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lunedì 30 marzo 2020

Le mie considerazioni su toxoplasmosi e gravidanza

Fin da quando abbiamo iniziato a cercare una gravidanza, io ho cominciato altrettanto a stare attenta alla toxoplasmosi. In più di trent'anni di vita, nonostante assidue frequentazioni di gatti e gattili, lettiere pulite senza guanti, consumo di salumi (anche artigianali) e frutta e verdura colta e mangiata direttamente dall'orto (che incoscienza!) non l'avevo mai presa. 
Devo essere sincera, i primi tempi era un'ossessione: in ogni cibo "incriminato" vedevo un rischio enorme e mi sembrava all'improvviso di non poter mangiare più in sicurezza nessuna verdura o frutta cruda, così come avevo iniziato a disinfettare convulsamente la cucina se anche solo poggiavo un limone sul lavello. Lavavo le mani decine e decine di volte al giorno, sentendomi perennemente a rischio di un'infezione o un contagio. Non parliamo poi delle eventuali uscite al ristorante o  in vacanza: erano diventati pericolosi un ciuffo di prezzemolo crudo decorativo, la rucola sulla pizza, una foglia di insalata a fianco di una bistecca ben cotta, una caprese con pomodoro fresco, una macedonia. Tutto off limits. Ora, vi sembrerà esagerato, ma la vivevo proprio male, anche perché reperivo informazioni contrastanti, e intanto consumavo una confezione di amuchina alla settimana, senza peraltro avere la certezza di debellare il pericolo (vedi dopo).
Allora, sia per tranquillizzarmi, sia per capire come mai in tanti anni di condotta "sconsiderata" io non avessi mai contratto la toxo, ho approfondito la questione e le cose che ho scoperto mi hanno aiutata parecchio a collocare al giusto posto questo rischio e i relativi comportamenti da assumere per evitarlo.

La classica insalata mista al ristorante è vietatissima per il pericolo toxo! Foto di Thomas Wenger su Wikipedia.

Cos'è la toxoplasmosi e come "funziona" nel gatto
Si tratta di un'infezione provocata da un protozoo (NON un virus, NON un batterio!), il Toxoplasma gondii, che può infettare tutti i mammiferi e si "incista" poi nelle fibre muscolari (per questo, se si consuma carne cruda, si rischia di venire infettati). Solo nel gatto il protozoo riesce a completare tutto il ciclo vitale, per questo il micio è detto "organismo serbatoio", ossia il toxoplasma si moltiplica in esso e si propaga nell'ambiente tramite le feci del felino. Da qui lo spauracchio del "stai attenta ai gatti in gravidanza, perché da loro contrai la toxo", sapendo che questa infezione è particolarmente grave e pericolosa per la salute dell'embrione o del feto.
Il nocciolo fondamentale però sta in due informazioni chiave, che difficilmente i medici si prendono la briga di spiegarti:
1) Dire che "i gatti ti infettano con la toxo" sarebbe più o meno come dire "gli umani ti infettano con l'influenza". Serbatoio della toxo non sono TUTTI i gatti, bensì i gatti in quel momento malati di toxo e infettivi. Questo momento dura al massimo un mese nell'arco dell'intera vita del felino e non è neppure detto che si ammali mai, soprattutto se non ha la possibilità di consumare carne cruda.
2) Le feci di un gatto con toxoplasmosi hanno bisogno di un certo tempo di "maturazione" nell'ambiente per diventare effettivamente infettive, dalle 24 ore in poi. Una cacca appena defecata da un gatto infetto, non è immediatamente infettiva.
Questo cosa implica? 
Implica che sostanzialmente, se hai gatti, resti incinta e temi la toxo da parte loro, intanto non vederli come untori malefici, perché magari la toxo non l'hanno mai presa, forse non la prenderanno mai, forse l'hanno presa anni fa e non sono più infettivi da un pezzo. Se invece fossero esattamente in quel momento della loro vita in cui espellono feci contagiose, basta fare due semplici cose: far pulire a qualcun altro (o usare dei guanti e poi lavarsi accuratamente le mani) la lettiera e farlo almeno una volta al giorno, per evitare che le feci "maturino" e diventino infettive.
Bon, questo è quanto. La toxo NON si prende accarezzando il gatto, o tramite la sua saliva, o tramite un graffio, o tramite la sua pipì. Quindi non bisogna esiliare il proprio felino o peggio abbandonarlo, così come non ha senso smettere di accarezzarlo o coccolarlo. Basta seguire norme di buon senso e igiene di base, che dovrebbero valere indipendentemente dalla toxo o dallo stato di gravidanza.

