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martedì 11 agosto 2020

Adottare un cane, con un gatto in famiglia

Cari amici, oggi vi propongo un'intervista che è insieme un autentico racconto di vita e pure una piccola guida da cui prendere spunto, per affrontare positivamente l'adozione di un cane, introducendolo in una famiglia in cui è già presente un gatto. La voce è di Filippo, affezionato e storico lettore di questo blog, nonché amico, che avete già conosciuto grazie ai post dedicati alle sue gatte Alice, Maud e Dinah, ma anche ammirando le sue splendide foto della Borgogna, dal momento che vive in Francia.
Filippo e il suo compagno Olivier hanno da poco adottato il cucciolone Archibald, facendo del loro meglio perché fosse accettato anche dalla loro micia Dinah (e dalla tartaruga Platone!).
Che altro dire? Vi lascio alle sue parole e spero apprezzerete come me la sua onestà, sensibilità e giudizio nel affrontare una situazione potenzialmente delicata e destabilizzante quale l'introduzione di un cucciolo di cane in una famiglia già "dotata" di gatto. Buona lettura!

 

Dinah la gatta e Archie il cucciolo!

Come è maturata la decisione di adottare un cane, dopo tanti anni passati solo in compagnia di gatti?
Io sono un gattofilo, da sempre e per sempre, ma i cani mi sono sempre piaciuti. Quando ero studente ho fatto un po’ il dog sitter, e inoltre mio zio aveva un border terrier (si chiamava Jim) di cui mi sono spesso occupato.
Mi è sempre piaciuto fare trekking e da quando ho la fortuna di avere una casa in campagna (cinque anni) faccio anche lunghe passeggiate nei boschi nei fine settimana. L’idea di un cane che mi accompagnasse in queste escursioni mi piaceva, ma avevo paura che fosse un impegno troppo grande per me nel mio quotidiano in città. È inconcepibile immaginare la mia casa e la mia vita senza un gatto, ma il cane mi pareva una sorta di “bonus” da aggiungere a tempo debito. Sapevo che un cane sarebbe un giorno arrivato ma non sapevo quando. Due anni fa ho incontrato il mio attuale compagno, anche lui amante degli animali e della vita all’aria aperta. Era d’accordo sull’adozione di un cane “più tardi”, ma con i nostri tre gatti (due mie e uno suo) che viaggiavano con noi tra Parigi e la campagna e una tartaruga (che è in pianta stabile in campagna) non ci sembrava davvero opportuno per il momento. Purtroppo, l’inverno scorso una delle mie gatte è morta di vecchiaia, e il micio del mio compagno è stato portato via da un tumore. Siamo rimasti con la mia gatta Dinah e la tartaruga Platone e abbiamo iniziato a riparlare del cane. E una volta che un’idea entra in testa, è davvero difficile buttarla fuori, almeno per me!  Il mio compagno lavora spesso da casa, e comunque il suo ufficio è a cinque minuti da casa nostra. Io lavoro più lontano ma ogni tanto anche io sto a casa a lavorare. Ci siamo informati sulla possibilità di muoversi con un cane nei mezzi pubblici e abbiamo entrambi parlato con i nostri rispettivi colleghi chiedendo se fossero stati d’accordo con la saltuaria presenza di un cane in ufficio. Erano tutti entusiasti. Superati questi scogli organizzativi, abbiamo deciso di lanciarci nell’avventura, approfittando del fatto che l’isolamento avrebbe permesso di dedicare molto tempo all’educazione di un cucciolo.

 
In che modo vi siete orientati fino ad arrivare a scegliere proprio Archibald?
Io ero sopratutto preoccupato dalla convivenza con la gatta e con la tartaruga e volevo un cane senza troppo istinto predatorio. La decisione iniziale era quella di adottare presso un’associazione una femmina di taglia medio piccola, adulta, il cui carattere fosse compatibile con la presenza di altri animali.
Volevo adottare in un’associazione per dare una seconda possibilità a un animale sfortunato, una femmina perché mi preoccupava la vita in città con un maschio che fa pipì ogni 3 metri e si ferma ad annusare ogni marcatura di possibili “rivali”, di taglia medio-piccola perché più facilmente gestibile negli spostamenti e adulta perché i cuccioli sono davvero molto impegnativi e presentano più incognite di un cane con un carattere già definito. So che quest’ultima decisione può sorprendere alcuni. Molti si fermano al cliché dei cani adulti nei canili “traumatizzati e problematici”, ma in realtà i motivi per cui un cane finisce in un rifugio sono tanto numerosi quanto i cani stessi. Ognuno ha la sua storia e se l’associazione è seria i volontari sanno benissimo consigliarti sul cane più adatto alla tua vita. 
Una obiezione che mi è spesso stata fatta era “ma un cucciolo lo educhi come vuoi tu” e a me questa frase è sempre sembrata soprattutto molto presuntuosa: non è possibile fare “quel che si vuole” di un essere vivente. Il carattere del più malleabile dei cuccioli presenterà sempre una grande parte di unicità e individualità che la più rigorosa delle educazioni non potrà mai cambiare. Se si possono insegnare molte cose a un cucciolo, nessuno potrà mai insegnargli ad essere... ciò che non è. 
Purtroppo, nonostante tutte queste buone intenzioni, niente è andato come previsto: l’isolamento e le conseguenti misure sanitarie hanno reso impossibili le visite ai rifugi, la procedura di adozione in questo contesto era diventata quasi impossibile e gli stessi volontari ci hanno sconsigliato di intraprendere una strada difficile e carica di troppe incognite per due “neofiti canini” come noi. 
A malincuore, e con un po’ di senso di colpa, ci siamo incamminati verso decisioni più convenzionali : abbiamo cominciato a valutare quale razza (che brutta parola) fosse la più adatta a noi e a una vita divisa fra una grande città e i fine settimana in campagna e alla convivenza con una gatta e una tartaruga. Alla fine, la scelta è caduta sul golden Retriever, la cui indole sembrava corrispondere al nostro stile di vita. 
Abbiamo cercato di non farci influenzare dalle caratteristiche estetiche (anche se un po’ è inevitabile!) ma di selezionare un cane con cui vivere una bella “prima esperienza canina”. Abbiamo parlato con tanti allevatori, e L’allevatrice che ci ha convinto di più aveva due cuccioli maschi disponibili. Dopo qualche esitazione (avevamo detto femmina!) abbiamo deciso di prenderne uno e seguendo le indicazioni dell’allevatrice abbiamo scelto il più introverso e dolce dei due. 
E così, abbiamo adottato Archibald, un cucciolo maschio di razza di taglia medio grande. L’opposto di quel che avevamo deciso 😊!
 
