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lunedì 30 marzo 2020

Le mie considerazioni su toxoplasmosi e gravidanza

Fin da quando abbiamo iniziato a cercare una gravidanza, io ho cominciato altrettanto a stare attenta alla toxoplasmosi. In più di trent'anni di vita, nonostante assidue frequentazioni di gatti e gattili, lettiere pulite senza guanti, consumo di salumi (anche artigianali) e frutta e verdura colta e mangiata direttamente dall'orto (che incoscienza!) non l'avevo mai presa. 
Devo essere sincera, i primi tempi era un'ossessione: in ogni cibo "incriminato" vedevo un rischio enorme e mi sembrava all'improvviso di non poter mangiare più in sicurezza nessuna verdura o frutta cruda, così come avevo iniziato a disinfettare convulsamente la cucina se anche solo poggiavo un limone sul lavello. Lavavo le mani decine e decine di volte al giorno, sentendomi perennemente a rischio di un'infezione o un contagio. Non parliamo poi delle eventuali uscite al ristorante o  in vacanza: erano diventati pericolosi un ciuffo di prezzemolo crudo decorativo, la rucola sulla pizza, una foglia di insalata a fianco di una bistecca ben cotta, una caprese con pomodoro fresco, una macedonia. Tutto off limits. Ora, vi sembrerà esagerato, ma la vivevo proprio male, anche perché reperivo informazioni contrastanti, e intanto consumavo una confezione di amuchina alla settimana, senza peraltro avere la certezza di debellare il pericolo (vedi dopo).
Allora, sia per tranquillizzarmi, sia per capire come mai in tanti anni di condotta "sconsiderata" io non avessi mai contratto la toxo, ho approfondito la questione e le cose che ho scoperto mi hanno aiutata parecchio a collocare al giusto posto questo rischio e i relativi comportamenti da assumere per evitarlo.

La classica insalata mista al ristorante è vietatissima per il pericolo toxo! Foto di Thomas Wenger su Wikipedia.

Cos'è la toxoplasmosi e come "funziona" nel gatto
Si tratta di un'infezione provocata da un protozoo (NON un virus, NON un batterio!), il Toxoplasma gondii, che può infettare tutti i mammiferi e si "incista" poi nelle fibre muscolari (per questo, se si consuma carne cruda, si rischia di venire infettati). Solo nel gatto il protozoo riesce a completare tutto il ciclo vitale, per questo il micio è detto "organismo serbatoio", ossia il toxoplasma si moltiplica in esso e si propaga nell'ambiente tramite le feci del felino. Da qui lo spauracchio del "stai attenta ai gatti in gravidanza, perché da loro contrai la toxo", sapendo che questa infezione è particolarmente grave e pericolosa per la salute dell'embrione o del feto.
Il nocciolo fondamentale però sta in due informazioni chiave, che difficilmente i medici si prendono la briga di spiegarti:
1) Dire che "i gatti ti infettano con la toxo" sarebbe più o meno come dire "gli umani ti infettano con l'influenza". Serbatoio della toxo non sono TUTTI i gatti, bensì i gatti in quel momento malati di toxo e infettivi. Questo momento dura al massimo un mese nell'arco dell'intera vita del felino e non è neppure detto che si ammali mai, soprattutto se non ha la possibilità di consumare carne cruda.
2) Le feci di un gatto con toxoplasmosi hanno bisogno di un certo tempo di "maturazione" nell'ambiente per diventare effettivamente infettive, dalle 24 ore in poi. Una cacca appena defecata da un gatto infetto, non è immediatamente infettiva.
Questo cosa implica? 
Implica che sostanzialmente, se hai gatti, resti incinta e temi la toxo da parte loro, intanto non vederli come untori malefici, perché magari la toxo non l'hanno mai presa, forse non la prenderanno mai, forse l'hanno presa anni fa e non sono più infettivi da un pezzo. Se invece fossero esattamente in quel momento della loro vita in cui espellono feci contagiose, basta fare due semplici cose: far pulire a qualcun altro (o usare dei guanti e poi lavarsi accuratamente le mani) la lettiera e farlo almeno una volta al giorno, per evitare che le feci "maturino" e diventino infettive.
Bon, questo è quanto. La toxo NON si prende accarezzando il gatto, o tramite la sua saliva, o tramite un graffio, o tramite la sua pipì. Quindi non bisogna esiliare il proprio felino o peggio abbandonarlo, così come non ha senso smettere di accarezzarlo o coccolarlo. Basta seguire norme di buon senso e igiene di base, che dovrebbero valere indipendentemente dalla toxo o dallo stato di gravidanza.

