Lasciate entrare il cane coperto di fango: si può lavare il cane e si può lavare il fango. Ma quelli che non amano né il cane, né il fango, quelli no, non si possono lavare.
"Quello che noi facciamo è solo una goccia nell'oceano, ma se non lo facessimo l'oceano avrebbe una goccia in meno"
lunedì 21 settembre 2020
La frase del giorno: Jacques Prevert
giovedì 10 settembre 2020
"L'amore che dai è l'amore che resta" di Myriam Jael Riboldi
Il folgorante titolo di questo saggio per me non è solo una frase, è piuttosto una profonda verità, infatti è sempre stata una mia intima convinzione, un vero e proprio principio di vita: l'amore che diamo è l'amore che resta, e resterà anche oltre noi. Ed è questo a dare significato alle nostre esistenze, le nostre e quelle di tutti gli esseri viventi a loro volta, costruendo ed intrecciando insieme relazioni.
Così mi sono lanciata nella lettura di questo libro di Myriam Jael Riboldi, con l'aspettativa di emozionarmi ad ogni sua pagina; in realtà si tratta di un saggio di stampo piuttosto accademico, impegnato nel delineare il quadro dell' "etologia relazionale".

Ammetto che avrei preferito che il libro fosse più ricco di racconti di vita vissuta dell'autrice a contatto con gli animali, invece gli emozionanti episodi che vengono narrati sono piuttosto rari. Ma ad ogni modo è stata una lettura assolutamente interessante.
Uno dei lati più affascinanti del saggio, e che in questo momento peraltro mi tocca moltissimo, è la cosiddetta "triangolazione" che viene usata nell'etologia relazionale per costruire rapporti positivi tra due soggetti per mezzo di un terzo, il quale già stringe relazioni di fiducia ed empatia con i primi due. La cosa funziona tra tutte le specie: l'autrice riesce ad esempio a far accettare un capretto neonato, inizialmente "rinnegato", da mamma capra, in virtù del suo ottimo rapporto con la femmina adulta.
Ampio spazio viene dedicato alla triangolazione tra "etologo relazionale", bambini e animali, per andare a costruire e promuovere rapporti positivi tra le nuove generazioni e le creature non umane.
"I bambini assorbono per osmosi e il suggerimento dell'etologia relazionale è di essere mentori responsabili, pieni di entusiasmo, di competenza, di passione ed empatia. I bambini, ma anche i ragazzi, imparano a riconoscere e a leggere le intenzioni degli animali molto più facilmente di noi, ma è negli occhi degli adulti di cui si fidano che cercano le indicazioni su come orientarsi, su come muoversi, su quale strada imboccare nel rapporto con l'animale".
(M.J. Riboldi, L'amore che dai è l'amore che resta, p. 68)
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Stefano e Paciocca |
Per me, da neomamma appassionata di tutto ciò che concerne il mondo degli animali, è stato davvero entusiasmante leggere queste pagine... e ho capito che, a mio modo, sto anche io avviando una triangolazione: quella tra me, la mia amata gatta Paciocca e il mio bimbo Stefano, ancora ignaro di avere una mamma gattofila che gli sta trasmettendo, spero nel modo più corretto ed autentico possibile, l'amore per tutti gli animali e in particolare i gatti.
martedì 11 agosto 2020
Adottare un cane, con un gatto in famiglia
Cari amici, oggi vi propongo un'intervista che è insieme un autentico racconto di vita e pure una piccola guida da cui prendere spunto, per affrontare positivamente l'adozione di un cane, introducendolo in una famiglia in cui è già presente un gatto. La voce è di Filippo, affezionato e storico lettore di questo blog, nonché amico, che avete già conosciuto grazie ai post dedicati alle sue gatte Alice, Maud e Dinah, ma anche ammirando le sue splendide foto della Borgogna, dal momento che vive in Francia.
Filippo e il suo compagno Olivier hanno da poco adottato il cucciolone Archibald, facendo del loro meglio perché fosse accettato anche dalla loro micia Dinah (e dalla tartaruga Platone!).
Che altro dire? Vi lascio alle sue parole e spero apprezzerete come me la sua onestà, sensibilità e giudizio nel affrontare una situazione potenzialmente delicata e destabilizzante quale l'introduzione di un cucciolo di cane in una famiglia già "dotata" di gatto. Buona lettura!
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Dinah la gatta e Archie il cucciolo! |
Come è maturata la decisione di
adottare un cane, dopo tanti anni passati solo in compagnia di gatti?
Io sono un gattofilo, da sempre e per sempre, ma i cani mi sono sempre
piaciuti. Quando ero studente ho fatto un po’ il dog sitter, e inoltre mio zio
aveva un border terrier (si chiamava Jim) di cui mi sono spesso occupato.