 
 
Come avete gestito e organizzato i primissimi giorni dall'arrivo a casa del cucciolo, in relazione alla vostra micia? 
Un mese prima dell’arrivo di Archibald abbiamo spostato le ciotole di Dinah, che erano posizionate per terra in cucina vicino al lavello. Le abbiamo messe in un luogo inaccessibile per il cucciolo, sopra un mobiletto della cucina. Inoltre, abbiamo messo altre ciotole su un mobiletto in camera, perché la gatta potesse scegliere dove bere e mangiare senza incontrare il cane.
Quindici giorni prima dell’arrivo del cucciolo, abbiamo cominciato a posizionare il cesto dove questo avrebbe dormito e le ciotole dove avrebbe mangiato e bevuto. Quella dell’acqua è stata riempita da subito, perché Dinah la potesse usare  se avesse voluto. 
L’obiettivo era di dare a Dinah nuove abitudini senza che le collegasse all’arrivo del cane, cosa che l’avrebbe ulteriormente scombussolata. 
La lettiera era già posizionata in un posto strategico: dentro una cassapanca, accessibile tramite una gattaiola posta su un lato. A prova di qualsiasi cane!

Come ha reagito Dinah inizialmente? E come sta andando via via la convivenza tra i due?
Ero molto preoccupato perché Dinah è la più paurosa e timida dei gatti che ho avuto. Certo è più presente e sicura di sé da quando è diventata l’unica gatta di casa, ma resta sempre un animale molto riservato con gli estranei e diffidente nei riguardi di qualsiasi situazione nuova. È ben diversa da Maud e Cosmo, che si imponevano di più. 
Senza far generalizzazioni, l’inserimento di un cucciolo in una casa dove vive un gatto è sempre più problematico di quello di un gattino in una famiglia dove c’è un cane. In quest’ultimo caso, se il cane non è un cat-killer, il buon esito dell’inserimento è praticamente scontato : i gattini considerano i cani come enormi montagne da scalare, piene di appendici a cui aggrapparsi e con cui giocare. E i cani accetteranno con entusiasmo il ruolo di balia del micino.
Nel caso contrario invece, difficilmente un animale abitudinario e silenzioso come il gatto accetterà immediatamente la presenza di un cucciolo irruente, vivace e maldestro. 
Per fortuna, l’arrivo di Archie non ha terrorizzato Dinah come mi aspettavo. Era spaventata certo, ma non si è nascosta negli armadi come fa di solito quando qualcuno -umano o cane- entra in casa: ha preferito osservare Archie dall’alto dei mobili o da dietro le poltrone. Inizialmente chiudevamo Archie in cucina per la notte, ma adesso abbiamo smesso ed entrambi sono liberi di dormire dove vogliono, anche se poi di fatto ognuno dei due ha conservato la propria postazione : Dinah ai piedi del letto e Archie nella zona giorno. 
La cosa più dura da accettare è stata che Dinah si allontanasse temporaneamente da noi: c’è stato un momento in cui lei ha dovuto raccogliere nuove informazioni sulla situazione che stava vivendo. Stava molto in disparte, passava tanto tempo fuori casa, tornando essenzialmente per mangiare e dormire.
Noi cercavamo di non escluderla mai da nulla, ma non era facile: Archie era sempre incollato ai nostri piedi! Per qualche giorno è stato faticoso far riterrete Dinah in casa la sera : ci osservava dal bordo della terrazza, rifugiandosi sui tetti appena noi ci avvicinavamo.
 
 
 
Abbiamo capito che, poiché Archie è molto rispettoso verso Dinah, la cosa migliore da fare era non mettersi in mezzo, per far capire a lei che “noi siamo noi, e il cane è il cane”. Dissociandoci da lui, Dinah è tornata ad essere quella di sempre.
 
 

Certo è ancora un po’ contrariata dalla sua presenza, ma con noi è proprio la stessa di prima. 
Di fatto, lo ignora quasi sempre, anche se quando entra in una stanza la prima cosa che fa è verificare la sua posizione. 
 
 

Lui invece è intrigato dalla sua presenza: lo vedo spesso osservarla mentre sono entrambi in giardino, oppure mentre lei si pulisce o dorme.
La osserva anche mentre caccia.
 
 

L’altro giorno ero uscito per delle commissioni e al mio ritorno ho trovato Archie sistemato vicino al divano dove Dinah stava già dormendo quando ero uscito di casa. Ho trovato molto dolce il fatto che lui avesse preferito la vicinanza della gatta, seppure poco amichevole, alla completa solitudine. 



