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domenica 30 giugno 2019

Abbeveratoi per animali: un aiuto per la fauna selvatica

Nei giorni scorsi il temuto "caldo africano" ha di nuovo investito la nostra Italia e parte d'Europa... ci sono state temperature record, afa e canicola da pieno agosto. Ormai, purtroppo, non è più una novità... da diversi anni ormai il cambiamento climatico si manifesta prepotentemente anche in questa maniera: lunghi periodi di caldo intensissimo di giorno e pure di notte, in zone geografiche che fino a qualche decennio fa sarebbero state risparmiate dall'estate più rovente. I problemi sono molteplici, per le persone così come per l'agricoltura, ma la questione riguarda da vicino anche gli animali, soprattutto i selvatici che dipendono in tutto e per tutto dalla natura per sopravvivere. Ma quando la questa è stravolta e le risorse a disposizione vengono a mancare completamente, come possono salvarsi? Emblematica l'estate 2017: tra le più calde e soprattutto siccitose, ha registrato una sofferenza immane tra la fauna selvatica. 

Immagine tratta da www.ilmeteo.it

Quest'anno le previsioni non sono confortanti, per cui eccoci a trattare un tema semplice ma che può dare un piccolo aiuto agli animali selvatici che gravitano attorno alla nostra abitazione, soprattutto se viviamo in campagna o in periferia. Ma anche in città possiamo trovare animali selvatici, se osserviamo attentamente possiamo riconoscere creature viventi perfino al limitare di un piazzale di cemento. Per cui... tutti pronti a offrire acqua fresca ai selvatici di passaggio o stanziali, nei nostri giardini!
La questione può sembrare banale: "Non basterà semplicemente mettere fuori casa una ciotola d'acqua?" direte voi. Sì e no, perchè se certamente questo gesto è apprezzabile, con qualche piccola accortezza in più potremo dare davvero un aiuto concreto e più mirato per tutti gli animali che soffrono il caldo e la siccità.
Mi viene in mente la celebre favola della volpe e la cicogna: non c'è esempio migliore per spiegarvi che a ciascun animale serve un proprio apposito abbeveratoio!

La cicogna e la volpe, immagine tratta dal web www.libriantichionline.com

Partiamo dal caso più curioso: avete mai pensato che anche gli insetti, in primis le utilissime ma sofferenti api, soffrono il caldo e la sete? Ebbene... normalmente gli insetti potrebbero abbeverarsi dalle gocce di rugiada o di pioggia posate sulle piante, ma quando non piove da settimane e la calura è estrema? Il problema fondamentale è che gli insetti, alla spasmodica ricerca di acqua, finiscono normalmente per morire annegati, qualora trovassero anche una bella ciotola piena d'acqua: non sanno nuotare e spesso non riescono più a risalire dal bordo del contenitore. Esiste una soluzione semplicissima e a "portata d'insetto": riempire un sottovaso di pietre di varie misure, quindi riempirlo d'acqua in modo che parti delle pietre emergano come fossero scogli nel mare. In questo modo gli insetti avranno un posatoio sicuro da cui abbeverarsi e, se anche cadessero in acqua, non devono fare altro che raggiungere la pietra più vicina e risalire. Il gioco è fatto! Tra l'altro, diciamolo, un abbeveratoio del genere è anche molto decorativo... ha qualche cosa di "zen", nel vederlo. 
Provare per credere: quando gli insetti avranno individuato la fonte d'acqua, non mancheranno di farvi visita... e potrete osservare api, mosche impollinatrici, bombi, qualche farfalla... certo anche qualche vespa, ma è la natura! Se poi volete preparare un "drink" graditissimo alle api, vi svelo un segreto: potete aggiungere un po' di succo di limone all'acqua che offrite... l'acido simula il sapore di acqua stagnante e "marcia", che è quella preferita dalle api.

Ecco un perfetto "bar" per insetti!

Più semplice è predisporre un abbeveratoio per piccoli e medi mammiferi come ricci, volpi, faine e gatti randagi... peccato che non siano tutti amici nella catena alimentare. Del resto non possiamo prevedere qualche animale giungerà fino al nostro "bar", per cui meglio progettarlo in maniera "universale". Il problema fondamentale in questo caso lo pongono i ricci, che tra tutti tendono ad essere gli animali più "pasticcioni": serve una ciotola pesante (meglio se di terracotta o di sasso), dai bordi bassi in modo che sia raggiungibile facilmente da questi mammiferi spinosi. Possono essere usati anche vecchi tegami o padelle scartate, l'importante è il loro peso: il rischio è che i ricci, nell'aggrapparsi al bordo (che appunto deve essere basso!) si rovescino addosso il contenitore. Per questo un normale sottovaso di plastica non è adatto. Un buon compromesso potrebbe essere invece un sottovaso di una certa grandezza, al centro del quale potremo disporre una grossa pietra: servirà da peso per evitare "incidenti ricciosi" e al contempo come "isola" per gli insetti che vorranno abbeverarsi da lì. Nessun problema particolare per gatti, volpi e altri piccoli mammiferi... scaltri e adattabili, quasi riuscirebbero a bere da qualsiasi fonte disponibile!

Un vecchio tegame, basso ma pesante, è l'ideale per i ricci (oltre che per tutti gli altri mammiferi)...
Magari aggiungere sempre qualche pietra, per aiutare gli eventuali insetti ad uscirne!

Infine arriviamo agli uccelli, altra grande categoria di animali che soffre molto la siccità. Il precedente abbeveratoio è adatto anche a loro (spesso ho trovato le gazze che si dissetavano dai miei sottovasi), ma in questo caso possiamo pensare di offrire loro anche qualcosa in più: una vera e propria "piscinetta" nella quale sguazzare! Gli uccelli (di tutte le taglie) amano infatti farsi il bagno... e non è insolito trovare tortore, piccioni ma anche cince e pettirossi lavarsi dove possono, per lisciarsi poi le penne. Ecco allora che può essere una buona idea posizionare nel giardino anche un piccolo catino pieno d'acqua fresca...  L'ideale sarebbe una vasca a profondità variabile, proprio come fosse un vero laghetto, per avere un livello d'acqua di 2 cm fino a 10 cm. Maggiore è la profondità, maggiori saranno le dimensioni degli uccelli che verranno a cercare refrigerio e pulizia.

