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lunedì 20 aprile 2020

Due ottime guide per orientarsi nel mondo del birdwatching

In queste settimane di quarantena, forse tra le attività più rasserenanti che è possibile fare è proprio l'osservazione degli uccelli che popolano il nostro giardino o che visitano i nostri balconi. Sulla scorta di questo post, mi sono accorta di non avervi mai presentato i miei "alleati" formidabili nell'identificazione degli uccelli che ammiro grazie al birdgardening (ed eventualmente, nei luoghi naturalistici che frequento, grazie al vero e proprio birdwatching). Certo ci sono uccelli così celebri da non aver bisogno di presentazioni: le tortore, le gazze, i pettirossi, i merli e forse le cince... ma se vi appassionerete un pochino al birdwatching, ben presto scoprirete che, ad esempio, le cince non sono tutte uguali, e vorrete saperne di più! Allo stesso modo, vi troverete febbrilmente a sfogliare una guida di riconoscimento degli uccelli quando vi capiterà di osservare un fringuello maschio e femmina: come si distinguono? Per tacere di altre specie meno diffuse o semplicemente più elusive, come le upupe, i picchi, i codirossi...


Il primo libro che vi presento è "Guida agli uccelli d'Europa, Nord Africa e vicino Oriente" di Lars Svensson: è semplicemente un gioiellino, il mio preferito in assoluto, talmente bello, pratico, intuitivo ma al contempo completo, che spesso e volentieri mi sono ritrovata a sfogliarlo come fosse un libro di racconti, prima di addormentarmi. E credetemi, dal momento che si tratta di una guida al riconoscimento degli uccelli, assolutamente non romanzata e anzi estremamente sintetica e schematica, la cosa è alquanto incredibile! La verità è che, una volta capita l'impostazione e decodificate le mappe, le sigle e i simboli (cosa piuttosto facile, a dire il vero), nonostante l'estrema sintesi, ci sono tutte le informazioni più importanti per riconoscere l'uccellino su cui vi state informando... e vi scoprirete entusiasti nel ritrovare, anche in un solo aggettivo, esattamente quella caratteristica peculiare che vi aveva così colpiti all'osservazione diretta del pennuto!

Ecco, ad esempio, la tavola delle cince (una prima parte) della guida Svensson

Il secondo manuale che utilizzo e consulto, sebbene con minore frequenza del primo, è "Birdwatching facile. Guida illustrata agli uccelli d'Europa" di Detlef Singer. Un primo pro di questo manuale è il fornire una scheda identificativa con informazioni precise e ordinate per ogni uccello: tipicità, caratteristiche generali, specie simili (ottimo per fare eventuali confronti), voce, distribuzione, riproduzione e alimentazione. Per cui se, ad esempio, si vuole scoprire cosa mangia il tal pennuto, è più immediato arrivare subito al punto. Ma il più grande pregio di questo volume sono senz'altro le 1400 bellissime fotografie a colori, mentre nella guida Svensson troviamo invece "solo" magnifiche illustrazioni (di Killian Mullarney e Dan Zetterstrom, che sono riusciti a creare vere e proprie "mappe" da esplorare, grazie alle didascalie). Vi dirò che non necessariamente una foto è più esaustiva di un'illustrazione (soprattutto se si vuole cogliere un dettaglio specifico per l'identificazione), ma nel caso di alcuni uccelli ho trovato indispensabile il confronto tra illustrazioni e foto per chiarirmi le idee definitivamente.

Sempre le cince, sulla guida Singer... foto meravigliose!

Entrambi i volumi sono editi da Ricca Editore e li ho scoperti grazie all'iscrizione come socia alla Lipu, ma sono liberamente acquistabili da chiunque. Quindi che dirvi? Secondo me per partire l'ideale è la guida Svensson, ma non sarebbero soldi sprecati neppure quelli per l'acquisto della guida Singer, che in un qualche modo va ad essere "complementare" rispetto alla prima e può darvi la giusta conferma rispetto a un'identificazione.
Si tratta di due ottimi volumi che vi consiglio spassionatamente, sia che siate già bird-watcher appassionati, sia che invece siate alle prime armi... io ho imparato e tuttora sto imparando così! E devo dire che, dopo aver avvistato un pennuto sconosciuto, non c'è soddisfazione più grande che sfogliare il libro fino a trovare un possibile "candidato"... non fatevi ingannare dalle facili ricerche su Google, rintracciare il "proprio" uccellino su una guida, per poi divorare tutte le informazioni che lo riguardano, è un piacere impagabile!

martedì 25 febbraio 2020

Un piccolo "Luì" a sorpresa: considerazioni sul birdgardening

Cari amici, su questo blog ho già dedicato diversi post ai simpatici pennuti che visitano i nostri giardini; durante le stagioni fredde ho spesso pubblicato articoli sulle mangiatoie e qualche reportage fotografico "casalingo" sulla mia gratificante attività di birdwatching-birdgardening, tra cince, pettirossi e fringuelli che venivano a rifocillarsi... ma anno dopo anno, stagione dopo stagione, come per l'allevamento dei bruchi di macaone, anche nel caso del birdgardening non si finisce mai imparare qualcosa di nuovo. Basta variare di poco i propri gesti, che la natura risponderà "a tono", sorprendendoci sempre... ed è un meraviglioso dialogo, che potenzialmente può non esaurirsi mai!
Quest'inverno, ad esempio, mi è bastato arricchire il menù del mio "buffet" con le palle di grasso casalinghe, per osservare una specie che non avevo mai visto prima nel mio giardino e di cui ignoravo l'esistenza: il "Luì piccolo" (Phylloscopus collybita)!
Questo piccolo passeriforme si riconosce dal "gemello" Luì grosso (Phylloscopus trochilus) dalle zampette (scure nel piccolo, più chiare nel grosso) e dal movimento della coda, poichè il Luì piccolo infatti dà frequentissimi colpi di coda all'ingiù, ben riconoscibili.

Ecco il primo luì piccolo che si è avvicinato alla mangiatoia!
"Non sono carinissimo?"