Molto più probabile contrarre la toxo dalla carne al sangue che dai gatti. Foto di Gail su Wikipedia.

Perchè allora tanto allarme?
Perchè, in effetti, è comunque possibile contrarre la toxoplasmosi. Come? 
Soprattutto mangiando o manipolando, senza poi lavare mani, utensili e piani d'appoggio:
- Carne cruda e salumi crudi (perchè, lo ripeto, potrebbero derivare da un animale infettato, nelle cui carni è rimasto incistato il toxoplasma, che muore solo con la cottura);
- Verdura cruda poco lavata, in particolar modo se viene dall'orto del contadino dove potrebbero circolare più spesso gatti liberi o selvatici. Meno facile è il contagio di verdura del supermercato, dato che arriva da produzioni a livello industriale (immaginate serre e coltivazioni "in batteria"): dovreste proprio acquistare quel maledetto cespo di insalata tra mille altri, vicino al quale è passato proprio un gatto infetto e ha defecato proprio lì. Mi darete atto che ciò è molto improbabile, ma altrettanto io ammetterò che non è impossibile. Quindi per eliminare il rischio, sapendo che la verdura e la frutta cotte non danno comunque alcun problema, per quella cruda va semplicemente effettuato un lavaggio molto accurato (sotto vi darò maggiori dettagli). 
Un'altra possibile modalità di contagio è facendo giardinaggio in campagna, dove è più facile che il vostro o altri felini usino il terreno come lettiera a cielo aperto: per questo è fondamentale usare guanti e lavarsi le mani dopo le attività tra orto e giardino (ma questo, non lo fareste comunque?).

Più dei gatti, preoccupatevi di usare guanti quando fate giardinaggio! Foto di Z28scrambler su Wikipedia.

Quindi, in sostanza...
Se sei incinta e recettiva alla toxoplasmosi (cioè non sei immune, perchè non l'hai mai contratta prima):
- se hai gatti fai pulire ad altri, quotidianamente, la loro lettiera (o puliscila tu usando sempre i guanti e igienizzando poi le mani) e comunque rispetta le normali regole igieniche di buon senso nella convivenza con gli animali (lava le mani dopo le coccole, ad esempio).
- evita tutta la carne cruda o poco cotta. Questo significa no anche a tutti i salumi crudi (bresaola, crudo, salame...). Si possono invece mangiare i salumi cotti (come prosciutto cotto o mortadella), meglio se in vaschetta (al banco dei salumi freschi spesso usano le stesse affettatrici per salumi crudi e cotti, indifferentemente... e i più prudenti vi vedono un rischio di contagio); 
- lava molto accuratamente la frutta e la verdura che vuoi consumare da cruda. I medici più scrupolosi ed equilibrati vi spiegheranno che il toxoplasma, essendo un protozoo e quindi un micro-organismo, non muore con l'ammollo in amuchina, o nel bicarbonato... l'unica maniera di rimuovere il protozoo è tramite lavaggio "meccanico": sfregando e lavando bene sotto acqua corrente la frutta e la verdura che volete mangiare. Chiaramente gli ammolli in amuchina/bicarbonato vi danno una ragione in più per sciacquare poi bene gli alimenti "trattati", ma l'uso di queste due sostanze non dà garanzie specifiche di "disinfezione", proprio per il fatto che non stiamo parlando di virus o batteri. C'è quindi chi addirittura per mesi rinuncia a mangiare l'insalata... inizialmente l'avevo fatto anche io, dato che è particolarmente arduo lavarla al meglio, ma quando poi sono rimasta incinta davvero e gli insalatoni erano una tra le poche cose che riuscivo a mangiare (ho avuto un mucchio di problemi digestivi con la gravidanza), me ne sono fatta una ragione e ho proceduto a lavare con bicarbonato (solo per scrupolo) e successivi risciacqui le mie foglie di insalata. Però senza farne una malattia, così come mi sono accontentata di lavare bene solo sotto acqua corrente mele, pesche e frutti che poi avrei sbucciato.
- al ristorante o fuori casa non consumare carne cruda o poco cotta e piatti che contengano frutta o verdura crude (non è possibile avere la garanzia di un lavaggio accurato).
- se e quando pratichi giardinaggio, usa sempre i guanti e lava accuratamente le mani al termine delle tue attività all'aria aperta.

