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mercoledì 6 settembre 2017

Una straordinaria notte nel bosco, in compagnia delle lucciole

Prima che finisca l'estate, vorrei condividere con voi un'esperienza bellissima che ho vissuto nello scorso inizio giugno. Si è trattato di un momento speciale, un'iniziativa a cui "facevo la posta" già da diverso tempo, ma alla quale non ero ancora riuscita a partecipare. In un'epoca di grandi metropoli e città cementificate, campagne coltivate in maniera estensiva, frutteti spesso impestati di pesticidi e altri prodotti chimici, mentre l'umanità prospera, tante altre specie languono, così che diventa un rarità avvistare una semplice farfalla, un'ape, una rondine, un pipistrello o... una piccola, luminescente, quasi magica lucciola. Su queste premesse si basano gli eventi organizzati che fanno perno sulla curiosità di scoprire com'è, o la voglia di ricordare com'era, essere parte di un mondo più ricco e vario, a contatto con tante altre specie viventi che stanno venendo dimenticate, perchè ormai sopravvivono solo ai margini del nostro quotidiano. "La notte delle lucciole" è primariamente questo: l'occasione per far conoscere ai cittadini questo curioso insetto, un tempo diffusissimo nelle campagne, oggi praticamente scomparso.
Per incontrare le lucciole abbiamo dovuto andare "a casa loro", dal momento che casa nostra non riesce più ad ospitarle, e siamo andati allora nel bosco di Porporana, un boschetto ai margini della golena di fiume Po, in provincia di Ferrara. La serata è stata organizzata dall'associazione AREA, che gestisce e cura il bosco, ma ho scoperto che iniziative analoghe vengono effettuate anche in altre zone d'Italia, ovunque sopravvivano ancora le lucciole.
Questi insetti sono piccoli coleotteri che, nell'epoca dell'accoppiamento, per individuarsi a vicenda si "illuminano" al buio. Il fenomeno della luminescenza delle lucciole, che a prima vista sembra un piccolo miracolo, in realtà si deve ad una reazione chimica, che riesce appunto a generare una luce fredda, talvolta persistente, talvolta "lampeggiante". Eppure, sapere che si tratta di un evento chimicamente spiegabile non toglie un briciolo all'atmosfera magica e speciale che si vive ammirando sciami lucenti di questi insetti. Uno spettacolo d'altri tempi, un evento eccezionale perchè ormai così raro, ma soprattutto un'emozione incredibile. Ora ve la racconto.