Molto più probabile contrarre la toxo dalla carne al sangue che dai gatti. Foto di Gail su Wikipedia.

Perchè allora tanto allarme?
Perchè, in effetti, è comunque possibile contrarre la toxoplasmosi. Come? 
Soprattutto mangiando o manipolando, senza poi lavare mani, utensili e piani d'appoggio:
- Carne cruda e salumi crudi (perchè, lo ripeto, potrebbero derivare da un animale infettato, nelle cui carni è rimasto incistato il toxoplasma, che muore solo con la cottura);
- Verdura cruda poco lavata, in particolar modo se viene dall'orto del contadino dove potrebbero circolare più spesso gatti liberi o selvatici. Meno facile è il contagio di verdura del supermercato, dato che arriva da produzioni a livello industriale (immaginate serre e coltivazioni "in batteria"): dovreste proprio acquistare quel maledetto cespo di insalata tra mille altri, vicino al quale è passato proprio un gatto infetto e ha defecato proprio lì. Mi darete atto che ciò è molto improbabile, ma altrettanto io ammetterò che non è impossibile. Quindi per eliminare il rischio, sapendo che la verdura e la frutta cotte non danno comunque alcun problema, per quella cruda va semplicemente effettuato un lavaggio molto accurato (sotto vi darò maggiori dettagli). 
Un'altra possibile modalità di contagio è facendo giardinaggio in campagna, dove è più facile che il vostro o altri felini usino il terreno come lettiera a cielo aperto: per questo è fondamentale usare guanti e lavarsi le mani dopo le attività tra orto e giardino (ma questo, non lo fareste comunque?).

Più dei gatti, preoccupatevi di usare guanti quando fate giardinaggio! Foto di Z28scrambler su Wikipedia.

Quindi, in sostanza...
Se sei incinta e recettiva alla toxoplasmosi (cioè non sei immune, perchè non l'hai mai contratta prima):
- se hai gatti fai pulire ad altri, quotidianamente, la loro lettiera (o puliscila tu usando sempre i guanti e igienizzando poi le mani) e comunque rispetta le normali regole igieniche di buon senso nella convivenza con gli animali (lava le mani dopo le coccole, ad esempio).
- evita tutta la carne cruda o poco cotta. Questo significa no anche a tutti i salumi crudi (bresaola, crudo, salame...). Si possono invece mangiare i salumi cotti (come prosciutto cotto o mortadella), meglio se in vaschetta (al banco dei salumi freschi spesso usano le stesse affettatrici per salumi crudi e cotti, indifferentemente... e i più prudenti vi vedono un rischio di contagio); 
- lava molto accuratamente la frutta e la verdura che vuoi consumare da cruda. I medici più scrupolosi ed equilibrati vi spiegheranno che il toxoplasma, essendo un protozoo e quindi un micro-organismo, non muore con l'ammollo in amuchina, o nel bicarbonato... l'unica maniera di rimuovere il protozoo è tramite lavaggio "meccanico": sfregando e lavando bene sotto acqua corrente la frutta e la verdura che volete mangiare. Chiaramente gli ammolli in amuchina/bicarbonato vi danno una ragione in più per sciacquare poi bene gli alimenti "trattati", ma l'uso di queste due sostanze non dà garanzie specifiche di "disinfezione", proprio per il fatto che non stiamo parlando di virus o batteri. C'è quindi chi addirittura per mesi rinuncia a mangiare l'insalata... inizialmente l'avevo fatto anche io, dato che è particolarmente arduo lavarla al meglio, ma quando poi sono rimasta incinta davvero e gli insalatoni erano una tra le poche cose che riuscivo a mangiare (ho avuto un mucchio di problemi digestivi con la gravidanza), me ne sono fatta una ragione e ho proceduto a lavare con bicarbonato (solo per scrupolo) e successivi risciacqui le mie foglie di insalata. Però senza farne una malattia, così come mi sono accontentata di lavare bene solo sotto acqua corrente mele, pesche e frutti che poi avrei sbucciato.
- al ristorante o fuori casa non consumare carne cruda o poco cotta e piatti che contengano frutta o verdura crude (non è possibile avere la garanzia di un lavaggio accurato).
- se e quando pratichi giardinaggio, usa sempre i guanti e lava accuratamente le mani al termine delle tue attività all'aria aperta.

