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mercoledì 11 aprile 2018

Un pipistrello per amico!

Cari amici, questa primavera è stata finalmente per me ricca di progetti "all'aria aperta", tante "idee" da piantare tra terriccio e zolle, semi da interrare, alberi da spostare in posizioni più propizie, bulbi da sotterrare, nuove piante da mettere a dimora, nella speranza che nel futuro io possa godere di fiori e frutti più vari, stagione dopo stagione. Uno dei tanti progetti che avevo nel cassetto da diverso tempo, ma che sono riuscita a realizzare solo qualche settimana fa, è il posizionamento di una BAT-BOX, un'installazione adatta per diventare la tana estiva per i pipistrelli!



Per fortuna, con o senza bat-box, d'estate dalle mie parti non è insolito avvistare un pipistrello che svolazza a zig-zag tra il tetto della casa e i campi, ma rispetto a quando ero bambina la quantità di chirotteri osservabile è diminuita drasticamente, a causa di un ambiente sempre più compromesso da pesticidi e sostanze chimiche. I pipistrelli, come le farfalle e le rondini, sono infatti "sentinelle ecologiche" e ci dicono molto, con o senza la loro presenza, sulla qualità dell'ambiente in cui viviamo.  Un ancora più grave fenomeno di spopolamento si osserva nelle città e nelle periferie, un tempo abbastanza frequentate dai pipistrelli: oggi questo curioso mammifero non riesce più a sopravvivere nei centri abitati, dove mancano i rifugi adeguati e dove l'illuminazione artificiale è completamente incompatibile con il suo benessere. Guardate invece che spettacolo questa bat-box felicemente colonizzata!




Già alcuni anni fa, è nata la campagna "Un pipistrello per amico" dell'Università e del Museo di Scienze Naturali di Firenze, i quali hanno ideato e reso disponibili (per comuni, enti e privati cittadini) le bat-box, incoraggiandone l'installazione per dare più chances ai chirotteri d'Italia. Anche Coop ha aderito alla campagna ed infatti io sono andata lì a comprare la mia bat-box, costruita in materiali naturali e atossici. Ho installato la mia casa per pipistrelli seguendo alcuni semplici consigli...
  • Posizionarla ad almeno 4 m di altezza (irraggiungibile dai predatori), su un palo, un tronco o sulla parete di casa (nel mio caso, il lato della mia abitazione ad ovest), relativamente riparata dal tetto. Evitare tassativamente di fissarla a supporti metallici.
  • Installarla in maniera tale che l'imboccatura della tana non sia coperta da rami o altri ostacoli. La presenza di vegetazione, alberi e fonti d'acqua nelle vicinanze rende comunque più appetibile la casetta ai pipistrelli.
  • Scegliere una collocazione tranquilla (no al via vai, no alle serrande elettriche, no a rumori molesti) e soprattutto che non sia illuminata artificialmente durante la notte (no a lampioni o faretti vicini).
Nonostante queste accortezze, non è detto che la mia bat-box venga scelta a breve come dimora dai simpatici pipistrelli: prima di tutto dovrà perdere "l'odore di nuovo" e soprattutto gli svolazzanti mammiferi dovranno apprezzarne la collocazione per i loro scopi, in base alla stagione e al momento dell'anno. Insomma, ora si tratta solo di attendere e di osservare l'eventuale presenza di inquilini, inequivocabilmente confermata dal guano di pipistrello (ottimo concime!) sotto l'installazione... sapendo però che potrebbe volerci tanta pazienza e dando periodicamente un'occhiata per evitare che la bat-box diventi piuttosto un nido di vespe o altri insetti non proprio amichevoli!
Naturalmente non mancherò di tenervi aggiornati, per il momento non mi resta altro che lasciarvi l'opuscolo della campagna "Un pipistrello per amico" con tante informazioni utilissime sui chirotteri italiani e anche sulle bat-box!

