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domenica 30 giugno 2019

Abbeveratoi per animali: un aiuto per la fauna selvatica

Nei giorni scorsi il temuto "caldo africano" ha di nuovo investito la nostra Italia e parte d'Europa... ci sono state temperature record, afa e canicola da pieno agosto. Ormai, purtroppo, non è più una novità... da diversi anni ormai il cambiamento climatico si manifesta prepotentemente anche in questa maniera: lunghi periodi di caldo intensissimo di giorno e pure di notte, in zone geografiche che fino a qualche decennio fa sarebbero state risparmiate dall'estate più rovente. I problemi sono molteplici, per le persone così come per l'agricoltura, ma la questione riguarda da vicino anche gli animali, soprattutto i selvatici che dipendono in tutto e per tutto dalla natura per sopravvivere. Ma quando la questa è stravolta e le risorse a disposizione vengono a mancare completamente, come possono salvarsi? Emblematica l'estate 2017: tra le più calde e soprattutto siccitose, ha registrato una sofferenza immane tra la fauna selvatica. 

Immagine tratta da www.ilmeteo.it

Quest'anno le previsioni non sono confortanti, per cui eccoci a trattare un tema semplice ma che può dare un piccolo aiuto agli animali selvatici che gravitano attorno alla nostra abitazione, soprattutto se viviamo in campagna o in periferia. Ma anche in città possiamo trovare animali selvatici, se osserviamo attentamente possiamo riconoscere creature viventi perfino al limitare di un piazzale di cemento. Per cui... tutti pronti a offrire acqua fresca ai selvatici di passaggio o stanziali, nei nostri giardini!
La questione può sembrare banale: "Non basterà semplicemente mettere fuori casa una ciotola d'acqua?" direte voi. Sì e no, perchè se certamente questo gesto è apprezzabile, con qualche piccola accortezza in più potremo dare davvero un aiuto concreto e più mirato per tutti gli animali che soffrono il caldo e la siccità.
Mi viene in mente la celebre favola della volpe e la cicogna: non c'è esempio migliore per spiegarvi che a ciascun animale serve un proprio apposito abbeveratoio!

La cicogna e la volpe, immagine tratta dal web www.libriantichionline.com

Partiamo dal caso più curioso: avete mai pensato che anche gli insetti, in primis le utilissime ma sofferenti api, soffrono il caldo e la sete? Ebbene... normalmente gli insetti potrebbero abbeverarsi dalle gocce di rugiada o di pioggia posate sulle piante, ma quando non piove da settimane e la calura è estrema? Il problema fondamentale è che gli insetti, alla spasmodica ricerca di acqua, finiscono normalmente per morire annegati, qualora trovassero anche una bella ciotola piena d'acqua: non sanno nuotare e spesso non riescono più a risalire dal bordo del contenitore. Esiste una soluzione semplicissima e a "portata d'insetto": riempire un sottovaso di pietre di varie misure, quindi riempirlo d'acqua in modo che parti delle pietre emergano come fossero scogli nel mare. In questo modo gli insetti avranno un posatoio sicuro da cui abbeverarsi e, se anche cadessero in acqua, non devono fare altro che raggiungere la pietra più vicina e risalire. Il gioco è fatto! Tra l'altro, diciamolo, un abbeveratoio del genere è anche molto decorativo... ha qualche cosa di "zen", nel vederlo. 
Provare per credere: quando gli insetti avranno individuato la fonte d'acqua, non mancheranno di farvi visita... e potrete osservare api, mosche impollinatrici, bombi, qualche farfalla... certo anche qualche vespa, ma è la natura! Se poi volete preparare un "drink" graditissimo alle api, vi svelo un segreto: potete aggiungere un po' di succo di limone all'acqua che offrite... l'acido simula il sapore di acqua stagnante e "marcia", che è quella preferita dalle api.

Ecco un perfetto "bar" per insetti!