Divieto a salumi e preparazioni che li contengano senza assicurarne la completa cottura. Foto di Jessica Spengler su Wikipedia.

Eppure la psicosi "gatto-toxoplasmosi" continua a diffondersi...
Nonostante centinaia di pubblicazioni scientifiche, così come articoli di testate giornalistiche affidabili e testimonianze di veterinari e medici illuminati, abbiano ormai provato che il ruolo del gatto nel contagio della toxo è piuttosto marginale (e peraltro riguarda casi e contesti in cui non vengono rispettate le norme igieniche di base), resta nella cultura medica una certa superficialità nel comunicare i comportamenti a rischio, così come spesso passa il messaggio che nonostante le accortezze suddette sia facile prendersi la toxoplasmosi. E si alimenta quindi uno "spauracchio" che degenera presto in una vera e propria ossessione, per tante donne in gravidanza.
Io stessa mi sono sentita ripetere da tante conoscenti, ma anche da amiche: "Fai molta attenzione al gatto! Ma non sarebbe meglio allontanarlo? Lo tocchi ancora?" oppure "Non sottovalutare il pericolo toxoplasmosi!". 
La cosa più irritante è stata ricevere queste preoccupate affermazioni da amiche con un elevato livello culturale e talvolta persino specifico (laurea in medicina, dottorato di ricerca...). Vi assicuro che ci sono rimasta proprio male: cosa avrei potuto o dovuto fare di più di quel che stavo già facendo? Evitare completamente per nove mesi frutta fresca e verdura cruda? 
Quanto all'ignoranza sul ruolo del gatto non ci sono parole: sono stata io stessa a dover spiegare il meccanismo "gatto infetto -> feci in ambiente per almeno 24 ore -> ingerire feci infette per contrarre la malattia". Ma ancora, alcune persone non erano convinte... ho notato anzi una certa propensione al non approfondire la questione dal punto di vista veterinario-biologico, accontendandosi del "divieto della nonna": non toccare i gatti in gravidanza! 
E la cosa più disturbante è stata osservare, in alcune mie conoscenze, una mentalità talmente antiquata e antropocentrica (purtroppo spesso legata a una concezione biblica della gravidanza, dato che erano le stesse persone ad affermare che l'anestesia epidurale non è necessaria, è naturale soffrire al parto!), per cui dal loro punto di vista non valeva neppure la pena di approfondire la cosa: se il gatto di casa può essere anche minimamente collegato alla toxo, va senza dubbio allontanato... perchè quando si resta incinta, la cosa più importante diventa il figlio che arriverà, mentre il tuo gatto diventa immediatamente un sacrificabile orpello. Questo mi ha fatto arrabbiare ma soprattutto riflettere, e così ecco questo lungo, lungo post.

Le coccole al gatto non fanno male a nessuno! Foto di Heikki Siltala su Wikipedia.

Vi rimando infine ad una serie di articoli particolarmente accurati ed equilibrati, che affrontano la questione a mio parere approfondito e non "allarmistico":