Quanto è impegnativo gestire un cucciolo di cane?
Tantissimo! Ma proprio tantissimo!!! Il primo mese è stato estenuante: seguendo i consigli dell’allevatrice, mettevo la sveglia per portarlo fuori anche di notte, perché imparasse più in fretta le regole di pulizia. E ciò nonostante non era sufficiente a evitare incidenti. Un cucciolo necessita di una sorveglianza praticamente continua, per 1000 ragioni. Bisogna essere severi, premiare e scoraggiare quasi in continuazione. Non ci si possono autorizzare neanche tutte le dimostrazioni di affetto di cui si avrebbe voglia. Un cagnolino che ti salta addosso per salutarti fa tenerezza, ma bisogna pensare che quello stesso cane presto peserà almeno 35 kg...
Bisogna proibire da subito l’accesso a letti e divani, bisogna scoraggiare ogni effusione troppo brusca... e non è sempre facile, un po’ perché i cuccioli fanno tenerezza, un po’ perché a volte si è veramente stanchi di dire “no, giù, basta” tutto il giorno. 
E poi gli incontri con gli altri animali, l’insegnamento a stare al guinzaglio, a non mangiare le cose trovate per terra, a non elemosinare a tavola... tutto, ma proprio tutto deve essere riflettuto, valutato, non soltanto per la situazione presente, ma in prospettiva: anche se sul momento si può dire “va bene così, non è grave” bisogna pensare a quella stessa situazione con un cane adulto e chiedersi se saremo ugualmente in grado di gestirla. Per esempio un cucciolo che tira al guinzaglio è una cosa, ma un cane adulto è un’altra... oppure i bisogni : Archie ha imparato presto a non farli in casa, ma per lui non era facile capire che giardino e terrazzo, che lui legittimamente considerava “esterno” per noi invece continuano a essere “casa”. E sul momento si può avere la tentazione di lasciar perdere, dirsi che è già un grande successo non dover pulire più il pavimento del salotto... ma i bisogni di un cagnolino sono una cosa, i bisogni di un cane adulto... sono un’altra storia. 
 Confesso che eravamo un po’ scoraggiati a momenti, soprattutto io perché avendo più tempo libero mi occupavo tantissimo di Archie. In certi momenti è inevitabile chiedersi “ma chi me l’ha fatto fare?”. 
Nelle settimane le cose sono migliorate tantissimo, Archie impara in fretta e bene, si direbbe che “agire correttamente” è importate per lui quanto lo è per noi. 
Non ho mai sgridato i miei gatti (ne lo farò mai) perché ad un gatto manca totalmente lo “spirito di squadra”: farà una determinata cosa perché lo fa star bene e non per “far piacere”. Un divieto genererà in lui soltanto frustrazione, ansia e diffidenza nei confronti di chi lo impone. Con un cane è diverso: lo stesso fatto di “far bene” è per loro fonte di soddisfazione, come lo è la lode e la ricompensa che che ne consegue. Ci si può quindi permettere di domandare un po’ di più a un cane, e di essere un po’ più severi 
Pensando alla differenza della vita con un gatto, direi inoltre che si hanno priorità opposte. Con Dinah, siamo sempre attenti a curare e a mantenere i legami che abbiamo creato, e incoraggiamo praticamente qualsiasi interazione che lei decide di avere con noi. Siamo coscienti di come questi legami vadano preservati e rinnovati ogni giorno, pena un allontanamento da parte sua che ci rattristerebbe moltissimo; con Archie, non facciamo altro che monitorare è incanalare queste interazioni, stando attenti che la sua presenza non prenda troppo spazio. 



Quali sono gli aspetti più positivi di quest'adozione canina?
La cosa più bella è che vivendo con un cane sto imparando una nuova lingua, quella dei cani appunto, che non è meno sfumata e ricca di quella felina, anche se forse è un po’ più facile da imparare, perché più esplicita.
Un’altra cosa, che esula dal cane in sé ma che mi piace tanto : passeggiando con un cane, incontri e parli con un sacco di persone, proprietari di cani e non ! Per me, che sono così socievole, è davvero una cosa divertente.
E poi c’è il fatto di poter portare Archie dappertutto, sopratutto adesso che siamo in vacanza : dagli amici, al ristorante, in macchina, al lago, al fiume, nel bosco... Quello che a lui importa è stare con noi. Cerchiamo di fargli fare un sacco di esperienze, ma stiamo anche attenti a non stancarlo e stressarlo. Compirà 4 mesi il 20 agosto !
È anche bello il tipo di affetto che da e chiede, così diretto e diverso da quello di un micio, fatto spesso di sguardi e di momenti di inattività insieme. 
Con un cane “fai” più cose, ma non sto dicendo che i cani sono migliori intendiamoci! Se la condivisione è maggiore, direi che è più una questione di quantità che di qualità. Anzi, secondo me la qualità del tempo passato con un gatto non ha pari! 
Come dicevo all’inizio dell'intervista la mia passione sono sempre stati i gatti, da sempre, anche se non mi piacciono i paragoni tra gli animali. 
C’è però un detto: “chi ama i gatti ama tutti gli animali, mentre chi ama i cani ama solo il proprio cane”, e in effetti, tante volte mi sono trovato a discutere mio malgrado con cinofili convinti che snocciolavano senza interruzione le prove di fedeltà, intelligenza e lealtà dei loro cani (che a me sembravano un po’ numeri da circo in realtà 😉).  Di fronte a questi discorsi mi facevo quasi un dovere di difendere i miei gatti e il loro modo d’essere, ma mi veniva sempre risposto “è solo perché non hai mai vissuto con un cane”. Frase di fronte alla quale non era possibile ribattere, perché era la verità. Oltretutto, i contro argomenti di un gattofilo sono sempre debolucci per la mente di un amante dei cani, perché l’amore dimostrato da un gatto è fatto di piccolissimi gesti, posizioni del corpo, stati d’animo. Niente a che vedere con le effusioni senza ritegno dei cani! E oltretutto la relazione con un gatto si sviluppa totalmente al riparo da sguardi altrui, nell’intimità della casa e del giardino, quando solo “gli eletti” nel cuore del gatto di casa sono presenti.
L’amore dei gatti è un mistero assoluto per chi non lo vive in prima persona. Ad un occhio esterno e poco avvezzo ai codici felini, tutti i gatti sembrano uguali. 
 
Ora che Archie fa parte della nostra famiglia, amato, coccolato e vezzeggiato a dovere, all’ennesimo amico/conoscente/familiare/vicino di casa che mentre gioca estasiato con il mio cucciolo mi chiede “allora, adesso che c’è Archie riconosci anche tu che i cani sono davvero fantastici?”, posso rispondere senza paura di repliche saccenti “sì, lo sono, ma continuo a preferire i gatti”, e godermi lo stupore oltraggiato del cinofilo deluso. 😊

lunedì 25 dicembre 2017

Il Natale in famiglia del gatto Kozal!

Cari amici, buon Natale a tutti voi! Per concludere al meglio l'anno su Rumore di Fusa, ma anche per condividere con voi il senso di una festa che mette al primo posto l'amore e l'accoglienza in famiglia, eccovi una storia speciale... una storia veramente accaduta, un piccolo miracolo che in realtà può avvenire in ogni parte del mondo, tutti i giorni dell'anno, trasformando (in meglio) tutte le vite dei protagonisti. Si tratta dell'adozione di un gatto abbandonato, scelto dopo mesi di permanenza forzata in un rifugio, ignorato dai più... mesi che rischiavano di trasformarsi in una condanna a vita, perchè il gatto protagonista della storia ha ben 16 anni, un'età che ha reso la sua adozione una scommessa difficile vincere. Eppure, per fortuna, su questa Terra c'è anche chi comprende e si fa conquistare dallo sguardo afflitto di un gatto anziano in un rifugio, un micio che per sette mesi si è visto "sorpassato" da tanti altri gatti senza comprendere perchè... una creatura che, dopo una vita lunga, mai potrebbe capire la ragione del terminare i suoi giorni in un rifugio, solo con sé stesso. Ma il lietissimo fine c'è stato, per Kozal, ed eccolo a voi:



