambini avrebbero potuto continuarla a casa, se fosse loro piaciuta. Era una storia famosa, disse, ed era una storia che iniziava così…
La cupa foresta di abeti si stendeva tetra su entrambe le rive del corso d’acqua gelato. Gli alberi, squassati da un improvviso vento, si erano liberati del loro manto di brina e sembravano appoggiarsi l’uno contro l’altro, scuri e sinistri contro la luce del crepuscolo. (…) Era la foresta desolata e selvaggia del Settentrione dal cuore gelato.
Eppure vi era la vita, da quelle parti, una vita che sfidava quella terra. Infatti, sul fiume gelato, correva faticosamente una muta di cani lupo, con l’ispida pelliccia incrostata di ghiaccio.
Nella classe c’era una bambina che adorava leggere e che aveva ascoltato affascinata la voce buona della maestra, mentre leggeva le prime pagine del libro. Questa bambina adorava anche l’inverno, le foreste innevate e tutti gli animali, e aveva immediatamente deciso che cosa avrebbe voluto per Natale: quel bel libro che tanto l’aveva rapita fin dalle prime frasi. Quel giorno, quando tornò a casa, raccontò subito a mamma e papà, con toni entusiastici, di quella storia che la maestra aveva iniziato a leggere: le brillavano gli occhi e un pezzo del suo cuore era rimasto con quella muta di cani, nella foresta gelida, scura e inospitale, popolata dai lupi.
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Nel tardo pomeriggio della vigilia di Natale di quell’anno, nevicò. Per la bambina che amava leggere era quasi una magia: da quelle parti la neve non era così frequente e vederla proprio la vigilia di Natale pareva una combinazione incantata. Se ne stette così ad osservare il magnifico spettacolo invernale, rimirando il volteggiare dei fiocchi, accoccolata sulle poltrone del soggiorno vicina alla gatta Mica, che dormiva placida appallottolata. Nella stanza l’albero di Natale si accendeva a intermittenza, i pacchi regalo sarebbero stati aperti di lì a poche ore, nel presepe presto sarebbe stata aggiunta la statuina più importante.
A un certo punto suonò il campanello: Mica la gatta approfittò della brusca interruzione per cambiar posizione sulla poltrona; la bambina invece andò alla porta, assieme ai genitori. Era la zia materna, che portava auguri e regali, tra cui un pacchettino rettangolare, destinato proprio alla bambina.
Nella casa della bambina che amava leggere non c’era mai stata la tradizione di Babbo Natale: i pacchetti si aprivano la sera stessa della Vigilia, senza aspettare il mite omone vestito di rosso. La zia insistette perché il suo pacchetto venisse aperto seduta stante e, come potete immaginare, questa richiesta alla bambina piacque subito: scartò il regalo e vi trovò… magia delle magie: proprio il libro che aveva iniziato a leggere la maestra a scuola! "Queste sono le magie del Natale e soprattutto la saggezza degli adulti, che in modo o nell’altro ne sanno sempre più di te", pensò la bambina.
Accarezzò la copertina del libro, pregustando di tornare presto in quel mondo innevato, pieno di pericoli e di vita selvaggia, assieme ai cani e ai lupi che lo abitavano.
Le feste di Natale passarono veloci e la bambina che amava leggere assaporò ogni giorno qualche pagina di quella meravigliosa storia: la maestra le aveva dato davvero un buon consiglio, quel libro era bellissimo!
E fu così che la bambina si ritrovò a correre accanto ai lupi, si sentì smarrita come il cucciolo di lupo privato della madre, imparò a crescere assieme al lupacchiotto, divenne anch’ella un fiero giovane lupo, provò paura e rabbia a causa delle crudeltà inferta dagli uomini che, picchiando a sangue il lupo, lo costrinsero a diventare un sanguinario cane da combattimento... la bambina visse sulla propria pella tutte le emozioni del lupo: tutta la rabbia e l'incomprensione di un animale a cui viene imposta una
vita di odio, di violenza, di dolore, fino al fatidico momento che giunge a sfiorare la morte.
Ma proprio in quel momento il lupo, e la bambina che leggeva di lui, furono salvati da un uomo, una persona diversa dall'umanità precedente, qualcuno capace di insegnare l'amore, la pazienza, la fiducia, l'affetto... e il cuore del lupo, prima ancora del suo corpo, iniziò a guarire, battendo all'unisono con quello della bambina.
Finchè...
… Finché una sera di fine gennaio, quando ormai le vacanze di Natale per un bambino sono lontane una vita intera, la bambina giunse all’ultima pagina di quell’emozionante libro. Sentiva che era un momento importante e le dispiaceva molto essere arrivata alla fine, ma del resto era davvero valsa la pena leggerlo… la storia finiva così:
E Zanna Bianca uscì dalla casa, come un re, con tutta la Sierra Vista intorno che lo scortava con trepidazione. Era molto debole e, quando raggiunse il prato, si sdraiò sull’erba e si riposò per un poco. (…) Il cucciolo gli rotolò davanti e lui rizzò le orecchie e lo osservò con curiosità. Poi i loro nasi si toccarono e lui sentì la calda linguetta del cucciolo sulla guancia. Senza che ne sapesse il perché, anche la sua leccò il musetto del cucciolo.
Battimani e grida di compiacimento degli dèi salutarono lo spettacolo. (…) Dapprima, tra gli applausi degli dèi, egli tradì un tantino della sua antica timidezza e goffaggine, ma anche questa sparì mentre continuavano i giochi e i capitomboli dei cuccioli. Rimase sdraiato con i pazienti occhi semichiusi a riposare al sole.
Non appena la bambina ebbe letto quell’ultima frase, una grossa, luccicante e calda lacrima le sfuggì dagli occhi, incontenibile, mentre qualcosa dentro di lei tremò. Era la prima volta che le veniva da emozionarsi così per un libro, poche altre letture le avrebbero dato la stessa emozione, le avrebbero trasmesso lo stesso amore per la lettura, per la natura, per quegli animali alle cui vicende si era così appassionata. Da quel giorno, quella bambina avrebbe sempre cercato di riempire la sua vita con letture simili e avrebbe così coltivato, giorno dopo giorno, il proprio amore per la natura, per gli animali, il proprio interesse verso l’amicizia tra animali e uomo. Fu uno dei migliori Natali di quella bambina, che oggi è una giovane donna e ama ancora leggere, ama ancora gli animali e naturalmente ama ancora Zanna Bianca di Jack London.
Come potete immaginare, quella bambina ero io.
Assieme ai miei auguri di Natale, quest’anno aggiungo un mio augurio personale per chiunque passi da questo mio blog: regalate alle nuove generazioni cibo per la mente e per il cuore, che incoraggi, coltivi, sviluppi sentimenti ed empatia verso l’Altro, che sia uomo o animale, che dia valore al ciclo della vita in tutte le sue forme, che restituisca il giusto fascino alla natura da cui tutti proveniamo, ma dalla quale ci stiamo drasticamente allontanando… regalate alle nuove generazioni una stella polare, che possa illuminare una strada per l’umanità nel rispetto del pianeta e di tutte le creature che la abitano.
Buon Natale, davvero a tutti.