Ecco la mia "piscina" per volatili... ahimè il livello non è molto graduale, sarà frequentata soprattutto da tortore e combacci! Non appena possibile mi doterò anche di una "piscina" per piccoli uccellini.

Le regole fondamentali per la cura e il successo degli abbeveratoi:
  • Cambiare acqua quotidianamente e pulire il contenitore con regolarità, avendo cura che l'acqua sia sempre limpida e fresca (questo è un punto imprescindibile, sia per la salute degli animali assetati, sia per evitare acqua stagnante e conseguente pericolo zanzare!);
  • Disporre categoricamente l'abbeveratoio all'ombra: al sole l'acqua evaporerebbe nel giro di qualche ora o comunque diventerebbe un brodo bollente, ben poco appetibile per gli animali;
  • Preferire materiali come terracotta o plastica: il metallo (sebbene il materiale più igienico) ha la sconveniente caratteristica di scaldarsi molto più in fretta... ma se vorrete ad esempio riciclare vecchie padelle inservibili, vi raccomando doppiamente di metterle all'ombra!
  • Non cambiate la collocazione degli abbeveratoi: diventeranno un punto di riferimento per gli animali che torneranno sempre lì a cercare acqua... non è divertente non trovare più il bar in cui si voleva bere una bella bevanda fresca, in un rovente pomeriggio d'estate!
  • Gli abbeveratoi possono essere esposti ovunque, al centro del proprio giardino, come in balcone, ma se si vuole raggiungere la massima "clientela" l'ideale sarebbe porli al limitare di un campo, di un boschetto o di un parco... dove c'è maggior concentrazione di animali e minor traffico umano.
Che ne dite? Nelle vostre abitudini c'era già quella di offrire regolarmente acqua fresca agli animali selvatici di passaggio, oppure dovete ancora farlo? Vi consiglio senza dubbio di provarci, perchè ne vale la pena: oltre ad aiutare davvero i selvatici nel corso della rovente estate, magari saremo fortunati e potremo cogliere l'occasione di osservarli mentre si dissetano. Raccontatemi le vostre esperienze e i vostri progetti in merito!

mercoledì 23 gennaio 2019

Microchippa il tuo micio, per la sua sicurezza!

Il vostro felide domestico è dotato di microchip? Ormai già da diversi anni, anche in Italia c’è la possibilità di microchippare il proprio gatto, registrando il micio all’Anagrafe Nazionale Felina (istituzione “gemella” di quella canina).  L’inoculazione sottocutanea del microchip si può fare solo presso i veterinari convenzionati con l’Anagrafe,  ha un costo ridotto e permette di registrare una serie di informazioni nella banca dati nazionale, che permettono di riconoscere e associare il tal felino ad un proprietario umano.
Dalla lettura del microchip è possibile risalire ad una serie di importanti notizie:
  • dati del proprietario/detentore
  • nome, razza, sesso, segni utili di identificazione, età, dell’animale
  • eventuale intervento di sterilizzazione, attuale o pregresso
  • eventuale cambio di proprietà
  • eventuale segnalazione che il gatto risulta smarrito o rubato
  • eventuale decesso dell’animale
Il servizio è attivato su base volontaria e ha la finalità di favorire il controllo della demografia felina, contrastare l’abbandono e agevolare il ricongiungimento del gatto con il suo proprietario in caso di smarrimento in Italia o all’estero, mediante azioni di identificazione e tracciabilità animale.
L’Anagrafe Nazionale Felina si propone inoltre di contrastare l’abbandono, il furto e lo smarrimento del gatto di proprietà o in custodia” .
Si tratta di importanti obiettivi, che però è possibile raggiungere su larga scala solo aderendo – appunto su base volontaria – alla “microchippatura” di tutti i gatti di proprietà.
Purtroppo la sensibilità verso questo tema non è ancora sufficientemente diffusa e approfondita: si tende a sottovalutare l’importanza di un microchip per un gatto, sia per i felini liberi di esplorare il territorio (che di solito hanno buone capacità di orientamento), sia a maggior ragione per quelli che vivono solo in appartamento.

Immagine da Wikipedia, autore Izvora

In realtà gli smarrimenti di felini domestici sono all’ordine del giorno: un gatto, anche se abituato ad esplorare il suo territorio, può ad esempio venire allontanato da esso (erroneamente o meno) e non riuscire più a ritrovare la via di casa. Oppure un gatto incidentato, sotto shock, potrebbe perdere completamente l’orientamento e venire quindi recuperato da persone che non sono in grado di risalire alla sua famiglia. O ancora, un gatto d’appartamento potrebbe fuggire dalla sua abitazione e, completamente privo di riferimenti ambientali, smarrirsi.
Chiunque trovi un micio presumibilmente smarrito o abbandonato, potrà rivolgersi a qualsiasi veterinario per la lettura del microchip, quando presente, riuscendo quindi immediatamente a risalire alla “storia” e alla famiglia dell’animale, fosse anche a km di distanza.
Spesso i gatti smarriti vengono portati nei gattili: pensate all’enorme vantaggio sarebbe poter attribuire, grazie al microchip, ogni gatto trovatello alla sua famiglia! Sarebbe non solo uno snellire i tempi tra il ritrovamento e il ricongiungimento con la famiglia del micio smarrito, ma anche un ottimo deterrente per furti e abbandoni.
Il gattile di Ferrara, su disposizioni di ASL e Comune, da circa un anno sta microchippando tutti i gatti ospiti della struttura. Grazie a questa pratica è stato possibile, in diversi casi, riuscire a ricongiungere gatti smarriti alle loro famiglie nel giro di poche ore: un risultato davvero positivo, soprattutto per evitare al micio smarrito – già di norma piuttosto sconvolto – l’ulteriore stress di una permanenza di qualche giorno in gattile.
Ovviamente sono ancora tantissimi i gatti di proprietà non microchippati che potrebbero smarrirsi, e per questo ci rivolgiamo a voi famiglie! Per dotare il proprio micio di microchip è possibile rivolgersi a veterinari registrati all’Anagrafe, ne trovate una lista completa qui. Se il vostro veterinario di fiducia è già “convenzionato”, non esitate: alla prossima visita con il vostro micio, fatelo anche microchippare! E se il vostro veterinario invece non è ancora convenzionato… non dubitate altrettanto, cercate il nominativo a voi più vicino, e portate il gatto a microchipparsi!
Sarà un’assicurazione in più, in caso di smarrimento, per la sua salute e sicurezza!