Divieto a salumi e preparazioni che li contengano senza assicurarne la completa cottura. Foto di Jessica Spengler su Wikipedia.

Eppure la psicosi "gatto-toxoplasmosi" continua a diffondersi...
Nonostante centinaia di pubblicazioni scientifiche, così come articoli di testate giornalistiche affidabili e testimonianze di veterinari e medici illuminati, abbiano ormai provato che il ruolo del gatto nel contagio della toxo è piuttosto marginale (e peraltro riguarda casi e contesti in cui non vengono rispettate le norme igieniche di base), resta nella cultura medica una certa superficialità nel comunicare i comportamenti a rischio, così come spesso passa il messaggio che nonostante le accortezze suddette sia facile prendersi la toxoplasmosi. E si alimenta quindi uno "spauracchio" che degenera presto in una vera e propria ossessione, per tante donne in gravidanza.
Io stessa mi sono sentita ripetere da tante conoscenti, ma anche da amiche: "Fai molta attenzione al gatto! Ma non sarebbe meglio allontanarlo? Lo tocchi ancora?" oppure "Non sottovalutare il pericolo toxoplasmosi!". 
La cosa più irritante è stata ricevere queste preoccupate affermazioni da amiche con un elevato livello culturale e talvolta persino specifico (laurea in medicina, dottorato di ricerca...). Vi assicuro che ci sono rimasta proprio male: cosa avrei potuto o dovuto fare di più di quel che stavo già facendo? Evitare completamente per nove mesi frutta fresca e verdura cruda? 
Quanto all'ignoranza sul ruolo del gatto non ci sono parole: sono stata io stessa a dover spiegare il meccanismo "gatto infetto -> feci in ambiente per almeno 24 ore -> ingerire feci infette per contrarre la malattia". Ma ancora, alcune persone non erano convinte... ho notato anzi una certa propensione al non approfondire la questione dal punto di vista veterinario-biologico, accontendandosi del "divieto della nonna": non toccare i gatti in gravidanza! 
E la cosa più disturbante è stata osservare, in alcune mie conoscenze, una mentalità talmente antiquata e antropocentrica (purtroppo spesso legata a una concezione biblica della gravidanza, dato che erano le stesse persone ad affermare che l'anestesia epidurale non è necessaria, è naturale soffrire al parto!), per cui dal loro punto di vista non valeva neppure la pena di approfondire la cosa: se il gatto di casa può essere anche minimamente collegato alla toxo, va senza dubbio allontanato... perchè quando si resta incinta, la cosa più importante diventa il figlio che arriverà, mentre il tuo gatto diventa immediatamente un sacrificabile orpello. Questo mi ha fatto arrabbiare ma soprattutto riflettere, e così ecco questo lungo, lungo post.

Le coccole al gatto non fanno male a nessuno! Foto di Heikki Siltala su Wikipedia.

Vi rimando infine ad una serie di articoli particolarmente accurati ed equilibrati, che affrontano la questione a mio parere approfondito e non "allarmistico":

sabato 26 aprile 2014

Toxoplasmosi: una corretta informazione contro ignoranza e falsi allarmismi!