Lucciole nel bosco - Autore: Quit007

Siamo arrivati alle 21.00 al punto di ritrovo in tanti, quasi un migliaio, di tutte le età: bambini, adolescenti, coppiette giovani, coppie con pargoli, coppie di mezza età senza figli, amici, parenti, combriccole meglio e peggio assortite. Mille persone tutte insieme, di cui una buona parte bambini, fanno un notevole fracasso, soprattutto se è il primo giugno e inizia a farsi sentire la voglia di estate, di risate, di serate senza pensieri passate all'aperto. Mille persone tutte insieme, un gran vociare, risate, urletti, discorsi sguaiati e sigarette accese, intanto che si aspetta il "via" dagli organizzatori; tutte queste persone come si comporteranno nel bosco? Eppure mille persone tutte insieme, e tutte lì per vedere le lucciole, sono la prova che c'è ancora tanta voglia, molta necessità, ancora amore per la natura. Partiamo, mille persone a piedi, dal centro del paese di Porporana fin verso l'argine del Po, verso la macchia d'alberi. Gli organizzatori ci hanno spiegato le regole, poche, semplici ma serie: nel bosco si entra in silenzio assoluto, a piccoli gruppi di venti persone, rigorosamente al buio, i cellulari non sono ammessi, figuriamoci torce o altro. Si entra nel bosco in punta di piedi, senza parlare, senza fotografare, senza luce, a piccoli passi, e ci si guarda intorno, perchè stiamo entrando in un altro mondo, ormai un po' meno nostro. L'unica guida sarà fornita dalla luce della luna, che penetrerà appena tra le foglie degli alberi, ma i grandi protagonisti della serata devono essere solo due: il buio fitto, fresco del bosco, e le lucciole. E così mille persone si fermano sull'argine e vengono docilmente divise dagli organizzatori a gruppetti che, via via che si separano e si addentrano nel bosco, ammutoliscono.
Già entrare in un bosco di notte, senza luci nè riferimenti, è un'esperienza di per sè straordinaria. Siamo così abituati ad aver bisogno di segnali, certezze, orari, direzioni, che il bosco sconvolge il nostro modo di pensare. Entriamo, semplicemente entriamo, e camminiamo dentro di lui. Ci perdiamo in una dimensione che non ci appartiene, che sinceramente - al buio - non riusciamo neppure a vedere. Intuiamo i contorni, sentiamo il terreno sotto le nostre scarpe, respiriamo l'aria umida, e restiamo in attesa, pronti a vivere eventi ed emozioni come poche altre volte lo siamo stati.
Ancora più straordinario però è entrare in un bosco insieme ad altre venti persone, tutte in perfetto silenzio: resti stupita, quasi ammirata, da come tutti i tuoi simili, anche quei bambini rumorosi fino al momento prima, siano in grado di tacere, ammutolire, lasciare finalmente parola al bosco, al buio, alla notte. Perfino i passi, sul sentiero, sembrano soffici, ovattati, rispettosi. E capisci che anche per loro l'esperienza è così straordinaria che il silenzio è d'obbligo, non ci sarebbero parole adatte, opportune da dire. Solo tacere, respirare e spalancare gli occhi nel buio.
Ben presto le orecchie si accorgono che il silenzio è solo umano, perchè il bosco è popolato, la notte estiva è piena di rumori selvatici: una leggera brezza scuote le fronde degli alberi, i grilli friniscono nascosti nell'erba, una civetta lancia il suo richiamo chissà dove. 
E, subito dopo, ecco che gli occhi colgono un luccichio, poi un altro, poi un altro ancora: ed in breve eccoti, stai camminando in un bosco al buio, assieme ad altre venti persone completamente silenti, circondati da uno sciame stellato di piccole, meravigliose lucciole.
Una costellazione terrestre, stelle che galleggiano nell'oscurità boschiva, piccoli segnali luminosi che delicatamente rischiarano i contorni delle foglie, dei tronchi, delle radici, delle tue scarpe sul sentiero, del tuo sorriso stupito e del sorriso di chi ti accompagna. Ed ecco che ti accorgi che ci sono lucciole ovunque: tra le foglie, nell'aria a un palmo dal tuo naso, sulla terra battuta che stai per calpestare, nei cespugli e nelle radure. Tieni aperto il palmo seguendo il volo leggero di una, due, tre di esse: ti illumina le linee della mano, per poi dirigersi chissà dove, lasciandoti al buio. Sorridi, spalanchi gli occhi per accogliere ogni luccichio, ogni lumicino, e sorridi ancora di più, nel nero del bosco stellato di lucciole.





Lucciola di Antonio Libertini

O trepida luce che brilli
sull’erba dell’umido prato,
ti culla un concerto di grilli,
t’ammira un bambino incantato.
Dal cielo, milioni di stelle
t’invitan con loro, stasera;
in alto, fra quelle più belle,
t’innalzi felice, leggera.
O timida lucciola, resta
accanto a noi bimbi! Rimani
coi grilli a far festa,
o luce dai fremiti arcani.
E quando la notte che muore
s’accende dorata ad oriente,
avvinta ad un gambo di fiore,
tu spegni il tuo cuore lucente.

sabato 21 novembre 2015

Un gatto d'autunno, una poesia di Gianni Rodari

Cosa fa un gatto d'autunno? 
Dorme e poltrisce su cuscini e plaid, riallaccia i rapporti con i termosifoni (suoi fedeli compagni della fredda stagione), non rifiuta una porzione extra di crocchette, che l'autunno, si sa, mette un certo appetito. 
E quando esce in giardino? Allora sì che ogni gatto torna gattino e si lancia nell' "acchiappafoglia", incantevole gioco per tutti i felini alle prese con il cadere costante delle chiome degli alberi... un'atmosfera e uno spirito che Gianni Rodari ha saputo dipingere con delicatezza e suggestione, nella sua poesia "Autunno", che oggi condivido con tutti voi.