Più semplice è predisporre un abbeveratoio per piccoli e medi mammiferi come ricci, volpi, faine e gatti randagi... peccato che non siano tutti amici nella catena alimentare. Del resto non possiamo prevedere qualche animale giungerà fino al nostro "bar", per cui meglio progettarlo in maniera "universale". Il problema fondamentale in questo caso lo pongono i ricci, che tra tutti tendono ad essere gli animali più "pasticcioni": serve una ciotola pesante (meglio se di terracotta o di sasso), dai bordi bassi in modo che sia raggiungibile facilmente da questi mammiferi spinosi. Possono essere usati anche vecchi tegami o padelle scartate, l'importante è il loro peso: il rischio è che i ricci, nell'aggrapparsi al bordo (che appunto deve essere basso!) si rovescino addosso il contenitore. Per questo un normale sottovaso di plastica non è adatto. Un buon compromesso potrebbe essere invece un sottovaso di una certa grandezza, al centro del quale potremo disporre una grossa pietra: servirà da peso per evitare "incidenti ricciosi" e al contempo come "isola" per gli insetti che vorranno abbeverarsi da lì. Nessun problema particolare per gatti, volpi e altri piccoli mammiferi... scaltri e adattabili, quasi riuscirebbero a bere da qualsiasi fonte disponibile!

Un vecchio tegame, basso ma pesante, è l'ideale per i ricci (oltre che per tutti gli altri mammiferi)...
Magari aggiungere sempre qualche pietra, per aiutare gli eventuali insetti ad uscirne!

Infine arriviamo agli uccelli, altra grande categoria di animali che soffre molto la siccità. Il precedente abbeveratoio è adatto anche a loro (spesso ho trovato le gazze che si dissetavano dai miei sottovasi), ma in questo caso possiamo pensare di offrire loro anche qualcosa in più: una vera e propria "piscinetta" nella quale sguazzare! Gli uccelli (di tutte le taglie) amano infatti farsi il bagno... e non è insolito trovare tortore, piccioni ma anche cince e pettirossi lavarsi dove possono, per lisciarsi poi le penne. Ecco allora che può essere una buona idea posizionare nel giardino anche un piccolo catino pieno d'acqua fresca...  L'ideale sarebbe una vasca a profondità variabile, proprio come fosse un vero laghetto, per avere un livello d'acqua di 2 cm fino a 10 cm. Maggiore è la profondità, maggiori saranno le dimensioni degli uccelli che verranno a cercare refrigerio e pulizia.

Ecco la mia "piscina" per volatili... ahimè il livello non è molto graduale, sarà frequentata soprattutto da tortore e combacci! Non appena possibile mi doterò anche di una "piscina" per piccoli uccellini.

Le regole fondamentali per la cura e il successo degli abbeveratoi:
  • Cambiare acqua quotidianamente e pulire il contenitore con regolarità, avendo cura che l'acqua sia sempre limpida e fresca (questo è un punto imprescindibile, sia per la salute degli animali assetati, sia per evitare acqua stagnante e conseguente pericolo zanzare!);
  • Disporre categoricamente l'abbeveratoio all'ombra: al sole l'acqua evaporerebbe nel giro di qualche ora o comunque diventerebbe un brodo bollente, ben poco appetibile per gli animali;
  • Preferire materiali come terracotta o plastica: il metallo (sebbene il materiale più igienico) ha la sconveniente caratteristica di scaldarsi molto più in fretta... ma se vorrete ad esempio riciclare vecchie padelle inservibili, vi raccomando doppiamente di metterle all'ombra!
  • Non cambiate la collocazione degli abbeveratoi: diventeranno un punto di riferimento per gli animali che torneranno sempre lì a cercare acqua... non è divertente non trovare più il bar in cui si voleva bere una bella bevanda fresca, in un rovente pomeriggio d'estate!
  • Gli abbeveratoi possono essere esposti ovunque, al centro del proprio giardino, come in balcone, ma se si vuole raggiungere la massima "clientela" l'ideale sarebbe porli al limitare di un campo, di un boschetto o di un parco... dove c'è maggior concentrazione di animali e minor traffico umano.
Che ne dite? Nelle vostre abitudini c'era già quella di offrire regolarmente acqua fresca agli animali selvatici di passaggio, oppure dovete ancora farlo? Vi consiglio senza dubbio di provarci, perchè ne vale la pena: oltre ad aiutare davvero i selvatici nel corso della rovente estate, magari saremo fortunati e potremo cogliere l'occasione di osservarli mentre si dissetano. Raccontatemi le vostre esperienze e i vostri progetti in merito!

