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domenica 3 maggio 2020

Brevi pensieri ai tempi del Coronavirus

Ne avrei di cose da dire, su queste strane settimane di quarantena. In realtà, come sapete, essendo diventata mamma da poco ho avuto ben altri pensieri e tanto altro da fare, per cui non ho avuto né tempo né modo di fare il punto sulla pandemia di coronavirus e sui cambiamenti che ha comportato in tutto il mondo, che ci accompagneranno ancora a lungo. Qualche cosa però voglio scriverla, a futura memoria, ma anche per condividere con voi i pensieri che mi sono passati per la testa, nei pochi momenti che non ho dedicato alla cura di mio figlio neonato. 
Una delle prime riflessioni rispecchia tale e quale un pensiero di Michele Serra, che avrete facilmente letto anche voi nelle scorse settimane:



La sera prima avevo giusto notato, mentre scrollavo in giardino la tovaglia della cena, quanto fossero più brillanti le stelle, luccicanti in un buio intenso e limpido... e dire che, abitando in campagna da sempre, sono abituata ad ammirare un cielo stellato solitamente abbastanza pulito. Eppure che differenza! Ho ho avuto la chiara impressione che la natura stesse respirando, come non succedeva da anni, probabilmente da decenni.
Per non parlare di quello che in tanti hanno definito "silenzio", anche nelle ore di punta... io abito su una trafficatissima strada provinciale e ho ben presente il rumore delle auto, a tutte le ore del giorno. In realtà la drastica diminuzione della circolazione dei veicoli non ha affatto comportato un "silenzio"... piuttosto ci ha finalmente lasciato la possibilità di ascoltare le voci dell'ambiente che ci circonda: il vento tra le foglie appena germogliate, i tanti cinguettii degli uccelli, il ronzio degli insetti che in primavera hanno ripreso alacremente la loro vita. È sembrato innaturale perfino a me, a mezzogiorno della domenica di Pasqua, uscire in giardino e udire solo e unicamente suoni e rumori naturali... un vero ossimoro!



A riprova della generale riscoperta dei suoni della natura da parte di tutti, in campagna come in città, ci sono anche i nuovi commenti fioccati al mio post dedicato all'assiolo: con più tempo a disposizione e la possibilità di ascoltarlo senza il frastuono del mondo umano, tante persone si sono accorte della sua presenza e sono arrivate al mio blog cercando informazioni in proposito.
Infine, non dirò nulla sul valore del tempo trascorso in famiglia e sulla possibilità di rallentare i nostri assurdi ritmi lavorativi... serviva una pandemia mondiale per questo? E io temo che, non appena l'emergenza sarà passata, si tornerà a correre correre correre come prima. 
Ma se qualcosa questo brutto periodo ci sta insegnando, è proprio che la natura, con i suoi tempi lenti, i suoi cicli ricorrenti e le sue dinamiche discrete, vive meglio in un mondo dove la presenza dell'uomo si fa a sua volta più lenta e discreta. E forse, con le dovute misure e un equilibrio più positivo rispetto a quello imposto da una quarantena così rigida, potrebbe essere un mondo dove sta meglio anche l'uomo.

domenica 12 aprile 2020

La primavera a colori!

Cari amici, avevo preparato il post che segue ben prima di partorire e ben prima - soprattutto - che nel mondo si scatenasse una pandemia così grave come quella che stiamo vivendo in queste settimane. Mi sembrava fuori luogo pubblicare un post così slegato dai fatti di questi giorni, per cui mi sono presa il tempo per fare questo cappello introduttivo... io e i miei cari stiamo tutti bene, vi dirò anche che alle prese con un neonato di poche settimane il tempo per rimpiangere la "vita mondana" non è molto e anzi, se non fosse per le terribili notizie che arrivano guardando il telegiornale, credo che anche in condizioni normali non sarei riuscita a vivere questi giorni molto diversamente da come li sto vivendo (in casa, ovviamente!).
In queste intensissime giornate da neomamma, ho avuto davvero ben pochi attimi per occuparmi di qualcos'altro che non fosse il mio piccolo Stefano... ma in qualche momento sono riuscita ad avere il privilegio di godere della natura che mi circonda: qualche giro in giardino l'abbiamo fatto fare anche al nostro piccolo bimbo! Paradossalmente rispetto all'emergenza del virus che miete vittime, è scoppiata una pienissima primavera, fatta di frutteti fioriti, api ronzanti, assioli che già cantano nella notte, uccelli impegnati nella costruzione dei nidi per le prossime cove. E così niente... aspettiamo e speriamo in tempi migliori, mentre la natura impassibile e dirompente non si ferma e anzi ci fa sentire, se possibile, ancora meno significativi al suo cospetto... ma al contempo, ci accoglie e ci rincuora dandoci una visione di speranza, perchè così va la natura e noi con lei: dopo un lungo inverno, la primavera torna sempre a scoppiare, portandoci luce e nuova vita.
Con queste mie riflessioni vi auguro di passare una Pasqua il più possibile serena: chi può, si goda la primavera che ci circonda; chi non può, pazienti ancora un po' in quest'isolamento, sapendo che presto o tardi finirà. Carissimi auguri a tutti voi e ai vostri cari, vi lascio al post che avevo scritto e programmato per quest'oggi, perchè un po' della mia primavera arrivi anche nelle vostre case!