giovedì 25 ottobre 2018

Soccorso ricci in autunno: un utile approfondimento

L'autunno è una stagione delicata per tanti animali che si preparano al letargo, a maggior ragione in questi anni di clima impazzito: durante i mesi di freddo, si alternano magari giornate gelide a tepori improvvisi, anche decisamente fuori stagione, che magari inducono a interrompere il letargo, per poi ripiombare nel gelo invernale. Fondamentale è saper aiutare quegli animali per cui non è scontata la sopravvivenza nel corso del letargo: in particolare sapete che i ricci sottopeso, giovani o debilitati, rischiano di morire di freddo o di fame, se non adeguatamente "attrezzati" (in scorte di grasso corporeo) per sopravvivere a periodi freddi senza cibo. Ho spesso avuto modo di ricordarvi la soglia "di sopravvivenza" dei 500-600 g per garantire una possibilità di sopravvivenza ad un riccio che si appresti ad andare in letargo in questo periodo, ma oggi vorrei condividere con voi un post interessantissimo di veri esperti in materia, il Centro Recupero Ricci "La Ninna" (ricordate "25 grammi di felicità"?). 


A sinistra un riccio ben appallottolato e rotondo, a destra un riccio sottopeso/denutrito. Foto di "La Ninna"


Oggi cerchiamo per l'ennesima volta di fare un po' di chiarezza su quali ricci vanno recuperati in autunno. Abbiamo spesso parlato di peso come discriminante.
In realtà solo una valutazione del peso non basta. Abbiamo spesso considerato 600 grammi come peso minimo per un riccio per poter superare l'inverno.
Questi animali devono avere una sufficiente scorta di grasso per poter andare in letargo, una condizione di rallentamento del metabolismo per poter risparmiare energia durante la stagione fredda.
Questo peso minimo e' stato rialzato dagli esperti rispetto al passato perche' con il riscaldamento globale si sono verificate diverse anomalie tra i selvatici.
La prima è che le femmine partoriscono una seconda cucciolata in tarda estate e inizio autunno, oltre a quella in primavera. Questo porta ad avere ricci molto piccoli in autunno, periodo in cui calano gli insetti, il loro cibo naturale. Molti cuccioli non avranno più il tempo e il nutrimento necessario per raggiungere il peso indicato per superare l'inverno.
Un'altra anomalia è costituita da improvvisi picchi di calore (sopra i 10° C) che si verificano anche durante la stagione fredda, facendo interrompere il letargo. Ogni volta che questi animali si risvegliano sprecano molta più energia rispetto ad un sonno costante.
Ecco perchè si è innalzata la soglia a 600 gr.
Naturalmente questo è un peso indicativo. Bisogna considerare altri fattori.
Il più importante si chiama indice di Bunnel ed è il rapporto tra la circonferenza longitudinale, e quella trasversale quando sono appallottolati (vedi in foto).
In pratica un riccio in buone condizioni di nutrimento quando è appallottolato deve avere un profilo simile ad un uovo o meglio una pallina, cioè deve essere rotondeggiante (prima foto, a sinistra).
Mentre un riccio denutrito ha una forma allungata tipo pallone da rugby (seconda foto, a destra).
Dobbiamo considerare ora il peso in relazione alla stagione.
Più procediamo in autunno, più il peso-soglia dei ricci da recuperare cresce, ovvero se troviamo un riccio sotto i 300-400 grammi in settembre è bene lasciarlo stare in natura e fornire acqua e crocchette costantemente.
Se troviamo un riccio sotto 400 grammi a novembre in questo caso è bene prenderlo, tenerlo al caldo (20 gradi) e nutrirlo per tutto l'inverno (avendo cura di non farlo ingrassare oltre gli 800 gr, indicativo).
Se troviamo un riccio nella fascia borderline cioè tra i 400 e i 600 grammi in tardo autunno è bene sentire un esperto (meglio sarebbe lasciarlo libero, fornendo cibo fuori). Come vi ho detto però conta anche molto la rotondità del riccio.
Bisogna inoltre valutare lo stato di salute dell'animale. Se l'animale ritrovato fosse del peso giusto ma per esempio fosse affetto da numerose zecche, oppure con catarro bianco al naso oppure manifestasse segni di debolezza o malattia, anche in questo caso andrebbe prelevato.
I cuccioli in autunno tendono ad essere meno sani rispetto alla primavera perchè non trovando più scarafaggi e millepiedi, le loro prede preferite, sono costretti a mangiare lumache e lumaconi che sono vettori di malattie parassitarie polmonari e intestinali anche molto gravi (Capillaria e Crenosoma).
Come consiglio di base direi che è sempre meglio sentire il parere di un esperto, chiamando un centro di recupero di selvatici.
Tenete sempre però bene a mente i valori di riferimento e i parametri che vi ho indicato perchè ci sono persone che consigliano comunque di lasciarli stare.
Sappiate che in molti casi non recuperarli significa condannarli.
D'altro canto non è nemmeno giusto e salutare tenerli in cattività per diversi mesi, sono selvatici e si stressano molto se tenuti prigionieri. Va fatto solo quando è necessario.
Se possibile è sempre meglio aiutarli in natura, lasciando fuori regolarmente acqua e crocchette per gattini in una mangiatoia, anche durante l'inverno.
Considerate infine anche sempre il meteo e la latitudine. Più scendiamo al sud, minore sarà il peso necessario per andare in letargo perchè in teoria l'inverno dovrebbe essere più mite... in teoria...
CONDIVIDETE AL MASSIMO AMICI!!

A me non resta che ricordarvi, se avete bisogno di maggiori indicazioni e informazioni in proposito, le pagine di "La Ninna", del "Forum dei Ricci" e il mio post sul riccio europeo, un piccolo e specialissimo amico selvatico nei nostri giardini!

martedì 7 agosto 2018

Vacanze con o senza animali? Nel caso... "vacanze bestiali"!