mercoledì 6 novembre 2019

"Breve storia di un raggio di sole" di Gianumberto Accinelli

Ormai lo sapete: in questo blog ci sono autori che ciclicamente ritornano, per il mio e il vostro piacere... perchè le "penne" illuminate sono patrimonio dell'umanità, ancora meglio se parliamo di scrittori italiani! Gianumberto Accinelli è uno degli autori che amo moltissimo, appassionato divulgatore scientifico ed entomologo. La sua "Breve storia di un raggio di sole" è un'inusuale narrazione, in sostanza, di un'enorme e soprendente rete alimentare, estesa su tutto il mondo. Si parte dal miracolo forse più suggestivo che avviene quotidianamente sulla nostra Terra: la trasformazione dell'energia solare, della "luce" - quel raggio di sole protagonista del titolo - in energia spendibile per la vita, grazie alla fotosintesi clorofilliana. 
Ci avete mai pensato a quanto sia incredibile il fatto che le piante riescano a produrre zuccheri - la prima energia vitale - "semplicemente" combinando anidride carbonica, luce e acqua? Una ricetta chimica straordinaria, che sta alla base di tutta la vita, compresa la nostra. E dalle piante - il "gradino alimentare" dei produttori - di cui Accinelli ci racconta vita, morte e soprattutto "miracoli", passiamo via via alle forme di vita animali, produttori e consumatori... senza dimenticare quanto lenta e graduale sia stata l'evoluzione della vita. 



Accinelli, da buon entomologo qual è, sceglie però erbivori e carnivori "sui generis": non aspettatevi necessariamente mucche, gazzelle, lupi e leoni, bensì siate pronti ad essere catapultati nel micro-mondo del giardino... scoprirete che le formiche, ad esempio, praticano una vera e propria "pastorizia" sugli afidi (ecco un erbivoro sui generis!) o la coltivazione dei funghi, così come vi addentrerete nella giungla del vostro cortile per un safari specialissimo, cercando la temibile coccinella... un predatore più efficiente di un leone! 
Non solo insetti però, in questo bel saggio divulgativo: troviamo anche animali eccezionali come la lumaca fotosintetica (unico animale al mondo in grado di svolgere la fotosintesi... e io che ero fermamente convinta che nessun animale potesse compierla!), oppure una lucertola senza zampe che dimora nei formicai alla ricerca di protezione e cibo extra.
Infine si arriva all'ultimo anello della catena, o per meglio dire ai nodi della rete che riportano direttamente al via: i decompositori, che si occupano di far tornare disponibili per la vita tutte le sostanze utili che resterebbero altrimenti intrappolate nella materia ormai morta. 
Nessuna morale a tutte le storie che si intrecciano e si srotolano sul pianeta, intersecando spesso anche le nostre vite antropizzate... se non forse una consapevolezza, che dovrebbe rincuorarci e allo stesso tempo farci riscoprire la nostra appartenenza a tutto il pianeta vivente: la Natura vive e si sviluppa tra mille difficoltà quotidiane, nella lotta per la vita e la morte, nella fatica per la sopravvivenza e alle prese con davvero tanti, tanti problemi da risolvere. E' così per ogni specie vivente, e noi non facciamo eccezione: così funziona tutto questo nostro mondo, naturale ed antropizzato, illuminato dai raggi del sole.

giovedì 14 marzo 2019

Finalmente il 15 marzo 2019: sciopero globale per il clima!

Ormai ne parlano in tv, in radio e impazzano articoli, post e video in internet: domani si svolgerà lo sciopero mondiale per il clima, una manifestazione che coinvolgerà soprattutto gli studenti e le giovani generazioni di circa 150 paesi, Italia compresa. E potrebbe davvero diventare una giornata importante nella storia della coscienza ambientale, se la partecipazione sarà grande e la risonanza mediatica forte come lo è stata almeno finora! L'iniziativa ha preso forza dai "FridaysForFuture" (i venerdì per il futuro) della studentessa svedese Greta Thunberg, di cui probabilmente avrete sentito parlare recentemente e, forse, della quale avrete visto un famoso video di un suo discorso ai delegati ONU. 
La protesta di Greta, come quella di migliaia di giovani in tutto il mondo, mira al richiamare i governi e i potenti del pianeta al rispetto degli accordi per evitare che le temperature globali salgano di oltre 1.5°C rispetto alle medie pre-industriali. Già quest'aumento considerato "tollerabile" (più che altro: ormai implacabile) ha già comportato e sta tuttora comportando drammatiche conseguenze in termini di perdita di biodiversità, cambiamenti climatici, squilibri tra gli ecosistemi, danni irreparabili alla biosfera che colpiscono anche il benessere umano.  