L'approccio è stato curioso, per me che ho avuto modo di osservarlo giorno dopo giorno... dopo un mesetto di esposizione della nuova mangiatoia con le palle di grasso casalinghe, ho visto per la prima volta un nuovo uccellino, di dimensioni ridottissime, contendersi il posto al buffet con le audaci cince. Il tipetto era solo e sparuto, ma ben convinto... il tempo di scattare qualche foto per identificarlo, che era già volato via, ma tornava alla mangiatoia sempre più spesso.
Dopo un paio di giorni, la sorpresa: i "Luì" erano diventati due! Ho pensato ad una coppia, come per i fringuelli, ma sarei stata smentita in breve tempo... perchè ben presto la mangiatoia si è affollata fino a quattro, perfino cinque "Luì" contemporaneamente, che a quel punto insieme a un gruppo altrettanto folto di cinciallegre e cinciarelle, rendevano la postazione una vera e propria voliera a cielo aperto... uno spettacolo per gli occhi e per il cuore! Una dozzina di uccellini tutti insieme, chi sulla mangiatoia appesa, chi sulle palle di grasso nella retina, chi tra i rami ad aspettare il suo turno, chi sul piattino a rubare un "pellet energetico". Quando poi, ai "suoi" orari", arrivava anche il pettirosso (a dire il vero piuttosto indispettito dalla presenza dei Luì), il quadretto idilliaco è stato proprio completo... per non parlare delle visite, sempre ben educate, della ghiandaia.

Tre luì in un colpo solo!!!

Tutto questo mi ha portata a riflettere in generale sull'attività di birdgardening dei mesi autunnali e invernali, e da qui questo post che vorrebbe essere un "sunto" della mia passione sviluppatasi in questi anni, da quando ho iniziato ad esporre in giardino cibo per gli uccelli selvatici. Mi sono resa conto che se si vuole instaurare un contatto con la natura bisogna seguire le sue regole e imparare il suo linguaggio, per cui la prima parola chiave per un birdgardening "di successo" è sicuramente... varietà, che fa rima con biodiversità.
Non pensiate che basti esporre bricioline di pane o semi di girasole per attirare davvero un buon ventaglio di specie: magari arriveranno gazze e passerotti (dove ancora ce ne sono), ma se volete godere di un più ampio panorama ornitologico, dovete tenere in considerazione che ciascuna specie ha i suoi gusti e le sue esigenze. Senza saperlo, grazie alle mie palle di grasso casalinghe, ho ad esempio attirato i Luì piccoli, specie che mai avevo visto (nè della quale avevo sentito parlare) in tanti anni di birdgardening... eppure, ci sono sempre stati, e in grande numero a quanto pare!
Per cui differenziate il più possibile il menù delle vostre mangiatoie e anche la tipologia di esse: quelle che lasciano posarsi gli uccelli, quelle adatte per gli uccelli che si "appigliano" (come le cince), ecc... insomma, varietà, varietà e ancora varietà: questo vi garantirà di poter osservare tante specie diverse, ciascuna con il proprio comportamento.

Fringuello maschio, raramente si posa sulle mangiatoie perchè preferisce "razzolare" per terra

Luì sulla mangiatoia e, a destra, fringuella femmina che studia la situazione

E' chiaro che ciascuno deve poi anche fare i conti con la propria disponibilità di spazi, ma se possibile, non limitatevi ad un solo "menù" generico e una sola mangiatoia. Inoltre vi consiglio spassionatamente di provare a fare con le vostre mani le palle di grasso (in questo post la ricetta, potete omettere le mele per conservare più a lungo il prodotto), perchè ho trovato in generale un maggior gradimento di queste da parte degli uccelli rispetto ai mangimi (comunque sicuri e ben bilanciati) industriali.
Un'altra parola chiave è... continuità e rispetto dei tempi giusti. Una mangiatoia esposta a metà settembre, quando un giorno di pioggia si alterna a dieci giorni di bel tempo e caldo, probabilmente verrà snobbata fino all'arrivo del freddo. E' importante "beccare" il momento giusto per esporre il cibo e le mangiatoie: nè troppo presto, nè troppo tardi. Lo scorso anno, ad esempio, mi è capitato di aver temporeggiato troppo nell'esporre la mangiatoia e ho avuto pochissimi pennuti frequentatori: questo perchè si erano già abituati alla mangiatoia del vicino, presa d'assalto. Chiaramente è tanto più importante rifornire quotidianamente e comunque non far mai esaurire il cibo del vostro "buffet", che deve essere continuo per tutti i mesi di stagione avversa: una volta che gli uccellini l'avranno preso come riferimento, soprattutto d'inverno ne diventeranno dipendenti e sarebbe una vigliaccata lasciarli senza cibo all'improvviso.

Cinciarelle, più piccole e dai toni azzurrini
Cinciallegra, più grande e con il capo nero

Una terza e ultima parola chiave che serve per godere a pieno del birdgardening, ed è forse la più difficile da garantire e garantirsi, è... pazienza e, se possibile, tanto tempo. Mi rendo conto che esporre mangiatoie "curando" la loro gestione (in termini di varietà, continuità ma anche igiene, non dimentichiamolo) per aiutare e al contempo ammirare gli uccelli, è qualcosa che richiede tempo, quotidiano e settimanale. Più per l'osservazione che per il resto, perchè come in ogni "caccia", serve pazienza, tempo e ancora pazienza. Gli uccellini non arriveranno subito e, anche quando si sarà consolidata la loro abitudine a frequentare la nostra mangiatoia, restano animali selvatici poco propensi al contatto umano, in allerta ad ogni minimo movimento: bisognerà avere l'accortezza di posizionarsi discretamente dietro ad una finestra, muovendosi lentamente per non spaventarli. Se poi vorrete "catturare" il pennuto in uno scatto fotografico, allora armatevi davvero di tanta pazienza e tanto tempo: non sarò certo io ad insegnarvi i rudimenti della fotografia naturalistica, ma sappiate che per un solo scatto "appena dignitoso" ce ne saranno almeno venti da buttare.
Che dire poi dei nostri ritmi di vita, che spesso ci costringono ad uscire al mattino presto, tornando a casa quando già è buio in autunno e inverno? Vi potrete domandare il senso di aver posizionato una mangiatoia, se poi durante il giorno non potete godere della vista dei suoi frequentatori. La risposta in questo caso è la seguente: un'abitudine e una frequentazione assidua a una fonte di cibo si formano nei giorni e, se nel weekend potrete ammirare qualche pennuto rifocillarsi nel vostro giardino, sarà solo grazie al fatto che durante tutta la settimana gli avrete dato la possibilità di rifornirsi quotidianamente. Ed infine, dovete avere chiaro l'obiettivo primario per cui esponete una mangiatoia: non le foto, non le vostre osservazioni, bensì l'aiutare a sopravvivere gli uccelli in cerca di cibo durante i mesi invernali. Il poter ammirare i pennuti, liberi, ed eventualmente persino fotografarli, è una gradita conseguenza, ma non può esserne la ragione principale, pena tanta frustrazione inutile.