Cari amici, eccoci ad agosto: per tanti è arrivato il momento più atteso dell'anno, finalmente le sospirate ferie! Per quanto mi riguarda sono già stata in vacanza a luglio, ma tutto questo mese sarà pieno di partenze e rientri per mare, montagna, lago e altre località turistiche. La domanda è: come vi comportate con i vostri animali, se dovete andare in vacanza? Chi possiede un cane può legittimamente organizzare le proprie ferie "a misura di canide", in maniera da poter trascorrere insieme anche questo periodo di relax e riposo estivo. Ammetto che, avendo sempre e solo avuto gatti, nutro un po' di invidia per chi può portare in vacanza il proprio cane, condividendo con lui bellissime escursioni in montagna, corse sul bagnasciuga e passeggiatine serali in località turistiche. Spesso, trovandomi su una spiaggia favolosa o in cima ad una vetta alpina, mi sono ritrovata a pensare "Che peccato che Paciocca non possa essere qui con me, per godersi questa meraviglia!". In realtà, per un gatto accompagnarci in vacanza sarebbe soprattutto una grande fonte di stress, come già ho avuto modo di parlarne in uno dei post più commentati del mio blog.

Socievole gatto di un porticciolo turistico all'isola d'Elba!

Il micio domestico è un animale abitudinario ed estremamente territoriale, che trova la sua sicurezza e il suo benessere psicologico nella conoscenza profonda del suo ambiente, dopo attente e ripetute esplorazioni. Non vale davvero la pena sottoporlo a un pesante viaggio in auto verso una località turistica, dal momento che poi non potrebbe - per rispetto della sua natura - accompagnarvi da nessuna parte, salvo restare chiuso in un appartamento o una casa a lui sconosciuta. Per parte mia quindi, mi sono sempre organizzata in modo che la mia gatta, durante il periodo delle vacanze (5-10 giorni al massimo), fosse sempre seguita da qualcuno di fiducia, che non le facesse mancare nulla nè cambiare le sue abitudini. Anche se la mia micia nota certamente la mia assenza! 
Diverso è il caso di chi parte in villeggiatura per uno o più mesi estivi, e allora lasciare il proprio gatto a casa sarebbe di più difficile gestione. In tal caso, a mio parere può essere giustificato e opportuno portare il proprio gatto con sé, avendo sempre cura di supportarlo durante il viaggio e con le doverose attenzioni al momento di introdurlo nella nuova abitazione, per evitare che possa scappare preso dal panico. Certo vanno considerate anche le sue abitudini, ad esempio se l'animale è da sempre abituato solo in appartamento, reagirà più positivamente a un "trasloco" vacanziero in un analogo ambiente chiuso, mentre ne soffrirebbe molto di più se fosse abituato ad uscire all'aperto nel suo normale domicilio... insomma, ci sono tante considerazioni in gioco, fermo restando che per un gatto è certamente innaturale il concetto di "vacanza"! Nonostante ciò, non sono rari i casi di gatti abituati agli annuali viaggi verso mete turistiche, per determinati periodi di tempo abbastanza lunghi da consentire loro di "assestarsi", e sembrano non soffrirne troppo.


Per questo micio il porto non è meta turistica, è il suo territorio! Eccolo "a pesca" di alici!

Ahimè non posso consigliarvi per quanto riguarda i cani, perchè non ho esperienza in merito... ma a tal proposito vi informo invece di un bellissimo e utile portale: Vacanze bestiali, ideato da ENPA. Si tratta di un sito che offre suggerimenti, informazioni e idee non solo per le famiglie con cani, ma anche con gatti e altri piccoli animali d'affezione. Troverete dettagli su spiagge, ristoranti, strutture alberghiere, ma anche località particolarmente adatte per una vacanza pet-friendly, senza trascurare l'eventualità di dover lasciare a casa il proprio amato animale. "Hotel, campeggi e ristoranti vi aspettano in compagnia dei vostri amici pelosi. I consigli di viaggio e i suggerimenti di veterinari e comportamentalisti renderanno speciale la vostra vacanza. Prima di partire non dimenticate di consultare l'area dedicata alle informazioni sulla legislazione e i regolamenti delle compagnie di trasporto. Pensiamo che, tra amanti degli animali, sia utile anche il passaparola per trovare soluzioni ottimali quindi vi invitiamo a lasciare la vostra esperienza sul nostro FORUM per renderlo ricco e utile per tutti" (tratto da www.vacanzebestiali.org).



Per esplorare il sito vi consiglio di partire da questa pagina, che con semplicità vi fa riflettere davvero su quale sia la scelta migliore per voi, il vostro animale e le vostre vacanze. Meglio trascorrere questo periodo necessariamente insieme, anche se la meta turistica non fosse proprio "a misura" di gatto o di cane? Meglio invece cambiare meta, se troviamo insopportabile o impossibile separarci dal nostro animale? Meglio pensarci bene prima, per organizzare al meglio il periodo di ferie!
Un'altra pagina molto utile è quella dedicata alle emergenze: cosa fare e chi chiamare se troviamo un animale in difficoltà, abbandonato o ferito. Vi lascio qui il link di "SOS Animali", perchè davanti a un'emergenza è importante fare la cosa giusta al momento giusto.
Insomma, che dirvi? Trovo che ENPA abbia fatto davvero un ottimo lavoro con questo sito e spero che possa diventare un punto di riferimento per tutte le famiglie che vogliano organizzare vacanze... davvero bestiali! E voi come vi comportate in questo periodo di ferie, con i vostri cani e gatti? Raccontatemi tutto nei commenti!