***


Cari amici, chiudiamo il cerchio dei post dedicati ai colori stagionali (qui trovate estate, autunno e inverno)... oggi è arrivato il momento di tuffarci nella tavolozza della primavera!
Non ne ho mai fatto mistero in questi anni, per me questa stagione è sempre stata estremamente ambivalente: da un lato, mi regala una spinta irrefrenabile alla vita, alla luce, alla voglia di fare... dall'altro, mi trasmette un'inquietudine esistenziale che mi costringe a uscire fuori dalla mia "comfort zone" invernale, togliendomi al contempo forze ed destabilizzando i miei equilibri psicofisici. 
Mi sono resa conto che un po' questo dipende dalle giornate, così diverse e contrastanti, che si possono succedere nell'arco del trimestre primaverile: splendidi e limpidi giorni di luce e cieli azzurri, così come giornate bigie e umide, di quel grigio così squallido come forse solo in primavera si nota, perchè contrasta ancor di più con la natura che già è in pieno risveglio. 
E, a sorpresa, osservando il mio ambiente ho scoperto che uno dei colori prevalenti in primavera è un non-colore, quella stessa tinta che spesso caratterizza il monotono inverno... il bianco! Mai come in primavera ho fotografato bianchi... di fiori, nuvole e pappi


Poi c'è il verde, di quella speciale tonalità tenera e delicata, ma al contempo così vigorosa ed energica, che si ammira solo nelle prime settimane di primavera. Alberi e arbusti quasi risplendono, baciati dal sole primaverile che rimette in moto la loro linfa... e tutto riprende. Anche noi, che pure in inverno non andiamo in letargo, ci possiamo sentire partecipi di questa rinascita... e chi magari ha un orto o un giardino, ricomincia a passarvi qualche ora.  



Ma come vi dicevo, la primavera è Giano Bifronte... e basta poco perchè il sole si copra dietro a imponenti nembi, il vento si alzi impetuoso e arrivino piogge copiose e freddo. Quando succede così a me viene voglia di credere che sia autunno, con i suoi placidi riti domestici e casalinghi, e mi destabilizza molto pensare che già il giorno dopo potrà esserci invece un sole splendente e un caldo marcato che ci indirizza verso l'estate... eppure è così che va, o almeno così che dovrebbe andare. Quale colore scegliere per questa faccia della primavera? Quello plumbeo, ma pur sempre cangiante, dei nuvoloni delle perturbazioni primaverili...


Ad ogni buon conto, la primavera è soprattutto un tripudio di boccioli profumati e copiose fioriture, dopo la stasi invernale... e se in realtà, come vi ho mostrato tante volte, anche estate e autunno non sono da meno in quanto a corolle, petali e varietà floreali appariscenti, è in primavera che lo sbocciare a nuova vita di alberi e piante commuove di più. Forse perchè dopo l'inverno ci eravamo dimenticati dei colori? Non sia mai... la primavera ce li ricorda tutti, con delicatezza ed eleganza.

Alberi di frutto... e da fiore, selvatici e coltivati!
Ginestra, narcisi e tarassachi
Ortensie, giacinti, oxalis acetosella e una pianta a me sconosciuta

Viole del pensiero, iris, giacinti e il meraviglioso glicine fiorito
Rose, rose, rose...
Chiudiamo infine questo post con l'immancabile arcobaleno primaverile... Ecco una bella "bandiera" per questa stagione che un po' odio e un po' amo, nella speranza che possa sempre conservare la sua anima multisfaccettata e imprevedibile, senza essere via via stravolta dai cambiamenti climatici.


Che ne dite, sono riuscita a cogliere i lati più rappresentativi di questa stagione, oppure manca qualcosa? Approfitto di questo post primaverile per augurare una buona e serena Pasqua a tutti!

lunedì 17 febbraio 2020

La frase del giorno: Sonia Campa

I gatti rappresentano dei ponti eccezionali per affacciarsi ai temi dell'ambiente, dell'ecologia, della psicologia e dell'etica che riguardano la relazione dell'uomo con gli animali non-umani e persino con sé stesso. (...) Il gatto riesce a immergerci in un mare di contatto autentico, primitivo con la natura, pur continuando a cullarci, a trasmetterci attraverso le sue fusa e le sue lusinghe lascive il senso di calore, di affetto, di dolcezza legata al sentimento e alla casa. Il gatto riesce a mettere in comunicazione il mondo dell'uomo di oggi con il resto del sistema dei viventi, aderendo a certe coordinate affettive umane ma, nello stesso tempo, negando l'idea di possesso e di controllo per spingerci verso logiche più ecosistemiche, all'interno delle quali (...) ci sentiamo parte di un disegno complessivo più ampio.
Sonia Campa