Varietà, continuità, pazienza e tempo... mi rendo conto che queste sono proprio delle parole chiave, quasi delle "regole d'oro", che vigono in natura in tanti frangenti, ben oltre il mondo degli uccelli selvatici! E voi quale lezione avete imparato dal birdgardening? Se non vi foste ancora approcciati a quest'attività, vi consiglio davvero di farlo... anno dopo anno diventerete sempre più esperti e il piacere di ammirare una "voliera a cielo aperto", nei mesi peraltro considerati cupi come quelli dell'autunno e dell'inverno, sarà davvero una gioia per l'animo.

martedì 24 dicembre 2019

Buon Natale, proprio a tutti!

Cari amici, eccoci giunti ormai al fatidico Natale... prima di lasciarvi i miei auguri, validi per tutte le prossime festività ed estesi a tutti i vostri cari (umani e non), vi racconto com'è andato il mio "Avvento in natura". Vi dirò che mettere in pratica quotidianamente i propositi e le attività che avevo pianificato è stato più complesso del previsto: complici gli impegni (quest'anno in realtà in modica quantità), spesso il meteo non favorevole, talvolta altri pensieri per la testa, non ho sfruttato a pieno il mio "calendario d'avvento". Ad ogni modo le cose che sono riuscita a concretizzare le ho davvero fatte con coinvolgimento e hanno arricchito le mie scorse settimane d'attesa... Il momento più creativo è stato un fugace pomeriggio di sole, nel quale mi sono industriata per realizzare - sotto la fedele supervisione di Paciocca - un piccolo presepe con materiali naturali... ho sfruttato un fondo di muschio già esistente (senza danneggiarlo ovviamente!), sassi, foglie, rametti. Avendo più tempo e idee a disposizione, sono sicura che avrei potuto creare qualcosa di ancora migliore... ma sono molto soddisfatta del risultato, per essere il primo tentativo!


La parte più divertente del mio Avvento è stata sicuramente quella del birdgardening: tanti volatili si sono avvicendati alla mia postazione-mangiatoia, tenendomi compagnia! Certo, fotografarli alle giuste condizioni non è stato uno scherzo... e anche qui, mi sarebbe servito tanto più tempo in più, oppure più giornate di sole a disposizione, per riuscire a "catturare" tutti gli uccelli al loro meglio. Quest'anno la "new entry" è una grossa ma educatissima ghiandaia (niente a che vedere con le insolenti gazze dello scorso anno, che mi distruggevano una palla di grasso al giorno, lasciando gli altri uccelli senza niente), che ha capito come acchiappare la palla di grasso dalla retina e nutrirsene. Vi dirò che a questo punto, continuerò sempre a lasciare almeno una palla nella retina, giusto per lei.




Sì, perchè in realtà per gli altri uccellini ho sperimentato e trovato altre soluzioni molto soddisfacenti! Quest'anno ho esposto una mangiatoia in ferro battuto, un prodotto artigianale comprato la scorsa primavera, nel quale ho iniziato a mettere semini di girasole e soprattutto i prelibati pellet per insettivori (una leccornia per i pettirossi). Il problema fondamentale è che questa mangiatoia, nonostante sia installata su una sottile barra d'acciaio ben piantata in terra, è accessibile anche a ratti e topi (forse dovrei "ungere" la barra, per far sì che i roditori scivolino quando si arrampicano?)... purtroppo i ratti, anche quest'anno, non hanno tardato a farsi vedere. A quel punto ho dovuto trovare un'alternativa che fosse valida sia per le cince (le quali in realtà possono appendersi e appigliarsi ovunque) ma soprattutto per i pettirossi, che non riescono ad aggrapparsi. Così ho acquistato anche un altro tipo di mangiatoia, sospesa e utile per esporre palle di grasso senza retina (c'è chi dice che tra l'altro la rete sia pericolosa per le zampette degli uccelli... io a dire il vero, in tanti anni, non ho mai notato alcun problema... ma tant'è), con un piattino nel quale speravo che si posassero i pettirossi.

Ecco il mio "parco mangiatoie" al completo! Piattino, mangiatoia sospesa e palla di grasso in retina.




Quest'anno ho preparato io stessa le "tortine" per gli uccelli: ho usato la ricetta che avevo già pubblicato anni fa, a partire da 1/4 di dose e omettendo la mela fresca (ne sono venute fuori 8 belle "polpette"). Al dunque, quando ho esposto la nuova mangiatoia con le mie palle casalinghe, ho purtroppo appurato che il piattino sottostante (utilissimo raccogli-briciole) non era abbastanza sporgente per permettere ai pettirossi di posarvisi in comodità. Così ho risolto fissando un rametto solido, con un pò di fil di ferro da recinzione, all'esterno della mangiatoia, abbastanza in basso perchè gli uccellini potessero scegliere se mangiare direttamente le palle o le bricioline nel piattino. A quel punto ho risolto tutti i problemi: anche i pettirossi hanno iniziato a frequentare la nuova mangiatoia, molto utile perchè tra l'altro in caso di pioggia fa sgrondare l'acqua (cosa che non accade alle altre) e il cibo esposto non deve essere rimpinguato quotidianamente.