lunedì 6 novembre 2017

"Il Riccio. Ci sono anche io!" di Marina Setti

Un libro che può essere letto come un bel saggio scientifico su questo simpatico e bell'animaletto che abita i nostri giardini, ma che è anche un completo manuale di "pronto intervento" per rapportarsi correttamente, in caso d'emergenza, a un riccio in difficoltà. Marina Setti è una biologa attiva da anni nel campo del soccorso, cura, riabilitazione e successiva re-introduzione in natura dei ricci europei; responsabile anche di un CRAS (attualmente chiuso a causa del sisma del 2012) e di un progetto denominato SOS Ricci, ha scritto questo libro sia per raccogliere fondi per le sue attività, ma anche come importantissima opera di divulgazione per esperti e non. Solo da alcuni anni, infatti, il riccio europeo ha iniziato ad attrarre l'attenzione dei veterinari e della gente comune: vent'anni fa, in Italia, si sapeva ben poco di questo mammifero spinoso e lo si teneva in considerazione altrettanto poco. Capitava magari di disturbarlo inavvertitamente durante le varie pratiche di giardinaggio: in autunno il riccio costruisce la sua tana invernale sfruttando le aree incolte dei nostri giardini, restandovi in letargo fino a primavera. Oggi il riccio fa fatica a trovare spazi vitali sufficientemente sicuri, perchè le coltivazioni monocolturali non offrono più quegli angoli necessari alla sua sopravvivenza: cespugli, cumuli di foglie o di rami secchi, arbusti non potati. E così deve girare in lungo e in largo, a suo maggior rischio e pericolo, alla ricerca non solo di cibo, ma anche di un posto sicuro dove vivere e riprodursi. Altrettanto il riccio, per sua sfortuna, è sensibile all'impiego di prodotti chimici o di veleni posti nell'ambiente per debellare altri animali "dannosi" (topi o lumache, ad esempio)... ad ogni modo, l'importante è che l'attenzione verso questo simpatico e intelligente animale selvatico si sia destata, non solo tra gli esperti ma anche tra le persone che sempre più spesso soccorrono ricci feriti o debilitati. A riprova di ciò, anche su questo blog uno degli articoli più cliccati e quotidianamente ricercati è "Il riccio europeo: informazioni utili".



Nel libro "Il Riccio. Ci sono anche io" si scoprono tutte le particolarità, le abitudini e le necessità di questo puntuto animaletto, i suoi cicli riproduttivi e anche le circostanze a cui fare più attenzione, durante l'anno: ad esempio la primavera, quando i ricci si risvegliano dal letargo e iniziano ad attraversare le strade, con loro grande pericolo, oppure proprio in autunno, quando ci si prepara all'arrivo del freddo. E' proprio infatti in queste settimane che si gioca la partita più importante delle nuove generazioni, nate con i parti di fine agosto-inizio settembre: tutti i ricci che in natura non raggiungeranno i 500 g prima del letargo, sono destinati a non superare l'inverno per mancanza di riserve di grasso. Sarebbe allora opportuno prelevare il riccio sottopeso e portarlo al più vicino CRAS, perchè venga "ricoverato" in una situazione di letargo controllato (con cibo a disposizione) e re-introdotto in natura in primavera, in forze e salute. Consiglio a tutti voi l'acquisto e la lettura di "Il Riccio. Ci sono anche io!", ricco di informazioni, suggerimenti e dettagli scientifici, ma anche di curiosità storiche e letterarie sul riccio... certa che diventerà l'indispensabile libro da consultare ogni qualvolta incontrerete uno puntuto amico nel vostro giardino, per poterlo comprendere e aiutare al meglio, proprio come si merita questo speciale mammifero spinoso!

sabato 24 giugno 2017

Il primo volo del rondone

La scorsa settimana ho partecipato ad una "liberazione pubblica di rondoni", organizzata da LIPU Ferrara. Le liberazioni pubbliche consistono nell'assistere ai brevi, preziosi istanti in cui un animale selvatico, curato da mano umana per un certo periodo, ritrova finalmente la libertà e soprattutto la forza per vivere da solo in natura. Per i volontari del Centro di Recupero si tratta di momenti emozionanti e speciali, che mescolano speranza, nostalgia, gratitudine e amore per il creato, con l'augurio che gli sforzi fatti per l'animale liberato gli consentano infine di vivere una vita lunga, piena e selvatica, proprio com'era giusto fin dall'inizio. Per il pubblico che assiste (spettatori curiosi, come me) e talvolta partecipa, l'emozione è simile, mentre nell'aria si diffonde una spontanea gioia, vedendo una creatura spiccare un volo da tanto agognato, o lanciarsi in una corsa sfrenata, conquistando la sua giusta dimensione esistenziale: la libertà.

Rondone in volo. Foto di Klaus Roggel, Wikipedia QUI.

In questo caso, la specie in questione era quella del rondone comune (Apus apus) e per me è stata un'ottima occasione per conoscere questi straordinari volatili, sui quali sapevo ben poco. Il rondone è un uccello che essenzialmente è progettato per il volo, una vera e propria "macchina volante" in grado di volare per mesi e mesi senza mai posarsi: i rondoni mangiano e dormono in volo, si posano solo per accoppiarsi. Alla LIPU ci hanno raccontato che alcuni recenti studi scientifici hanno dimostrato che questi uccelli trascorrono fino a 10 mesi in aria, senza mai toccare suolo.
Questo straordinario record detenuto dai rondoni dimostra che sono certo eccezionali volatori, grazie alla loro anatomia aerodinamica... la quale, però, si rivela essere anche il loro tallone d'Achille. Curiosamente, infatti, le dimensioni delle ali rispetto al resto del corpo sono talmente sproporzionate che il rondone, se malauguratamente si posa a terra, non è in grado di riprendere il volo. Diversamente da tanti altri uccelli che riescono infatti a "decollare" da terra con un potente battito d'ali, il rondone non riesce ad involarsi dal suolo e deve invece posarsi su muri, tetti, alti alberi (dove si aggrappa con appositi artigli), da cui può quindi lanciarsi, planare nell'aria e avviare così il suo instancabile volo.

Rondone adulto (scuro con gola bianca). Foto condivisa da Wikipedia, QUI.

La liberazione dei rondoni alla LIPU infatti è avvenuta tramite un delicato "slancio" dell'uccello in aria, per dargli la possibilità di prendere quota. Ma come sono finiti questi rondoni al Centro Recupero Animali Selvatici? Si trattava di rondoni giovanissimi, caduti dal nido prima del tempo, che non avevano mai volato prima: quello a cui abbiamo assistito è stato a tutti gli effetti il loro primo volo. Raccogliere gli uccelli da terra non sempre va fatto, dipende dalla specie (merli e gabbiani, ad esempio, anche se giovani e ancora inadatti al volo, vanno lasciati  in pace!), ma nel caso del rondone siamo certi che da terra non potrà riprendere il volo e non avrà modo di sopravvivere: va quindi raccolto e portato al CRAS più vicino.