Paciocca in giardino

In occasione della "festa del gatto", quest'oggi ho scelto questa bella citazione per rimarcare il valore aggiunto del nostro micio e del rapporto che abbiamo (o potremmo avere) con lui. Spesso tendiamo solo a dargli importanza in quanto amabile, curioso e socievole animale domestico, talvolta addirittura ci dimentichiamo di quanto potenziale "selvatico" abbia ancora e dovrebbe poter esprimere... perchè la possibilità per il nostro gatto di esperire un legame con la natura arricchirebbe tanto lui quanto noi, osservandolo ed eventualmente accompagnandolo in questa dimensione da cui siamo sempre più lontani. 
Tante volte ho riflettuto sul fatto che Paciocca è estremamente fortunata: non solo ha una casa con tutti i confort a disposizione, ma può tutti i giorni uscire liberamente in un ampissimo giardino, dove arrampicarsi, cacciare, esplorare, marcare il suo territorio e sorvergliarlo dai "suoi" posti preferiti. E altrettanto mi sono resa conto di quanto fortunata sia io, a poterla accompagnare nelle sue perlustrazioni, che mi hanno dato spesso occasioni preziose per aprire gli occhi sulla natura che ci circondava: e così ho scoperto funghi, fiori ed insetti, sono diventata testimone della lotta per la sopravvivenza tra piante e parassiti, ho raccolto gusci di uova di uccelli selvatici ormai involati... e quanto altro ancora! Credo fermamente che una parte della mia attenzione, empatia e interesse per l'ecologia, l'ambiente e la natura, sia stata stimolata proprio dalla convivenza con i miei gatti... così importanti per me, seppur così diversi da me: questa è stata una miccia che ha acceso la mia curiosità e sensibilità per anche il resto del mondo vivente.
E così è proprio vero che il gatto, tra i mille pregi che già ha e che oggi festeggiamo come uno dei più amati tra gli animali domestici, riesce in un qualche modo anche a metterci in comunicazione non solo con lui stesso, ma anche con il resto della natura, dandoci modo di sentirci parte di un unico, meraviglioso ecosistema. O per lo meno, questo sarebbe l'ideale rapporto da ricercare con il nostro gatto, oltre le coccole, le fusa, il piacere che proviamo nel prenderci cura di lui.
Troppo spesso, in questi ultimi decenni, ho avuto l'impressione che il nostro rapporto con gli animali "da compagnia" (forse addirittura più nel caso del gatto che del cane, con il quale siamo in un qualche modo "obbligati" a ritrovarci all'aperto per le passeggiate) stia diventando sempre più "snaturato", nel senso che lo esperiamo semplicemente tra le quattro mura domestiche, dove il micio riesce a manifestare pienamente solo una parte dei suoi istinti e della sua "vera anima". E questo impoverisce il felino ma parimenti l'uomo, che si riduce a considerare l'animale solo come una propria "propaggine", dimenticando la grandezza e la meravigliosità della natura all'esterno.
Certo mi rendo conto che la possibilità di fare uscire all'aperto il proprio gatto non è per tutti, eppure allora mi viene da dire che - in ogni caso - dovremmo cogliere al volo l'occasione del rapporto con lui, con un animale non-umano, con il quale comunichiamo in modi e maniere non certo principalmente verbali, dovrebbe darci la spinta per aprirci alla natura tutta, alle creature viventi che ci circondano e all'ecosistema che andiamo ad occupare... perchè il nostro gatto, se potesse, ce lo dimostrerebbe in maniera mirabile, che tutto è connesso e che, per quanto si possano amare i confort casalinghi, esiste anche una dimensione di libera naturalità da cui discendiamo e che non possiamo rinnegare. 
Sarebbe bello che questa "festa del gatto", oltre che i video simpatici su youtube e facebook, diventasse anche l'occasione per ricordarci questa "potenzialità ecosistemica" del nostro micio: uno dei doni più preziosi che potrebbe farci, oltre al suo amore che già sperimentiamo ogni giorno.

sabato 18 gennaio 2020

L'inverno a colori

Era da tempo che volevo dedicare un post ai colori dell'inverno (dopo averlo già fatto per la variopinta estate e per la tavolozza dell'autunno)... e oggi vi presento la mia "sintesi cromatica" dedicata a questa stagione così fondamentale, quella del buio, del freddo e del riposo vegetativo... una stagione che purtroppo ci affascina sempre meno e anzi spesso va a cozzare con le nostre esigenze antropiche di continuo lavoro, efficienza e temperature costanti. Invece l'inverno è il fermarsi per antonomasia, una stasi che sa quasi di morte; è freddo e umidità, da cui ripararsi certo ma anche in grado di purificarci; è ombre e buio precoce... che nei giorni più spettacolari vanno ad affrontare "in un prodigioso duello" la luce di un sole vicino, sfavillante, potente, colorando il cielo delle sfumature più commoventi. 


L'inverno di casa mia, me ne sono resa conto, è anche un laboratorio a cielo aperto di passaggi di stato: l'acqua si trasforma continuamente, da sfuggente nebbia a brillante ghiaccio, da gelida rugiada a soffice neve. Il fatto che sempre più spesso brina, neve e ghiaccio siano rari, lasciando invece il posto a una costante nebbiolina e persistente umidità, non fa altro che confermare il cambiamento climatico che appiattisce la stagione fredda ad un lungo autunno costante. Le foto di nevicate che qui vi propongo, sono tutte "eccezioni"... solo per poche giornate, tavolta solo per poche ore all'anno (e non tutti gli anni), la neve imbianca ancora la pianura ferrarese, svelandone aspetti suggestivi e nascosti. Ormai è molto più comune vivere giornate nebbiose, o nuvolose, senza eccessivi freddi nè eclatanti manifestazioni climatiche pienamente "invernali". Forse un'altra tendenza che rende l'inverno sempre meno suggestivo e degno di essere apprezzato nella sua singolarità.