Anche la cincia approfitta del rametto!

Ho continuato comunque a mettere nell'altra mangiatoia i pellet energetici per insettivori, perchè grazie al tanto cibo esposto ho capito che anche gli uccellini hanno i loro gusti, nonostante si adattino poi a quello che c'è... i pettirossi preferiscono in assoluto i pellet (che continuo ad esporre, ma in quantità molto ridotte affinchè durante la notte i topi non pasteggino con gli avanzi del giorno), le cince invece non fanno troppi complimenti e divorano felici sia le palle di grasso industriali che quelle casalinghe. Il pettirosso sembra apprezzare in particolare l'uvetta della mia palla di grasso artigianale! La ghiandaia, come detto, predilige la palla di grasso industriale. Quest'anno i grandi assenti sono i fringuelli... forse arriveranno quando il freddo sarà maggiore (per ora, solo un paio di giorni è stato davvero freddo), ma più che altro loro si nutrono sul terreno, forse approfittano delle briciole che cadono a terra? Ammetto però di non averne ancora visto uno... ma li aspetto fiduciosa, anche perchè sono i meno scattanti, senza dubbio i più facili da fotografare!




Per il resto ho fatto delle belle passeggiatine in giardino, spesso in compagnia di Paciocca, e ho potuto osservare diversi fenomeni a cui non avrei altrimenti dato importanza... mi sono accorta di piccole cose che mi hanno rivelato qualche segreto in più sulla natura viva che mi circonda. Ad esempio, quando sono andata alla ricerca apposita di bacche per fotografarle, mi sono accorta con dispiacere che nell'enorme giardino (quasi parco) dei miei genitori, pieno di ligustri, biancospini e piracanta, di bacche non c'era rimasto più nulla! Immagino che, considerando l'invasione di ratti a cui i miei sono sopravvissuti in novembre, i responsabili siano ancora una volta questi roditori... o almeno così penso, perchè gli uccellini ci sono sempre stati in quantità nel giardino dei miei (non così i ratti, questo è un fenomeno recente), eppure di solito, per Natale, riuscivo sempre a rintracciare tanti rametti carichi di bacche di piracanta e ligustri, per farne un centro tavola natalizio. Quest'anno: ciccia! Giusto un mio piccolo ligustro ha conservato le sue bacche, ma ho preferito lasciarle attaccate alla pianta!


Allo stesso modo mi sono incantata, in una delle poche giornate di sole, ad osservare i riflessi dello stagno in dicembre... mi aspettavo che il colore dello specchio d'acqua sarebbe stato tendente al grigio acciaio, o al massimo azzurro cielo. Invece... rossastro! Come le foglie che, cadute in acqua, stavano decomponendosi regalando questa strana sfumatura allo stagno. 
Questo dicembre, per un giorno, è perfino nevicato a Ferrara, ma non sufficientemente per uscire il giorno dopo e fotografare paesaggi imbiancati... è stata giusto una spruzzata, che ha reso gli uccellini ancora più industriosi! 
Ho provato pure a fare qualche scatto ad una bella luna piena, attorno alle 17.00 del pomeriggio, sul fare del crepuscolo... ma ancora devo imparare parecchie cose sulla fotografia, per riuscire ad immortalare la luna che sorge! In compenso, me la sono ammirata dal vivo... che è la cosa più importante, oltre le foto che troppo spesso ci sentiamo in dovere di fare, a testimonianza del momento che stiamo vivendo. Un ricordo peraltro resta meglio impresso nella nostra memoria, se riusciamo a dedicare a quell'attimo la nostra piena attenzione... senza smartphone o macchine fotografiche di mezzo, che ci distraggono dalla vita che intanto passa e va.




Vi saluto infine con qualche scatto "selvatico" della mia Paciocca in perlustrazione: come sempre le è piaciuto tanto accompagnarmi, spesso condurmi, nei giretti in giardino... adesso che non abitiamo più insieme e che solo con me può esplorare l'ambiente in compagnia (i miei non si prendono la briga di farlo), è probabilmente la cosa che più le piace fare con me... con buona pace mia e di tutti i gatti più casalingoni e coccoloni che invece preferiscono dormire sulle ginocchia del proprio umano.




Bene, cari amici, che altro dire? Vi saluto con affetto e vi auguro davvero di trascorrere delle festività serene, lo auguro a voi, ai vostri famigliari, ma anche ai vostri animali e perchè no... anche ai miei e vostri uccellini nei giardini e così a tutta la natura selvatica (topi e ratti compresi, suvvia)... perchè è proprio vero che "Non importa cosa trovi sotto l'albero, ma chi trovi intorno" (S. Littleword). E il nostro intorno, come a me ha dimostrato il mio avvento selvatico, si estende certamente anche a tutta la natura circostante! Augurissimi a tutti!

venerdì 1 marzo 2019

Gufi, gufi, gufi!

Cari amici, sul finire di quest'inverno ho il piacere di mostrarvi qualcosa di veramente tenero e al contempo di scientificamente interessante! Da ormai un paio d'anni, nel giardino dei miei suoceri, hanno l'abitudine di prendere "residenza invernale" degli ospiti graditissimi: i gufi! Finalmente quest'anno mio marito è riuscito a fotografarli in una soleggiata domenica di febbraio... e così oggi posso mostrarvi queste creature spettacolari, enigmatiche ma anche molto buffe: tre esemplari di gufo comune (Asio otus), appollaiati nel folto dei rami degli alberi del cortile!


I ciuffetti auricolari in realtà sono formati da piume, non si tratta di vere "orecchie"!