mercoledì 6 luglio 2016

Educare alla biodiversità, tra passione e vocazione professionale

"All’epoca delle scuole elementari (così si chiamavano, vent’anni fa), amavo moltissimo passare i miei pomeriggi liberi nel mio giardino, nella campagna ferrarese. Piccola naturalista in erba, osservavo con curiosità e passione le piante, gli insetti sfuggenti e multicolori, gli uccelli cinguettanti e le mutevoli nuvole, senza rendermi conto del valore di ciò che mi circondava e senza minimamente sospettare che, un giorno non troppo lontano, le cose sarebbero potute cambiare (stavano già cambiando). Oggi, rispetto ad allora, nel mio giardino sono calati drasticamente gli avvistamenti di rondini, farfalle, api, pipistrelli e piante spontanee che un tempo costituivano i miei quotidiani interessi infantili. Chiaramente, a quell’epoca non sapevo neppure che piante, insetti, mammiferi e uccelli, insieme a tutte le altre forme viventi che popolano il nostro pianeta, danno luogo a un meraviglioso quadro naturale che gli scienziati hanno chiamato “biodiversità”. 


Incontrai il termine pochi anni più tardi, sul finire delle scuole medie, quando una grossa rana del deserto (Notaden nichollsi) campeggiava sulla copertina del National Geographic, il cui titolo era appunto: “Biodiversità. La vita in gioco” (National Geographic Italia, 1999). Lessi gli articoli con attenzione ma, lo ricordo bene, allora non compresi del tutto né cosa ci fosse di tanto speciale in quella parola che descriveva l’insieme di tutte le specie viventi sul pianeta, né il motivo per cui la loro sopravvivenza fosse così a rischio. E soprattutto, non riuscii ad afferrare perché la cosa dovesse essere importante per me, essere umano tredicenne del pianeta Terra. 



Se oggi mi chiedessero di spiegare cos’ha di speciale la biodiversità e perché è fondamentale per la nostra vita, sarei molto più preparata: in questa tesi ho, anzitutto, cercato di condensare le mie conoscenze in proposito. Oggi sono anche molto più preoccupata, perché quella minaccia alla sopravvivenza delle specie viventi, che allora non avevo compreso leggendo il National Geographic, adesso mi è tragicamente chiara: siamo noi, umanità del Terzo Millennio, che con questo nostro vivere, consumistico e sconsiderato, stiamo condannando all’estinzione una vasta porzione di biodiversità. E siamo altrettanto noi i responsabili della situazione di grave crisi ecologica globale, che oggi si palesa in rapporti scientifici sempre più allarmistici e drammatici, mentre i dati e le esperienze ci mostrano un clima impazzito, un inquinamento sempre più pervasivo e incontrollabile, un ambiente sempre meno ospitale per le diverse forme di vita, un ecosistema planetario talmente alterato i cui effetti si ripercuotono anche sul nostro benessere e la nostra sopravvivenza. 


Eppure, per quanto la situazione sia critica, complessa ed estesa, in quanto responsabili siamo anche gli unici che possono agire in senso contrario, nel tentativo di apportare i sufficienti e significativi cambiamenti al nostro stile di vita, affinché la crisi ambientale (di cui la perdita di biodiversità è solo una parte) quantomeno rallenti, nella doverosa speranza che possa anche affievolirsi, fino alla restituzione alle nuove generazioni di un pianeta Terra ospitale, fertile, ricco di specie viventi e di possibilità anche per la vita umana"
.