Vi ho già parlato in passato di toxoplasmosi, ma oggi riprendo volentieri il discorso pubblicando una pagina informativa scritta dalla mia omonima Silvia, sempre socia di "A Coda Alta". Nei giorni scorsi abbiamo ricevuto una bellissima foto di un pancione vegliato da uno dei nostri mici adottati... e così approfittiamo per riprendere il discorso: purtroppo in giro è ancora molto diffusa la credenza che in gravidanza sia necessario allontanare il proprio gatto, cosa non solo falsa ma anche inutile per prevenire davvero il pericolo toxoplasmosi, che spesso si "nasconde" in carne poco cotta, verdura e frutta non lavate correttamente o attività come il giardinaggio. Leggiamo insieme cosa scrive Silvia!

Fonte immagine: QUI

Valentina ci ha mandato questa splendida foto del suo bel pancione protetto e coccolato da Merlino, adottato dalla nostra associazione. Cogliamo l'occasione per fare un po' d'informazione su un argomento che non ci stancheremo mai di trattare: la Toxoplasmosi. Questa parola porta ancora con sé, purtroppo, troppa ignoranza, false credenze, ingiustificate paure e troppa superficialità. A farne le spese sono i nostri amici gatti, e lo vediamo con i nostri stessi occhi dovendo assistere ad abbandoni dovuti a questa ridicola motivazione. Facciamo informazione dunque, cosa che riteniamo l'arma migliore contro l'ignoranza.

Ecco il pancione di Valentina, coccolato da Merlino!
La Toxoplasmosi è una malattia infettiva sostenuta da un coccidio. La patologia può presentarsi in forma latente, cioè senza dare sintomi, oppure in forma conclamata. I gatti sono i primi verso cui si punta il dito in merito a questa malattia, in realtà le probabilità di contrarla tramite il gatto sono molto basse e sono facilmente evitabili seguendo norme igieniche che, comunque, il buon senso dovrebbe già suggerirci. Ciò che può determinare il contagio è lo stretto contatto (l'ingerimento del parassita) con le feci del gatto, per questo è consigliabile per la donna incinta evitare di pulire la lettiera del micio facendolo fare a terzi, oppure usando dei guanti e lavandosi accuratamente le mani. Va detto che la sporulazione del parassita avviene dopo due o tre giorni dal deposito delle feci quindi sarebbe buona norma cambiare la lettiera tutti i giorni. Nel caso in cui il micio sia abituato anche ad uscire all'esterno, e che quindi possa venire in contatto con terreno contaminato, è buona norma lavarsi spesso e con cura le mani.

Fonte immagine: QUI
E' bene non somministrare all'animale carne o verdura cruda. Per quanto riguarda il gatto, questo è tutto quello che c'è da sapere sulla prevenzione contro la toxoplasmosi. Altra causa, ben più probabile, è quella legata all'alimentazione con la quale vanno tenute certe accortezze riguardanti la carne che dev'essere cotta, la frutta e la verdura che devono essere lavate accuratamente e altre norme igieniche che potete trovare approfondite nei seguenti link di siti dedicati alla maternità, che abbiamo utilizzato come fonte per questo post:
http://www.nostrofiglio.it/gravidanza/salute-benessere/toxoplasmosi-gravidanza.html

http://forum.pianetamamma.it/animali/22762-gatti-e-toxoplasmosi-un-mito-da-sfatare.html

Come potete vedere, l'unica controindicazione riguardante il gatto e la gravidanza è questa: NON ALLONTANARE O ABBANDONARE IL PROPRIO GATTO PER STUPIDE CREDENZE E DICERIE!! Il nostro amico felino è parte della nostra famiglia ed è una gioia, per una donna, vivere questo importante periodo della propria vita insieme a lui e al suo amore incondizionato, di questo abbiamo infinite testimonianze. Inoltre, ci permettiamo di aggiungere, che sarebbe buona cosa se alcuni ginecologi, e anche veterinari, trattassero questo argomento con meno superficialità evitando di fare una scorretta informazione e creare falsi allarmismi che possono costare la sofferenza di animali che non hanno alcuna colpa.

Fonte immagine: QUI

Ringraziamo Valentina per la splendida foto e per averci dato l'occasione di approfondire questo importante tema. Valentina ti facciamo tantissimi auguri per la tua bimba da parte di tutti noi volontari e mici!!

sabato 11 maggio 2013

Gravidanza, neonati e gatti: la speciale testimonianza di Laura!