L'inverno non implica comunque solo riposo e morte apparente, perchè anzi in natura troviamo delicate ed eleganti fioriture invernali: il chimonantus (o falso calicanto), le roselline e i bulbi, le cui foglie fanno capolino dalla terra e ben presto fioriscono... per non parlare delle gemme pronte a sbocciare già dalle ultime settimane di febbraio. Non per niente, il vero spirito dell'inverno risiede nella gemmazione.


Guardando queste foto e pensando ai momenti in cui ho potuto scattarle, mi rendo conto che se si apprezza così poco l'inverno, oltre che per il suo animo antitetico ai ritmi di perenne produttività che ci imponiamo noi esseri umani, è anche perchè abbiamo (o troviamo) poche occasioni per viverlo nella sua essenza autentica. Io stessa ho fatto un certo sforzo, soprattutto in quelle giornate fredde, nebbiose ed umide, a trovare la voglia e la motivazione per uscire dal confortevole calore casalingo ed immergermi in paesaggi monotoni, bigi e d'un freddo umido che ti entra nelle ossa. Diverso è il caso delle bellissime giornate di sole o di neve, nelle quali l'aria gelida e limpida non fa che aumentare lo splendore della natura, illuminata dai raggi solari o dal riverbero del manto nevoso. In ambo i casi, se ci aggiungiamo poi i ritmi frenetici di vita che non mutano certo per allinearsi al respiro lento della stagione invernale, il quadro è completo: tanti di noi escono di casa al mattino e rientrano alla sera, sempre con il buio. Quando mai pensare a godersi la natura invernale?


Chissà i nostri nonni cos'avrebbero potuto raccontare dell'inverno? Probabilmente più freddi e incisivi nel loro manifestarsi, certamente meno confortevoli rispetto a quelli che ormai siamo abituati a vivere noi (nel bene e nel male), ma forse in un qualche modo per questo più meritevoli di attenzione e rispetto. L'inverno, con i suoi colori spesso intonati tra bianchi, grigi e neri, ci regala però anche tocchi di inaspettata vivacità: basta una bella giornata di sole, un grappolo di bacche su un cespuglio, un cielo azzurro limpidissimo, un tramonto che infuoca il buio all'orizzonte. E l'aria fredda e limpida di questa stagione ci invita al rallentare, al meditare, al prepararci alla ripresa solo dopo aver tirato davvero il fiato. L'inverno, con il suo messaggio controcorrente, è forse tanto più necessario quanto più sta "scomparendo"... sotto i nostri ritmi frenetici, sotto il cambiamento climatico. Chissà tra qualche decennio se queste foto saranno ancora attuali, o se saranno già un antico ricordo di una stagione "in via d'estinzione". Per ora, teniamocelo ben stretto!

martedì 24 dicembre 2019

Buon Natale, proprio a tutti!

Cari amici, eccoci giunti ormai al fatidico Natale... prima di lasciarvi i miei auguri, validi per tutte le prossime festività ed estesi a tutti i vostri cari (umani e non), vi racconto com'è andato il mio "Avvento in natura". Vi dirò che mettere in pratica quotidianamente i propositi e le attività che avevo pianificato è stato più complesso del previsto: complici gli impegni (quest'anno in realtà in modica quantità), spesso il meteo non favorevole, talvolta altri pensieri per la testa, non ho sfruttato a pieno il mio "calendario d'avvento". Ad ogni modo le cose che sono riuscita a concretizzare le ho davvero fatte con coinvolgimento e hanno arricchito le mie scorse settimane d'attesa... Il momento più creativo è stato un fugace pomeriggio di sole, nel quale mi sono industriata per realizzare - sotto la fedele supervisione di Paciocca - un piccolo presepe con materiali naturali... ho sfruttato un fondo di muschio già esistente (senza danneggiarlo ovviamente!), sassi, foglie, rametti. Avendo più tempo e idee a disposizione, sono sicura che avrei potuto creare qualcosa di ancora migliore... ma sono molto soddisfatta del risultato, per essere il primo tentativo!


La parte più divertente del mio Avvento è stata sicuramente quella del birdgardening: tanti volatili si sono avvicendati alla mia postazione-mangiatoia, tenendomi compagnia! Certo, fotografarli alle giuste condizioni non è stato uno scherzo... e anche qui, mi sarebbe servito tanto più tempo in più, oppure più giornate di sole a disposizione, per riuscire a "catturare" tutti gli uccelli al loro meglio. Quest'anno la "new entry" è una grossa ma educatissima ghiandaia (niente a che vedere con le insolenti gazze dello scorso anno, che mi distruggevano una palla di grasso al giorno, lasciando gli altri uccelli senza niente), che ha capito come acchiappare la palla di grasso dalla retina e nutrirsene. Vi dirò che a questo punto, continuerò sempre a lasciare almeno una palla nella retina, giusto per lei.