Questo è l'incipit della mia tesi "Insegnare la biodiversità. Un'educazione interdisciplinare per l'emergenza ecologica", con cui ho preso la seconda laurea (in Scienze della Formazione Primaria), sulla biodiversità e l'importanza di una corretta educazione ambientale nella scuola primaria. Scrivere questa tesi è stato per me uno dei piaceri dell'ultimo anno, ci ho messo interesse e passione, ma anche scrupolo e rigore scientifico: sono stata davvero contenta che sia stata così apprezzata anche dalla commissione! E da settembre prossimo, sperando di lavorare già come supplente nelle scuole, mi impegnerò a fondo perchè la crisi ecologica, l'importanza della tutela ambientale ma soprattutto il senso di appartenenza e di meraviglia verso l'intera biosfera, possano diventare temi d'interesse e passioni anche dei bambini che conoscerò e con cui andrò a lavorare. Il primo passo è fatto, cari amici... e intanto prosegue quest'estate di grandi traguardi!

martedì 8 marzo 2016

"Cari estinti" di Arianna Papini

La biodiversità in pericolo e la sesta estinzione di massa sono argomenti che possono essere affrontati con i bambini? Assolutamente sì, anzi, dovrebbero esserlo! L'ha ben capito Arianna Papini, illustratrice fiorentina, che con "Cari estinti" ci propone un albo illustrato che saprà catturare l'attenzione dei più piccoli su 20 animali estinti negli ultimi secoli: dal più conosciuto Dodo all'elegante Tigre di Giava, dal Rinoceronte Nero allo Stambecco dei Pirenei, estinto peraltro giusto nel 2000, mentre intanto l'uomo tenta inutilmente di clonarlo.


Il tema è tra i più urgenti e scottanti: stiamo assistendo proprio in questi anni ad una morìa continua e implacabile di specie viventi, tale da essere definita dagli scienziati come una "sesta estinzione di massa". I responsabili stavolta non sono le glaciazioni, le eruzioni vulcaniche o l'impatto di un asteroide sul pianeta: la colpa è tutta nelle nostre mani, che con il nostro sovrasfruttamento delle risorse, con l'inquinamento degli ecosistemi e una caccia senza alcun freno, stiamo condannando all'estinzione centinaia di specie animali e vegetali, alcune ancor prima di averle mai conosciute.
Per un tema così importante, "Cari Estinti" si sfoglia con leggerezza, perchè ciascuna pagina è dedicata ad un'illustrazione e una poesia narrata "in prima persona" dall'animale rappresentativo della specie che abbiamo cancellato dalla faccia della Terra. I bambini saranno sicuramente catturati dal formato accattivante, dalle rime e dalla morale di ciascuna poesia. Ammirevole è l'opera scientifica della Papini, che nel comporre i testi dimostra di essersi informata con precisione e dovizia di particolari sulle abitudini degli animali e sulle cause della loro scomparsa: chi fu cacciato troppo, chi venne privato del suo habitat vitale. 
Arianna Papini: Tigre di Giava, estinta per caccia e disboscamento nel 1979

Un albo illustrato dall'alto valore culturale ed etico, da regalare ai nostri bambini e da leggere insieme a loro, per commuoversi e riflettere sulla responsabilità umana, che inizia a formarsi proprio durante la giovinezza. Si possono trarre infatti importanti insegnamenti, ad esempio dalle parole del rinoceronte nero: "Anche se son scomparso, rido adesso pensando all'uomo che accumula ricchezze e spreca le risorse, come un fesso, annientando dalla terra le bellezze". Oppure dal vano proposito della Ritina (una sorta di foca estinta nell'arco di 27 anni): "Voi uomini non avete ancora perso la speranza di avvistarmi prima o poi, ma se esistessi agirei in modo diverso... e non mi fiderei mai più di voi!" (A. Papini, Cari Estinti, Kalandraka, pp. 8-9).
L'adulto che legge questi versi amari e quasi ironici, dall'immaginaria voce degli animali che sono stati brutalmente sterminati in un impeto distruttivo, miope e ingiustificabile, si ritroverà alla fine del libro con il cuore gonfio di amarezza, per tanta bellezza, ricchezza e vita andata irrimediabilmente perduta. E se resta anche una sottile rabbia per la nostra specie che ancora non smette di estinguere e distruggere, compresa se stessa, usiamola a fin di bene, insegnando ai nostri figli come si diventa un'umanità migliore.