sabato 22 marzo 2014

La storia dell'acqua in bottiglia

Oggi ricorre la Giornata Mondiale dell'Acqua, ricorrenza fissata dalle Nazioni Unite fin dal 1992 per stimolare tutta la popolazione del mondo ad un uso più consapevole della più preziosa (e limitata!) risorsa del nostro pianeta. In particolare, quest'anno l'accento è posto sul forte legame tra acqua ed energia: la risorsa idrica è fondamentale in ogni processo produttivo, nonchè nel generare energia. Da parte mia, vi propongo questo interessante video, "La storia dell'acqua in bottiglia", dove vediamo per l'ennesima volta quanti danni possano fare il consumismo e la perenne ricerca del guadagno economico, anche ai danni di persone e ambiente:


Certo, questo video è riferito soprattutto agli Stati Uniti, ma le cose non sono molto diverse nel nostro paese: il concetto è lo stesso! Inoltre, vi invito a rileggervi i miei post su cos'è l'acqua virtuale e come possiamo capire quanta acqua davvero consumiamo con il nostro stile di vita, grazie al calcolo dell'impronta idrica. Buona giornata dell'acqua a tutti, perchè il nostro oro blu non venga sprecato e anzi possa essere disponibile per ciascuno, soprattutto pensando al dramma di chi ancora si vede negato il diritto vitale di avere l'accesso all'acqua potabile.

venerdì 9 novembre 2012

Water Footprint: l'impronta d'acqua

Ho concluso lo scorso post sull'acqua virtuale con una serie di dati sconfortanti: ogni 15 secondi muore un bambino nel mondo per malattie connesse con la scarsa qualità dell'acqua, ma in generale sono 2,5 miliardi le persone che non hanno una quantità d'acqua sufficiente a soddisfare le loro esigenze quotidiane alimentari e igienico sanitarie. Dovete sapere che di tutta l'acqua presente sulla Terra, solo una minima percentuale (l'1%!) è dolce ed immediatamente disponibile per il consumo umano... ma non fatevi "ingannare" da questo dato: le Nazioni Unite hanno calcolato che, in sé, quest'1% sarebbe sufficiente per tutti... il problema è che è distribuito in modo assolutamente diseguale sul pianeta e l'uomo, da parte sua, aggrava la situazione sovrasfruttando le riserve idriche dei paesi in via di sviluppo, per soddisfare l'enorme richiesta d'acqua dei paesi ricchi.

Immagine da web. Fonte QUI
La richiesta d'acqua dei paesi ricchi si traduce soprattutto in una richiesta di prodotti, la cui produzione implica un consumo idrico nelle nazioni in via di sviluppo. Abbiamo visto che per fare una maglietta di cotone servono 2700 litri d'acqua: questi vengono consumati prima di tutto per coltivare il cotone (generalmente le piantagioni sono in India, Pakistan, Uzbekistan), poi altra acqua viene impiegata nel processo produttivo e di confezionamento della maglietta (ad es. in Cina). Quei 2700 litri vengono quindi sottratti dalle riserve idriche di India e Cina, per produrre un prodotto che "consumiamo" noi: in pratica, importando ed acquistando quella maglietta, siamo noi a consumare quell'acqua.