Autunno

Il gatto rincorre le foglie
secche sul marciapiede.
Le contende (vive le crede)
alla scopa che le raccoglie.

Quelle che da rami alti
scendono rosse e gialle
sono certo farfalle
che sfidano i suoi salti.

La lenta morte dell'anno
non è per lui che un bel gioco,
e per gli uomini che ne fanno
al tramonto un lieto fuoco.

Gianni Rodari



Anche Paciocca, smuovendosi dalla sua autunnale pigrizia da divano, ci accompagna in giardino quando spazziamo e raccogliamo il fogliame caduto... e si diverte tantissimo a farlo crocchiare sotto le sue zampe: sembra che vi siano nascosti mille topolini, tutti per il suo divertimento... e se si alza qualche capricciosa folata di vento, che fa vorticare le foglie, l'esaltazione è ai massimi livelli. 
E i vostri mici come passano l'autunno? Li avete mai visti alla prese con le foglie che cadono, o magari semplicemente le osservano dalla finestra?
Questo weekend siamo in attesa del "grande freddo" che, come annunciano le previsioni del tempo, sta per arrivare sulla nostra penisola come una "sciabolata artica"... per il momento qui sta diluviando, in un pomeriggio buio e tempestoso, e per Paciocca è solo un motivo in più per godersi la casa!

mercoledì 22 aprile 2015

La frase del giorno: Nazim Hikmet

Non vivere su questa Terra come un inquilino o in villeggiatura nella natura.
Vivi in questo mondo come se fosse la casa di tuo padre.
Credi al grano, alla terra, al mare
ma prima di tutto credi all'uomo.
Ama la nuvola, il libro, la macchina,
ma innanzitutto ama l'uomo.
Senti in fondo al tuo cuore il dolore del ramo che secca,
della stella che si spegne, della bestia ferita,
ma prima di tutto il dolore dell'uomo.
Godi di tutti i beni terrestri,
del sole, della pioggia e della neve,
dell'inverno e dell'estate,
del buio e della luce,
ma prima di tutto godi dell'uomo.
Nazim Hikmet

Fonte immagine: QUI
Una poesia per accompagnare la 45° "Giornata della Terra" che oggi ricorre, per farci riflettere sulla bellezza del mondo naturale che ci circonda, sulla responsabilità che è nelle nostre mani e anche sullo sforzo che dobbiamo fare per dare fiducia all'umanità, nel suo compito di diventare custode (e non più sfruttatore) dell'ambiente. Ne saremo in grado? Io penso che prima ancora di chiedercelo e dubitare, prima ancora di osservare e discutere su cosa facciano (o non facciano) "gli altri", abbiamo il dovere e la responsabilità di agire noi stessi in prima persona, ponderando ogni nostra scelta quotidiana in una direzione di "sviluppo sostenibile". Che la nostra azione sia efficace o meno, di fronte a una collettività apparentemente indifferente, è l'unico primo passo doveroso e possibile, fosse anche solo per dare un esempio diverso a chi ancora non ha la giusta consapevolezza. La collettività siamo tutti noi, l'ambiente è nostro: "viviamo in questo mondo come se fosse la casa di nostro padre".

lunedì 31 gennaio 2011

Dalla brina dicembrina ai giorni della merla

Oggi, già ultimo giorno di gennaio, farò un post stagionale, cercando di mostrarvi tutta la suggestiva bellezza dell'inverno. Non è vero che l'inverno sia solo buio e freddo... ogni stagione ha il suo fascino e, anzi, il fatto che la vita scorra tra il mutare delle stagioni mi è sempre piaciuto molto! Accompagno questo post con alcune foto del manto di brina che ho potuto ammirare a metà dicembre scorso, sono spettacoli che a me lasciano sempre incantata.

Brinata sulla mia campagna

Un bellissimo "decoro" naturale della brina
su questo cespuglio dalle bacche rosse.

