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sabato 7 settembre 2019

La frase del giorno: Vladimir Nabokov

"Osservare le farfalle è gioia pura: ...è un'attività che, se non sconfigge il tempo, almeno lo sospende, tutto il resto intorno si scolora e rimane solo l'attimo che stiamo vivendo."
 
Vladimir Nabokov

Uno dei "miei" macaoni adulti
 
... ed eccolo nella versione bruco! Quale preferite?

Quante volte ho pensato esattamente la stessa cosa! Osservare le farfalle (e tanti altri insetti interessanti, a dire il vero...) mi ha sempre rapita dallo scorrere del tempo e dalle preoccupazioni del giorno, regalandomi attimi sospesi tra la curiosità pura, l'entusiasmo e l'apprezzare una bellezza mai scontata. E quante cose che continuo a imparare, anno dopo anno... anche quando credo di essere sufficientemente esperta, ecco che mi sorprendo a scoprire qualcosa di nuovo!
Quest'estate sono stata molto fortunata e, benchè non me ne sia presa cura personalmente quasi mai, ho potuto osservare ben due generazioni di macaoni sul mio finocchietto. Le ben quattro piante di ruta adiacenti, altrettanto nutrici per i bruchi di questa farfalla, sono state invece completamente ignorate. Ma veniamo a noi... questa volta la fortuna maggiore, per la prima volta, è che ben tre bruchi hanno deciso di impuparsi direttamente sulla pianta del finocchietto, cosicchè ho potuto seguire i loro progressi fino allo sfarfallamento... direttamente in natura!
 

 

Va comunque detto che una parte dei bruchi, anche quelli che erano riusciti a diventare grandi e ciccioni, a un passo dall'impupamento è stata predata all'improvviso. Fa parte delle feroci regole della natura... ma per quest'anno non ho potuto fare diversamente: per una serie di ragioni non sarei riuscita ad allevare i bruchetti in cattività con tutte le giuste cure, per cui ho lasciato fare al corso naturale degli eventi. Sono intervenuta solo in due casi, all'ultimo... di cui poi vi racconterò!
 
Ecco il bruco correttamente "agganciato", in attesa di trasformarsi in crisalide

Ed ecco la sua crisalide, perfetta, a distanza di diverse ore!
 
La prima generazione (giugno-luglio, quest'anno) di tre bruchi, individuati già quando erano abbastanza grandi (quindi probabilmente erano anche di più, in origine), si è "risolta" in una sola crisalide, che ha sfarfallato presumibilmente con successo mentre io ero in vacanza.  
Ciò che mi ha riempita di gioia è stato, in agosto, osservare ben altri quattro bruchi novelli, sul finocchietto... evidentemente almeno una coppia di macaoni ce l'ha fatta a riprodursi e la femmina è tornata sulla mia pianta a deporre le uova! Una grande soddisfazione, mista a un cauto sollievo, che fa ben sperare per il futuro... per anni e anni, di macaoni non c'è stata più traccia dalle mie parti (mentre invece erano molto numerosi quando ero bambina). 
Di questa seconda generazione uno dei quattro bruchi è sparito all'improvviso e senza purtroppo farmi sperare di essersi impupato da qualche parte nascosta: fino all'ora precedente stava benissimo e non dava segni di inquietudine (mentre i bruchi pronti per l'impupamento sono agitatissimi), poi è sparito all'improvviso. Voglio solo sperare che sia andato a beneficio di qualche nidiata di uccellini affamati...
 
 

Gli altri tre bruchi hanno avuto invece tutti una lieta conclusione! Uno in realtà l'ho avvistato quando era proprio già "agganciato", pronto a fare la crisalide da lì a un giorno. Il nostro è rimasto in forma di crisalide una decina di giorni, prima di sfarfallare in un fiero macaone... presumibilmente un maschio, osservando la forma dell'addome.
Anche il secondo bruco ha completato tutto il processo senza difficoltà... l'unico problema è stato un malefico moscerino che continuava pervicacemente a sostare sul bruco agganciato, prima che facesse la metamorfosi. Ora, i moscerini so che possono infestare facilmente le uova di macaone... e temevo che facesse lo stesso con il bruco. Così dopo averlo scacciato più e più volte (e con le brutte, non bastava soffiare ma ho dovuto addirittura spostarlo usando le foglie del finocchietto... disturbando il povero bruco, in una fase così delicata poi!), alla fine ho tagliato la testa al toro e l'ho ucciso. Ho sperato di essere arrivata in tempo e di aver salvato il bruco dall'essere parassitato... e per fortuna è stato così! Dalla crisalide, verde e perfetta, è nata una splendida e perfetta farfalla!