E' con immenso piacere e gratitudine che oggi posso proporvi un'intervista speciale a una giovane foodblogger diventata da poco mamma: la mia amica Laura di "Zampette in Pasta". Insieme vogliamo lanciare un messaggio importante, ma anche di grande gioia: la maternita è un momento unico nella vita di ogni donna, che può (e dovrebbe) essere condiviso anche con gli animali di casa. Laura, all'arrivo del suo piccolo Pietro, non ha avuto dubbi e ha fatto sì che i suoi due gatti Marvin e Nerello facessero parte fin da subito della vita del suo bimbo. A voi quest'intervista, che a me ha emozionato davvero... 

Pietro e i suoi due "mici custodi" Nerello e Marvin

Cara Laura: da poche settimane hai avuto la grande gioia di diventare mamma del piccolo Pietro. Accanto a lui in famiglia hai i tuoi adorati mici Marvin e Nerello: come hanno reagito alla nascita di Pietro? A te erano state date particolari raccomandazioni?
Non ti dico quante ne ho sentite a riguardo, nessuna positiva naturalmente, tant'è che al momento della nascita avevo delle perplessità su come sarebbe andata... naturalmente anche nella peggiore delle ipotesi ero sicura che avrei trovato la soluzione per tutto!!! Invece è stato tutto semplice e naturale e ancora una volta sono rimasta colpita da quanto la natura ci insegna e quanto dovremmo imparare dagli animali che hanno molta più umanità di noi!!! Mi avevano parlato di gelosie, di aggressività, di vendette per cui bisognava allontanare i gatti dal bimbo e che mentre dormiva potevano togliergli il respiro andando nella culla!!!!!!!!!!!!! Quando sono tornata a casa dall'ospedale con Pietro nel passeggino, Marvin e Nerello sono scappati.....poi piano piano hanno cominciato ad avvicinarsi e a annusare con molto timore, io ho lasciato fare con molta calma, parlando e accarezzandoli e amicizia è stata fatta. Non sono mai saliti sulla culla!!!, girano intorno, dormono vicino, seguono tutti gli spostamenti e condividono la nostra quotidianità. Soprattutto Nerello, come già ti ho detto, è sempre presente in prima linea anzi se Pietro è in camera e io sono in salotto ancor prima che cominci a piangere, se vedo Nerello che corre in camera so che Pietro si sta svegliando!!!

Nerello e Pietro!
Spesso i gatti sono considerati i principali responsabili del "pericolo toxoplasmosi", mentre ormai è dimostrato che bastano alcune accortezze per evitare ogni rischio e che può essere molto più pericoloso mangiare frutta e verdura non ben lavata. In gravidanza come ti sei regolata per questo problema, che in genere porta tante donne incinte ad allontanare i gatti di casa? I medici che suggerimenti ti hanno dato?
Nonostante tanti anni in compagnia dei miei gatti e al volontariato al gattile non ho mai contratto la toxoplasmosi per cui durante la gravidanza sono stata molto attenta ad evitare un possibile contagio, non tanto dai miei gatti ma curando molto l'alimentazione, ossia cuocendo bene la carne cruda e mangiando solo verdura cotta e frutta sbucciata. L'unico problema relativo ai gatti era di evitare il contatto con le feci, per cui non pulivo io la lettiera, benchè avrei potuto farlo con i guanti. Per il resto mi lavavo bene le mani dopo averli toccati, anche se i miei gatti non escono mai di casa e quindi non hanno contatti con la terra che può essere mezzo di infezione. In tutto questo ho seguito le indicazioni della ginecologa che non ha ritenuto un problema avere i gatti.