Più volte sul mio blog ho cercato di affrontare le complesse tematiche ambientali; così come vi ho segnalato già in precedenza scioperi, manifestazioni e proteste sulle problematiche ecologiche... eppure questa volta c'è una novità: finalmente, a fare "la voce grossa" non sono le grandi organizzazioni e associazioni ambientaliste, nè i privati cittadini illuminati o i testimonial d'eccezione (come ad esempio il buon Leonardo di Caprio)... a schierarsi a difesa dell'ambiente, ripeto finalmente, sono le nuove generazioni. Giovani e giovanissimi che hanno aperto gli occhi, nonostante una società (e, permettetemi di dirlo con amarezza, spesso anche una scuola) pigramente seduta sulle abitudini consumistiche, quando non complice di un sistema insostenibile che vede l'economia come unico motore del futuro umano. E se invece l'unico motore effettivamente vitale per il nostro futuro fosse la natura? La mia domanda è completamente retorica: senza natura, senza biodiversità, senza un pianeta vivente non esiste alcun futuro. 
C'è da augurarsi allora che la protesta di domani - oltre a registrare una partecipazione importante e clamorosa - non resti un caso isolato, ma sia solo la prima di tante altre iniziative globali, fino a che non saranno prese davvero le necessarie contromisure per frenare questa corsa impazzita verso il baratro. Se siete interessati a prendere parte agli eventi in programma domani, vi lascio anche il link alla mappa che conta tutte le attività organizzate dal "FridaysForFuture" - Italia nel nostro paese.
Che ne dite, voi ci sarete?

lunedì 14 settembre 2015

"La diversità della vita" di Edward Wilson

Di biodiversità vi ho già parlato in passato e penso che ve ne parlerò ancora in seguito, dal momento che sarà il tema centrale della mia nuova tesi di laurea! Anche di Edward Wilson vi ho già parlato in precendenza: oltre che biologo, entomologo e saggista vincitore di due premi Pulitzer, si è anche cimentato con la narrativa, pubblicando l'appassionante romanzo Anthill, da me divorato in pochi giorni e consigliatovi caldamente in questo blog. Oggi quindi è con piacere che vi propongo un nuovo testo di Wilson, uscito nel 1992 ma ancora assolutamente attuale, nonchè affascinante e coinvolgente come pochi altri saggi sanno essere: "La diversità della vita. Per una nuova etica ecologica".
Il saggio, chiaramente appetibilissimo per biologi, ecologi e scienziati, è alla portata di tutti. Wilson parte da esperienze di vita vissuta da lui in prima persona per spiegarci cos'è la "diversità della vita", ossia la biodiversità, e soprattutto qual è la sua importanza per l'ecosistema planetario. E così ci troviamo sotto un maestoso temporale in Amazzonia, oppure assistiamo ad eruzioni vulcaniche così distruttive da azzerare la vita su un'intera isola, ma diventiamo anche gli incantati testimoni della magia della vita che si ricrea, a partire da un ambiente distrutto e desolato. 


Larga parte del libro è dedicata a spiegarci, con esempi a non finire (tanti dei quali sono meravigliosamente sorprendenti, come la natura stessa), come la biodiversità si manifesti, cresca e si riproduca con infinite possibilità, deviazioni e percorsi, sul nostro pianeta. Wilson ci racconta, con la maestria di un sapiente narratore, di una Terra viva, continuamente in evoluzione, ricca di specie viventi così come di incredibili opportunità anche per noi uomini, che ci ostiamo sempre più a crederci "emancipati dalla natura". Niente di più sbagliato! Pensiamo anche solo da un punto di vista limitatamente "materialistico" quanto di buono traiamo dalla biodiversità: sapevate ad esempio che l'anticoagulante irudina, fondamentale per la cura di tante condizioni patologiche del sangue, proviene dalla saliva delle sanguisughe? Oppure ancora, sapevate che dalla pervica rosea, pianta del Madagascar, si ottengono due alcaloidi capaci di salvare da due forme tumorali terribili, come il linfoma di Hodgkin e la leucemia linfocitica acuta? Sono solo due esempi di un'infinità di casi, che ci dovrebbero rendere consapevoli di quanto l'uomo abbia bisogno della natura (letteralmente!) e di quanto ancora possa imparare da essa... a livello materiale, ma anche spirituale. E così il libro di Edward Wilison si conclude con un accorato (e documentato) appello: l'umanità sta letteralmente provocando una "sesta estinzione di massa", la biodiversità sta calando ad un ritmo mai visto prima, a causa dell'impatto umano. "L'uomo non è ancora riuscito a capire se stesso, e sarà ancora più confuso se dimenticherà quanto significhi per lui il mondo della natura. Sono moltissimi i segnali che indicano come la perdita di biodiversità metta a repentaglio non solo la sicurezza fisica dell'uomo, ma anche la sua stabilità spirituale. E se ciò è vero, i mutamenti in corso oggi non potranno portare altro che danni a tutte le generazioni venture. (...) Un'etica ambientale destinata a durare sarà un'etica mirata a preservare non solo la salute e la libertà della nostra specie, ma anche l'accesso a quel mondo in cui lo spirito umano vide la luce" (E. Wilson, La diversità della vita, BUR, pp. 482-483). E lo spirito umano vide la luce nel bel mezzo di una natura viva, fertile e ricca di diversità.