Sì, perchè in realtà per gli altri uccellini ho sperimentato e trovato altre soluzioni molto soddisfacenti! Quest'anno ho esposto una mangiatoia in ferro battuto, un prodotto artigianale comprato la scorsa primavera, nel quale ho iniziato a mettere semini di girasole e soprattutto i prelibati pellet per insettivori (una leccornia per i pettirossi). Il problema fondamentale è che questa mangiatoia, nonostante sia installata su una sottile barra d'acciaio ben piantata in terra, è accessibile anche a ratti e topi (forse dovrei "ungere" la barra, per far sì che i roditori scivolino quando si arrampicano?)... purtroppo i ratti, anche quest'anno, non hanno tardato a farsi vedere. A quel punto ho dovuto trovare un'alternativa che fosse valida sia per le cince (le quali in realtà possono appendersi e appigliarsi ovunque) ma soprattutto per i pettirossi, che non riescono ad aggrapparsi. Così ho acquistato anche un altro tipo di mangiatoia, sospesa e utile per esporre palle di grasso senza retina (c'è chi dice che tra l'altro la rete sia pericolosa per le zampette degli uccelli... io a dire il vero, in tanti anni, non ho mai notato alcun problema... ma tant'è), con un piattino nel quale speravo che si posassero i pettirossi.

Ecco il mio "parco mangiatoie" al completo! Piattino, mangiatoia sospesa e palla di grasso in retina.




Quest'anno ho preparato io stessa le "tortine" per gli uccelli: ho usato la ricetta che avevo già pubblicato anni fa, a partire da 1/4 di dose e omettendo la mela fresca (ne sono venute fuori 8 belle "polpette"). Al dunque, quando ho esposto la nuova mangiatoia con le mie palle casalinghe, ho purtroppo appurato che il piattino sottostante (utilissimo raccogli-briciole) non era abbastanza sporgente per permettere ai pettirossi di posarvisi in comodità. Così ho risolto fissando un rametto solido, con un pò di fil di ferro da recinzione, all'esterno della mangiatoia, abbastanza in basso perchè gli uccellini potessero scegliere se mangiare direttamente le palle o le bricioline nel piattino. A quel punto ho risolto tutti i problemi: anche i pettirossi hanno iniziato a frequentare la nuova mangiatoia, molto utile perchè tra l'altro in caso di pioggia fa sgrondare l'acqua (cosa che non accade alle altre) e il cibo esposto non deve essere rimpinguato quotidianamente.



Anche la cincia approfitta del rametto!

Ho continuato comunque a mettere nell'altra mangiatoia i pellet energetici per insettivori, perchè grazie al tanto cibo esposto ho capito che anche gli uccellini hanno i loro gusti, nonostante si adattino poi a quello che c'è... i pettirossi preferiscono in assoluto i pellet (che continuo ad esporre, ma in quantità molto ridotte affinchè durante la notte i topi non pasteggino con gli avanzi del giorno), le cince invece non fanno troppi complimenti e divorano felici sia le palle di grasso industriali che quelle casalinghe. Il pettirosso sembra apprezzare in particolare l'uvetta della mia palla di grasso artigianale! La ghiandaia, come detto, predilige la palla di grasso industriale. Quest'anno i grandi assenti sono i fringuelli... forse arriveranno quando il freddo sarà maggiore (per ora, solo un paio di giorni è stato davvero freddo), ma più che altro loro si nutrono sul terreno, forse approfittano delle briciole che cadono a terra? Ammetto però di non averne ancora visto uno... ma li aspetto fiduciosa, anche perchè sono i meno scattanti, senza dubbio i più facili da fotografare!




Per il resto ho fatto delle belle passeggiatine in giardino, spesso in compagnia di Paciocca, e ho potuto osservare diversi fenomeni a cui non avrei altrimenti dato importanza... mi sono accorta di piccole cose che mi hanno rivelato qualche segreto in più sulla natura viva che mi circonda. Ad esempio, quando sono andata alla ricerca apposita di bacche per fotografarle, mi sono accorta con dispiacere che nell'enorme giardino (quasi parco) dei miei genitori, pieno di ligustri, biancospini e piracanta, di bacche non c'era rimasto più nulla! Immagino che, considerando l'invasione di ratti a cui i miei sono sopravvissuti in novembre, i responsabili siano ancora una volta questi roditori... o almeno così penso, perchè gli uccellini ci sono sempre stati in quantità nel giardino dei miei (non così i ratti, questo è un fenomeno recente), eppure di solito, per Natale, riuscivo sempre a rintracciare tanti rametti carichi di bacche di piracanta e ligustri, per farne un centro tavola natalizio. Quest'anno: ciccia! Giusto un mio piccolo ligustro ha conservato le sue bacche, ma ho preferito lasciarle attaccate alla pianta!


Allo stesso modo mi sono incantata, in una delle poche giornate di sole, ad osservare i riflessi dello stagno in dicembre... mi aspettavo che il colore dello specchio d'acqua sarebbe stato tendente al grigio acciaio, o al massimo azzurro cielo. Invece... rossastro! Come le foglie che, cadute in acqua, stavano decomponendosi regalando questa strana sfumatura allo stagno. 
Questo dicembre, per un giorno, è perfino nevicato a Ferrara, ma non sufficientemente per uscire il giorno dopo e fotografare paesaggi imbiancati... è stata giusto una spruzzata, che ha reso gli uccellini ancora più industriosi! 
Ho provato pure a fare qualche scatto ad una bella luna piena, attorno alle 17.00 del pomeriggio, sul fare del crepuscolo... ma ancora devo imparare parecchie cose sulla fotografia, per riuscire ad immortalare la luna che sorge! In compenso, me la sono ammirata dal vivo... che è la cosa più importante, oltre le foto che troppo spesso ci sentiamo in dovere di fare, a testimonianza del momento che stiamo vivendo. Un ricordo peraltro resta meglio impresso nella nostra memoria, se riusciamo a dedicare a quell'attimo la nostra piena attenzione... senza smartphone o macchine fotografiche di mezzo, che ci distraggono dalla vita che intanto passa e va.