Altre bacche, anche loro gelate
Ho trovato anche una suggestiva poesia sulla brina, che si adatta perfettamente a questi scatti. Eccola: 

Poesie sull'inverno di Puch

La nebbia del mattino
s'impiglia come un velo
tra i rami del giardino,
scintillanti di gelo:
è la brina, la lieve
sorella della neve.
Ella tesse ricami
minuti, di perline
bianche, su tutti i rami,
l'erbe, le foglioline;
fa un candido contorno
ad ogni cosa intorno.
Ieri non c'era niente:
in una notte il vago
lavoro diligente,
fu fatto a punta d'ago.
Come è svelta e felice
questa ricamatrice!

Rosmarino e radicchio rosso,
per fortuna entrambi resistenti al gelo!
Il melo cotogno "ricamato" dalla brina. E' un
alberello ancora giovane, ma quando sarà più grande
e farà le mele cotogne, le userò per la mostarda.
Gli ultimi giorni di gennaio vengono tradizionalmente chiamati "i giorni della merla", per identificare un periodo particolarmente freddo. Ci sono diverse leggende e racconti popolari legati a questa denominazione, io ne ho scovata una che mi piace particolarmente!

La forsizia in riposo invernale, con annessa ragnatela congelata.
Ad aprile sarà piena piena di bellissimi fiori gialli.

La leggenda dei giorni della merla, tratta da Wikipedia:

"Una merla, con uno splendido candido piumaggio, era regolarmente strapazzata da Gennaio mese freddo e ombroso, che si divertiva ad aspettare che la merla uscisse dal nido in cerca di cibo, per gettare sulla terra freddo e gelo. Stanca delle continue persecuzioni, la merla un anno decise di fare provviste sufficienti per un mese, e si rinchiuse nella sua tana, al riparo, per tutto il mese di gennaio, che allora aveva solo 28 giorni. L'ultimo giorno del mese, la merla pensando di aver ingannato il cattivo gennaio, uscì dal nascondiglio e si mise a cantare per sbeffeggiarlo. Gennaio si risentì talmente tanto che chiese in prestito tre giorni a Febbraio e si scatenò con bufere di neve, vento, gelo, pioggia. La merla si rifugiò alla chetichella in un camino e lì restò al riparo per tre giorni. Quando la merla uscì, era sì salva, ma il suo bel piumaggio si era annerito a causa del fumo e così rimase per sempre con le piume nere".

Due coccinelle affrontano il gelido inverno

Il grande alloro, ancora più bello contornato di brina
Pare che a fondo di questa leggenda della merla ci sia, come spesso accade, un pò di verità. Sempre secondo Wikipedia: "infatti nel calendario romano il mese di Gennaio aveva solo 29 giorni, che probabilmente con il passare degli anni e del tramandarsi oralmente si tramutarono in 31".

Altre foglie "ricamate"

Il cespuglio di lavanda, gelato

Quando scende la neve o la brina sulla campagna, tutto il paesaggio sembra ridursi a pochi colori: nero, bianco e qualche riflesso di luce. Ma tra i cespugli si scorgono piccole "gemme" dai colori caldi, che risaltano ancora di più.

Melograni

Roselline

Sempre secondo la cultura popolare, se i giorni della merla sono freddi, si avrà una primavera puntuale e serena, mentre se gennaio dovesse concludersi con temperature miti, la bella stagione potrebbe tardare.

Foglie di quercia
Edera velenosa
Nonostante il freddo, Paciocca non si fa scoraggiare e, specie se in mia compagnia, perlustra la campagna e corre giocosamente tra gli alberi e i cespugli... arrampicandosi anche ad altezze considerevoli!!
Contemplazione della campagna invernale
Paciocca sull'albero! E' una brava arrampicatrice,
sa sempre come tornare giù, con grazia ed eleganza.

Spesso non abbiamo il tempo (o l'abitudine) di metterci ad osservare il mondo naturale, con i suoi cicli, i suoi tempi e i suoi colori, ma è un vero peccato! Anche se non viviamo più, come i nostri nonni, progettando la vita in funzione dei cicli stagionali, sarebbe bello comunque conservare la capacità di osservare la natura che ci circonda, cercando di coglierne gli aspetti migliori... che sia la frutta di stagione o un bel cespuglio coperto di brina. Con questo post spero quindi di aver raccolto qualche notizia interessante e di avervi trasmesso un pò della "magia" dell'inverno!