Mi è sempre piaciuto fare trekking e da quando ho la fortuna di avere una casa
in campagna (cinque anni) faccio anche lunghe passeggiate nei boschi nei fine
settimana. L’idea di un cane che mi accompagnasse in queste escursioni mi
piaceva, ma avevo paura che fosse un impegno troppo grande per me nel mio
quotidiano in città. È inconcepibile immaginare la mia casa e la mia vita senza
un gatto, ma il cane mi pareva una sorta di “bonus” da aggiungere a tempo
debito. Sapevo che un cane sarebbe un giorno arrivato ma non sapevo quando. Due
anni fa ho incontrato il mio attuale compagno, anche lui amante degli animali e
della vita all’aria aperta. Era d’accordo sull’adozione di un cane “più tardi”,
ma con i nostri tre gatti (due mie e uno suo) che viaggiavano con noi tra
Parigi e la campagna e una tartaruga (che è in pianta stabile in campagna) non
ci sembrava davvero opportuno per il momento. Purtroppo, l’inverno scorso una
delle mie gatte è morta di vecchiaia, e il micio del mio compagno è stato
portato via da un tumore. Siamo rimasti con la mia gatta Dinah e la tartaruga
Platone e abbiamo iniziato a riparlare del cane. E una volta che un’idea entra
in testa, è davvero difficile buttarla fuori, almeno per me! Il mio compagno lavora spesso da casa, e
comunque il suo ufficio è a cinque minuti da casa nostra. Io lavoro più lontano
ma ogni tanto anche io sto a casa a lavorare. Ci siamo informati sulla
possibilità di muoversi con un cane nei mezzi pubblici e abbiamo entrambi
parlato con i nostri rispettivi colleghi chiedendo se fossero stati d’accordo
con la saltuaria presenza di un cane in ufficio. Erano tutti entusiasti.
Superati questi scogli organizzativi, abbiamo deciso di lanciarci nell’avventura,
approfittando del fatto che l’isolamento avrebbe permesso di dedicare molto
tempo all’educazione di un cucciolo.







venerdì 3 luglio 2020
Dai domestici ai selvatici: una visione d'insieme
(Sonia Campa, L'insostenibile tenerezza del gatto, p. 313)



mercoledì 20 maggio 2020
"La meravigliosa vita delle api" di Gianumberto Accinelli

Un'ape vola verso i fiori del pesco |
Naturalmente molto del libro è dedicato alla straordinaria intelligenza, individuale ma soprattutto sociale, delle api: insetti ligi al proprio dovere e ben inquadrati nella loro società dell'alveare. Scopriamo quindi vita morte e miracoli di questi imenotteri, dai loro riti (cruenti) di accoppiamento alla loro giornata lavorativa, dal loro sofisticato modo di comunicare alle loro incredibili abilità ingegneristiche e matematiche.
Foto di Eigene Aufnahme su Wikipedia. |
La lista è tratta dal libro di Accinelli, le foto (facelia, borragine, cosmea) sono tutte su Wikipedia. |
lunedì 20 aprile 2020
Due ottime guide per orientarsi nel mondo del birdwatching
Ecco, ad esempio, la tavola delle cince (una prima parte) della guida Svensson |
Il secondo manuale che utilizzo e consulto, sebbene con minore frequenza del primo, è "Birdwatching facile. Guida illustrata agli uccelli d'Europa" di Detlef Singer. Un primo pro di questo manuale è il fornire una scheda identificativa con informazioni precise e ordinate per ogni uccello: tipicità, caratteristiche generali, specie simili (ottimo per fare eventuali confronti), voce, distribuzione, riproduzione e alimentazione. Per cui se, ad esempio, si vuole scoprire cosa mangia il tal pennuto, è più immediato arrivare subito al punto. Ma il più grande pregio di questo volume sono senz'altro le 1400 bellissime fotografie a colori, mentre nella guida Svensson troviamo invece "solo" magnifiche illustrazioni (di Killian Mullarney e Dan Zetterstrom, che sono riusciti a creare vere e proprie "mappe" da esplorare, grazie alle didascalie). Vi dirò che non necessariamente una foto è più esaustiva di un'illustrazione (soprattutto se si vuole cogliere un dettaglio specifico per l'identificazione), ma nel caso di alcuni uccelli ho trovato indispensabile il confronto tra illustrazioni e foto per chiarirmi le idee definitivamente.
Sempre le cince, sulla guida Singer... foto meravigliose! |
Entrambi i volumi sono editi da Ricca Editore e li ho scoperti grazie all'iscrizione come socia alla Lipu, ma sono liberamente acquistabili da chiunque. Quindi che dirvi? Secondo me per partire l'ideale è la guida Svensson, ma non sarebbero soldi sprecati neppure quelli per l'acquisto della guida Singer, che in un qualche modo va ad essere "complementare" rispetto alla prima e può darvi la giusta conferma rispetto a un'identificazione.