Vi saluto infine con qualche scatto "selvatico" della mia Paciocca in perlustrazione: come sempre le è piaciuto tanto accompagnarmi, spesso condurmi, nei giretti in giardino... adesso che non abitiamo più insieme e che solo con me può esplorare l'ambiente in compagnia (i miei non si prendono la briga di farlo), è probabilmente la cosa che più le piace fare con me... con buona pace mia e di tutti i gatti più casalingoni e coccoloni che invece preferiscono dormire sulle ginocchia del proprio umano.




Bene, cari amici, che altro dire? Vi saluto con affetto e vi auguro davvero di trascorrere delle festività serene, lo auguro a voi, ai vostri famigliari, ma anche ai vostri animali e perchè no... anche ai miei e vostri uccellini nei giardini e così a tutta la natura selvatica (topi e ratti compresi, suvvia)... perchè è proprio vero che "Non importa cosa trovi sotto l'albero, ma chi trovi intorno" (S. Littleword). E il nostro intorno, come a me ha dimostrato il mio avvento selvatico, si estende certamente anche a tutta la natura circostante! Augurissimi a tutti!

sabato 30 novembre 2019

Aspettando il Natale... un po' controcorrente!

Ultimo giorno di novembre: da domani, anche i più recalcitranti (come ahimè lo sto diventando io), dovranno rassegnarsi ad entrare a pieno diritto nell'atmosfera natalizia, che ci è stata imposta ormai con diverse settimane d'anticipo. Devo essere sincera... amerei molto il periodo di Natale, adoro decorare la casa fuori e dentro, fare i dolci tipici, così come mi piace organizzare cene e pranzi festivi con amici e parenti. Altrettanto amo pensare ai regali per le persone care, mi immergo volentierissimo in letture natalizie, mi sciolgo in brodo di giuggiole di fronte ai mielosi film di Natale, programmo sempre almeno un giorno in qualche località famosa per mercatini natalizi, meglio se con la neve... eppure, anche per un'entusiasta come me, negli ultimi anni trovo che si stia amaramente esagerando, soprattutto per quanto riguarda le tempistiche: al supermercato il primo panettone l'ho avvistato (non scherzo) a fine settembre. In ottobre, mentre imperversava il marketing spinto per Halloween, in tv iniziavano già a comparire le pubblicità con jingle natalizi completamente fuori luogo. Con l'arrivo dei primi di novembre, non c'è stato più freno... sembrava che fosse già pieno periodo natalizio: alberi di Natale e decorazioni ovunque nei negozi, eventi in città pompati all'inverosimile (inaugurazione delle bancarelle a metà novembre, con annesse luminarie già tutte completamente accese... spettacolari, lo ammetto, ma ora di Natale non ci avremo già fatto l'abitudine?), perfino qualche coraggioso (?) cittadino ha decorato il giardino e acceso le luci natalizie in contemporanea, aumentando il mio fastidio.

Le vie di Ferrara già illuminate a Festa a metà novembre...

E' come se la nostra società volesse cancellare i periodi "normali", come lo era un tempo novembre: un mese forse un po' lugubre, lo ammetto, molto piovoso... ma era l'anima più cupa dell'autunno, forse proprio quel periodo che poi faceva salutare con ancora più gioia il primo albero di Natale, il primo balcone illuminato dalle lucine, l'idea di iniziare a pensare ai regali, il desiderio di un weekend sulla neve tra i mercatini, l'aspettativa delle festività, la festa in tavola per un dolce dal sapore tipicamente natalizio. 
E' chiaro che il Natale fa vendere molto e di più di un anonimo novembre... ma a questo punto, se guardassimo a come gira il mondo in Occidente, potremmo comodamente cancellare novembre dal calendario o cambiargli nome, rinominandolo ad esempio "Predicembre". L'anima di novembre è stata uccisa, neanche troppo lentamente o timidamente, da una società dove è il marketing a dettare il calendario e come ci dobbiamo sentire: Natale sta arrivando, è già ora di pensarci e fare compere, di sentirci felici! 
E invece, affrettando così le cose, felici probabilmente ci sentiamo sempre meno... e arriviamo al 25 dicembre già nauseati, sicuramente già assuefatti al clima festivo, per cui non resta più nulla da apprezzare davvero: la piazza illuminata a festa è solo un insieme di edifici e di lucette a led, il panettone in tavola ha il sapore usuale come quello di un Buondì (in fondo, lo stiamo mangiando da settimane, no?), le musiche natalizie ci fanno lo stesso effetto di un ripetitivo e martellante tormentone estivo. Che bel guadagno!

Un bel panettone: sicuri di averne ancora voglia a Natale, se iniziamo ad assaggiarlo a novembre? Foto di Nicola Wikipedia.