Giovane rondone, piumaggio più chiaro. Foto di Enpa Genova

Si deve valutare se si tratta di un giovane inadatto al volo o di un adulto in grado di volare, finito a terra per qualche motivo. La LIPU consiglia: "Il Rondone adulto si distingue dal giovane perché quando le ali sono in posizione di riposo si incrociano sul dorso superando la coda di circa 2-3 cm. L'apertura alare è di circa 2 spanne e la silhouette disegna una falce. Un Rondone comune adulto, senza ferite, spesso torna a volare grazie alla semplice operazione di lancio. (...) È sufficiente un delicato slancio in luoghi aperti vicini al sito di ritrovamento (non da balconi o posizioni elevate)".
Continua la LIPU: "Il Rondone giovane, anche se in buona salute, non è in grado né di camminare né di volare e alimentarsi. Nessun tentativo di involo va operato. Serve invece il soccorso e la consegna a un Centro Recupero. Nell'attesa del ricovero lo si può adagiare in un contenitore di cartone e al caldo, come descritto per gli altri nidiacei.". Documentandomi sui rondoni e le modalità di soccorso (ed eventuale breve stallo casalingo, nel caso di CRAS chiusi per il weekend), ho trovato una bellissima guida di Vogelwarte che vi segnalo e vi consiglio (qui si dice anche che il tentativo di involo non deve mai consistere in un lancio in aria, bensì in un semplice ondeggiare della mano su cui è posato il rondone, tenuto all'altezza del nostro capo: se l'uccello spicca il volo, ottimo; se non lo spicca, qualcosa non va e non dobbiamo insistere).

Foto di Paweł Kuźniar, Wikipedia, QUI.

Inoltre LIPU suggerisce alcune osservazioni preliminari, qualcora anche si volesse tentare l'involo con un adulto: "Il Rondone è pronto per l'involo quando, messo sul pavimento a 3-10 metri da una finestra molto luminosa (ideale una porta finestra) con la faccia rivolta verso l'esterno, frullerà le ali e, nel tentare di raggiungere la fonte luminosa, si alzerà di 10-30 centimetri dal suolo (senza alcun aiuto da parte nostra, al massimo una leggerissima spinta in avanti) usando lo spazio che lo separa dalla finestra come "pista di decollo". Se capace di alzarsi anche di soli pochi centimetri senza il nostro aiuto, il Rondone dispone della giusta muscolatura e una volta lanciato in aria, ad esempio su un campo erboso o di terra, sarà capace di prende il volo. Se invece, messo sul pavimento come sopra descritto, il Rondone tenterà di nascondersi, o arrufferà le piume del dorso, o ancora si volterà con la coda verso la finestra, il Rondone non è ancora pronto per l'involo". Credo che, per i poco esperti, sia comunque da evitare un tentativo di involo pure per gli adulti (se l'uccello dovesse ricadere al suolo, anche da solo un paio di metri d'altezza, rischia di farsi male) e sia meglio affidare il rondone a un CRAS, dove persone competenti sapranno intervenire nei modi opportuni.

Foto di Monika Korzeniec, Wikipedia QUI.

Se dovesse capitarvi di dover alimentare un rondone in attesa di affidarlo al CRAS, la LIPU consiglia: "al Rondone, in attesa di ricovero, puoi fornire i seguenti alimenti: piccole palline di carne macinata cruda di manzo, camole del miele, camole della farina (le camole si possono acquistare presso i negozi di pesca sportiva). Somministragli acqua da un contagocce o attraverso una siringa senza ago o anche con la punta del dito, lasciando cadere una goccia alla volta lateralmente sul taglio del becco. Importante: questo tipo di alimentazione è un rimedio di emergenza e non deve protrarsi nel tempo." Un'altra ragione per cui i rondoni vanno sempre e comunque affidati a un CRAS e non tenuti in stallo casalingo.
Che dirvi? Assistere alla liberazione è stato bellissimo: abbiamo fatto il tifo per ogni rondone, guardando con trepidazione il suo incerto volo che via via diventava sempre più convinto, mentre noi capivamo - coscientemente, da umani - che quell'uccello stava scoprendo finalmente ciò per cui era destinato fin dalla sua nascita: volare libero nell'aria, sempre più in quota, fino a raggiungere il resto dei rondoni già in volo sulla città, sempre più in alto nel cielo del tardo pomeriggio.

Foto di Tomasz Kuran, Wikipedia, QUI.
Grazie LIPU per quest'esperienza ma soprattutto per l'operato a favore degli animali selvatici... e grazie, ovviamente, a tutte le persone che hanno dato modo a un rondone caduto di volare ancora.

lunedì 13 giugno 2016

Suggerimenti per un corretto approccio agli animali selvatici

Durante tutto l'anno è possibile imbattersi in animali selvatici, ma è in particolare durante la primavera e l'estate che aumentano le probabilità di fare questi incontri, complice il tempo passato all'aperto, tra escursioni in natura, relax nel verde e lavori in giardino, in coincidenza con il periodo riproduttivo degli animali, che è in piena attività. Dallo scorso mese ad esempio io ho già avvistato in giardino un paio di ricci, una stupenda coppia di upupe che viene a cibarsi nel mio orto, rospetti  saltellanti e chissà quali altre creature che frusciano tra i cespugli e il campo di grano. A tal proposito, talvolta quando ci approcciamo alla natura sarebbe opportuna un po' di esperienza, per evitare di commettere errori madornali nel rapportarci con gli animali che vivono in essa... la sezione di Genova di ENPA ha pubblicato un utilissimo album fotografico relativo appunto al corretto approccio con alcuni animali relativamente diffusi nei nostri giardini, nelle campagne e al limitare delle nostre città. L'album ENPA ha un titolo indicativo: "Prima di prendere iniziative, pensa", perchè se è vero che abbiamo tutti buone intenzioni, talvolta queste non bastano... occorre essere informati, consapevoli e capaci di riconoscere anche i casi in cui è giusto interventire. Ad esempio, sappiamo quando è il caso di raccogliere un pullo o un giovane uccello a terra, e quando invece è meglio lasciarlo alle cure dei genitori?