Si tratta di due ottimi volumi che vi consiglio spassionatamente, sia che siate già bird-watcher appassionati, sia che invece siate alle prime armi... io ho imparato e tuttora sto imparando così! E devo dire che, dopo aver avvistato un pennuto sconosciuto, non c'è soddisfazione più grande che sfogliare il libro fino a trovare un possibile "candidato"... non fatevi ingannare dalle facili ricerche su Google, rintracciare il "proprio" uccellino su una guida, per poi divorare tutte le informazioni che lo riguardano, è un piacere impagabile!
martedì 25 febbraio 2020
Un piccolo "Luì" a sorpresa: considerazioni sul birdgardening
Questo piccolo passeriforme si riconosce dal "gemello" Luì grosso (Phylloscopus trochilus) dalle zampette (scure nel piccolo, più chiare nel grosso) e dal movimento della coda, poichè il Luì piccolo infatti dà frequentissimi colpi di coda all'ingiù, ben riconoscibili.
Ecco il primo luì piccolo che si è avvicinato alla mangiatoia! |
"Non sono carinissimo?" |
L'approccio è stato curioso, per me che ho avuto modo di osservarlo giorno dopo giorno... dopo un mesetto di esposizione della nuova mangiatoia con le palle di grasso casalinghe, ho visto per la prima volta un nuovo uccellino, di dimensioni ridottissime, contendersi il posto al buffet con le audaci cince. Il tipetto era solo e sparuto, ma ben convinto... il tempo di scattare qualche foto per identificarlo, che era già volato via, ma tornava alla mangiatoia sempre più spesso.
Dopo un paio di giorni, la sorpresa: i "Luì" erano diventati due! Ho pensato ad una coppia, come per i fringuelli, ma sarei stata smentita in breve tempo... perchè ben presto la mangiatoia si è affollata fino a quattro, perfino cinque "Luì" contemporaneamente, che a quel punto insieme a un gruppo altrettanto folto di cinciallegre e cinciarelle, rendevano la postazione una vera e propria voliera a cielo aperto... uno spettacolo per gli occhi e per il cuore! Una dozzina di uccellini tutti insieme, chi sulla mangiatoia appesa, chi sulle palle di grasso nella retina, chi tra i rami ad aspettare il suo turno, chi sul piattino a rubare un "pellet energetico". Quando poi, ai "suoi" orari", arrivava anche il pettirosso (a dire il vero piuttosto indispettito dalla presenza dei Luì), il quadretto idilliaco è stato proprio completo... per non parlare delle visite, sempre ben educate, della ghiandaia.
Tre luì in un colpo solo!!! |
Tutto questo mi ha portata a riflettere in generale sull'attività di birdgardening dei mesi autunnali e invernali, e da qui questo post che vorrebbe essere un "sunto" della mia passione sviluppatasi in questi anni, da quando ho iniziato ad esporre in giardino cibo per gli uccelli selvatici. Mi sono resa conto che se si vuole instaurare un contatto con la natura bisogna seguire le sue regole e imparare il suo linguaggio, per cui la prima parola chiave per un birdgardening "di successo" è sicuramente... varietà, che fa rima con biodiversità.
Non pensiate che basti esporre bricioline di pane o semi di girasole per attirare davvero un buon ventaglio di specie: magari arriveranno gazze e passerotti (dove ancora ce ne sono), ma se volete godere di un più ampio panorama ornitologico, dovete tenere in considerazione che ciascuna specie ha i suoi gusti e le sue esigenze. Senza saperlo, grazie alle mie palle di grasso casalinghe, ho ad esempio attirato i Luì piccoli, specie che mai avevo visto (nè della quale avevo sentito parlare) in tanti anni di birdgardening... eppure, ci sono sempre stati, e in grande numero a quanto pare!
Per cui differenziate il più possibile il menù delle vostre mangiatoie e anche la tipologia di esse: quelle che lasciano posarsi gli uccelli, quelle adatte per gli uccelli che si "appigliano" (come le cince), ecc... insomma, varietà, varietà e ancora varietà: questo vi garantirà di poter osservare tante specie diverse, ciascuna con il proprio comportamento.
