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mercoledì 20 maggio 2020

"La meravigliosa vita delle api" di Gianumberto Accinelli

Buongiorno amici! In occasione dell'odierna "World Bee Day", giornata mondiale dedicata alle api e istituita dall'ONU ormai da alcuni anni, vi presento una lettura in tema: La meravigliosa vita delle api. Amore, lavoro e altri interessi di una società in fiore del sempre a me caro Gianumberto Accinelli. 
Diversamente da altre pubblicazioni che fanno soprattutto il punto sull'emergenza del declino delle popolazioni di api in tutto il mondo, minacciate a morte da inquinamento, cambiamenti climatici, malattie, perdita di habitat naturali sufficientemente accoglienti e un uso spropositato dei prodotti chimici in agricoltura, questo libro di Accinelli è piuttosto un viaggio affascinante sulle caratteristiche speciali e la vita delle api, quelle che ancora sono rimaste almeno. E quante scoperte meravigliose e inconsuete!



L'ape è l'insetto impollinatore per antonomasia, ma sapevate ad esempio che è anche estremamente metodico e molto più efficiente di altri impollinatori come farfalle e mosche? Sì, perchè l'ape bottinatrice, quando esce di buon mattino alla ricerca di nettare, arrivata in un prato fiorito sceglie a inizio giornata un tipo specifico di fiore dal quale rifornirsi, e continuerà per tutto quel giorno a visitare solo quei fiori, garantendo così il massimo successo dell'azione impollinatrice per quella specie floreale. Il giorno dopo la storia ricomincia: la bottinatrice sceglierà magari un altro tipo di fiore e vi resterà "fedele" fino al concludersi del suo "turno di lavoro". 
Un'altra curiosità che mi ha colpita molto è la seguente: mai avvicinarsi a un alveare se si sta mangiando una banana matura, perchè questo scatenerà le ire delle api che vi attaccheranno con ferocia e, soprattutto, in massa. Il problema sta nel fatto che l'odore di banana matura assomiglia a quello dell' "isopentyl acetato", la sostanza lasciata dall'ape insieme al pungiglione quando ci punge. E' una sorta di segnale odoroso per dire: "Attenzione! Qui ho dovuto attaccare, questo è un invasore! Se non se ne va, attaccare ancora!". L'odore di banana farà credere quindi alle api che sia avvenuto un attacco e ci sia bisogno di intervenire in massa contro l'invasore che non fugge ma anzi, resta inconsapevolmente fermo a sbocconcellare il frutto maturo.

Un'ape vola verso i fiori del pesco

Naturalmente molto del libro è dedicato alla straordinaria intelligenza, individuale ma soprattutto sociale, delle api: insetti ligi al proprio dovere e ben inquadrati nella loro società dell'alveare. Scopriamo quindi vita morte e miracoli di questi imenotteri, dai loro riti (cruenti) di accoppiamento alla loro giornata lavorativa, dal loro sofisticato modo di comunicare alle loro incredibili abilità ingegneristiche e matematiche. 
Anche per questo l'ape, oltre che per il suo fondamentale ruolo di impollinatore (un'enorme percentuale del cibo che mangiamo lo dobbiamo all'azione degli impollinatori spontanei), è stata impiegata anche in altri campi diversi dall'agricoltura: ad esempio, come "segugio" da mina antiuomo. Con uno specifico addestramento (si miscelano acqua e zucchero all'odore dell'esplosivo, per far sì che gli insetti siano sensibili ad esso), alcune api esploratrici infatti sono in grado di individuare una mina sotterrata, posandosi sul terreno senza far detonare la bomba (l'ape pesa troppo poco!). Con un sistema d'addestramento analogo, le api  possono venire impiegate anche in medicina, per la ricerca dei tumori, o negli aereoporti per individuare traffici illegali di droga. Insomma, veri e propri segugi!
Il libro si chiude comunque con il problema serissimo dello spopolamento degli alveari, di cui abbiamo preso coscienza circa 13 anni fa: "Nel 2007 la popolazione di api in Europa è stata decimata di una quota che varia dal 30% al 50%. (...) In America (...) le perdite di alveari hanno raggiunto, in alcune zone, il record del 70% sul totale. In Italia, sono 200.000 le arnie che, ogni anno, cessano il loro allegro ronzio diventando delle gelide e silenziose lapidi che costellano il territorio nazionale alla stregua di un gigantesco cimitero" (G. Accinelli, "La meravigliosa vita delle api",  p. 122). 