Consumi d'acqua legati alla produzione del cotone: i maggiori consumatori siamo noi europei, ma l'acqua arriva da altri paesi nel mondo (India, Pakistan, Cina), che quindi stanno impiegando la loro acqua per noi. Fonte: QUI
Perchè vi ho fatto un tale discorso complicato? Per parlarvi dell'impronta idrica, o water footprint: uno strumento di calcolo il grado di dirci quanto "pesa" un prodotto, un singolo individuo, un'azienda o una nazione in termini di consumo di acqua. Naturalmente la water footprint non conterà solo l'acqua consumata "direttamente" (es. quando ci facciamo la doccia), ma terrà conto soprattutto degli enormi quantitativi d'acqua virtuale nascosti nei prodotti che importiamo ed esportiamo. Si tratta di conteggi complessissimi, che si devono al prof. Hoekstra e alla sua "Waterfootprint Network", team di esperti mondiali in questo campo.


Arriviamo al punto: l'impronta idrica dell'Italia. E' stata calcolata di 2330 metri cubi annui pro-capite... che, tradotti in litri quotidiani per persona, significa che, in media, l'italiano consuma un'enormità d'acqua ogni giorno: circa 6000 litri! Sembra un dato quasi inconcepibile, ma ahimè è veritiero se pensiamo ai nostri consumi quotidiani tra abbigliamento, oggetti vari, alimentazione... abbiamo visto nello scorso post che, ad esempio, una sola pizza margherita contiene 1260 litri d'acqua virtuale, oppure una tazzina di caffè 140 litri d'acqua virtuale. Vi suggerisco a questo proposito di visitare la galleria di prodotti sul sito della Waterfootprint, potrete scoprire il contenuto d'acqua virtuale di tantissimi prodotti.

La "product gallery" su www.waterfootprint.org
Naturalmente il punto fondamentale su cui vorrei stimolarvi è il calcolo della vostra impronta idrica: solo sapendo quanta acqua consumiamo e come, possiamo anche migliorare e ridurre gli sprechi.  Vi suggerisco quindi di andare subito alla pagina del sito apposita: calcola la tua impronta idrica.
Se avete qualche problema con l'inglese non scoraggiatevi, vi basta un traduttore . Un ultimo suggerimento, per un calcolo dell'impronta affidabile: ecco come trasformare gli euro in dollari.
Riassumendo, comunque, per ridurre la nostra pesante impronta idrica e migliorare così la situazione di tante altre persone nel mondo, basterebbe seguire, tutti insieme, alcuni semplici consigli...



Con questo post ho concluso in modo estremamente sintetico il tema acqua virtuale & impronta idrica, ma se foste interessati in rete si trovano tanti approfondimenti, come ad esempio questo del WWF. Spero che questi argomenti, magari un pò complessi, vi abbiano comunque interessato e vi possano dare qualche spunto per agire in modo più consapevole e responsabile!

lunedì 5 novembre 2012

Acqua virtuale: cos'è e perchè è importante conoscerla

In queste settimane sto portando avanti un progetto nelle scuole superiori che mi sta dando moltissima soddisfazione: si tratta di lezioni di educazione ambientale, sul tema dell'acqua virtuale e dell'impronta idrica. Dato che credo che siano argomenti meritevoli di attenzione e poco conosciuti, ve ne parlo un pò anche qui sul blog. Oggi mi concentrerò sul tema dell'acqua virtuale: ne avevate mai sentito parlare?


Il concetto di "acqua virtuale" è stato studiato e approfondito dal prof. John Anthony Allan: in pratica, si tratta del volume di acqua dolce che è stato consumato nel corso della produzione di un prodotto, nel luogo della sua produzione. Facciamo un esempio concreto... quanta acqua virtuale pensate che possa "nascondersi" in una tazzina di caffè? E' presto detto...