Pietro, il piccolo capolavoro di Laura, e il rosso Marvin
Gli animali di casa possono sentirsi "messi da parte" con l'arrivo di un bimbo, perchè comprensibilmente cambiano le priorità in famiglia. Che consigli daresti perchè si crei un nuovo equilibrio senza "traumi" per tutti?
Come ho già detto, avevo molti dubbi a come poteva essere la nuova convivenza, ma per fortuna è andato tutto bene!!! Tutto è stato fatto con molta calma e tranquillità e questo penso sia fondamentale per ricreare il nuovo equilibrio. Da subito li ho resi partecipi della nostra quotidianità, hanno condiviso tutto fin dall'arrivo a casa dopo l'ospedale. Nessuna porta è stata chiusa, la camera di Pietro è aperta anche a loro. All'inizio ho controllato le reazioni e il comportamento. Non sono mai entrati nella culla o nel passeggino!!! Trovo il tempo per coccolare anche loro così non sembra cambiato nulla e non ci sono esclusioni. La soddisfazione più grande è stata vedere Nerello mettere la zampina, senza unghie fuori, sulla testina di Pietro.....un gesto di una dolcezza infinita che magari manca a tanti umani!!!

Ancora Pietro e Nerello, chissà cosa si dicono!
Qualche medico, amico o parente ti ha parlato dei lati positivi della convivenza con un animale, per la crescita e l'educazione dei bimbi? Oppure hai sentito piuttosto parlare di lati negativi?
Un bel messaggio positivo me l'ha dato l'ostetrica del consultorio che è venuta a casa per la visita domiciliare dopo il parto. I gatti sempre presenti, Nerello in prima linea. La loro presenza, secondo lei, aiuterà Pietro a crescere con una maggiore sensibilità e sarà comunque un grande arricchimento.

Qual è un messaggio che vorresti dare a tutte le donne che aspettano un bambino e che possono avere perplessità rispetto alla convivenza con i loro animali, gatti in particolare?
La nascita di un bimbo è un'esperienza unica e sconvolgente che porta tantissima felicità, se in famiglia sono già presenti degli animali, penso sia giusto condividere questa gioia anche con loro, che saranno pronti, dipende da noi, a farlo!!!
Dal punto di vista pratico, osservando delle semplici raccomandazioni e curando di più la pulizia, non penso ci debbano essere perplessità riguardo una serena convivenza tra il bimbo e i gatti, mentre sicuramente non ha prezzo la bellissima esperienza di vita che si andrà a vivere assieme!!!


A me non resta che ringraziare davvero molto Laura, che ho il piacere di conoscere da tempo e si è sempre rivelata in tante occasioni una persona dal cuore d'oro! Tutte le foto pubblicate in questo post sono di Laura: non è meraviglioso vedere il bellissimo Pietro nella dolce e discreta compagnia di Nerello e Marvin? Faccio tanti complimenti a Laura per le sue scelte esemplari, anche grazie alla sua sensibilità e il suo buonsenso nel gestire la nuova vita, tra bimbo e mici di casa. Che la sua esperienza possa essere d'esempio positivo per tante altre future mamme!

giovedì 14 luglio 2011

Bambini e animali: una bella testimonianza

Una bella testimonianza dal web su gravidanza, gatti e bambini... per sfatare falsi miti e per capire l'importanza di una buona convivenza tra bambini e animali.