Foto di Eigene Aufnahme su Wikipedia.

Uno scenario desolante e drammatico, da tutti i punti di vista. Cosa si può fare per arginare il fenomeno e dare una chance di sopravvivenza alle api? 
Anzitutto in agricoltura si devono eliminare i neonicotenoidi e gli insetticidi di sintesi, dando ampio spazio alla lotta biologica. Si dovrebbe inoltre ripensare completamente il sistema delle monocolture intensive, tornando a preferire (o almeno dando modo di conservare) un paesaggio agricolo ricco di siepi, alberi e vegetazione che possano fungere da "corridoi ecologici" anche per le api.  Ma è auspicabile pure ricreare piccole oasi sicure per questi impollinatori nel nostro privato, in campagna, in periferia e in città, andando a piantumare fiori spontanei ricchi di nettare ovunque possibile: aiuole, balconi fioriti, cortili, giardini e parchi. Ecco una lista utile di piante che attirano particolarmente le api:

La lista è tratta dal libro di Accinelli, le foto (facelia, borragine, cosmea) sono tutte su Wikipedia.

Quello delle "oasi" per insetti utili è un progetto che Eugea promuove da anni e che vi invito a visitare, per prendere parte voi stessi a questa piccola, grande rivoluzione... un segnale concreto e non solo "ideale", nella giornata dedicata alle api.

mercoledì 11 aprile 2018

Un pipistrello per amico!

Cari amici, questa primavera è stata finalmente per me ricca di progetti "all'aria aperta", tante "idee" da piantare tra terriccio e zolle, semi da interrare, alberi da spostare in posizioni più propizie, bulbi da sotterrare, nuove piante da mettere a dimora, nella speranza che nel futuro io possa godere di fiori e frutti più vari, stagione dopo stagione. Uno dei tanti progetti che avevo nel cassetto da diverso tempo, ma che sono riuscita a realizzare solo qualche settimana fa, è il posizionamento di una BAT-BOX, un'installazione adatta per diventare la tana estiva per i pipistrelli!



Per fortuna, con o senza bat-box, d'estate dalle mie parti non è insolito avvistare un pipistrello che svolazza a zig-zag tra il tetto della casa e i campi, ma rispetto a quando ero bambina la quantità di chirotteri osservabile è diminuita drasticamente, a causa di un ambiente sempre più compromesso da pesticidi e sostanze chimiche. I pipistrelli, come le farfalle e le rondini, sono infatti "sentinelle ecologiche" e ci dicono molto, con o senza la loro presenza, sulla qualità dell'ambiente in cui viviamo.  Un ancora più grave fenomeno di spopolamento si osserva nelle città e nelle periferie, un tempo abbastanza frequentate dai pipistrelli: oggi questo curioso mammifero non riesce più a sopravvivere nei centri abitati, dove mancano i rifugi adeguati e dove l'illuminazione artificiale è completamente incompatibile con il suo benessere. Guardate invece che spettacolo questa bat-box felicemente colonizzata!