Ne approfitto per raccontarvi qualcosa su questi bellissimi rapaci notturni, che sembrano quasi dei peluche - così immobili sugli alberi, con lo sguardo talmente penetrante e quegli irresistibili ciuffetti auricolari alzati come fossero orecchie! Il gufo comune, benchè diffuso in ampie zone del mondo, in realtà non è "comune" nel vero senso della parola: questo aggettivo sta a significare che le sue caratteristiche lo rendono il più emblematico tra tutti i gufi, ma non certo "banale"! Non è scontato avvistarlo, perchè ha abitudini solamente notturne ed è un predatore silenziosissimo, grazie alla morbidezza del suo folto piumaggio: implacabile cacciatore di topi e altri piccoli mammiferi, piomba sulla preda senza fare il minimo rumore. Le sue piume gli regalano anche una straordinaria capacità mimetica: con le tante sfumature di marroncino screziato, ad occhi chiusi sembrano veri e propri tronchi. Certo, quando aprono i loro occhioni e ti scrutano... impossibile non notarli!

Vi lascio qui sotto un bellissimo video sul gufo, di Davide Rufino
 


Segno inequivocabile della presenza dei gufi in un territorio sono le borre, ossia questi rigurgiti di pelo/ossicini/scarti al termine della loro digestione. Al piedi degli alberi su cui staziona il gufo è infatti impossibile non notare a terra (oltre agli escrementi) un gran numero di queste "palline" grigie, non certo belle, ma oltremodo interessanti: osservandole bene e "aprendole" (con i guanti!) è infatti possibile esaminare i resti e scoprire quale dieta stia seguendo il nostro amico rapace notturno. Sulla loro alimentazione va fatta una precisazione: il gufo in Italia se la passa piuttosto bene in quanto a predatori naturali, i pericoli maggiori li corre sempre a causa nostra, poichè si nutre di topolini. Deleteria è l'abitudine umana di usare il veleno per topi, pure se limitato ad esche protette e non esposte all'ambiente: il veleno è di gran lunga la piaga peggiore per i gufi comuni, perchè ingerendo topi avvelenati, subiscono la stessa e tristissima sorte dei roditori. Quindi, se per caso notaste borre nel vostro giardino o vi accorgeste comunque della presenza di rapaci come gufi o civette: non usate mai veleno per topi!

Ecco una borra

Tante borre, ai piedi degli alberi su cui stanno i tre gufi... impossibile non notarle!

I gufi comuni sono animali territoriali e difendono la loro zona dagli altri individui della loro specie: questo avviene soprattutto nel semestre caldo, quando a partire dalla stagione degli amori si formano le coppie per nidificare. Signor gufo e signora scelgono per loro un territorio preciso e isolato, che difendono con rigore anche dai propri simili; qui nidificano (spesso in nidi abbandonati da altri uccelli) e allevano i pulli per circa 2 mesi, quando i giovani raggiungono l'indipendenza.
Con l'arrivo dell'autunno il gufo comune però perde l'istinto territoriale e si sposta in zone particolari dette "roost", dove si raduna insieme ai suoi simili per trascorrere il riposo diurno durante i mesi freddi. Ovviamente la notte continua ad essere dedicata alla caccia, quindi non è insolito che questi "dormitori collettivi" siano alberi in prossimità di campi, frutteti e prati, spesso ben popolati da topi. Benchè nei roost si possano contare anche decine e decine di gufi comuni appollaiati tutti insieme, immagino che anche gli alberi dei miei suoceri possano essere considerati come un piccolo roost: infatti è già il secondo anno consecutivo che questo trio gufesco arriva e trascorre lì l'inverno!



Con l'arrivo della primavera, quest'anno particolarmente incipiente, i gufi si preparano ad abbandonare il roost invernale e tutti i vantaggi della vita "comunitaria" (maggior protezione, essenzialmente), per formare le coppie e riprendere a nidificare. E così sta avvenendo anche per il trio che abbiamo ammirato a casa dei suoceri: proprio oggi sono passata ad osservarli e due gufi sono già partiti. Ne resta uno, forse il più giovane, indeciso sul da farsi. Che altro dirvi? Spero che trascorrano una buona stagione estiva, con l'auspicio di rivederli puntuali il prossimo autunno!

giovedì 8 novembre 2018

Tutto ma proprio tutto sulle mangiatoie per gli uccellini!

L'autunno sta avanzando veloce e, anche se le temperature incredibilmente miti che avute finora (decisamente fuori norma... ma per oggi non occupiamoci del clima impazzito) potrebbero ingannarci, presto o tardi arriverà anche il freddo. Certo, a noi cambia poco: in casa siamo attrezzati con tutte le comodità, dal riscaldamento al piumone sul letto. Ma gli animali selvatici invece si troveranno in difficoltà e in particolare gli uccelli - che non vanno in letargo - dovranno resistere ai rigori dell'inverno contando semplicemente su sè stessi. Come ci spiegano bene gli esperti del Parco Natura Viva in questi interessanti video, tutti dedicati alle mangiatoie per l'inverno che possiamo costruire noi stessi, gli uccelli hanno un bisogno quotidiano e stringente di una certa quantità di cibo energetico, perchè possano continuare a muoversi sviluppando il calore corporeo che li farà sopravvivere alle basse temperature. Se ne avete voglia, seguitemi in questa panoramica di video, in pochi minuti scoprirete tutto il mondo che sta dietro alle mangiatoie per uccellini!



Possiamo aiutare gli uccelli fornendo loro cibo adatto nei nostri giardini, ma attenzione: le classiche briciole di pane o di biscotti, di solito ben gradite dai pennuti, non sono così salutari perchè difficili da digerire e poco sostanziose. Meglio costruire una bella ghirlanda di frutta secca (come le arachidi, oleose e ben energetiche) e fresca di stagione (mele e pere), oppure una "pigna farcita" con vari mangimi in patè. Due possibili mangiatoie "naturali", che verranno certamente prese d'assalto da insettivori, granivori e frugivori!



Se invece vi piace l'idea di costruire una mangiatoia più articolata, con materiale di riciclo, ecco l'idea giusta per voi: da un contenitore in tetrapak, possiamo ricavare un "punto ristoro" per tutti i pennuti. Importante è, come dice anche Ilaria del Parco Natura Viva, di inserire poco mangime alla volta e di controllarlo spesso, perchè in autunno l'umidità è tanta ed è possibile che si generino muffe.  Questo consiglio in realtà è valido per qualsiasi tipo di mangiatoia decidiamo di esporre. Io stessa, che espongo semplicemente un vassoio metallico pieno di semini e patè, ho cura di controllarlo e lavarlo settimanalmente. Questo evita non solo le muffe, ma anche l'eventuale pericolo di patologie che si diffondono in ambienti "affollati".