La fonte della foto è QUI:
dove potrete trovare un altro interessante articolo sul tema
"Ai giorni nostri si sentono spesso ancora delle chiacchiere legate ai gatti ed i neonati. Mentre ero in attesa di mio figlio diverse persone mi consigliarono di sbarazzarmi dei miei gatti dicendomi che portano malattie e che avrebbero persino potuto ferire o uccidere il bambino.
Ho sempre amato gli animali in modo smisurato e mai nella vita mi sarei sognata di dare via i miei gatti, da anni parte integrante della mia famiglia, solo per delle sciocche credenze popolari.
E’ incredibile quanta disinformazione vi sia nei confronti dei gatti ed in modo particolare sul loro comportamento con i bambini, le donne incinte e la loro interazione con i neonati.
Ho naturalmente osservato delle piccole precauzioni durante la gravidanza. Per esempio ho affidato la cura e la pulizia delle lettiere a mio marito visto che non avevo mai sviluppato anticorpi contro la toxoplasmosi. Ho anche abituato i miei gatti ad una maggiore e più regolare spuntata delle unghie per evitare al minimo il pericolo di graffi accidentali.
Alcuni amici, che prima di me avevano affrontato questa meravigliosa esperienza con dei gatti come membri effettivi della famiglia, mi consigliarono di abituare fin dall’inizio i miei gatti al suono del pianto di un bambino. Come? E’ stato in realtà molto semplice, mi sono fatta registrare un nastro da amici con il pianto dei loro neonati. Durante il corso della giornata ascoltavo il nastro e, con me, lo sentivano anche i miei gatti.
I miei mici sono tutti vaccinati e vengono tutti portati regolarmente dal veterinario per dei controlli periodici sul loro stato di salute, vivono in casa a stretto contatto con noi tutti i giorni e sono tenuti sempre ben puliti ed in salute, sereni e con il minimo stress possibile.
Fin da subito abbiamo dato ai gatti libero accesso alla cameretta del bimbo, evitando unicamente la culla su cui tenevamo una zanzariera. I mici sono sempre stati liberi di esplorare la stanza e la sua nuova sistemazione, abituandosi gradatamente ai cambiamenti che via via vi apportavamo.
Non ho mai allontanato i gatti dal pancione ed anzi, erano loro a cercare maggiormente la mia compagnia, adesso. Con una dolcezza infinita hanno passato moltissime ore accanto a me quando sono stata costretta per un periodo a letto. Partecipavano alla mia gioia dormendo spesso con il musino appoggiato alla pancia per poi protendersi per ricevere le mie carezze facendo le fusa come dei piccoli trattori. Non posso dire con sicurezza che capissero, ma credo ugualmente che fosse così.
Erano diventati la mia ombra quando andavo in bagno o in cucina, mi seguivano ad ogni passo e non mi perdevano mai d’occhio. Sono stati una grande consolazione nelle mie ore confinata a letto ed hanno portato gioia e sollievo distraendomi dalle mille ansie e preoccupazioni.
Quando finalmente Matteo ha deciso che era giunta l’ora di farsi conoscere da mamma e papà, siamo volati in ospedale. Appena m’è stato possibile ho consegnato a mio marito una copertina in cui era stato avvolto Matteo e lui l’ha portata a casa per abituare i gatti al nuovo odore del nostro piccolo arrivato.
La curiosità è stata molta da parte dei micioni, mio marito m’ha raccontato che per ore hanno annusato le copertine che gli davo da portare a casa e che, ad un certo punto, dovevano aver deciso che quel nuovo odore non doveva essere poi così male perché hanno preso a dormire vicino alla coperta.
Abbiamo inoltre deciso di utilizzare un diffusore di feromoni facciali felini, strategicamente sistemato in salotto, ovvero la stanza in cui i nostri gatti trascorrono la maggior parte del loro tempo.
Qualche giorno prima dell’arrivo a casa di Matteo e mio, abbiamo pensato che i feromoni potessero essere utili e così, anche dietro il consiglio del nostro veterinario, abbiamo usato questa ulteriore precauzione.
Abbiamo cercato di non escludere dalla nostra nuova vita gli adorati gattoni cercando di rispettare il più possibile gli orari che avevano prima della nascita di Matteo e di ritagliare un po’ di tempo per farli giocare e per coccolarli, esattamente come facevamo prima.