Già alcuni anni fa, è nata la campagna "Un pipistrello per amico" dell'Università e del Museo di Scienze Naturali di Firenze, i quali hanno ideato e reso disponibili (per comuni, enti e privati cittadini) le bat-box, incoraggiandone l'installazione per dare più chances ai chirotteri d'Italia. Anche Coop ha aderito alla campagna ed infatti io sono andata lì a comprare la mia bat-box, costruita in materiali naturali e atossici. Ho installato la mia casa per pipistrelli seguendo alcuni semplici consigli...
  • Posizionarla ad almeno 4 m di altezza (irraggiungibile dai predatori), su un palo, un tronco o sulla parete di casa (nel mio caso, il lato della mia abitazione ad ovest), relativamente riparata dal tetto. Evitare tassativamente di fissarla a supporti metallici.
  • Installarla in maniera tale che l'imboccatura della tana non sia coperta da rami o altri ostacoli. La presenza di vegetazione, alberi e fonti d'acqua nelle vicinanze rende comunque più appetibile la casetta ai pipistrelli.
  • Scegliere una collocazione tranquilla (no al via vai, no alle serrande elettriche, no a rumori molesti) e soprattutto che non sia illuminata artificialmente durante la notte (no a lampioni o faretti vicini).
Nonostante queste accortezze, non è detto che la mia bat-box venga scelta a breve come dimora dai simpatici pipistrelli: prima di tutto dovrà perdere "l'odore di nuovo" e soprattutto gli svolazzanti mammiferi dovranno apprezzarne la collocazione per i loro scopi, in base alla stagione e al momento dell'anno. Insomma, ora si tratta solo di attendere e di osservare l'eventuale presenza di inquilini, inequivocabilmente confermata dal guano di pipistrello (ottimo concime!) sotto l'installazione... sapendo però che potrebbe volerci tanta pazienza e dando periodicamente un'occhiata per evitare che la bat-box diventi piuttosto un nido di vespe o altri insetti non proprio amichevoli!
Naturalmente non mancherò di tenervi aggiornati, per il momento non mi resta altro che lasciarvi l'opuscolo della campagna "Un pipistrello per amico" con tante informazioni utilissime sui chirotteri italiani e anche sulle bat-box!

martedì 8 marzo 2016

"Cari estinti" di Arianna Papini

La biodiversità in pericolo e la sesta estinzione di massa sono argomenti che possono essere affrontati con i bambini? Assolutamente sì, anzi, dovrebbero esserlo! L'ha ben capito Arianna Papini, illustratrice fiorentina, che con "Cari estinti" ci propone un albo illustrato che saprà catturare l'attenzione dei più piccoli su 20 animali estinti negli ultimi secoli: dal più conosciuto Dodo all'elegante Tigre di Giava, dal Rinoceronte Nero allo Stambecco dei Pirenei, estinto peraltro giusto nel 2000, mentre intanto l'uomo tenta inutilmente di clonarlo.


Il tema è tra i più urgenti e scottanti: stiamo assistendo proprio in questi anni ad una morìa continua e implacabile di specie viventi, tale da essere definita dagli scienziati come una "sesta estinzione di massa". I responsabili stavolta non sono le glaciazioni, le eruzioni vulcaniche o l'impatto di un asteroide sul pianeta: la colpa è tutta nelle nostre mani, che con il nostro sovrasfruttamento delle risorse, con l'inquinamento degli ecosistemi e una caccia senza alcun freno, stiamo condannando all'estinzione centinaia di specie animali e vegetali, alcune ancor prima di averle mai conosciute.
Per un tema così importante, "Cari Estinti" si sfoglia con leggerezza, perchè ciascuna pagina è dedicata ad un'illustrazione e una poesia narrata "in prima persona" dall'animale rappresentativo della specie che abbiamo cancellato dalla faccia della Terra. I bambini saranno sicuramente catturati dal formato accattivante, dalle rime e dalla morale di ciascuna poesia. Ammirevole è l'opera scientifica della Papini, che nel comporre i testi dimostra di essersi informata con precisione e dovizia di particolari sulle abitudini degli animali e sulle cause della loro scomparsa: chi fu cacciato troppo, chi venne privato del suo habitat vitale. 
Arianna Papini: Tigre di Giava, estinta per caccia e disboscamento nel 1979

Un albo illustrato dall'alto valore culturale ed etico, da regalare ai nostri bambini e da leggere insieme a loro, per commuoversi e riflettere sulla responsabilità umana, che inizia a formarsi proprio durante la giovinezza. Si possono trarre infatti importanti insegnamenti, ad esempio dalle parole del rinoceronte nero: "Anche se son scomparso, rido adesso pensando all'uomo che accumula ricchezze e spreca le risorse, come un fesso, annientando dalla terra le bellezze". Oppure dal vano proposito della Ritina (una sorta di foca estinta nell'arco di 27 anni): "Voi uomini non avete ancora perso la speranza di avvistarmi prima o poi, ma se esistessi agirei in modo diverso... e non mi fiderei mai più di voi!" (A. Papini, Cari Estinti, Kalandraka, pp. 8-9).
L'adulto che legge questi versi amari e quasi ironici, dall'immaginaria voce degli animali che sono stati brutalmente sterminati in un impeto distruttivo, miope e ingiustificabile, si ritroverà alla fine del libro con il cuore gonfio di amarezza, per tanta bellezza, ricchezza e vita andata irrimediabilmente perduta. E se resta anche una sottile rabbia per la nostra specie che ancora non smette di estinguere e distruggere, compresa se stessa, usiamola a fin di bene, insegnando ai nostri figli come si diventa un'umanità migliore.