E per finire, qualche consiglio su come posizionare correttamente le varie mangiatoie, per evitare il pericolo dei gatti. A seconda non solo del cibo, ma anche della forma delle mangiatoie e della loro collocazione, sarà possibile attirare diverse specie di pennuti selvatici.



Allora, che mi dite? Vi sono piaciute queste tre semplici idee? Quella che a me sembra più bella e d'impatto è la ghirlanda, penso proprio di costruirla ed esporla io stessa, insieme alle solite "palle di grasso", che compro già pronte nei negozi specializzati, e al mio vassoio pieno di semi di girasole. Quest'anno ancora non ho aperto il mio "ristorante" per pennuti, aspettavo che ci fosse un po' più di freddo, ma immagino che non manchi molto e non vedo l'ora di ritrovare la mia numerosa clientela di cince, pettirossi e fringuelli... e voi avete qualche altra creazione home-made da suggerire, per aiutare gli uccelli a sopravvivere alla stagione fredda?

sabato 24 giugno 2017

Il primo volo del rondone

La scorsa settimana ho partecipato ad una "liberazione pubblica di rondoni", organizzata da LIPU Ferrara. Le liberazioni pubbliche consistono nell'assistere ai brevi, preziosi istanti in cui un animale selvatico, curato da mano umana per un certo periodo, ritrova finalmente la libertà e soprattutto la forza per vivere da solo in natura. Per i volontari del Centro di Recupero si tratta di momenti emozionanti e speciali, che mescolano speranza, nostalgia, gratitudine e amore per il creato, con l'augurio che gli sforzi fatti per l'animale liberato gli consentano infine di vivere una vita lunga, piena e selvatica, proprio com'era giusto fin dall'inizio. Per il pubblico che assiste (spettatori curiosi, come me) e talvolta partecipa, l'emozione è simile, mentre nell'aria si diffonde una spontanea gioia, vedendo una creatura spiccare un volo da tanto agognato, o lanciarsi in una corsa sfrenata, conquistando la sua giusta dimensione esistenziale: la libertà.

Rondone in volo. Foto di Klaus Roggel, Wikipedia QUI.

In questo caso, la specie in questione era quella del rondone comune (Apus apus) e per me è stata un'ottima occasione per conoscere questi straordinari volatili, sui quali sapevo ben poco. Il rondone è un uccello che essenzialmente è progettato per il volo, una vera e propria "macchina volante" in grado di volare per mesi e mesi senza mai posarsi: i rondoni mangiano e dormono in volo, si posano solo per accoppiarsi. Alla LIPU ci hanno raccontato che alcuni recenti studi scientifici hanno dimostrato che questi uccelli trascorrono fino a 10 mesi in aria, senza mai toccare suolo.
Questo straordinario record detenuto dai rondoni dimostra che sono certo eccezionali volatori, grazie alla loro anatomia aerodinamica... la quale, però, si rivela essere anche il loro tallone d'Achille. Curiosamente, infatti, le dimensioni delle ali rispetto al resto del corpo sono talmente sproporzionate che il rondone, se malauguratamente si posa a terra, non è in grado di riprendere il volo. Diversamente da tanti altri uccelli che riescono infatti a "decollare" da terra con un potente battito d'ali, il rondone non riesce ad involarsi dal suolo e deve invece posarsi su muri, tetti, alti alberi (dove si aggrappa con appositi artigli), da cui può quindi lanciarsi, planare nell'aria e avviare così il suo instancabile volo.

Rondone adulto (scuro con gola bianca). Foto condivisa da Wikipedia, QUI.

La liberazione dei rondoni alla LIPU infatti è avvenuta tramite un delicato "slancio" dell'uccello in aria, per dargli la possibilità di prendere quota. Ma come sono finiti questi rondoni al Centro Recupero Animali Selvatici? Si trattava di rondoni giovanissimi, caduti dal nido prima del tempo, che non avevano mai volato prima: quello a cui abbiamo assistito è stato a tutti gli effetti il loro primo volo. Raccogliere gli uccelli da terra non sempre va fatto, dipende dalla specie (merli e gabbiani, ad esempio, anche se giovani e ancora inadatti al volo, vanno lasciati  in pace!), ma nel caso del rondone siamo certi che da terra non potrà riprendere il volo e non avrà modo di sopravvivere: va quindi raccolto e portato al CRAS più vicino.

Giovane rondone, piumaggio più chiaro. Foto di Enpa Genova

Si deve valutare se si tratta di un giovane inadatto al volo o di un adulto in grado di volare, finito a terra per qualche motivo. La LIPU consiglia: "Il Rondone adulto si distingue dal giovane perché quando le ali sono in posizione di riposo si incrociano sul dorso superando la coda di circa 2-3 cm. L'apertura alare è di circa 2 spanne e la silhouette disegna una falce. Un Rondone comune adulto, senza ferite, spesso torna a volare grazie alla semplice operazione di lancio. (...) È sufficiente un delicato slancio in luoghi aperti vicini al sito di ritrovamento (non da balconi o posizioni elevate)".
Continua la LIPU: "Il Rondone giovane, anche se in buona salute, non è in grado né di camminare né di volare e alimentarsi. Nessun tentativo di involo va operato. Serve invece il soccorso e la consegna a un Centro Recupero. Nell'attesa del ricovero lo si può adagiare in un contenitore di cartone e al caldo, come descritto per gli altri nidiacei.". Documentandomi sui rondoni e le modalità di soccorso (ed eventuale breve stallo casalingo, nel caso di CRAS chiusi per il weekend), ho trovato una bellissima guida di Vogelwarte che vi segnalo e vi consiglio (qui si dice anche che il tentativo di involo non deve mai consistere in un lancio in aria, bensì in un semplice ondeggiare della mano su cui è posato il rondone, tenuto all'altezza del nostro capo: se l'uccello spicca il volo, ottimo; se non lo spicca, qualcosa non va e non dobbiamo insistere).