Ovviamente sta ad ognuno di noi vivere in maniera personale e critica ciò che la società ci propone/impone, decidendo cosa accogliere e cosa rifiutare, eppure è sempre più difficile sfuggire a questa finta euforia natalizia che si scatena fin dai primi di novembre... e parlo io che vivo in campagna, per cui per fortuna non devo ritrovarmi ad ogni uscita da casa le vie di Ferrara illuminate a festa, le vetrine con la neve finta e le palle di Natale! 
Se guardo fuori dalla mia finestra, siamo ancora in un autentico e naturale novembre: le foglie ormai quasi tutte a terra, tanta pioggia, gli uccellini che visitano ormai quotidianamente la mia mangiatoia, nessun segno del Natale che sta arrivando. Per carità, a brevissimo inizierò anche io i preparativi tradizionali, ma mi secca tanto avere sempre meno entusiasmo per un periodo che adoravo... 
Ad ogni buon conto, questo post non vorrebbe essere solo uno sfogo personale e abbastanza fine a sè stesso sul marketing natalizio... anzi, l'idea principale sarebbe un'altra! 
Girellando in internet ho trovato una bella idea per vivere un po' diversamente l'attesa natalizia, per riempire questo periodo che ci separa dal 25 dicembre con attività legate alla natura. Si tratta di un vero e proprio "calendario d'avvento" in versione "wild", inerente solo e unicamente al mondo naturale o, eventualmente, agli animali domestici. L'idea mi è piaciuta tanto e ho pensato di riproporvela!



L'originale arriva dal sito americano "Wilder Child" (per incentivare nei bambini un legame più quotidiano e stretto con la natura, soprattutto grazie all'educazione e al coinvolgimento dei genitori e delle famiglie): se conoscete l'inglese, potete seguire comodamente anche la loro versione (graficamente più bella e curata della mia). Oggi come oggi il "calendario d'avvento" è una pratica destinata ai bambini più o meno grandi, ma se impostata in maniera seria può dare degli spunti di riflessione anche a noi adulti... in particolare una versione come questa, che si propone di darci l'occasione di entrare quotidianamente a contatto con la natura e il mondo non umano. Un bell'antidoto contro il folle marketing "natalizio", non trovate?
E così vi offro la mia versione, ispirata chiaramente a quella di Wilder Child ma tradotta in italiano e riadattata... l'idea sarebbe di ritagliare ogni bigliettino (ciascuno corrisponde ai giorni 1-24 dicembre), piegarli e metterli alla rinfusa in un contenitore a vostra scelta: ogni giorno estrarre a sorte un bigliettino e cercare di mettere in pratica il suggerimento scritto. Ovviamente c'è ampia libertà di adattamento: se alcune attività proposte non si adeguano al meteo o ai vostri impegni di quel giorno, si può liberamente scegliere un altro bigliettino. Così come si può, al contrario, non ritagliare i bigliettini e tenerli semplicemente così, in bella vista, scegliendo giorno per giorno l'attività che ispira di più... o cambiandola, modificandola a proprio piacimento. L'importante è trovare un po' di tempo quotidiano, da qui a Natale, per la natura. Forse arriveremo alle feste un po' meno nauseati, sicuramente molto arricchiti dalle esperienze che avremo maturato a contatto con il mondo selvatico... l'opposto del mondo umano patinato (e spesso finto) che ci circonda in questo periodo. E poi, chissà... forse in questo modo scopriremo che anche dicembre ha un'anima tutta sua speciale e selvatica, indipendente dalle feste di Natale... vi va di provarci insieme?


Clicca sull'immagine per visualizzarla grande e poi salvala sul pc. Altrimenti... contattami via email (rumoredifusa@gmail.com) ti spedirò il PDF!

Io ci proverò senz'altro e vi aggiornerò a iniziativa finita di com'è andato il mio "avvento selvatico"! Vi consiglio davvero di lanciarvi in questa (o in una simile) iniziativa, non perchè sia io a proporla, bensì perchè ho già sperimentato come un piccolo proposito come questo possa davvero dare una qualità diversa alle giornate e alle settimane... e ai più fortunati di voi dico: non chiudetevi dietro al pensiero "beh, tanto io vivo già abbastanza a contatto con la natura, non ho bisogno di un'attività così strutturata", perchè tante volte l'ho pensato anche io per me stessa... per poi ricredermi e scoprire che un piccolo impegno effettivamente progettato e ideato per ogni singolo giorno, vi dà modo di assaporare anche meglio il vostro "vivere selvatico". Un po' come è successo a me per l'estivo "30 days wild", di cui vi parlai anni fa... per cui amici, se l'idea vi piace e come me siete davvero già nauseati dal Natale commerciale, vi aspetto per questa piccola avventura natalizia controcorrente!
Buon inizio dicembre a tutti... e buona autentica attesa del Natale!

mercoledì 6 novembre 2019

"Breve storia di un raggio di sole" di Gianumberto Accinelli

Ormai lo sapete: in questo blog ci sono autori che ciclicamente ritornano, per il mio e il vostro piacere... perchè le "penne" illuminate sono patrimonio dell'umanità, ancora meglio se parliamo di scrittori italiani! Gianumberto Accinelli è uno degli autori che amo moltissimo, appassionato divulgatore scientifico ed entomologo. La sua "Breve storia di un raggio di sole" è un'inusuale narrazione, in sostanza, di un'enorme e soprendente rete alimentare, estesa su tutto il mondo. Si parte dal miracolo forse più suggestivo che avviene quotidianamente sulla nostra Terra: la trasformazione dell'energia solare, della "luce" - quel raggio di sole protagonista del titolo - in energia spendibile per la vita, grazie alla fotosintesi clorofilliana. 
Ci avete mai pensato a quanto sia incredibile il fatto che le piante riescano a produrre zuccheri - la prima energia vitale - "semplicemente" combinando anidride carbonica, luce e acqua? Una ricetta chimica straordinaria, che sta alla base di tutta la vita, compresa la nostra. E dalle piante - il "gradino alimentare" dei produttori - di cui Accinelli ci racconta vita, morte e soprattutto "miracoli", passiamo via via alle forme di vita animali, produttori e consumatori... senza dimenticare quanto lenta e graduale sia stata l'evoluzione della vita. 