venerdì 22 maggio 2015

Biodiversità: un patrimonio universale per l'umanità

La biodiversità è come una torta a tre strati, un pan di spagna farcito di crema e ricoperto di glassa, diceva Giorgio Celli per spiegarci questo concetto di cui tanto si sente parlare, in particolare oggi che si celebra la "Giornata Mondiale per la Biodiversità". Foreste tropicali, insetti, tigri, balene, ma anche farfalle nostrane, patate e papaveri: tutte le forme viventi, animali e vegetali, vanno a comporre questo magnifico quadro vivente che chiamiamo "biodiversità", e che si misura in termini di numero di specie, di popolazioni, di ecosistemi e di patrimoni genetici esistenti sul nostro pianeta. Nel corso della storia umana, gli scienziati sono arrivati a scoprire e descrivere circa 1 milione e 700 mila specie, ma si ipotizza che molte siano quelle ancora da scoprire (si pensa che sul nostro pianeta possano esistere fino a 12 milioni di specie in totale).

Immagine da Wikipedia
E ogni specie vivente è importante per mantenere in salute l'ecosistema terrestre, perchè ciascuna svolge un ruolo e una funzione insostituibile: "Niente esiste di per sè, ma solo in relazione alle altre forme di vita", diceva Charles Darwin. Anche l'essere umano fa parte della biodiversità e grazie a questa sopravvive, non solo perchè su di essa si regge l'equilibrio degli ecosistemi, ma anche perchè è fonte di cibo, energia, acqua e risorse per la nostra vita quotidiana. Eppure oggi sappiamo che la situazione è critica, dagli ultimi quarant'anni la biodiversità è in calo drastico a causa dell'insostenibile pressione umana sugli ecosistemi e lo sfruttamento indiscriminato delle risorse: monocolture e pesticidi, deforestazione e inquinamento, aumento demografico e introduzione di specie non autoctone, pesca e bracconaggio hanno condotto ad un declino del 28% delle specie di vertebrati. Un calo così consistente di specie in così poco tempo (quarant'anni sono niente, nell'arco della storia planetaria) potrebbe essere considerata come una vera e propria estinzione di massa, tuttavia attribuibile a cause completamente umane.

Immagine da Wikipedia
Ogni anno si estinguono implacabilmente specie viventi, animali e vegetali, e il ritmo non sembra diminuire. Non si tratta "semplicemente" dell'estinzione prossima di animali  tristemente celebri come la maestosa tigre (le cui popolazioni sono diminuite del 70% negli ultimi 30 anni), del tonno rosso e dell'orso polare, ma anche della definitiva scomparsa già avvenuta di tante altre specie, alcune delle quali a noi sconosciute, che non scopriremo mai più e la cui importanza per il pianeta ci sarà per sempre ignota. Procedendo a questo ritmo di perdita di biodiversità, ad un certo punto si spezzerà definitivamente il già scricchiolante equilibrio terrestre e il problema diventerà drammaticamente concreto, non sarà più "soltanto" una questione nostalgica di specie perdute... sarà un pianeta intero ad essere perduto. Cosa fare? Le associazioni ambientaliste e le organizzazioni mondiali si sono mobilitate già da diversi anni, avviando progetti di conservazione per la tutela e lo sviluppo sostenibile di habitat e specie.

La copertina del rapporto WWF
E noi cosa possiamo fare? Anzitutto: informarci, magari leggendo l'interessante rapporto del WWF sulla Biodiversità. Sapevate ad esempio che esistono nel mondo aree peculiarmente ricche di biodiversità, dove si concentrano un gran numero di specie viventi? Una di queste zone è la lontana Amazzonia, ma un'altra è proprio la nostra Italia, che per conformazione e localizzazione geografica ospita un elevatissimo numero di specie viventi e di ecosistemi diversi: dalle Alpi alla Sicilia. Chiaramente un problema vasto come quello del calo a picco di biodiversità mondiale implica politiche nazionali e internazionali volte a proteggere questo patrimonio universale, ma noi in quanto cittadini del mondo cosa possiamo fare nel nostro piccolo? La Commissione Europea ha elaborato un "vademecum" di 52 consigli da applicare nella vita quotidiana, a tavola, al lavoro, in famiglia e nel tempo libero, per incrementare la nostra consapevolezza e diminuire la nostra impronta ecologica.