Il gatto Kozal è stato affidato, in cerca di adozione, al National Adoption Centre dell'associazione inglese Cats Protection, nel Sussex. Probabilmente a causa dei suoi 16 anni, per sette lunghi mesi è rimasto ad attendere qualcuno che volesse adottarlo, nonostante fosse un bel gatto pieno di vita... guardatelo nel video del suo appello:



Una vitalità mica male per un gatto anziano, no? Kozal stava però perdendo le speranze di rientrare in una famiglia, finchè i suoi attuali adottanti, Jill Cash e il marito, hanno scelto proprio lui all'inizio di dicembre! Sul sito dell'associazione Cats Protection si leggono alcune parole della coppia: "Abbiamo adottato Kozal perchè aveva quell'aria desolata sul suo musetto e volevamo solo dargli un posto caldo e sicuro dove trascorrere i suoi anni da pensionato". Un bellissimo gesto, un reciproco dono di Natale per questa famiglia e per il gatto Kozal, che passerà al caldo e ben coccolato non solo queste festività, ma tutto il resto della sua vita! Davvero un Buon Natale.

giovedì 8 giugno 2017

Dalla Francia con amore: la storia vera di Maud e Dinah!

Cari amici, oggi ho il piacere di raccontarvi una nuova storia d'amore felino e umano: è il racconto di vita vissuta di Filippo e le sue tre gatte, Alice, Dinah e Maud, tra l'Italia e la Francia. Non aggiungo altro, perchè scoprirete anche voi le doti di narratore di Filippo... e vi affezionerete subito alle sue meravigliose micie, tra avventure quotidiane, traslochi, rivoluzioni di vita e meravigliosi weekend in Borgogna. Buona lettura a tutti!

Maud e Dinah

ALICE
Alice fu raccolta, ancora piccolina, dalle ragazze che abitavano accanto al mio appartamento da studente, a Siena, nel lontano 1998. Fu presto chiaro che il desiderio delle giovani vicine di avere un gatto era poco più di un capriccio: se ne occupavano poco e male, dimendicandosi di comprarle da mangiare, di darle da bere, di farla entrare o di farla uscire, sgridandola quando combinava qualche (inevitabile) pasticcio. E cosi la micina, che era di una dolcezza infinita, scavalcava spesso la rete del giardino dove era spesso confinata, per atterrare in quello confinante, dove affacciava... la mia camera. Ovviamente io fui più che accogliente con la nuova arrivata e in poco tempo Alice divenne più "mia" che delle vicine: si stabilì definitivamente da me, mi accompagnava alla fermata dell'autobus quando andavo a lezione, la sera era li ad aspettarmi, dormiva ai piedi del mio letto... e sul mio letto partorì un'unica micina, Olivia, adottata in seguito dalla ragazza del mio conquilino. Il parto di Alice, conseguenza delle poche cure da parte delle vicine (che non erano state neanche sfiorate dall'ipotesi della sterilizzazione) fu l'evento che mi fece capitolare: d'ora in avanti, sarei stato responsabile di lei a tutti gli effetti, perché non potevo sopportare che esseri viventi innocenti subissero le conseguenze della superficialità umana. Alla fine dell'anno universitario, Alice venne con me ad Arezzo, mentre sua figlia Olivia se ne andò a vivere in Puglia con la ragazza del mio conquilino.


Ecco Alice, in tutta la sua morbidissima dolcezza!

Quando decisi di trasferirmi a Parigi, laureatomi nel 2003, Alice abitava con me e mia madre da ormai 5 anni. Per settimane mi interrogai sull'opportunità di portarla via con me o no, chiedendomi se si trattasse di egoismo o senso di responsabilità... e finendo per dirmi che imporle un viaggio così lungo, e in seguito un'esistenza che si preannunciava ricca di interrogativi (dove avrei abitato? con chi? che tipo di vita avrei avuto?), sarebbe stato solo egoismo. E cosi Alice rimase ad Arezzo da mia madre, dove è vissuta felice fino alla scorsa estate (18 anni), alternando inverni nell'appartamento in città e estati nella casa immersa tra le dolci colline toscane. Quando andavo a trovare mia madre dormiva con me, abbandonando la sua posizione notturna sul letto di mia madre. Se ne è andata l'estate scorsa, quietamente, come quietamente è vissuta al nostro fianco per diciotto anni, regalandoci amore, risate e dolcezza.


 


MAUD
Dopo questa introduzione nostalgica, ma necessaria, torniamo agli inizi della mia vita parigina, che fu, come previsto, piuttosto... caotica: tra i corsi del master universitario in giornata, il lavoro al ristorante la sera e ... il divertimento la notte (dopotutto, avevo 23 anni, mica ero a Parigi solo per studiare!!!), tempo per occuparmi in maniera corretta di un gatto proprio non c'era! All'epoca, dividevo casa e spese con un amico francese che passava più tempo di fronte al computer che a studiare, lavavamo i piatti quando quelli puliti erano finiti e ci riducevamo a mangiare gli avanzi del frigo perché la spesa era l'ultima delle preoccupazioni. Quale poteva essere il risultato di tutto questo se non... i topi in casa? E cosi fu: quando vidi un topo schizzare da sotto il divano a sotto il mobile attraverso il soggiorno, decisi che :
- le pulizie andavano fatte più spesso;
- era ora di mettersi a studiare seriamente per gli esami di fine anno;
- volevo un gatto, perché nulla come un gatto combatte il problema dei topi in maniera duratura e efficace.


Ecco Maud!

E cosi, tramite un'amica di un'amica della ragazza di Bastian, mio conquilino francese, Maud arrivò tra noi (Natacha, la ragazza di Bastian, contagiata dall'entusiasmo generale, adottò Opium, il fratellino di Maud). Inizialmente Maud doveva essere "la gatta della casa", ma ancora una volta, fu evidente che era la mia gatta, e che Bastian si limitava a giocarci un po' quando i videogiochi non lo distraevano troppo. Natacha e il suo Opium eranio spesso da noi, e cosi, tre giovani e due gattini si preparavano alla vita adulta nella Parigi dei primi anni 2000.
Intanto i miei buoni propositi avevano dato i loro frutti: gli esami del master alla Sorbona erano stati superati, e lo stage nella società di produzione TV si era trasformato nel mio primo lavoro, cosa che mi permetteva di :
- dire addio al lavoro serale nel ristorante italiano;
- avere più soldi;
- cercarmi un appartamento per conto mio.


Maud in treno!