Macaone - primo bruco
Macaone - primo bruco... notate l'addome a punta: è maschio!

Macaone - secondo bruco
Macaone - secondo bruco... l'addome mi pare meno appuntito... potrebbe essere femmina!
 
Invece il terzo bruco dava segni di sofferenza già da alcune giornate: posizionato su un ramo quasi secco di finocchietto, era più apatico, notevolmente più smunto e sembrava quasi disidratato (chi conosce i bruchi, mi capirà). Una sera, presa dallo sconforto, ho deciso di trasferirlo in un fauna box con foglie di finocchietto fresche, debitamente selezionate dalla pianta ormai a fine stagione... ho pensato "o la va, o la spacca"... il bruco era già in difficoltà e almeno per le ultime fasi prima della metamorfosi sarei riuscita ad allevarlo. Il bruchetto, una volta tranquillizzatosi dopo la "cattura", si è dato a banchettare come non mai con le foglie giovani e fresche... e il giorno dopo si è addirittura impupato! In realtà lo davo comunque per spacciato: molto più piccolo e smunto dei suoi compagni, nonostante il corretto "aggancio" e impupamento, ha dato vita a una crisalide verde evidentemente crepata e danneggiata in superficie... tant'è che fin da poche ore dopo la muta, ha iniziato a diventare nerastra. Lo davo prorio per perso... come sempre mi sono trattenuta dal buttarlo via solo perchè sapevo di dovergli dare una possibilità (tanto che mi costava?) e poi quella colorazione nerastra mi sembrava un po' troppo regolare per essere semplicemente segno di marciume. Ma le speranze erano poche.
 
Sorpresa! Sono nato anche io!
Macaone - terzo bruco, ormai liberato sul finocchietto
 
E così... nell'ultimo soleggiato sabato di agosto, sono nati contemporaneamente sia il macaone corrispondente al "secondo bruco" (probabilmente una femmina) e anche la farfalla dalla crisalide nerastra, il "terzo bruco" che davo per spacciato, chiaramente un maschio! Ho preso un colpo quando, buttando per caso lo sguardo sul fauna box, ho visto un macaone perfetto con le ali già spiegate dentro al contenitore... non potevo crederci! Così sono corsa a liberarlo... ed è stato un trionfo: due macaoni (tra l'altro di sesso diverso) nella stessa mattina! Favoloso!
 
Macaone - terzo bruco... l'addome è ancora palesemente a punta: maschio!
Ora non so se avrò la fortuna di intercettare una terza generazione... sarebbe bello, in quel caso probabilmente le crisalidi che si formeranno in ottobre andrebbero in diapausa (una fase di sospensione dello sviluppo, a causa del freddo che ucciderebbe la farfalla adulta, ma non la crisalide) per sfarfallare solo in primavera con l'arrivo del caldo. Terrò gli occhi ben aperti!
Comunque insomma, anche questa volta ho imparato qualcosa di nuovo... sapevo già che le crisalidi di macaone potevano essere verdi o marroncine... ma nerastre proprio non credevo! E poi, fidatevi, era proprio danneggiata in superficie! Evidentemente non abbastanza per impedire il corretto sviluppo della farfalla... e a questo punto ho avuto la conferma che non bisogna mai dare nulla per scontato e mai buttare una crisalide... alla peggio, esporre il bastoncino dove è agganciata all'aperto, e lasciar fare alla natura il suo corso.
 
Crisalidi a confronto, dopo lo sfarfallamento... questa la prima, che da verde è diventata un involucro secco.
La seconda, poco dopo lo sfarfallamento... comunque di un bel colore trasparente (la parte scura è dovuta a liquido fisiologico rimasto dalla metamorfosi)
Ed ecco la terza crisalide... bruttina eh? Chi mai avrebbe pensato che avrebbe sfarfallato?
 