Fringuello maschio, raramente si posa sulle mangiatoie perchè preferisce "razzolare" per terra |
Luì sulla mangiatoia e, a destra, fringuella femmina che studia la situazione |
E' chiaro che ciascuno deve poi anche fare i conti con la propria disponibilità di spazi, ma se possibile, non limitatevi ad un solo "menù" generico e una sola mangiatoia. Inoltre vi consiglio spassionatamente di provare a fare con le vostre mani le palle di grasso (in questo post la ricetta, potete omettere le mele per conservare più a lungo il prodotto), perchè ho trovato in generale un maggior gradimento di queste da parte degli uccelli rispetto ai mangimi (comunque sicuri e ben bilanciati) industriali.
Un'altra parola chiave è... continuità e rispetto dei tempi giusti. Una mangiatoia esposta a metà settembre, quando un giorno di pioggia si alterna a dieci giorni di bel tempo e caldo, probabilmente verrà snobbata fino all'arrivo del freddo. E' importante "beccare" il momento giusto per esporre il cibo e le mangiatoie: nè troppo presto, nè troppo tardi. Lo scorso anno, ad esempio, mi è capitato di aver temporeggiato troppo nell'esporre la mangiatoia e ho avuto pochissimi pennuti frequentatori: questo perchè si erano già abituati alla mangiatoia del vicino, presa d'assalto. Chiaramente è tanto più importante rifornire quotidianamente e comunque non far mai esaurire il cibo del vostro "buffet", che deve essere continuo per tutti i mesi di stagione avversa: una volta che gli uccellini l'avranno preso come riferimento, soprattutto d'inverno ne diventeranno dipendenti e sarebbe una vigliaccata lasciarli senza cibo all'improvviso.
Cinciarelle, più piccole e dai toni azzurrini |
Cinciallegra, più grande e con il capo nero |
Una terza e ultima parola chiave che serve per godere a pieno del birdgardening, ed è forse la più difficile da garantire e garantirsi, è... pazienza e, se possibile, tanto tempo. Mi rendo conto che esporre mangiatoie "curando" la loro gestione (in termini di varietà, continuità ma anche igiene, non dimentichiamolo) per aiutare e al contempo ammirare gli uccelli, è qualcosa che richiede tempo, quotidiano e settimanale. Più per l'osservazione che per il resto, perchè come in ogni "caccia", serve pazienza, tempo e ancora pazienza. Gli uccellini non arriveranno subito e, anche quando si sarà consolidata la loro abitudine a frequentare la nostra mangiatoia, restano animali selvatici poco propensi al contatto umano, in allerta ad ogni minimo movimento: bisognerà avere l'accortezza di posizionarsi discretamente dietro ad una finestra, muovendosi lentamente per non spaventarli. Se poi vorrete "catturare" il pennuto in uno scatto fotografico, allora armatevi davvero di tanta pazienza e tanto tempo: non sarò certo io ad insegnarvi i rudimenti della fotografia naturalistica, ma sappiate che per un solo scatto "appena dignitoso" ce ne saranno almeno venti da buttare.
Che dire poi dei nostri ritmi di vita, che spesso ci costringono ad uscire al mattino presto, tornando a casa quando già è buio in autunno e inverno? Vi potrete domandare il senso di aver posizionato una mangiatoia, se poi durante il giorno non potete godere della vista dei suoi frequentatori. La risposta in questo caso è la seguente: un'abitudine e una frequentazione assidua a una fonte di cibo si formano nei giorni e, se nel weekend potrete ammirare qualche pennuto rifocillarsi nel vostro giardino, sarà solo grazie al fatto che durante tutta la settimana gli avrete dato la possibilità di rifornirsi quotidianamente. Ed infine, dovete avere chiaro l'obiettivo primario per cui esponete una mangiatoia: non le foto, non le vostre osservazioni, bensì l'aiutare a sopravvivere gli uccelli in cerca di cibo durante i mesi invernali. Il poter ammirare i pennuti, liberi, ed eventualmente persino fotografarli, è una gradita conseguenza, ma non può esserne la ragione principale, pena tanta frustrazione inutile.
mercoledì 5 febbraio 2020
"Ranocchi sulla luna (e altri animali)" di Primo Levi
sabato 30 novembre 2019
Aspettando il Natale... un po' controcorrente!
Le vie di Ferrara già illuminate a Festa a metà novembre... |
E' come se la nostra società volesse cancellare i periodi "normali", come lo era un tempo novembre: un mese forse un po' lugubre, lo ammetto, molto piovoso... ma era l'anima più cupa dell'autunno, forse proprio quel periodo che poi faceva salutare con ancora più gioia il primo albero di Natale, il primo balcone illuminato dalle lucine, l'idea di iniziare a pensare ai regali, il desiderio di un weekend sulla neve tra i mercatini, l'aspettativa delle festività, la festa in tavola per un dolce dal sapore tipicamente natalizio.
Un bel panettone: sicuri di averne ancora voglia a Natale, se iniziamo ad assaggiarlo a novembre? Foto di Nicola Wikipedia. |
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