In realtà ero stato un po' troppo ottimista (ah... la gioventù!) perché ci sono stati un po' di appartamenti, un po' di passaggi intermedi, altri conquilini, altri lavori in per altre produzioni TV (e anche un momentaneo ritorno alla casella "cameriere al ristorante") prima di approdare alla stabilità odierna, e prima che riuscissi a diventare proprietario, con un colpo di fortuna di cui ancor oggi mi stupisco, di questo piccolo ex-atelier nel cuore di Parigi, che affaccia su una corte alberata cosi propizia ai gatti che ogni abitante (o quasi) ne ha almeno uno. 



Ma in tutto questo, Maud è sempre stata con me: ha sopportato traslochi, coabitazioni con cani, altri gatti, domicilii temporanei, vacanze in ogni dove, con una calma stoica, chiedendo solo di essermi accanto. Con la sua voce possente e roca (la madre di Maud è una gatta siamese, e i siamesi sono dei gran chiacchieroni) fa capire benissimo cosa vuole e non vuole, dove le piace stare, chi sono le persone che approva e quelle che proprio non sopporta, ma la nostra amicizia non è mai stata messa in discussione: dove sono io, sta lei. Punto. E' una gatta straordinaria, i vicini la conoscono bene e dicono che ha "una forte personalità". La mattina si mette sulla soglia di casa e osserva chi va al lavoro, salutando a gran voce quando le si rivolge la parola. La macchia nera sul naso le dà un'espressione arcigna, un po' da persona anziana e inacidita, ma è una gatta dolcissima.



 

DINAH
L'arrivo di Dinah si collega ad un periodo molto triste: era il 2013 e mi stavo separando dal mio compagno di allora. Mi ricordo i pomeriggi e le sere passati in camera mia, disteso sul letto a guardare il soffitto, pensando a cosa fosse meglio fare e non fare: lascio? Non lascio? E se poi sto peggio? E se poi sto meglio? E se rimango solo? E se soffre per colpa mia? In questi momenti, per pensare ad altro e per rinfrescarmi le idee... guardavo su internet foto di gatti. C'è chi si rifugia nella droga, chi nell'alcool, chi nella pornografia, chi si dà ad acquisti smodati o mangia troppi dolci... Io guardo gattini su internet. C'è di peggio, no ?
E un giorno mi dissi: ma cosa c'è di più c’è di più bello, che mette più di buon umore, che solleva più il morale di… un micino?


Ed ecco Dinah!

E così, un po’ tanto per fare, scrissi ad un’associazione che si occupava del recupero di gatti randagi per sapere se avessero un micino disponibile. In realtà facendolo non ci credevo troppo (o sì?): mi dicevo che ci sarebbero state delle liste di attesa, delle selezioni... e due ore dopo, mi chiama una ragazza dell'associazione, che aveva in stallo da lei due micini neri, di cui uno già riservato, ma l'altro era disponibile.
Le spiegai dove vivevo (molte associazioni non affidano gattini se l'appartamento ha un accesso all'esterno), ma io spiegai le cose sinceramente: dissi che avevo scelto la mia casa anche perchè offriva alla mia gatta la possibilità di uscire in un ambiente protetto. Sono convinto che i gatti che hanno la tendenza ad allontanarsi sono spesso (ovviamente non è una regola) quelli che appartengono alle persone più ansiose: gli animali risentono moltissimo i notri stati d'animo, e di fronte ad un atteggiamento ansioso tendono a erigere barriere fisiche ed emotive. 



E così, una settimana dopo, Dinah fece il suo ingresso a casa nostra. Da subito, giurò a Maud un'amicizia eterna e infallibile, sentimento che Maud non era proprio disposta a condividere... Ma in capo a due settimane, la dolcezza di Dinah aveva conquistato anche lo spirito arcigno di Maud. Il suo carattere, timido e riservato, è all'opposto di quello di Maud: mentre Maud accoglie con entusiasmo ogni visitatore, Dinah si rifugia nell'armadio appena qualcuno bussa alla porta; la voce di Maud è quella di uno scaricatore di porto, Dinah ha una vocina flebile e delicata, che usa di rado; Maud considera tutti gli altri animali (cani, topi, farfalle, insetti...) come possibili partner di una conversazione interessante, Dinah è terrorizzata dai cani ma è una cacciatrice straordinaria. Il punto che le accomuna è l'affetto che hanno per me: mi seguono per tutta la casa e dormono con me ogni notte. 



Da due anni ho una casa in campagna, in Borgogna, a due ore da Parigi, dove trascorro i weekend e parte delle vacanze: inutile dire che neanche un momento ho pensato che le avrei lasciate a Parigi. Il venerdi sera partiamo in treno, tutti e tre, ognuna nel suo trasportino. In treno, Maud dorme sulle mie ginocchia ( o parla con gli altri passeggeri) , mentre Dinah, più paurosa, preferisce restare al sicuro nel cesto. Ma una volta arrivati a destinazione, entrambe hanno a disposizione un giardino e una vecchia, grande casa in cui correre e giocare, piena di nascondigli, travi e anfratti.
E' bellissimo vedere Dinah arrampicarsi su alberi e tetti, vederla mentre caccia topi e uccelli. E' bellissimo quando Maud mi segue in giro per il villaggio, ignorando con alterigia i cani che le abbaiano da dietro i portoni dei giardini. Quando vado a trovare i vicini, non è raro che Maud si presenti anche lei, ospite non invitata ma sempre gradita. 


Dinah sul tetto!

Ed ecco la storia delle mie gatte.
Sono gatte fortunate, credo, perché possono godere della natura e di tanta presenza umana, sempre scelta e mai imposta. 



     

Sono gatte fortunate, concludo io, soprattutto grazie al grande amore e alla dedizione di Filippo, con cui condividono una vita piena di esperienze e affetto autentico! Grazie Filippo per averci fatto conoscere la vostra storia e tante coccole per le tue gatte!

lunedì 14 novembre 2016

"A spasso con Bob", una storia vera

La storia vera del cantante di strada James Bowen e del gatto randagio Bob, forse, la conoscete già: qualche anno fa, infatti, il libro che la racconta diventò un best seller mondiale. Ma in questi giorni è uscito nelle sale anche il film e, cari amici, non posso che consigliarvelo spassionatamente! Io l'ho visto ieri e ne sono uscita con il cuore gonfio di felicità e gratitudine, ma anche ben impressionata dalla capacità di narrare una storia di vita difficile senza scadere in troppo sentimentalismo.
L'esistenza di James Bowen, artista di strada che si guadagna da vivere cantando con la sua chitarra a Londra, è fatta di stenti, freddo, droga, crisi di astinenza, tentativi di uscirne e continue ricadute. James vive ai margini della società, in una profonda solitudine esistenziale, rifiutato dalla famiglia come dagli altri clochard. Sembra che per lui non debba esserci più speranza, condannato a sparire, un giorno o l'altro, nell'oblio della fame, del freddo e dell'overdose. La sua ultima possibilità gli viene data da Val, assistente sociale che cerca di salvarlo dal suo più probabile destino, quando gli fornisce un tetto sopra la testa con un ultimatum ben chiaro: al primo sgarro dal programma di recupero, James perderà ogni cosa. E qui arriva Bob, un meraviglioso gatto rosso di strada.