"Bonus track" a questo post dedicato ai macaoni: la scorsa primavera ho anche rivisto eccezionalmente, dopo davvero ANNI che non succedeva (è diventata ancora più rara dei macaoni, dalle mie parti) una splendida Vanessa Io adulta... so che i suoi bruchi si nutrono di ortiche, ma quelle poche piante che ancora sopravvivono all'agricoltura intensiva ed estensiva le ho sempre trovate spoglie di bruchi. Comunque una visione di speranza! 
 
Vanessa Io adulta, foto di Dumi su Wikipedia. Io proprio non sono riuscita a fotografarla!
 
Infine quest'estate ho anche avvistato un bruco mai visto prima che, con l'aiuto di esperti, sono riuscita a identificare: il simpatico "pelosone" diventerà una falena poco appariscente, Acronicta rumicis. 
 
Bruco di Acronicta rumicis, sul mio marciapiedi
Sempre lui, da un'altra prospettiva
 
Acronicta rumicis adulta, foto di Harald Süpfle su Wikipedia.
Che dirvi? Confermo che osservare bruchi e farfalle e gioia pura... e, mentre siamo concentrati sulla loro meraviglia e bellezza, rimane solo l'attimo che stiamo vivendo!

mercoledì 27 giugno 2018

Le gioie e i dolori dell'allevare macaoni

A inizio maggio, dopo ben quattro anni dalla mia prima e indimenticabile esperienza, sulle mie piante di ruta e finocchietto ho finalmente rintracciato nuovi bruchi di macaone! Da settimane avevo avvistato già un minuscolo ovetto giallo ma - non essendo certa fosse "lui" - ho aspettato di vedere eventualmente i bruchi, inconfondibili... e che gioia quando ne ho trovati ben sei, sparsi tra quattro piante di ruta e due di finocchietto! Li ho prontamente recuperati e così è iniziato per me un nuovo allevamento di queste simpatiche, preziose e purtroppo vulnerabili creature.
Come ho già avuto modo di raccontarvi, è importante farsi carico dell'allevamento di queste farfalle, perchè la mortalità dei bruchi in natura è altissima, non solo a causa dei numerosi predatori naturali, ma anche per via del massiccio uso di pesticidi e di prodotti chimici nelle nostre campagne, cosa che rende sempre più difficile la vita alle farfalle. Io stessa sono testimone di uno spopolamento sensibile: quando avevo 10 anni, d'estate il mio giardino pullulava di macaoni, Vanesse Io, Vanesse Atalanta, nonchè le comuni cavolaie... ora, vedere anche un solo, sparuto macaone in un'intera stagione è una rarità. Perciò trovare ben mezza dozzina di bruchetti per me è stata una vera benedizione e mi sono lanciata nell'avventura di allevarli piena di entusiasmo e felicità.


Purtroppo, va anche detto che l'allevamento di macaoni riserva facilmente anche qualche delusione e dolore. I bruchi sono animali fragili e, prima di diventare farfalle adulte da liberare in natura, devono attraversare tutta una serie di "momenti critici" per il loro sviluppo. Purtroppo non è scontato che ogni bruco ce la faccia, nonostante tutte le nostre cautele e gli sforzi per garantirgli un ambiente il più possibile sano e protetto. Quello che si deve assicurare ai bruchi è:


Queste sono le regole d'oro per l'allevamento dei bruchi di macaone, ma nonostante ciò potrà comunque capitare che qualche bruco non ce la faccia. Così è stato anche per me e ben cinque dei miei sei bruchetti, non ce l'hanno fatta... inspiegabilmente: fino al giorno prima sembravano scoppiare di salute e divoravano le loro foglie, finchè non sono entrati in muta. Inizialmente ne ho perso "uno per muta", ossia uno alla prima, uno alla seconda e uno alla terza muta, senza poi riuscire a completare il passaggio fondamentale del loro sviluppo. Gli ultimi due bruchi poi, ironia della sorte, sono morti senza riuscire a completare la trasformazione in crisalide. E' sempre un dolore vedere i bruchi non farcela, apparentemente per cause inspiegabili, senza contare che mi domando sempre se ho sbagliato qualcosa io... sarebbe quasi meglio, così saprei come correggermi ed evitare che ricapiti in futuro.