Foto di Paweł Kuźniar, Wikipedia, QUI.

Inoltre LIPU suggerisce alcune osservazioni preliminari, qualcora anche si volesse tentare l'involo con un adulto: "Il Rondone è pronto per l'involo quando, messo sul pavimento a 3-10 metri da una finestra molto luminosa (ideale una porta finestra) con la faccia rivolta verso l'esterno, frullerà le ali e, nel tentare di raggiungere la fonte luminosa, si alzerà di 10-30 centimetri dal suolo (senza alcun aiuto da parte nostra, al massimo una leggerissima spinta in avanti) usando lo spazio che lo separa dalla finestra come "pista di decollo". Se capace di alzarsi anche di soli pochi centimetri senza il nostro aiuto, il Rondone dispone della giusta muscolatura e una volta lanciato in aria, ad esempio su un campo erboso o di terra, sarà capace di prende il volo. Se invece, messo sul pavimento come sopra descritto, il Rondone tenterà di nascondersi, o arrufferà le piume del dorso, o ancora si volterà con la coda verso la finestra, il Rondone non è ancora pronto per l'involo". Credo che, per i poco esperti, sia comunque da evitare un tentativo di involo pure per gli adulti (se l'uccello dovesse ricadere al suolo, anche da solo un paio di metri d'altezza, rischia di farsi male) e sia meglio affidare il rondone a un CRAS, dove persone competenti sapranno intervenire nei modi opportuni.

Foto di Monika Korzeniec, Wikipedia QUI.

Se dovesse capitarvi di dover alimentare un rondone in attesa di affidarlo al CRAS, la LIPU consiglia: "al Rondone, in attesa di ricovero, puoi fornire i seguenti alimenti: piccole palline di carne macinata cruda di manzo, camole del miele, camole della farina (le camole si possono acquistare presso i negozi di pesca sportiva). Somministragli acqua da un contagocce o attraverso una siringa senza ago o anche con la punta del dito, lasciando cadere una goccia alla volta lateralmente sul taglio del becco. Importante: questo tipo di alimentazione è un rimedio di emergenza e non deve protrarsi nel tempo." Un'altra ragione per cui i rondoni vanno sempre e comunque affidati a un CRAS e non tenuti in stallo casalingo.
Che dirvi? Assistere alla liberazione è stato bellissimo: abbiamo fatto il tifo per ogni rondone, guardando con trepidazione il suo incerto volo che via via diventava sempre più convinto, mentre noi capivamo - coscientemente, da umani - che quell'uccello stava scoprendo finalmente ciò per cui era destinato fin dalla sua nascita: volare libero nell'aria, sempre più in quota, fino a raggiungere il resto dei rondoni già in volo sulla città, sempre più in alto nel cielo del tardo pomeriggio.

Foto di Tomasz Kuran, Wikipedia, QUI.
Grazie LIPU per quest'esperienza ma soprattutto per l'operato a favore degli animali selvatici... e grazie, ovviamente, a tutte le persone che hanno dato modo a un rondone caduto di volare ancora.

giovedì 25 agosto 2016

Tutti pazzi per le upupe!

In questa lunga e felice estate, tra i vari momenti speciali che ho vissuto, ricorderò sempre un incontro inaspettato e prezioso, uno di quegli avvenimenti che mi entusiasmano e mi emozionano con semplicità... a metà giugno scorso infatti, per una decina di giorni, una coppia di upupe ha fatto visita al nostro giardino. L'upupa è un uccello inconfondibile e meraviglioso, con un volo "a farfalla" e un'elegante cresta che si alza ad ogni atterraggio... nella mia campagna ferrarese sapevo della presenza delle upupe, ma mai ero riuscita a vederle così da vicino e così a lungo: la coppia ha deciso proprio di venire a rifocillarsi nel giardino dei miei genitori e in particolare sotto la finestra della cucina. Vedere questa coppietta al tramonto, volare e planare per più di un'ora tra il campo di grano dorato, l'erba verde del giardino e il cielo sfumato, è stato qualcosa di unico.


L'upupa si nutre a terra, prevalentemente di insetti e larve sotterranee: infila il suo lungo becco nel terreno per sondarlo, finchè non trova un malcapitato "bocconcino". Le due upupe del mio giardino hanno fatto un vero e proprio banchetto con le forme giovanili delle cicale, ancora sottoterra, e ho potuto osservare chiaramente le upupe, dopo essersi rifocillate, alzarsi in volo con l'insetto nel becco per portarlo evidentemente al loro nido. Dopo qualche giorno una delle due upupe non si è più vista, mentre l'altra ha aumentato sensibilmente le sue incursioni nel nostro giardino (dal mattino a sera era sempre da queste parti, alla ricerca di cibo) e non faceva altro che planare, catturare cicale (tenendole nel becco, senza mangiarle) e ripartire in volo verso la stessa direzione. Siti e manuali di ornitologia confermano che, al momento della schiusa delle uova, la madre resta sempre nel nido e sta all'upupa maschio il compito di sfamare tutta la famiglia. Bravo papà!


L'upupa emette il tipico suono "hup-up-up" da cui deriva il suo nome, oppure in caso di pericolo un verso sgradevole e gracchiante, facilmente confondibile con il verso delle cornacchie. Penso proprio di averlo sentito! Dopo una decina di giorni gli avvistamenti delle upupe sono scemati sempre più, fino a scomparire di nuovo nella regolare "invisibilità" che le contraddistingue. Sappiate che, in 25 anni che abito da queste parti, quest'anno è stato il primo in cui mi sia capitato il privilegio di osservare per giorni le upupe, nelle loro abitudini quotidiane... è stato davvero bello e, anche se le foto che sono riuscita a fare non rendono giustizia a questo meraviglioso uccello, è stato un incontro speciale.


