Quando si inizia a parlare di "frutti dimenticati", io vado in brodo di giuggiole, appunto.
Sarà che sono sensibile a tutti quei temi intrisi di nostalgia per i tempi che furono... come "i frutti dimenticati", quei preziosi prodotti della nostra terra che stanno scomparendo, sostituiti da varietà più da "grande consumo". La giuggiola è un frutto diffuso in Italia solo in alcune zone (specialmente il Veneto), che sta scomparendo forse perchè considerato "povero"... ecco perchè può venir classificato come "frutto dimenticato". Bene, oggi ve lo faccio riscoprire!
Le mie giuggiole |
Il giuggiolo è un albero a crescita lenta, che può essere tenuto anche
come un cespuglio, bello da vedere grazie alle sue numerose foglioline
verde brillante (può essere usato come pianta ornamentale, più o meno
come un olivo). Non ha particolari esigenze (il mio, perfino dopo l'estate
africana scorsa, non ha patito!) ed è dotato di spine che rendono più...
interessante la raccolta delle giuggiole, a inizio autunno.
Il sapore della giuggiola varia molto dal suo grado di maturazione. A me piace quando è marroncina ma ben croccante, acidula, dal vago sentore di mela, ma più intensa. C'è chi invece la apprezza quando è molto matura, con la buccia già grinza e la pasta dolcissima, zuccherina e morbida, assomigliando vagamente a un dattero. Ed infatti un altro nome della giuggiola è proprio "dattero cinese", essendo la pianta di origini asiatiche.
Giuggiole in corso di maturazione |
Il giuggiolo, non appena è sufficientemente grande, produce tanti polloni radicali dai quali si possono ricavare nuove piante... l'unica questione è che ci vuole parecchio tempo perchè una piccola pianta di giuggiolo cresca fino a fare i suoi frutti! La pazienza: una qualità che oggi il mercato (anche alimentare) non apprezza.
Del resto il giuggiolo si lega anche ad altri valori importanti, talvolta dimenticati: presso i romani simboleggiava il silenzio e, in base ad alcune credenze, è proprio con gli spinosi rami di questa pianta che venne intrecciata la corona di spine di Cristo. Se dal Cristianesimo ci spostiamo all'Islam, troviamo il "Loto del Limite", che significa l' "Albero di Giuggiole", simboleggiante il limite estremo oltre il quale la conoscenza umana non può andare.
Un bel giuggiolo. Fonte foto: QUI |
Ma torniamo a cose più prosaiche: il cibo! Le giuggiole (che peraltro possiedono una leggera qualità lassativa) sono ottime mangiate così, sgranocchiate dopo cena o come spuntino, ma possono essere impiegate anche per preparare marmellate e il famoso "brodo di giuggiole", un liquore estremamente zuccherino, dalle origini antiche, ancora diffuso in Veneto. "Andare in brodo di giuggiole" vuol dire appunto provare un enorme piacere e contentezza, paragonabile al gusto intenso del liquore a base di giuggiole appassite.
Il brodo di giuggiole, fonte foto: QUI |
La ricetta del brodo di giuggiole (tratta da Wikipedia):
- 1 chilo di giuggiole
- 1 chilo di zucchero
- 2 grappoli di uva Zibibbo
- 2 bicchieri di vino bianco
- 2 mele cotogne
- buccia grattugiata di 1 limone
- acqua quanto basta.
Lasciare appassire le giuggiole (ci vogliono un paio di giorni); non sbucciare. Pesare e mettere in una pentola, ricoprire d'acqua. Pulire ed aggiungere l'uva e lo zucchero. Cuocere per un'ora a fuoco dolce. Aggiungere le mele e il cabernet. Alzare la fiamma e far evaporare il vino. Verso la fine della cottura (quando si sta gelificando) aggiungere la buccia del limone grattugiato. Portate a ebollizione fino a ottenere uno sciroppo cremoso: passatelo (le giuggiole hanno il nocciolo), fate raffreddare e sigillatelo in bottiglie sterili lasciandolo al fresco e al buio.
Le giuggiole sono il frutto tipico di uno dei borghi medievali più belli d'Italia: Arquà Petrarca (provincia Padova).
Arquà Petrarca, fonte foto: QUI |
Passeggiando d'autunno per le suggestive viuzze di Arquà Petrarca non solo potrete visitare la casa del Petrarca (e vedere, ehm, la "mummia" della sua amata gatta, come vuole la tradizione!), ma potrete anche acquistare tanti prodotti tipici e rari a base di giuggiole. Vi consiglio davvero di visitare questo borgo tra i colli euganei, non solo per le giuggiole, ma proprio perchè è un posto che merita, dove si respira un'atmosfera d'altri tempi. Ad Arquà Petrarca si svolge anche la tradizionale "Festa delle giuggiole".
Infine, vi lascio un'altra ricetta, un mio esperimento culinario: i muffins alle giuggiole... una rivisitazione moderna di un frutto antico, che non dovrebbe essere dimenticato!
Muffins alle giuggiole:
- 270 g di farina autolievitante;
- 130 g zucchero;
- 20 giuggiole grosse (quantità variabile a piacere);
- 250 ml di latte;
- 90 ml di olio di semi;
- 1 uovo.
Setacciare la farina con lo zucchero; lavare le giuggiole e privarle dei noccioli, tagliandole a pezzi non troppo piccoli. Mescolare il latte, l'uovo e l'olio insieme, aggiungere velocemente il composto liquido alla farina+zucchero e le giuggiole tagliate a pezzetti. Versare il composto negli stampi e infornare per circa 20 minuti in forno caldo a 180° C.