lunedì 14 settembre 2015

"La diversità della vita" di Edward Wilson

Di biodiversità vi ho già parlato in passato e penso che ve ne parlerò ancora in seguito, dal momento che sarà il tema centrale della mia nuova tesi di laurea! Anche di Edward Wilson vi ho già parlato in precendenza: oltre che biologo, entomologo e saggista vincitore di due premi Pulitzer, si è anche cimentato con la narrativa, pubblicando l'appassionante romanzo Anthill, da me divorato in pochi giorni e consigliatovi caldamente in questo blog. Oggi quindi è con piacere che vi propongo un nuovo testo di Wilson, uscito nel 1992 ma ancora assolutamente attuale, nonchè affascinante e coinvolgente come pochi altri saggi sanno essere: "La diversità della vita. Per una nuova etica ecologica".
Il saggio, chiaramente appetibilissimo per biologi, ecologi e scienziati, è alla portata di tutti. Wilson parte da esperienze di vita vissuta da lui in prima persona per spiegarci cos'è la "diversità della vita", ossia la biodiversità, e soprattutto qual è la sua importanza per l'ecosistema planetario. E così ci troviamo sotto un maestoso temporale in Amazzonia, oppure assistiamo ad eruzioni vulcaniche così distruttive da azzerare la vita su un'intera isola, ma diventiamo anche gli incantati testimoni della magia della vita che si ricrea, a partire da un ambiente distrutto e desolato. 


Larga parte del libro è dedicata a spiegarci, con esempi a non finire (tanti dei quali sono meravigliosamente sorprendenti, come la natura stessa), come la biodiversità si manifesti, cresca e si riproduca con infinite possibilità, deviazioni e percorsi, sul nostro pianeta. Wilson ci racconta, con la maestria di un sapiente narratore, di una Terra viva, continuamente in evoluzione, ricca di specie viventi così come di incredibili opportunità anche per noi uomini, che ci ostiamo sempre più a crederci "emancipati dalla natura". Niente di più sbagliato! Pensiamo anche solo da un punto di vista limitatamente "materialistico" quanto di buono traiamo dalla biodiversità: sapevate ad esempio che l'anticoagulante irudina, fondamentale per la cura di tante condizioni patologiche del sangue, proviene dalla saliva delle sanguisughe? Oppure ancora, sapevate che dalla pervica rosea, pianta del Madagascar, si ottengono due alcaloidi capaci di salvare da due forme tumorali terribili, come il linfoma di Hodgkin e la leucemia linfocitica acuta? Sono solo due esempi di un'infinità di casi, che ci dovrebbero rendere consapevoli di quanto l'uomo abbia bisogno della natura (letteralmente!) e di quanto ancora possa imparare da essa... a livello materiale, ma anche spirituale. E così il libro di Edward Wilison si conclude con un accorato (e documentato) appello: l'umanità sta letteralmente provocando una "sesta estinzione di massa", la biodiversità sta calando ad un ritmo mai visto prima, a causa dell'impatto umano. "L'uomo non è ancora riuscito a capire se stesso, e sarà ancora più confuso se dimenticherà quanto significhi per lui il mondo della natura. Sono moltissimi i segnali che indicano come la perdita di biodiversità metta a repentaglio non solo la sicurezza fisica dell'uomo, ma anche la sua stabilità spirituale. E se ciò è vero, i mutamenti in corso oggi non potranno portare altro che danni a tutte le generazioni venture. (...) Un'etica ambientale destinata a durare sarà un'etica mirata a preservare non solo la salute e la libertà della nostra specie, ma anche l'accesso a quel mondo in cui lo spirito umano vide la luce" (E. Wilson, La diversità della vita, BUR, pp. 482-483). E lo spirito umano vide la luce nel bel mezzo di una natura viva, fertile e ricca di diversità.