I rondoni vanno raccolti con delicatezza e portati al più vicino CRAS (Centro Recupero Animali Selvatici)
I giovani merli zampettano a terra in compagnia dei genitori: fa parte della loro natura, nonostante i rischi!
Se vediamo un giovane gabbiano inesperto al volo sulla spiaggia, non disturbiamolo e facciamo semplicemente il tifo per lui!

Mentre facciamo giardinaggio, potiamo e tagliamo l'erba va fatta la massima attenzione: prima di ogni azione cerchiamo di osservare con cura l'ambiente. Tra le fronde, in un cespuglio folto o tra l'erba alta possono nascondersi le tane e i nidi di tanti animali inoffensivi, che purtroppo restano vittime (talvolta rimettendoci anche la vita) delle nostre "opere di giardinaggio". Prima di potare, osservate attentamente l'albero o il cespuglio; prima di azionare il decespugliatore, mettetevi un bel paio di guanti e ispezionate con delicatezza la zona su cui volete agire. Non ve ne pentirete! ;-)

Il riccio costruisce la sua tana tra foglie secche, cespugli, cataste di legna, erba alta. Alcune informazioni utili QUI

Alcuni animali selvatici possono prendere l'abitudine di avvicinarsi molto alle nostre case, stabilendo in prossimità di esse la loro tana... alcuni vanno incentivati nel popolare le nostre campagne e periferie, come i pipistrelli (per i quali ad esempio possiamo predisporre delle bat-box), altri invece vanno scoraggiati, come le volpi (diffuse ovunque) e i cinghiali (solo in alcune zone d'Italia): in tal caso occorre evitare di lasciare avanzi di cibo in giardino, aver cura di chiudere bene i bidoni dei rifiuti... volpi, cinghiali e tassi sono animali presenti nella nostra penisola, ma per la loro stessa sicurezza è bene che conservino la paura dell'uomo e degli ambienti domestici.





D'estate è bellissimo fare escursioni in natura, nei boschi e nei parchi naturali. Anche in tal caso è buona norma tenere presente che ci sono animali che non vanno disturbati... anzi, nella maggior parte delle occasioni, se nel bosco si incontra un animale selvatico (dall'orso fino al più tenero scoiattolo) non facciamoci prendere dalla tentazione di instaurare un contatto, ma ammiriamolo da lontano, proseguendo poi il nostro percorso. Ciò che è selvatico resti selvatico!


La vipera incute timore, ma se stiamo alla larga non occorre certo ucciderla!

Infine, un suggerimento che vale sempre, per tutti gli animali che ci circondano: quando guidiamo, massima attenzione! Perchè non appena usciamo dal traffico cittadino e ci addentriamo su vie provinciali che attraversano la campagna, o su strade che percorrono tranquille zone residenziali, la natura è lì ad un passo e l'asfalto non è mai un suo amico: occhio quindi a rospi, ricci, gatti, lepri e tutte quelle creature che possono attraversarci la strada.


Seguendo questi utili suggerimenti saremo sicuri di rapportarci agli animali selvatici rispettando davvero la loro natura... e potremo riuscire a beneficiare ancor meglio della loro meravigliosa presenza accanto alle nostre vite, intervenendo per aiutarli quando ne hanno bisogno e solo per il loro bene!

giovedì 29 settembre 2011

Il riccio europeo: informazioni utili

Visti il successo e la curiosità suscitati dal mio post sui riccini, ho deciso di parlarvi ancora di questi animali, per fornirvi ulteriori informazioni (stavolta anche sugli adulti, non solo sui piccoli). Le notizie di questo post provengono dall'indispensabile Forum dei ricci, che resta il punto di riferimento principale per qualsiasi persona che abbia ritrovato un riccio. Altri ottimi siti dove ho trovato interessante materiale sono: Amici del riccio, dove nella sezione "documentazione" troverete tante utilissime guide sul riccio, e il sito  Sos Ricci, dove potrete trovare anche un elenco dei Centri recupero animali selvatici (CRAS) in Italia, ai quali è possibile affidare i ricci in difficoltà.


Foto Gianni Africa su http://www.sosricci.it/

Trovo un riccio in giardino: come faccio a capire se è in difficoltà?
Il riccio è un animale selvatico protetto e quindi non detenibile in casa, ma ci sono circostanze che rendono consigliabile raccogliere il riccio per fornirgli assistenza e cure, in seguito alle quali potrà essere rimesso in libertà, dopo l'opportuno percorso di re-inselvatichimento. Il riccio ha bisogno del nostro aiuto se:

·        Presenta ferite evidenti o mutilazioni (spesso i ricci restano feriti dai tagliaerba, per non parlare degli incidenti stradali, spesso mortali... fate sempre molta attenzione quando pulite il giardino nelle zone con foglie e rametti secchi - lì il riccio fa la sua tana - quando tagliate l'erba e siete alla guida di notte!);
·        Presenta infestazione da zecche (sono la principale causa di morte dei ricci, per anemia grave) e pulci;
·        Presenta sintomi di malattia (un riccio che barcolla, trema, fa fatica a camminare, trascina le zampe, non riesce ad appallottolarsi, ecc. sono tutti segni che l'animale non è in salute);
·        E' vicino a un grave pericolo (vicino a pozzi, pozzetti, tombini, strade molto trafficate, piscine, reti metalliche, reti per orti, trappole per topi, cantieri di lavoro, ...);



Il riccio adulto di norma è selvatico e quindi non si fa prendere in mano volentieri,
si chiude a palla e soffia. Se la situazione richiede che lo prendiate in mano,
usate sempre un paio di guanti: vi proteggeranno dalle spine e proteggerete
anche lui dall'abituarsi al vostro odore: il riccio deve restare il più selvatico possibile!
Fonte foto: http://www.ricci-in-difficolta.ch/ita/

·        Vaga di giorno: di giorno dovrebbe sempre dormire nella tana, che si costruisce nei cespugli, sotto cumuli di foglie e rametti secchi, ecc. Il ricco è un animale notturno che si sveglia, si muove e va a caccia al buio. Vederne uno attivo di giorno è indice che qualcosa non va: probabilmente è malato, oppure è un riccino piccolo alla ricerca della madre;
·        E’ un orfano (se il riccino è piccolo e vaga da solo alla ricerca della madre). A questo proposito ATTENZIONE a non raccogliere OGNI riccino, perché trovare uno o più riccini addormentati, tutti raccolti in un punto, non significa necessariamente che la madre li abbia abbandonati, magari si è solo assentata ma tornerà presto. In questo caso osservate da lontano e con discrezione e intervenite solo qualora fosse chiaro o molto probabile che la mamma non tornerà più;
·        Ha un peso insufficiente per il letargo: vanno raccolti tutti i ricci che in settembre/ottobre non hanno raggiunto il peso minimo sufficiente per superare il letargo: g 500/600. Infatti tutti i ricci dal peso inferiore non possiedono le sufficienti riserve di grasso da “bruciare” durante il letargo e il povero riccio è destinato è morire nel sonno oppure, risvegliatosi in pieno inverno, a non trovare più il cibo necessario alla sua sopravvivenza. In questo caso dovete accertarvi anzitutto del peso del riccio, usando una bilancia digitale per maggiore precisione.