Accinelli, da buon entomologo qual è, sceglie però erbivori e carnivori "sui generis": non aspettatevi necessariamente mucche, gazzelle, lupi e leoni, bensì siate pronti ad essere catapultati nel micro-mondo del giardino... scoprirete che le formiche, ad esempio, praticano una vera e propria "pastorizia" sugli afidi (ecco un erbivoro sui generis!) o la coltivazione dei funghi, così come vi addentrerete nella giungla del vostro cortile per un safari specialissimo, cercando la temibile coccinella... un predatore più efficiente di un leone! 
Non solo insetti però, in questo bel saggio divulgativo: troviamo anche animali eccezionali come la lumaca fotosintetica (unico animale al mondo in grado di svolgere la fotosintesi... e io che ero fermamente convinta che nessun animale potesse compierla!), oppure una lucertola senza zampe che dimora nei formicai alla ricerca di protezione e cibo extra.
Infine si arriva all'ultimo anello della catena, o per meglio dire ai nodi della rete che riportano direttamente al via: i decompositori, che si occupano di far tornare disponibili per la vita tutte le sostanze utili che resterebbero altrimenti intrappolate nella materia ormai morta. 
Nessuna morale a tutte le storie che si intrecciano e si srotolano sul pianeta, intersecando spesso anche le nostre vite antropizzate... se non forse una consapevolezza, che dovrebbe rincuorarci e allo stesso tempo farci riscoprire la nostra appartenenza a tutto il pianeta vivente: la Natura vive e si sviluppa tra mille difficoltà quotidiane, nella lotta per la vita e la morte, nella fatica per la sopravvivenza e alle prese con davvero tanti, tanti problemi da risolvere. E' così per ogni specie vivente, e noi non facciamo eccezione: così funziona tutto questo nostro mondo, naturale ed antropizzato, illuminato dai raggi del sole.

lunedì 28 ottobre 2019

Impressioni d'autunno (2019 - 1)

Questa mattina mi sono svegliata con una leggera nebbia che, via via che sono trascorse le ore, ha poi svelato una giornata grigia e bigia, non eccessivamente fredda, ma neppure soleggiata, sfavillante ed eccezionalmente calda come lo sono state le scorse. 
Se lo scorso maggio sarà ricordato per il gran freddo e le continue piogge, probabilmente quest'ottobre che si avvia a conclusione resterà nella memoria come uno dei mesi meteorologicamente più sereni... forse anche troppo, soprattutto dal punto di vista delle temperature: quasi una vera e propria estate ottobrina, con punte di caldo eccezionale. E allora ricordiamolo così, con questi scatti che testimoniano la bellezza dell'autunno mite, anche se pericolosamente troppo caldo per i cicli naturali...

 
 





Paciocca, anche se ha incrementato già di molto i tempi delle sue dormite in casa, non si è fatta sfuggire l'occasione di trascorrere i soleggiati pomeriggi all'aperto... e mi ha scortata, come sempre volentieri, nei miei giretti in giardino... tra un'arrampicata sugli alberi, un'annusata accurata al suo territorio e qualche pigro sonnellino cullata dal sole d'ottobre.







A farle da cornice foglie e fiori, che immancabili sono sbocciati come tutti gli autunni... quest'anno la novità è stata la fioritura del Tricyrtis, detto anche "orchidea perenne": in realtà si tratta di un bulbo della famiglia dei gigli, che per tutta l'estate ha prodotto una lunga pianta verde ben poco appariscente (anzi, mia madre non ha fatto altro che sottolineare quanto ricordasse un'erbaccia spontanea)... ma finalmente, questo ottobre, ha mantenuto la promessa dando luogo ad una bella ed elegante fioritura.







Ecco il fiore del Tricyrtis


Infine una mia piccola osservazione naturalistica... da completa ignorante in materia di funghi quale sono, non ho mai considerato che anche loro avessero una sorta di "sviluppo" graduale... e invece, avendo modo di osservare la crescita di tanti funghetti nel mio prato, ho potuto scoprire che anche i funghi possono mutare aspetto, nel giro di poche ore!

Questi funghi sono spuntati da pochi giorni...

... ed ecco come diventano, a distanza di un giorno o due! All'occhio inesperto, sembrano di diversa specie!
Bene cari amici, con questi funghetti vi saluto e nel frattempo vi auguro un buon inizio settimana... che porterà nei prossimi giorni un peggioramento notevole della stagione, con piogge diffuse e freddo in arrivo... certo non grandi notizie, ma del resto l'autunno presto o tardi doveva tornare in linea con le sue tendenze più naturali. Buon proseguimento a tutti!