Ovviamente con un bebè è tutto un pochino più complicato. Capita di essere più stanchi o irritabili di prima, si dorme poco, si ha poco tempo per se stessi, per le amicizie, per prendersi un po’ cura della casa e le occasioni per distrarsi sono ridotte al minimo. Non per questo abbiamo mai trascurato i nostri gatti e questo c’ha immensamente ripagati! Abbiamo permesso da subito ai mici di partecipare alla vita di Matteo, con l’accortezza di non lasciarlo mai solo in una stanza senza la nostra presenza, ma dando loro la possibilità di avvicinarsi a lui e di annusarlo senza problemi.
Anche durante la pappa Matteo è sempre stato in compagnia dei gatti che hanno sempre rispettato i suoi spazi osservandoci con interesse, ma con l’eleganza che li contraddistingue.
Abbiamo permesso ai mici di avvicinarsi a Matteo parlando loro dolcemente ed accarezzandoli, magari seduti sul divano, e loro hanno sempre dimostrato di apprezzare moltissimo questi momenti d’intimità e di serenità.
L’unica restrizione che abbiamo imposto fin da subito è stata l’ora della nanna di Matteo non permettendo ai gatti di entrare nella camera del bambino. Non abbiamo avuto difficoltà a far accettare loro questa cosa e, al momento di mettere a nanna Matteo, abbiamo preso l’abitudine di distrarre i mici con dei giochi come i topolini o le loro amate palline.
Via via che Matteo cresceva ed iniziava a camminare a gattoni, abbiamo lentamente spostato le ciotole di pappa e acqua dei mici in punti inaccessibili a Matteo. Noi abbiamo optato per un mobile abbastanza alto da non essere raggiunto dal bambino ed abbastanza basso per non rappresentare un problema per i gatti.
Abbiamo preso delle piccole precauzioni anche per la lettiera decidendo si spostarla all’interno d’ un vecchio mobiletto vuoto ed inutilizzato dalle ante senza maniglie, ma aperto sul retro quel tanto da permette a Matteo di non passarci, ma ai mici si. All’inizio pensavamo che sarebbe stato molto più complicato di come è stato invece. Molto lentamente abbiamo iniziato a spostare la lettiera di una cinquantina di centimetri al giorno dando modo ai gatti di abituarsi alla nuova sistemazione. Dopo circa due settimane i gatti avevano tranquillamente imparato ad andare a fare i bisogni nella cassetta all’interno del mobile.
Siamo stati molto fortunati, oltre che attenti, e non siamo mai dovuti ricorrere ad un comportamentista. Il mio consiglio è di contattarne uno, magari attraverso il vostro veterinario di fiducia, nel caso doveste avere problemi. E’ sempre meglio non trascurare queste cose e non far covare risentimenti che sono poi molto difficili da far dimenticare. Una serena convivenza è importantissima sia per il piccolo che per voi ed i vostri amici gatti!
Matteo ora ha sei anni, adora i suoi amici pelosi e noi gli stiamo insegnando che gli animali non sono dei giocattoli. Sono creature con dei loro sentimenti, con delle necessità e con il loro carattere. Giorno dopo giorno cerchiamo di insegnargli cosa voglia dire rispettarli ed amarli, giocando con loro, ma accettando il fatto che non sempre sono disposti a dedicarci attenzioni.
Gli ricordiamo che non devono essere disturbati mentre mangiano, mentre fanno i loro bisogni e mentre dormono. Riteniamo che Matteo debba fare le sue esperienze. Conosciamo i nostri gatti e conosciamo Matteo, ma vigiliamo sempre mentre trascorrono il loro tempo insieme.
Non ci disperiamo se ogni tanto ci scappa un graffietto, sappiamo che non è aggressività quella dei nostri gatti e capiamo che è anche attraverso un graffio che Matteo crescerà attento ai bisogni dei mici e consapevole del fatto che tirare loro la coda non è il modo migliore per consolidare un’amicizia.
Lo riprendiamo quando sbaglia e gli mostriamo come avrebbe dovuto invece interagire con il micio, spiegandogli il perché con parole semplici e con esempi che lo riguardano per fargli comprendere meglio il significato di quello che intendiamo spiegargli.
Fin da piccolo abbiamo mostrato a Matteo come accarezzarli, come trattarli e come loro ricambino il nostro amore. Siamo consapevoli che è ancora troppo presto per pensare di poter lasciare Matteo incustodito a giocare con loro, ma non per questo rinunciamo alla loro compagnia.
Bambini ed animali possono convivere tranquillamente, basta avere delle piccole accortezze ed un po’ di buonsenso.
Perché privare ad un bambino la gioia e l’opportunità di crescere sereno e rispettoso nei confronti degli animali quando basta così poco per farli convivere tranquillamente?
Noi ne siamo sempre stati convinti e siamo stati premiati".

Alessandra e Guido con Matteo ed i mici Pepe e Cocco