mercoledì 29 aprile 2015

Operazione Cat Drop: l'ecologia dei gatti paracadutati sul Borneo

Oggi vi racconto una storia vera che, nel mondo, è ormai celeberrima: sia per la sua morale "ecologica", sia perchè nei decenni è diventata una sorta di leggenda, arricchendosi di ricami e dettagli che non necessariamente rispondono a stretta verità. Sto parlando dell'Operazione Cat Drop, passata alla storia per l'aver paracadutato sul Borneo una grande quantità di gatti. Ma vediamo di capire cosa può essere davvero successo in quest'isola del sud-est asiatico, negli anni '50 del secolo scorso, quando l'Organizzazione Mondiale della Sanità decise di spruzzare massicce dosi di DDT per debellare le zanzare, al fine di contenere una grave epidemia di malaria. 


Come nelle più esemplari vicende ecologiche, succede che intervenendo in modo brusco su una popolazione, nell'ecosistema si rompe l'equilibrio con effetti imprevisti. Ed infatti il DDT, se effettivamente debellò le zanzare e quindi la malaria, produsse anche altri significativi cambiamenti che l'uomo non aveva valutato: mentre quasi tutte le popolazioni di insetti (non solo le zanzare!) calarono decisamente, una in particolare sopravvisse e si moltiplicò nettamente. Si trattava dei "bruchi mangia paglia", insetti che proliferarono indiscriminatamente (non trovando più in natura altri competitori o predatori, morti per l'effetto del DDT) nei tetti di paglia delle case, iniziando a rovinarli irrimediabilmente. E così nel Borneo iniziò a verificarsi un incontrollabile decadimento dei tetti delle case. Ma non è tutto! Proliferarono anche i ratti, in maniera altrettanto incontrollabile e irrimediabile, perchè si verificò anche una grave morìa di gatti. Le varie versioni della storia si dividono sulle ragioni di questa ecatombe felina: alcune (le più "ecologiste") sostengono che i gatti morirono perchè nella loro catena alimentare erano entrati i residui del DDT spruzzato nell'ambiente, altri ritengono che i felini morirono perchè si contaminarono leccandosi il pelo e strusciandosi nell'ambiente, impregnato di insetticida.

Uno schema delle possibili interazioni DDT-popolazioni (cliccando si ingrandisce): fonte QUI
Quale che sia la ragione più fondata, il fatto incontestabile è che morirono anche i gatti a seguito della "spruzzatura" in grandi dosi di DDT in Borneo, lasciando la possibilità di moltiplicarsi alla popolazione di ratti. Un tale aumento demografico di ratti comportò un pericolo pari alla malaria: questi roditori sono infatti i vettori di tifo e peste, due malattie che diventarono una seria minaccia per la popolazione umana. Che fare, dunque? L'Operazione Cat Drop fu proprio ideata per ristabilire l'equilibrio ecologico tra gatti e ratti: la Royal Air Force inglese paracadutò quindi una grande quantità di felini domestici sul Borneo; addirittura alcune versioni della storia ritengono che i mici paracadutati siano stati ben 14.000! Ovviamente si sprecano i dettagli più fantastici in merito alle modalità di "lancio" dei gatti muniti di paracadute, con illustrazioni della vicenda poco credibili ma molto divertenti. Il fatto più probabile è che i gatti siano stati lanciati con un paracadute all'interno di grandi casse speciali, progettate apposta per resistere ad un tipo di trasporto di questo tipo. Quanto al numero di felini aviotrasportati, non è dato sapere quanti fossero in verità: resta il fatto che effettivamente l'Operazione Cat Drop si svolse davvero, al fine di "tamponare" un'emergenza venutasi a creare per uno squilibrio ecologico generato dall'uomo.