venerdì 22 maggio 2015

Biodiversità: un patrimonio universale per l'umanità

La biodiversità è come una torta a tre strati, un pan di spagna farcito di crema e ricoperto di glassa, diceva Giorgio Celli per spiegarci questo concetto di cui tanto si sente parlare, in particolare oggi che si celebra la "Giornata Mondiale per la Biodiversità". Foreste tropicali, insetti, tigri, balene, ma anche farfalle nostrane, patate e papaveri: tutte le forme viventi, animali e vegetali, vanno a comporre questo magnifico quadro vivente che chiamiamo "biodiversità", e che si misura in termini di numero di specie, di popolazioni, di ecosistemi e di patrimoni genetici esistenti sul nostro pianeta. Nel corso della storia umana, gli scienziati sono arrivati a scoprire e descrivere circa 1 milione e 700 mila specie, ma si ipotizza che molte siano quelle ancora da scoprire (si pensa che sul nostro pianeta possano esistere fino a 12 milioni di specie in totale).

Immagine da Wikipedia
E ogni specie vivente è importante per mantenere in salute l'ecosistema terrestre, perchè ciascuna svolge un ruolo e una funzione insostituibile: "Niente esiste di per sè, ma solo in relazione alle altre forme di vita", diceva Charles Darwin. Anche l'essere umano fa parte della biodiversità e grazie a questa sopravvive, non solo perchè su di essa si regge l'equilibrio degli ecosistemi, ma anche perchè è fonte di cibo, energia, acqua e risorse per la nostra vita quotidiana. Eppure oggi sappiamo che la situazione è critica, dagli ultimi quarant'anni la biodiversità è in calo drastico a causa dell'insostenibile pressione umana sugli ecosistemi e lo sfruttamento indiscriminato delle risorse: monocolture e pesticidi, deforestazione e inquinamento, aumento demografico e introduzione di specie non autoctone, pesca e bracconaggio hanno condotto ad un declino del 28% delle specie di vertebrati. Un calo così consistente di specie in così poco tempo (quarant'anni sono niente, nell'arco della storia planetaria) potrebbe essere considerata come una vera e propria estinzione di massa, tuttavia attribuibile a cause completamente umane.

Immagine da Wikipedia
Ogni anno si estinguono implacabilmente specie viventi, animali e vegetali, e il ritmo non sembra diminuire. Non si tratta "semplicemente" dell'estinzione prossima di animali  tristemente celebri come la maestosa tigre (le cui popolazioni sono diminuite del 70% negli ultimi 30 anni), del tonno rosso e dell'orso polare, ma anche della definitiva scomparsa già avvenuta di tante altre specie, alcune delle quali a noi sconosciute, che non scopriremo mai più e la cui importanza per il pianeta ci sarà per sempre ignota. Procedendo a questo ritmo di perdita di biodiversità, ad un certo punto si spezzerà definitivamente il già scricchiolante equilibrio terrestre e il problema diventerà drammaticamente concreto, non sarà più "soltanto" una questione nostalgica di specie perdute... sarà un pianeta intero ad essere perduto. Cosa fare? Le associazioni ambientaliste e le organizzazioni mondiali si sono mobilitate già da diversi anni, avviando progetti di conservazione per la tutela e lo sviluppo sostenibile di habitat e specie.

La copertina del rapporto WWF
E noi cosa possiamo fare? Anzitutto: informarci, magari leggendo l'interessante rapporto del WWF sulla Biodiversità. Sapevate ad esempio che esistono nel mondo aree peculiarmente ricche di biodiversità, dove si concentrano un gran numero di specie viventi? Una di queste zone è la lontana Amazzonia, ma un'altra è proprio la nostra Italia, che per conformazione e localizzazione geografica ospita un elevatissimo numero di specie viventi e di ecosistemi diversi: dalle Alpi alla Sicilia. Chiaramente un problema vasto come quello del calo a picco di biodiversità mondiale implica politiche nazionali e internazionali volte a proteggere questo patrimonio universale, ma noi in quanto cittadini del mondo cosa possiamo fare nel nostro piccolo? La Commissione Europea ha elaborato un "vademecum" di 52 consigli da applicare nella vita quotidiana, a tavola, al lavoro, in famiglia e nel tempo libero, per incrementare la nostra consapevolezza e diminuire la nostra impronta ecologica.


