I tempi cambiano, le idee mutano e così anche le consuetudini nel nostro rapporto con gli animali domestici, nel bene e nel male. Circa venticinque anni fa ricordo ancora mia madre che, alle mie richieste da bambina sull'adottare un gatto, mi rispondeva "No, sporca troppo" (naturalmente poi abbiamo adottato più di un gatto, in barba alle sue scuse). Conosco famiglie che per anni hanno evitato di accogliere un micio, per timore che questo fosse fonte di germi o allergie per i bambini; oppure casi in cui, dopo aver introdotto un gatto nel nucleo famigliare, questo non fosse poi ammesso in casa proprio in quanto considerato "sporco" e veicolo di microbi. Negli ultimi decenni queste convinzioni sono mutate radicalmente e anzi, dopo un periodo di vera e propria demonizzazione del cane e del gatto quali fonti di potenziale pericolo, germi e sporcizia, si è passati forse all'estremo opposto. Oggi i cani dormono con noi nella nostra camera da letto e i gatti zampettano tranquillamente sui ripiani della nostra cucina: è sparita completamente la preoccupazione per la loro "sporcizia" e si è passati alla visione dell' "animale-vaccino", soprattutto in relazione a bambini piccoli e piccolissimi. Secondo alcuni studi infatti, tenere un cane o un gatto stimolerebbe in modo blando il sistema immunitario e preserverebbe così dallo sviluppare le allergie, in particolare in certe fasi dello sviluppo. E da qui siamo passati quindi a tutta una corrente di pensiero che vede il cane o il gatto adottati quasi solo per questo scopo: "perchè fanno bene" al neonato o al bambino, così come a noi.
Ma è giusto adottare un animale in virtù di queste sue "potenzialità terapeutiche"? Ovviamente la risposta che mi sento di dare è, almeno parzialmente, negativa: non dovrebbe essere la motivazione primaria che porta una famiglia a visitare un gattile o un canile. Oltre alle ragioni più marcatamente sanitarie, ci sono poi altri motivi vagamente "di moda" che inducono una famiglia ad adottare un animale sempre "per il bene del pargolo": la presenza di un animale da compagnia sarebbe infatti importantissima per le future relazioni del bambino, il quale imparando a rapportarsi con un cane o un gatto, svilupperebbe intanto empatia, sensibilità e apertura mentale. Il che è tutto vero, naturalmente, ma andrebbero fatte alcune precisazioni in merito, per evitare di scadere in una pericolosa filosofia spicciola: non basta adottare un cane o un gatto perchè il bambino cresca magicamente empatico, rispettoso e mentalmente aperto agli altri, anzi. Adottare animali in presenza di bambini piccoli e molto piccoli implica piuttosto un serio (e meraviglioso, intendiamoci) "lavoro" con il bambino, affinchè questo non consideri istintivamente il cane o il gatto l'ennesimo gioco a sua disposizione, ma un'altra creatura con cui costruire una relazione di rispetto, affetto, complicità e responsabilità. Affiancare un animale domestico a un bambino piccolo, senza poi curarsi di "educare" il loro rapporto, potrebbe invece implicare spiacevolissime sorprese per il piccolo umano, ma anche stress quotidiano per l'animale. Consideriamo infatti che i bambini (in particolare tra i 3 e i 5 anni) possono avere comportamenti imprevedibili e sono sicuramente inconsapevoli delle esigenze reali di un animale domestico, in particolare del gatto, molto più "lunatico", indipendente e istintivo del cane. Ci vuole quindi buon senso nell'adozione e tempo a disposizione per curare i rapporti all'interno della propria famiglia "allargata", per tutelare il bene sia dei bambini che degli animali.
Possiamo trovare molte ragioni, purtroppo non sempre valide, per scegliere di adottare un cane o un gatto: perchè ci regala affetto e gioia, perchè "fa bene" alla salute, perchè "educa" al rapporto con l'altro, perchè ci riempie una casa che sarebbe diversamente troppo vuota, perchè abbiamo bisogno di una novità nella nostra quotidianità. Ma la verità è che adottare un animale domestico deve essere una scelta dettata prima di
tutto da consapevolezza e amore, in tutte le sue sfaccettature: e per
questo occorre valutare la nostra famiglia e le sue
possibilità di accogliere/gestire positivamente un membro "non umano". Questo vale in tutti i casi, ma ancora di più se si hanno bambini piccoli o situazioni particolari che richiedono da parte nostra cura e attenzione. La compagnia di un cane o di un gatto nella nostra vita dà innegabilmente benefici impagabili: affetto spontaneo e genuino, la sensazione piacevole data dal prenderci cura di qualcuno che ci ama e a suo modo si prende cura di noi. Vedere bambini e animali crescere insieme è meraviglioso e la presenza di un cane o un gatto in famiglia arricchisce moltissimo qualsiasi infanzia, ma non dobbiamo pensare che il rapporto spontaneo tra animali e bambini non richieda attenzione da parte nostra. Non è scontato che l'animale sia perennemente disposto ad accettare pazientemente e senza conseguenze le eventuali situazioni stressanti nella vita famigliare, così come non dobbiamo farci l'idea dell'animale come "panacea" per i nostri figli. Occorre equilibrio, consapevolezza, responsabilità, come in ogni buona scelta di vita. Altrimenti l'esperienza potrebbe rivelarsi controproducente per noi, per i nostri famigliari umani e per gli animali.