Il profilo crestato e il piumaggio tipico dell'upupa l'hanno resa un uccello celebre in tutte le culture, protagonista di miti, racconti e leggende. In Italia, dal 1971, è diventata il simbolo famoso e inconfondibile della LIPU. Ed è proprio la LIPU a consigliare di impiegare l'estate come periodo strategico per il birdwatching, in vacanza come a casa propria, perchè in questa stagione gli uccelli sono impegnati nella loro routine più intensa dell'anno: il periodo riproduttivo e di accudimento del nido. E nel vademecum del birdwatching estivo, si legge proprio che è l'occasione per "osservare specie rare. Gli uccelli migratori come il gruccione o la bellissima upupa (simbolo della Lipu) sono specie che non vivono in Italia tutto l'anno, ma sono qui da noi solo di passaggio o per nidificare".


E mentre quest'estate è ormai giunta alle sue ultime settimane, ricorderò sempre con piacere e gratitudine come è iniziata: con una coppia di upupe affiatate e indaffarate, al tramonto nel mio giardino. L'upupa è monogama solo per una stagione e, terminato il periodo riproduttivo, in autunno migra verso regioni più calde, tornando a cercare un nuovo partner solo nell'anno successivo... chissà se la "mia" coppietta si è già salutata, apprestandosi a migrare, o se stanno ancora svolazzando insieme, da qualche parte oltre gli alberi del mio giardino!
Cogli l'occasione di osservare specie rare. Gli uccelli migratori come il gruccione o la bellissima upupa (simbolo della Lipu) sono specie che non vivono in Italia tutto l'anno, ma sono qui da noi solo di passaggio o per nidificare. - See more at: http://www.lipu.it/articoli-natura/8-oasi-e-centri-di-recupero/428-fare-birdwatching-in-estate#sthash.YHPIj7XE.dpuf
Cogli l'occasione di osservare specie rare. Gli uccelli migratori come il gruccione o la bellissima upupa (simbolo della Lipu) sono specie che non vivono in Italia tutto l'anno, ma sono qui da noi solo di passaggio o per nidificare. - See more at: http://www.lipu.it/articoli-natura/8-oasi-e-centri-di-recupero/428-fare-birdwatching-in-estate#sthash.YHPIj7XE.dpuf
Cogli l'occasione di osservare specie rare. Gli uccelli migratori come il gruccione o la bellissima upupa (simbolo della Lipu) sono specie che non vivono in Italia tutto l'anno, ma sono qui da noi solo di passaggio o per nidificare. - See more at: http://www.lipu.it/articoli-natura/8-oasi-e-centri-di-recupero/428-fare-birdwatching-in-estate#sthash.YHPIj7XE.dpuf
Cogli l'occasione di osservare specie rare. Gli uccelli migratori come il gruccione o la bellissima upupa (simbolo della Lipu) sono specie che non vivono in Italia tutto l'anno, ma sono qui da noi solo di passaggio o per nidificare. - See more at: http://www.lipu.it/articoli-natura/8-oasi-e-centri-di-recupero/428-fare-birdwatching-in-estate#sthash.YHPIj7XE.dpuf

martedì 27 gennaio 2015

In compagnia dei fringuelli

"Un uccello posato su un ramo non ha mai paura che il ramo si rompa, perché la sua fiducia non è nel ramo, ma nelle sue proprie ali". (Anonimo)


Per illustrare questa famosa citazione che, facendosi ispirare dall'osservazione degli uccelli, tanto ci può dire anche su noi stessi, vi mostro alcune foto dei fringuelli che sono riuscita a fotografare nel mio giardino. Sono già un paio d'anni che mi diletto in un casalingo "birdgardening", appostandomi alla finestra di fronte all'albero dove appendo palle di grasso per le cince e preparo un piattino pieno di semi di girasole per pettirossi, merli e fringuelli, appunto. Purtroppo non ho una macchina fotografica adeguatamente attrezzata per scattare gli attimi fuggenti in cui questi graditi ospiti, con frullio d'ali, arrivano, si cibano e volano via di nuovo, per cui di solito mi accontento di guardarli e basta. Quando provo a fotografarli non ho mai risultati esaltanti, ma vi mostro ugualmente i miei scatti.



 

Il fringuello (Fringilla coelebs) è un bell'uccellino molto diffuso in tutta Italia, dove vive nelle zone boschive, nei parchi e, a quanto pare, in campagna. Si nutre spesso a terra ed infatti ho imparato a riconoscerlo perchè "ruspava" a terra come un minuscolo polletto, senza volare via come invece fanno cince e pettirossi, dandomi modo di osservarlo bene.
I fringuelli si nutrono prevalentemente di semi, che riescono a spaccare o a sbucciare grazie al loro becco massiccio. Confermo che i "miei" fringuelli - di solito ne vedo sempre una coppia, talvolta un trio - sono golosi di semi di girasole e riescono comodamente a spaccare il seme per mangiarsi l'interno. Eccone uno appostato sul piatto di semi, con un semino nel becco (mi rendo conto della pessima qualità delle foto, pardon):



Questo passeriforme si riconosce in particolare per i colori: il piumaggio del maschio è marrone-rossastro, sul dorso e sulle ali ha invece colori più sfumati che vanno dal grigio al verdastro. Il piumaggio della femmina ha colori più spenti, nei toni del grigio-beige e del verdastro. Il fringuello è inconfondibile grazie ad una "doppia barra alare" di colore bianco: purtroppo dalle mie foto le ali non si vedono bene, ma quando si ha la possibilità di osservarlo dal vivo diventa un segno inequivocabile di "fringuellitudine"!
Il fringuello è famoso anche per il suo canto, potente e ripetuto, molto ben riconoscibile quando si impara a riconoscerlo. Eccovi un video dove potete ascoltarlo:


Riconoscete questo tipico richiamo? Avete mai visto o sentito un fringuello nel vostro giardino? Se no, vi consiglio di preparare un piattino di semi di girasole appositamente per gli uccellini (facendo attenzione che non finiscano "a portata di gatto"): poter ammirare la loro discreta, vivace e leggera presenza a un passo dalle nostre case, fa davvero bene al cuore.