Infine, vi lascio un bellissimo video dedicato a questo tema che vi invito caldamente a guardare: le parole sono del compianto Giorgio Celli e spiegano, con la sua indimenticabile capacità divulgativa, perchè la biodiversità è una ricchezza che va difesa con intelligenza ed equilibrio. 


E se volete scoprire il lato più specificatamente "alimentare" della biodiversità, vi aspetto anche su "Pasticceria Portami via!". Buona giornata mondiale della biodiversità a tutti!

mercoledì 20 ottobre 2010

The faunal countdown: mostra d'arte a Ferrara per la biodiversità

Oggi vi parlo con grande piacere della mia città, Ferrara, che da qualche settimana è invasa da creature strane e gigantesche come questo rinoceronte galleggiante, proprio nel fossato del castello estense:


Si tratta di una vera e propria mostra d'arte urbana, The faunal countdown, che vede dislocati vari animali a grandezza naturale in punti strategici della città. L'iniziativa curiosa ha una forte valenza etica: il 2010 è stato proclamato dall'ONU "Anno internazionale per la biodiversità", per richiamare all'attenzione mondiale il problema dell’impoverimento della diversità biologica (specie animali e vegetali si estinguono in modo "innaturale", a causa di uno scorretto comportamento umano nei confronti del pianeta e della natura).
Cito dal volantino della mostra: "The faunal countdown nasce dall'interesse per la tematica della biodiversità di Stefano Bombardieri, artista internazionalmente noto e già presente alla 52° Biennale di Venezia. Le opere di Bombardieri, che raffigurano animali a grandezza naturale, diventano così stupefacenti icone della biodiversità nell'anno in cui la si celebra a livello mondiale. (...) Si tratta della prima tappa di una rassegna urbana internazionale di arte invadente, che dopo Ferrara si sposterà a Dubai, Pechino e Istanbul nel corso del 2011. (...) L'uomo è responsabile della progressiva estinzione di molti animali. Pelli di coccodrillo, corni di rinoceronte, zanne di elefante costituiscono merce per il cui lucroso commercio la vita dell'animale passa in secondo piano."



Come potete notare, ogni animale ha una cifra: è il numero di esemplari di quella specie ancora esistenti sulla Terra, quindi lancia l'allarme estinzione. Nelle vicinanze di ogni statua (sono enormi da vicino!) sta un cartello con informazioni sulla mostra e specifiche notizie sull'animale in questione.





Maria Livia Brunelli, curatrice della rassegna, dice: "Ogni volta che prendo un aereo mi sembra che l'uomo si sia montato un pò la testa: in fondo siamo come il frammento di un'unghia rispetto al pianeta Terra". 




Dalla biodiversità dipende, in modi non ancora ben compresi, la stessa esistenza del genere umano: sono le relazioni ecologiche che si instaurano tra le diverse specie a sostenere lo sviluppo e la permanenza della vita sul pianeta, compresa la nostra.





Visitando il centro storico di Ferrara "incontrerete" quasi per caso queste creazioni... perchè dunque non fate un giro a Ferrara con la vostra famiglia o i vostri amici? The faunal countdown vi aspetta fino al 25 gennaio 2011. E' un'iniziativa importante che coniuga arte, amore per gli animali e coscienza ambientale: NE VALE LA PENA!!!
Per maggiori informazioni: http://www.thefaunalcountdown.com/