ATTENZIONE a soccorrere ricci tra fine aprile e fine settembre, perchè l'animale in questione potrebbe essere una riccia con cucciolata di piccoli in allattamento, nascosta da qualche parte. Se si avvista un riccio in difficoltà (circostanze suddette) è sempre bene cercare un'eventuale cucciolata nelle vicinanze.



Fonte: http://www.ricci-in-difficolta.ch/ita/


Una volta che si è raccolto un riccio in difficoltà consultatevi immediatamente con il Forum dei ricci e/o con il più vicino CRAS della zona, sapranno spiegarvi come agire al meglio. Vi segnalo anche i recapiti telefonici messi a disposizione dallo staff del Forum dei ricci: sarete sicuri di estrema competenza sui piccoli spinosi. Li trovate anche su Facebook. Qualsiasi problema abbia il riccio, non agite MAI "FAI DA TE", chiedete consiglio!

Cosa posso dare da mangiare al riccio adulto?
I ricci adulti in natura si nutrono prevalentemente di insetti, vermi e un pò di frutta. Voi potete dare al riccio croccantini e bocconcini per gatti alla carne (no al pesce), in particolare è molto adatto il cibo A/D della Hill's, oppure carne di manzo o pollo tritata e scottata, poca frutta a pezzetti (mela, prugna, un acino d'uva, una rondella di banana).

Mai dare al riccio: latte, derivati del latte e tutti i prodotti con lattosio, mandorle e nocciole, carne di maiali e salumi, dolci, farinacei (pasta, pane, biscotti, ecc.), alimenti ricchi di amido (patate, riso, castagne, ecc.), alcolici, succhi di frutta e altre bibite. Evitate anche di sottoporgli insetti o vermi prelevati dal vostro giardino: il riccio ne è ghiotto, ma se è malato o debilitato c’è la possibilità che insetti e vermi contengano parassiti, cosa che peggiorerà le condizioni dello spinoso.
Fate attenzione alle quantità di cibo da somministrare al riccio, perché è un vero mangione e non sa controllarsi!! Ai ricci giovani già svezzati fino ai 200 grammi di peso, si può dare al giorno una quantità di pappa (carne scottata, più poca frutta e qualche croccantino) pari a 1/4 del loro peso; dai 200 grammi in su dare al massimo al giorno 50 grammi di carne scottata, più poca frutta e croccantini.
Fornite al riccio anche una ciotola d'acqua fresca: in natura tanti ricci d'estate rischiano di morire per disidratazione! Scegliete un contenitore basso e pesante, perchè il riccio tende a rovesciarlo: l'ideale è un posacenere.


E' importantissimo che il riccio trovi acqua fresca, soprattutto d'estate!

D'estate potrebbe essere una buona idea mettere in giardino una ciotola d'acqua per gli animali "di passaggio", compreso il riccio. Anzi, se incontrate un riccio in giardino e non vi pare che sia bisognoso di aiuto, mettetegli comunque a disposizione una ciotola di acqua fresca e un pò di cibo adatto a lui: ve ne sarà grato! Spesso è utile posizionare le ciotole con acqua e cibo sotto una cassetta rovesciata, con un foro di entrata di circa 10 cm di larghezza, in modo che sia accessibile solo al riccio e non a gatti, volpi e altri animali che potrebbero disturbare lo spinoso.

Come posso dare da mangiare al riccino lattante?
Alcune informazioni sul riccino da svezzare ve le ho già raccontate nel mio precedente post, quindi qui sarò più sintetica. Una cosa che non vi avevo detto è questa: non date mai immediatamente il latte al riccino raccolto da terra, perchè in genere la sua temperatura corporea è troppo bassa, somministrargli cibo in quelle condizioni gli farebbe male. Sarà necessario prima scaldare il riccino, mettendolo sulla borsa d'acqua calda avvolta nella carta cucina in modo che non scotti. Una volta che il riccino si è scaldato, è possibile alimentarlo. Si suggerisce che il primissimo pasto che viene dato sia costituito solo da tisana di finocchio, in modo da idratarlo senza "appesantire" il suo apparato digerente.



L'ideale latte per riccini è quello per cuccioli Esbilac (cercatelo nei negozi specifici per animali, in farmacia o dai veterinari), ma per brevi periodi potete somministrare Lactol o latte di capra. Evitare assolutamente il latte di mucca e qualsiasi prodotto che contenga lattosio perchè, come già detto, il riccio non può digerirlo e morirebbe. Per alimentarlo si usa una siringa da 1 ml senz'ago, il latte va somministrato tiepido. Dovete dare al riccino una quantità di latte adeguata al suo peso, in più pasti nell'arco della giornata. Per maggiori informazioni vedere l'opuscolo sulla cura e l'alimentazione del riccio lattante, distribuito dal Centro di cura per ricci Maggia - Società protezione animali Bellinzona, o contattate il Forum dei ricci.



Infine, vi lascio un altro link per un opuscolo di primo soccorso al riccio, sempre distribuito dal Centro di cura per ricci Maggia - Ticino. I ricci riscuotono molta simpatia, sono animali belli, curiosi e utili, ma purtroppo, oggi come oggi, si sa troppo poco sulle loro esigenze e le loro abitudini, così non sempre si è preparati quando si deve aiutarli. Spero che diffondendo questi link e queste informazioni, tanti ricci possano venire salvati e curati al meglio!