Bob entra nella vita di James con la tipica grazia di ogni gatto alla ricerca di una casa, nella speranza di trovare anche una famiglia. Il bel tigrato rosso è addirittura ferito; James a quel punto non può ignorare un micio in difficoltà, che lo guarda come nessun altro l'aveva mai guardato prima: come se lui, proprio lui, potesse fare la differenza. Ed è questo, essenzialmente, a cambiare la vita di James: trova un amico che conta su di lui, esige attenzioni, cure e lealtà costanti, dando in cambio fiducia, affetto, riconoscenza, amicizia. Tutto quello che prima mancava a James. Il cantante di strada, prendendosi cura di Bob, impara anche a prendersi cura di se stesso: grazie al gatto inizia a cantare per guadagnare gli spiccioli necessari per le scatolette per gatti, invece che per una dose di eroina; grazie a Bob attira le attenzioni di un pubblico distratto e indifferente ai clochard, avendo l'occasione di dare una svolta alla sua vita; per il suo micio cerca di stare fuori dai guai, si mette in gioco, affronta e vince la sua battaglia contro la dipendenza dalla droga. In conclusione, James e Bob saranno davvero riusciti a cambiarsi reciprocamente la vita.

Bob e James. Fonte immagine: Dailynews24
Ciò che mi è piaciuto di più del film, oltre alle straordinarie inquadrature e alla presenza del gatto Bob (interpretato da se stesso, oltre che da altri bravi felini rossi), è stata la capacità del registra di non edulcorare per nulla il mondo dei clochard, lo squallore e la tragedia continua che si ritrovano a vivere i tossicodipendenti... così come l'amicizia, la fiducia e il rapporto tra James e Bob, sullo schermo, risultano realistici e spontanei, non una favoletta. Sembra di guardare davvero la vita reale... ma, in fondo, è esattamente questo: è la storia di James Bowen e del gatto Bob. Perchè è proprio vero: a volte ci vogliono sette vite per salvarne una.

venerdì 2 settembre 2016

Vito, il micio ferrarese con una zampa bionica!

Oggi vi racconto una bellissima storia a lieto fine, una storia che nei mesi scorsi ha girato tanto sul web e ancora di più sui quotidiani locali tra Ferrara e Rovigo, perchè il gatto protagonista delle vicende è talmente unico da meritare davvero tanta popolarità! Lo scorso anno, più o meno di questi tempi, la mala sorte volle che un piccolo gattino di due mesi finisse tra le lame di una falciatrice: così dura e dolorosa è stata la partenza di Salvo, che nell'incidente perse entrambe le zampette posteriori e rischiò di morire. Il micio, in condizioni disperate ma ancora vivo, venne soccorso e portato al Gattile Comunale di Ferrara, dove le ragazze di "A Coda Alta" si sono subito occupate della sua emergenza: curato al meglio possibile, è stata avviata una raccolta fondi per poterlo operare adeguatamente. Al momento del suo ritrovamento Salvo era più morto che vivo, ma questo piccolo micetto coraggioso ha lottato con la forza di un leone e ha tenuto fede al suo nome, salvandosi davvero. La sua prima operazione è riuscita e, pur senza le zampine posteriori, non ha mai perso vivacità, entusiasmo e voglia di giocare, come tutti gli altri micini di pochi mesi. 

Vito al Gattile di Ferrara
Affettuoso e socievole, quando è stato il momento di cercargli un'adozione la sua buona stella non lo ha abbandonato: è diventato il micio di Valentina, volontaria di OIPA di Rovigo, una sezione territoriale dell'Organizzazione Internazionale Protezione Animali particolarmente attenta a mici disabili. Se il destino aveva già riservato a Salvo una seconda occasione, grazie a Valentina ne ha gudagnata certamente una terza. Ribattezzato Vito, il gattino con il procedere dei mesi è stato seguito e curato, fino ad un'ipotesi che gli avrebbe potuto cambiare la vita: tornare in sala operatoria, per inserirgli una protesi al titanio ad una delle due zampine amputate. L'operazione sarebbe stata delicata, costosa e soprattutto rivoluzionaria: il primo caso in Italia di gatto con una zampa "bionica". Per Vito, grazie a OIPA di Rovigo e al passaparola di altre associazioni locali (compresa naturalmente "A Coda Alta"), è stata avviata un'altra raccolta fondi per consentire l'intervento, che avrebbe dato a Vito la possibilità di migliorare la sua qualità di vita, camminando su tre zampe anzichè strisciando sulle anteriori. La raccolta fondi è andata a buon fine e, nel giugno scorso, Vito è stato operato nella clinica veterinaria "Pedrani" a Zugliano (Vicenza).

Ecco Vito subito dopo la sua avveniristica operazione nella clinica di Zugliano. Foto tratta da Estense.com
Si è trattato di un evento davvero eccezionale: l'operazione chirurgica è andata bene e Vito è diventato il primo micio in tutta Italia ad avere una protesi ad un arto, fatta su misura per lui! La convalescenza naturalmente è stata delicata e lunga, ma Vito ha continuato ad essere il micio d'oro che è sempre stato, sopportando al meglio tutte le cure e i momenti più difficili. Oggi potete seguire gli aggiornamenti su Vito alla pagina Facebook di Oipa Rovigo, in particolare quella del loro progetto dedicato alle cure e alle adozioni di animali disabili: "Disabilandia". Sulla pagina si vedono tutte le attività meritevoli e meravigliose che i volontari di Oipa fanno per mici e cani disabili: addirittura ginnastica in acqua per i mici con paresi! Si legge che: "a inizio giugno 2016 è stato resa operativa la Casa famiglia Disabilandia, un rifugio per questi mici speciali in attesa di adozione! Si trova a Rovigo in via Alfieri 42 (di fianco al campo CONI) ed è aperta al pubblico dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 18.30 alle 20.00 circa, salvo imprevisti". Che dire? Dateci un'occhiata quanto meno e, se siete in zona, perchè non andare a fare qualche coccola a questi animali speciali?