Ecco le quattro mute del bruco di macaone
Se ho osservato bene, già alla fine della terza muta, prima di passare alla quarta, il bruco ha già assunto i colori tipici dell'ultima fase, ma non le sue dimensioni finali, ben più grandi di queste.

Ma l'allevamento dei bruchi riserva anche un sacco di sorprese! Oltre ad essere un'opportunità unica per chi ha l'occhio e la passione da naturalista, perchè dà modo di osservare non solo lo sviluppo ma anche le abitudini di questi straordinari animali... beh, si passa facilmente anche "dalle stalle alle stelle", nonostante tutto! Dovete sapere che uno dei momenti critici di quest'ultimo mio allevamento l'ho toccato un giorno quando, contemporaneamente alla morte del terzo bruco, anche i restanti tre bruchi (che erano già avanti di una muta, rispetto al deceduto) sono parsi morire uno dopo l'altro. Li davo già per spacciati, poichè si sono immobilizzati per un giorno e mezzo (e fin qui niente di strano, stavano preparando la quarta e ultima muta), assumendo però posizioni davvero poco promettenti: stavano completamente piegati a metà, con le zampine abbandonate e apparentemente sempre più deboli, come fossero moribondi. Giuro, li davo per spacciati e mi maledivo per aver mandato a morte sei bruchi su sei. Avvilitissima, ero già dell'idea di buttarli ma mi sono trattenuta semplicemente perchè volevo attendere l'eventuale uscita di parassiti dal corpo esanime delle povere creature, in cerca di una motivazione valida per l'ecatombe. E invece... miracolo! Tutti e tre i bruchi, nel giro di 12 ore, hanno completato la quarta e ultima muta, smentendo completamente la mia diagnosi infausta! Perciò, ora ho anche scoperto che conviene sempre attendere pazientemente il miracolo, anche quando un bruco sembra morente... come detto, "dalle stalle alle stelle"!

Ecco i bruchi come si presentavano prima dell'ultima muta... non proprio fiduciosa che ce la facessero!


Ed ecco invece il bruco uscito alla sua quarta e ultima muta! Vedete anche la vecchia "pelle" ancora sul rametto.

Questa volta ho allevato i bruchi in maggior parte utilizzando il "metodo della bottiglia", un semplice espediente casalingo per tenere le foglie di pianta nutrice fresche più a lungo, con minor "spreco" di pianta e per garantire ai bruchi cibo di qualità più costante nei vari momenti della giornata. Si taglia una bottiglia conservando il fondo e il collo: il fondo si riempie di acqua, il collo si rovescia si infila nel fondo a mo' di imbuto, da riempire con rametti di ruta/finocchietto (che andranno quindi in immersione in acqua con il gambo) e cotone idrofilo per sigillare ed evitare pericoli ai bruchi, qualora dovessero mai cadere verso il fondo. La bottiglia poi si può comunque porre nel fauna box, sia per raccogliere le feci in maniera più agevole, sia per assicurare maggiore protezione ai bruchi dagli insetti aggressori che eventualmente potrebbero esserci in casa.



Nel mio primo allevamento invece, cambiavo le foglie una volta al giorno (alla mattina), depositandole semplicemente nel fauna box dei bruchi, al momento della pulizia quotidiana dalle feci. Grazie al metodo della bottiglia si riduce anche il tempo da dedicare ai bruchi, poichè i rametti (specialmente di ruta) restano assolutamente freschi anche per un'intera settimana, quindi non c'è bisogno di cambiarli tutte le mattine... tutto quello che si deve fare è assicurare che vi siano sempre foglie a sufficienza e che le feci eventualmente precipitate sul cotone (che tende a inumidirsi) non restino troppo a lungo, poichè ammuffirebbero e creerebbero un ambiente non sano per i bruchi. Meglio quindi cambiare il cotone e pulire dalle feci almeno ogni due giorni.
Consiglio: quando si devono recidere la ruta e il finocchietto, scegliere sempre rametti abbastanza spessi (se fossero lunghi, si possono dimezzare) e non solo le foglie esterne dal gambo sottile, poichè se si immerge in acqua il ramo di un certo spessore, oltre ad essere più solido anche per il bruco, dura anche molto di più e alimenta meglio tutte le foglie.
Il metodo della bottiglia è validissimo secondo me fino all'ultima muta, quando i bruchi sono molto grandi e sempre più voraci: a quel punto conviene passare direttamente al fauna box con le foglie cambiate quotidianamente, si tratta di pochi giorni prima della crisalide.