Fonte immagine: QUI
Tralasciando la paura mortale e gli eventuali danni subìti dai malcapitati gatti, lanciati da un aereo con un paracadute, questa storia ha molto da insegnarci: oggi come oggi, anche quando si agisce a fin di bene (debellare la malaria non era certo uno scopo negativo!), è quasi impossibile prevedere davvero tutti gli effetti delle nostre azioni... e, soprattutto, non possiamo dimenticarci la prima regola dell'ecologia: siamo tutti interconnessi e ogni ecosistema resta in equilibrio grazie ai rapporti esistenti tra tutte le sue componenti, animate (vive, la parte "biotica") e inanimate (la parte "abiotica"). Intervenire in modo massiccio e brusco in un ecosistema lo metterà necessariamente in crisi, alterandone il delicato equilibrio, e a farne le spese saremo anche noi esseri umani, pienamente inseriti nelle dinamiche naturali e ambientali, anche se molto spesso agiamo come se così non fosse.

martedì 15 ottobre 2013

Gregory Berns: i cani si emozionano come gli esseri umani

Di pochi giorni fa è la notizia che conferma ciò che ciascun padrone di un cane sperimenta ogni giorno: il più fedele amico dell'uomo prova emozioni al pari dell'essere umano. Il dott. Gregory Berns, neuroeconomista all'Università Emory negli Stati Uniti, ha appunto condotto una ricerca volta a scoprire se e quanto il cervello canino rispondesse agli stimoli in modo analogo al cervello umano. Il risultato ha confermato che i cani si emozionano allo stesso modo degli umani, in particolar modo dei bambini. Non si tratta di una ricerca basata sull'osservazione del comportamento dei quadrupedi, bensì sull'attivazione di specifiche zone neurali di fronte agli stimoli di vario tipo. Per le sue ricerche, il dott. Berns ha infatti sottoposto a risonanza magnetica alcuni cani, tra cui la sua trovatella Callie: di fronte a determinati input, nel cervello canino si attivano zone analoghe a quelle che si attivano nel cervello dell'essere umano, specialmente in quello dei bambini. I risultati del dott. Berns sono stati pubblicati recentemente in questo libro: How Dogs Love Us (Come i cani ci amano).

Spero sia tradotto presto anche in italiano!
Potete anche vedere il video che vi mostra il dott. Berns, la sua equipe e i cani alle prese con le ricerche: a scanso di equivoci, per mostrarvi anche come i cani siano stati trattati con amore e rispetto. Grazie a queste ricerche si è scoperto che, ad esempio, muovendo le mani in un modo che il cane associa a carezze e eventi piacevoli, si attiva una zona cerebrale chiamata "nucleo caudale", la stessa che si attiva negli uomini nel momento in cui proviamo gioia e piacere. Vi lascio i link per leggere l'articolo originale sul New York Times oppure questo approfondimento in italiano "Anche i cani sono persone?", che ho trovato ben dettagliato anche su come si è svolta la ricerca.
E per chiudere questo post, vi lascio un video azzeccatissimo, che gira da un pò sulla rete e ha già fatto "impazzire" tante persone... cagnolini che si addormentano, appunto, proprio come bambini grazie a una ninna-nanna:


I cuccioli sono sempre fonte di grande tenerezza, ma in questo caso è impareggiabile vedere questi cagnolini addormentarsi solo grazie a una ninna-nanna... E' l'ennesima ed ulteriore conferma, se mai ce ne fosse bisogno, che tra esseri umani ed animali c'è un confine molto più labile di quanto spesso ammettiamo.