Ecco Vito oggi, con la sua zampina bionica! Foto tratta da pagina Disabilandia OIPA Rovigo
Per concludere, rifletto su Vito e sulla sua intera vicenda, così speciale, così importante: da un momento tragico e disperato, grazie alla buona volontà di tante persone (volontari, associazioni, ma anche medici veterinari e chirurghi che non si sono tirati indietro), grazie anche alla voglia di vivere del gattino, la storia di Vito è diventata un luminoso esempio di grande amore e passione per gli animali, un inno alla vita in tutte le sue possibilità. E l'orgoglio di avere avuto il primo caso di gatto "bionico" in Italia proprio qui, tra Ferrara e Rovigo, spero possa essere solo di buon auspicio per tanti altri animali che, già salvati da una tragedia, possano migliorare ancora di più la loro vita.

lunedì 9 novembre 2015

Saluti a tutti, da Silver!

Cari amici, oggi iniziamo bene questa nuova settimana! Oggi infatti vi mostro, e con grande piacere, le foto che nelle varie settimane mi ha mandato Erica, la nuova "mamma" di Silver! E' passato quasi un mese dalla sua felice adozione e, come potrete vedere, il micio non solo si è ambientato benissimo, ma si è goduto fin da subito tutti i comfort casalinghi... dorme nel lettone, guarda la tv e non perde occasione per sottoporsi a lunghe coccolate!




Per me è una gioia ricevere questi scatti e leggere, periodicamente, gli aggiornamenti su Silver e la sua nuova famiglia... e, sinceramente, non potevo sperare di meglio per lui! Erica e la sua bella famiglia sono infatti tutti gattofili DOC e penso proprio che Silver l'abbia intuito fin dal primo istante: niente di meglio per un amore davvero corrisposto, reciprocamente!



Ad Erica, a suo marito e a loro figlio andrà sempre la mia gratitudine per aver scelto proprio Silver, quella domenica in gattile... e a tutti loro va anche il mio augurio che la loro famiglia possa essere costantemente piena di gioia e fusa. 
Con queste belle foto, che sicuramente sapranno rallegrare e allietare anche voi, vi auguro di trascorrere una buona settimana!

domenica 11 ottobre 2015

Il nostro lieto fine: Silver è stato adottato!

Cari amici, oggi è una giornata di grande festa qui su Rumore di fusa, perchè proprio poche ore fa il nostro amato Silver ha trovato una nuova famiglia! Gioia, sollievo e gratitudine nel sapere che la sorte è stata benevola a questo fantastico micio e gli ha concesso di restare in gattile giusto una decina di giorni, prima di approdare nella sua nuova casa... giorni nei quali sono stata a trovarlo più e più volte in gattile, trovandolo sempre tranquillo e buono, seppur talvolta mogio e un pò apatico. Lo guardavo, lui mi guardava senza neppure più aspettarsi di tornare a casa con me. Era normale, non potevo chiedere di più nè a lui, nè alle (bravissime) ragazze che quotidianamente si adoperano affinchè il gattile sia una struttura pulita e accogliente per i mici.
Non sto a raccontarvi tutti i pensieri che ho avuto in questi dieci giorni, in cui ho cercato di lasciar andare il sogno di avere Silver nella nostra famiglia nei prossimi anni, in cui ho cercato di far pace con l'idea di non aver avuto altra scelta e che il senso di abbandono che Silver avrà provato in gattile sia stato un "male necessario", giorni in cui soprattutto ho sperato e pregato perchè la sua adozione potesse concretizzarsi presto. E stamattina il lieto fine è arrivato anche per Silver, che è stato notato proprio mentre stava appollaiato sulle mie spalle (come era suo solito fare) da una famiglia che, sono sicura, saprà dargli tutto l'amore le cure e l'affetto di cui ha bisogno. Anzi, sappiate che ho già ricevuto una foto, a poche ore dall'adozione, di Silver spaparanzato su di loro! 

Ecco Silver in gattile questa mattina, poco prima di essere adottato!
Silverino, nei miei ricordi resterai sempre un pò anche il "mio" gatto, da quel giorno in cui sei arrivato dai campi e ti immaginavo già parte della mia vita nei mesi e negli anni a venire... ed è stata dura lasciarti andare. E' stato ancora più difficile capire di averti ferito, capire di essere stata proprio io quella a farti patire la pena dell'abbandono, il senso di smarrimento in un nuovo contesto e la nostalgia per una casa che avevi perso, di nuovo. E sapevo che sarei riuscita a perdonarmelo soltanto il giorno in cui tu avessi trovato adozione, ed è incredibile pensare che quel giorno sia già e proprio oggi. Ti lascio andare con il sollievo di chi sa che, dopo il dolore inevitabile, è finalmente arrivato anche il lieto fine e che ora ti aspetta una vita di affetto e amore, quella che ho sempre voluto per te. 
Silver, ti ricorderò sempre con un'emozione speciale, nel mio cuore e nella mia memoria, e ti ringrazio per i due mesi di fiducia, affetto e allegria che mi hai regalato. Adesso dimenticami e vivi, vivi la tua vita di gatto, la migliore possibile, quella che hai sempre meritato e che io ho sempre pregato tu potessi avere. Adesso ce l'hai Silver, ce l'abbiamo fatta.

Ed eccoci qui, Silver ed io!
Un ringraziamento speciale alle colleghe di "A Coda Alta" che mi hanno aiutata in questa vicenda, sia nei consigli che nei fatti, per tutto il tempo in cui Silver è stato con me e al gattile di Ferrara.

giovedì 26 giugno 2014

La storia di Baghera, micia anziana non vedente, oggi una vera regina!

E' da un pò di tempo che non vi racconto una bella storia a lieto fine, e proprio mentre qui sta spuntando il sole dopo una giornata di pioggia, eccomi a rimediare! Oggi vi racconto la storia di Baghera, questa micia di ben dieci anni, tutta nera... con un piccolo problemino in più rispetto agli altri mici del gattile: è cieca. In realtà, voglio chiarirlo per tutti i lettori che non abbiano mai visto un gatto non vedente all'opera, la cecità nei gatti è un handicap molto meno invalidante rispetto a quanto accade tra noi esseri umani! Questo perchè la vista nei gatti non è il principale senso con cui approcciarsi all'ambiente: conta molto di più l'udito, sviluppatissimo nei felini, l'olfatto ma anche il tatto, intendendo con questo tutto il sistema di vibrisse (non solo nel muso, se ben guardate anche nel corpo del micio troverete speciali "baffetti") con cui il gatto riesce ad esplorare il mondo. Ecco spiegato perchè un gatto cieco, talvolta, sembra proprio comportarsi come se ci vedesse!