Ecco il brucone poco prima della crisalide, grosso e pasciuto.

Come dicevo, purtroppo il bilancio finale di quest'allevamento è comunque molto duro e amaro: solo un bruco è stato in grado di sfarfallare e, se è abbastanza fisiologico che qualche bruco non completi le varie mute, è ancora più avvilente vederli morire quando avrebbero dovuto trasformarsi in crisalide. Questa volta hanno avuto tutti dei problemi: il bruco di macaone, dopo aver espulso le feci verdi e molli, solitamente si prepara ad "agganciarsi" in posizione con uno speciale cordoncino che tesse lui stesso. Nessuno dei miei tre bruchi è riuscito a tessere il cordoncino (uno non ci ha neanche provato), cosa che ha inficiato la trasformazione in crisalide.

Ecco le due crisalidi "non riuscite"... ancora mi domando quale sia stato il problema.

Ho anche cercato informazioni su cosa può essere capitato, dal momento che fino a poche ore prima i bruchi sembravano scoppiare di salute, ma purtroppo non sono riuscita ad arrivare a nulla... è stata la natura? O forse questa volta non sono riuscita io a garantire loro le condizioni migliori? Ad ogni modo cinque bruchi su sei non ce l'hanno fatta, cosa che mi ha fatta scoraggiare parecchio... fino a questa mattina. Anche il sesto e ultimo bruco ha avuto serie difficoltà al momento di impuparsi, ma è stato l'unico a riuscire a fare la crisalide completa e apparentemente sana, anche se non agganciato tramite il cordoncino (al momento di liberarsi della vecchia pelle, scuotendosi è caduto sul fondo del box). Però insomma... già negli ultimi giorni avevo notato cambiamenti, in trasparenza era apparso il magnifico disegno delle ali del macaone e... stamattina è nata una bellissima farfalla!!!  Prontamente liberata, ha spiccato il volo nell'aria di giugno, in una bella giornata di sole e cielo azzurro. L'emozione nel vederla volare è sempre unica, una gioia semplice, delicata e intensa, che fa sperare nel meglio per quella farfalla così bella.

Il meraviglioso macaone che alla fine è nato, questa mattina, dalla sesta e ultima crisalide!

Adesso sul finocchietto e sulla ruta, da ormai una settimana, ho individuato altri due bruchi, un'insperata seconda generazione di macaoni! Per il momento - anche scoraggiata dall'esito del mio ultimo allevamento - penso di lasciarli lì, monitorandoli ogni giorno per intervenire qualora dovessi vedere un'emergenza. Vedremo se la natura questa volta sarà più clemente. Ad ogni modo, che si intenda o no allevare queste magnifiche creature, sarebbe già molto se ciascuno di noi piantasse un piccolo angolo nel suo giardino con ruta e finocchietto: un'oasi per accogliere le uova di questa sempre più rara farfalla, per darle qualche opportunità in più di riprodursi con successo e continuare a volare nei nostri giardini.

martedì 12 settembre 2017

Tempo d'estate (2017 - 3)

L'estate è agli sgoccioli, anzi possiamo dire che è proprio finita... con le perturbazioni che hanno investito il nostro paese negli ultimi giorni, la stagione del caldo e delle vacanze è già bella e archiviata, insieme ai costumi da bagno e ai teli da spiaggia riposti nell'armadio. Ecco allora, in extremis, alcune foto che hanno caratterizzato la mia estate... purtroppo l'afa terribile e la calura insopportabile me l'hanno resa poco godibile, anche stare in giardino non è stato frequente, cosicchè ho poche foto da mostrarvi... ma suvvia, non lamentiamoci, anche perchè ho perfino nuovi amici da presentarvi!