Immagine e dati tratti dalla presentazione generale su www.waterfootprint.org, Hoekstra&Chapagain

Com'è possibile? Si deve pensare che, per avere la nostra fumante tazza di caffè, non consumiamo solo il minimo quantitativo di acqua per la caffettiera. Infatti, per ottenere qualche cucchiaino di polvere caffè, prima di tutto abbiamo dovuto coltivare la pianta del caffè e successivamente raccogliere e lavorare i chicchi, infine confezionare e trasportare fino a casa nostra il pacchetto della preziosa polvere di caffè: tutte queste attività richiedono acqua! Ecco perchè, allora, ogni volta che ci beviamo una tazzina di caffè, ci stiamo anche "bevendo" 140 litri d'acqua.

Si consuma acqua durante tutto il processo produttivo, dalla coltivazione fino alla tazza di caffè.
Se facciamo un breve excursus per immagini di alcuni dei prodotti più diffusi nella nostra giornata, scopriamo che, ahimè, ci "beviamo" moltissima acqua virtuale, che va ad accrescere i nostri consumi idrici in modo estremo: 1 kg di manzo "nasconde" 15500 litri, 1 kg di maiale "nasconde" 5900 litri, 1 foglio di carta A4  nasconde 10 litri, ecc. (dati www.waterfootprint.org).

Immagine e dati tratti dalla presentazione generale su www.waterfootprint.org, Hoekstra&Chapagain

Immagine e dati tratti dalla presentazione generale su www.waterfootprint.org, Hoekstra&Chapagain

Immagine e dati tratti dalla presentazione generale su www.waterfootprint.org, Hoekstra&Chapagain

Immagine e dati tratti dalla presentazione generale su www.waterfootprint.org, Hoekstra&Chapagain
A cosa serve sapere il contenuto di acqua virtuale di un prodotto? Essenzialmente, deve servire per renderci consapevoli del "peso" (in questo caso in termini di consumi idrici) delle nostre scelte e stili di vita quotidiani.
Solo se siamo informati possiamo anche agire in modo responsabile e ridurre i nostri consumi... magari bevendo una tazzina di caffè in meno, oppure scegliendo di consumare meno carne e più verdura, e soprattutto evitando categoricamente ogni spreco di cibo: troppa preziosa acqua si "nasconde" in esso!
Pensate che se lasciamo nel piatto un quarto di pizza margherita, perchè non abbiamo più fame o siamo a dieta, stiamo sprecando circa 300 litri d'acqua!

Immagine tratta da Wikipedia, dati www.waterfootprint.org
Non sprecare acqua e anzi ridurne il consumo è indispensabile, non solo perchè l'acqua è un bene di vitale importanza in sé, ma anche perchè esistono situazioni drammatiche di crisi idrica che portano alla morte di milioni di persone nel mondo. Mentre noi fortunati delle nazioni ricche abbiamo acqua a volontà e ne consumiamo moltissima (su questo tornerò nel prossimo post), pensate che oggi ancora 1 miliardo di persone non hanno l'accesso all'acqua potabile, mentre 2,5 miliardi di persone non hanno una quantità d'acqua sufficiente per soddisfare le minime esigenze alimentari e igienico-sanitarie.

Immagine tratta da web, QUI
Il dato più sconfortante è fornito da WHO e UNICEF: ogni 15 secondi muore un bambino per malattie connesse alla qualità idrica, come colera, malaria, dissenteria. Dovunque manchi acqua potabile, manca anche la vita. Naturalmente non basta consumare meno acqua nelle nazioni ricche per risolvere questi problemi,  che sono questioni soprattutto di giustizia sociale... ma iniziare a ridurre i consumi è il primo passo, come cercherò di spiegarvi meglio nel prossimo post.
Per il momento mi fermo qui, rimandando al prossimo post l'altro argomento strettamente legato all'acqua virtuale, quello di impronta idrica. Nel frattempo, meditate questi dati.