Ecco Baghera in gattile
Ma ora veniamo a Baghera, la nostra gattona nera: ahimè, le stelle non sembravano esserle favorevoli. Già in età abbastanza avanzata, cieca, era stata riportata al gattile di Ferrara una seconda volta quando la signora anziana, che l'aveva precedentemente adottata, era venuta a mancare.
Baghera si era dimostrata fin da subito tranquilla e affettuosa con tutti gli operatori e volontari, perfettamente in grado di muoversi, quasi come un gatto che ci vede! Ovviamente un occhio di riguardo in più ci vuole con un micio cieco: sta a noi rendere l'ambiente il più sicuro possibile e controllare che non possa accedere a zone pericolose come strade trafficate. Noi di "A Coda Alta" la mettiamo ben presto in adozione, senza farci troppe illusioni sul fatto che un gatto anziano e con handicap possa trovare presto una famiglia! Ma invece...

Baghera immersa nelle margherite, nella sua nuova casa
Invece un giorno si presenta in gattile Gloria, alla ricerca specifica di un gatto adulto per i suoi genitori. Rimane molto colpita da Baghera, anche se non più giovane e non vedente, e decide di proporla alla sua famiglia.  Nessuno ci avrebbe creduto, ma da lì a pochi giorni, Gloria torna con la madre a rivederla ed è amore a prima vista! Baghera viene subito adottata e, ribattezzata Nerina, sappiamo che oggi è trattata come una regina. Ha accesso a un bel cortiletto ma soprattutto... ha tutta una famiglia che la adora, la ama e la cura al meglio! 
Ecco Baghera in giardino!
Baghera in braccio a Gloria, durante le scorse vacanze natalizie
Questa per noi volontari è la gioia più bella, quando vediamo un micio trovare esattamente il suo posto, nonostante le difficoltà che possono essere successe prima dell'adozione. E oggi Baghera/Nerina può finalmente fare le fusa a tutto spiano agli umani che la amano... questa è la miglior conferma che per amare serve soprattutto un cuore aperto e privo di pregiudizi. Bravi Gloria e famiglia, per aver guardato con gli occhi del cuore, gli unici che riescono a vedere davvero!

mercoledì 30 aprile 2014

La storia di Gigia: speranza, amore e consapevolezza per una nuova vita

Questa è una storia vera che non manca di commuovermi profondamente... e credo che per voi miei affezionati lettori, sarà lo stesso. Oggi vi racconto di Gigia, questa bellissima micia tigrata e bianca di tre anni, dall'indole naturalmente molto dolce ed affettuosa. All'epoca della nostra storia, la tigrata viveva con un'anziana signora, accudita come si merita ogni gatto domestico. Purtroppo la sua mitezza caratteriale non l'ha tenuta in salvo da un gravissimo incidente stradale: destino di molti sfortunati gatti, che vengono letteralmente travolti da un mondo nel quale fanno sempre più fatica ad essere al sicuro. Ma Gigia almeno sopravvive, anche se con pesanti conseguenze: resta paralizzata agli arti posteriori in modo permanente e, purtroppo, perde anche il controllo degli sfinteri. E' una situazione da gestire con delicatezza e cure quotidiane.

Ecco Gigia, quando era al gattile di Ferrara

Poco tempo dopo l’incidente di Gigia, la sua anziana proprietaria viene a mancare e il figlio della signora, pur facendo di tutto per tenere la micia con sé e gestirla al meglio, alla fine è costretto a malincuore a cederla al gattile di Ferrara. Qui la gatta si inserisce senza alcun problema rispetto agli altri mici ospiti e, nonostante tutto, è serena e sempre affettuosa con i volontari. A tutti si stringe il cuore nel vedere una gatta così buona e mite nonostante gli shock vissuti, temiamo che sia condannata a restare in gattile per sempre. Nessuno avrebbe mai creduto in un adozione lampo... ma si decide di mettere sul web un suo video, che è stato condiviso e commentato da tantissime persone. Ve lo ripropongo, perchè tocca il cuore:


Pochi giorni dopo la pubblicazione del video ci contatta Giulia, chiedendo di venire a conoscere Gigia. E non appena la vede, rimane folgorata dalla sua dolcezza! Le spieghiamo che la nostra tigratona è incontinente, ma Giulia ci racconta che ha già avuto una micia con disturbi neurologici e che quindi saprebbe gestire la situazione. A noi non sembra vero! Sarebbe straordinario poter assicurare a Gigia una nuova famiglia fermamente decisa a darle affetto e cure, ma al tempo stesso ben consapevole delle necessità di un gatto disabile.

Gigia dolcemente addormentata
Passano alcuni giorni, finché Giulia non torna in gattile insieme al suo compagno Andrea ed ecco la straordinaria notizia: Gigia sarà adottata proprio da loro! Oggi la nostra micia ha una nuova casa e una famiglia meravigliosa, grazie alla quale sta anche intraprendendo un percorso di fisioterapia specifica. La storia di Gigia, Giulia e Andrea è una storia di speranza, di amore incondizionato e di consapevolezza, i tre ingredienti fondamentali per ogni reciproca adozione davvero felice. 

Gigia in braccio a Giulia: una foto da sciogliere il cuore!
Spesso i gatti in gattile, e in particolar modo quelli con difficoltà fisiche, tendono ad abbandonare ogni speranza chiudendosi in un silenzio rassegnato e diffidente. Qualche volta, poi, le persone in visita al gattile tendono a prediligere gatti in perfette condizioni, magari tassativamente cuccioli (i quali, spesso, sono meno "gestibili" di quel che si pensa)... quanto amore e consapevolezza c'è in questo tipo di scelta preventiva? Ma per Gigia, Giulia e Andrea le cose non sono andate così: la micia non ha mai perso la speranza, Giulia e Andrea hanno preso una decisione d'amore fortemente voluta e consapevole... e insieme hanno realizzato un piccolo e perfetto miracolo.

P.s. Un plauso speciale alla mia omonima Silvia G. di "A Coda Alta" per la realizzazione del video di Gigia in gattile!