A inizio giugno mi immaginavo un'estate fatta di letture sotto gli alberi, sbiciclate tra i campi, pisolini sotto il cielo aperto in compagnia di Paciocca... invece ho potuto concretizzare ben poco di questi miei bucolici propositi, a causa della calura infernale che ha azzerato la voglia di fare e soprattutto la possibilità di stare all'aperto durante le ore diurne. Mi sono goduta poco anche il giardino: la cura delle piante si è ridotta ad una tabella di annaffiature più o meno regolari, per consentire loro di non morire per la siccità e l'afa. Ho combattuto (perdendo, lo ammetto) anche infestazioni di mosca bianca, che mi hanno quasi ucciso i miei amatissimi rododendri e l'uva spina. Con l'inizio di agosto, però, ho notato nuovi e ben più graditi ospiti sul finocchietto, pianta che avevo messo a dimora con la speranza di allevare ancora bruchi di macaone. Purtroppo di questa farfalla neppure l'ombra, in questi mesi, ma il finocchietto si è rivelato essere la pianta nutrice anche di altri insetti... tra cui la farfalla Sitochroa palealis. E così ho potuto assistere alla nascita, vita e miracoli di due "generazioni" di bruchi.


Questo bruchetto sembra imprigionato da una ragnatela... invece è la sua tela, per sorreggersi alla pianta!


Si tratta di piccoli bruchetti giallo-verdi, con macchiette nere, che hanno divorato anzitutto tutti i fiori del finocchietto!Contrariamente a quanto pensavo (immaginavo si nutrissero delle foglie), preferivano nettamente i fiori... e quando questi sono finiti, si sono dati alla "rosicchiatura" della parte esterna del fusto. In pratica, mi hanno scorticato il finocchietto! Altro dettaglio curioso è la loro capacità di tessere una specie di tela per ancorarsi meglio al finocchietto, sia nei momenti delle varie mute (e ho osservato che, contrariamente al macaone, questi non sembravano gradire di mangiarsi la vecchia "pelle"), sia semplicemente per papparsi più comodi la pianta. Al momento della crisalide questi simpatici ospiti diventano straordinariamente... rossi!!! La prima volta che ho osservato il fenomeno ho creduto che avessero preso un'insolazione, ma poi ho capito... e anzi, ho potuto seguire un bruco anche nella sua ricerca del "posto giusto" per compiere la metamorfosi: in questo caso, ha percorso diversi metri di prato prima di scavare un tunnel sotto terra, all'ombra di un pruno. Rinascerà come una farfallina forse poco appariscente, bianca e vellutata, dall'aspetto delicato.

Eccolo "arrossito"!

Appena sceso dal finocchietto, alla ricerca di un posto tranquillo...

Ed eccolo quando ha quasi già finito di interrarsi: sotto terra farà la sua crisalide, per rinascere farfalla.
Ecco l'esemplare adulto di Sitochroa palealis, fonte: Svdmolen su Wikipedia

A proposito di farfalle: per tutta quest'estate ho ammirato una pacifica "invasione" di altri lepidotteri che avevo notato ben poco prima di quest'anno. Non so se sia stata io ad aver "aperto gli occhi" solo ora, oppure se effettivamente quest'estate sia stata eccezionalmente proficua per le Polyommatus icarus, o "Argo/Icaro azzurro", piccole farfalline campestri che ho incontrato a frotte nel campo di grano tagliato. Si tratta di un lepidottero che si mimetizza alla perfezione tra piante, steli secchi e appunto il grano, poichè ad ali chiuse assume un color marroncino-beige perfettamente "tono su tono" rispetto al paesaggio. Invece, quando si alza in volo, la magia: rivela ali indaco, tra l'azzurrino e il violetto. Meravigliose! Invano ho cercato di fotografarle in volo... facendo osservazioni "sul campo" (è il caso di dirlo!) e documentandomi, ho scoperto che la versione indaco della farfalla è maschio, mentre la femmina presenta una livrea marroncina da ambo i lati delle ali.

La bellissima sfumatura indaco di quest' "argo" o "icaro" azzurro (Polyommatus icarus)






Concludiamo con qualche foto della mia Paciocca, che ha fatto altrettanto fatica a godersi l'estate a causa della troppa calura... ma qualche bel giretto nel campo di grano, così come qualche bel pisolino in giardino è riuscita a farseli comunque, senza troppi problemi!






E adesso che la stagione è già sensibilmente virata verso il freddo, la mia gatta ha già messo su un bel pellicciotto e la voglia di calduccio casalingo. Ciao estate, al prossimo anno!