Infine, vi lascio un bellissimo video dedicato a questo tema che vi invito caldamente a guardare: le parole sono del compianto Giorgio Celli e spiegano, con la sua indimenticabile capacità divulgativa, perchè la biodiversità è una ricchezza che va difesa con intelligenza ed equilibrio. 


E se volete scoprire il lato più specificatamente "alimentare" della biodiversità, vi aspetto anche su "Pasticceria Portami via!". Buona giornata mondiale della biodiversità a tutti!

lunedì 3 novembre 2014

"Bears", storia di due piccoli orsetti... ricordiamoci di quelli di Daniza!

Recentemente ho visto "Bears", il bellissimo documentario naturalistico che DisneyNature ha prodotto in occasione della scorsa giornata della terra, dedicato alla vita di due piccoli cuccioli di orso grizzly e della loro madre. La storia è ambientata in Alaska, nello Katmai National Park, e si resta assolutamente rapiti dalla magnificenza della natura selvaggia: le riprese del documentario sono da mozzare il fiato, così come lo è la tenerezza del vedere i due piccoli orsetti uscire dalla tana, su un abbagliante crinale coperto di neve, e seguire passo dopo passo le lezioni di mamma orsa. E poi ci sono monti, laghi, foreste, fiumi, cascate, salmoni che si tuffano tra le rapide come se volassero, imponenti orsi dalla folta pelliccia... Come in tutte le produzioni Disney, il documentario viene narrato in forma leggermente favolistica: mamma Sky e i piccoli Scout e Amber dovranno imparare a sopravvivere ai tanti pericoli di tutto il loro primo anno di vita. 


Fondamentale, per mamma Sky, sarà riuscire a tenere i piccoli lontani dai predatori (gli altri orsi stremati dalla fame, ma anche il lupo Tikaani) e a mangiare a sufficienza per poterli allattare durante il letargo, anche durante il loro secondo inverno insieme. Si viene proiettati nel mondo degli orsi grizzly, dei quali impariamo a scoprire abitudini, debolezze, capacità (ad esempio, hanno un olfatto migliore di quello dei segugi!) e temperamento giocoso... e mentre lo sguardo si sofferma su panorami incantevoli e la storia prosegue, il cuore coglie una naturale verità: al di là della specie, l'istinto materno e la dolcezza di una mamma con i suoi cuccioli è la stessa tra tutti i mammiferi. Fortunatamente, trattandosi di una produzione Disney, il lieto fine è assicurato: non preoccupatevi di dover tenere alla vostra portata dei fazzoletti, le uniche lacrime che potrete eventualmente versare saranno di commozione per lo spettacolo tanto bello, accattivante e maestoso che è la vita degli orsi in Alaska. Quindi che altro dirvi di questo film? Ve ne consiglio fortemente la visione!

Un'immagine del film "Bears", fonte QUI
Non a caso in questo documentario a lieto fine non compare mai l'uomo, nè viene mai nominata la sua presenza come possibile minaccia per gli orsi. Sappiamo fin troppo bene che, invece, a mettere a rischio la vita di questi splendidi animali spesso siamo proprio noi uomini: che sottraiamo per le nostre attività sempre più spazio vitale agli animali selvatici, o che interveniamo in modo diretto sulla vita di questi, è indubbio che il peggior nemico dei selvatici restiamo sempre noi. Non serve che nomini la penosa vicenda di Daniza, maldestramente uccisa nel tentativo di catturarla, lasciando orfani i suoi due cuccioli di pochi mesi. Che fine hanno fatto questi due orsetti, privi della fondamentale presenza materna, che avrebbe dovuto proteggerli e guidarli nei primi anni della loro vita? I due cuccioli sono sorvegliati e pare che finora siano riusciti a cavarsela; conforta inoltre vedere che sono totalmente diffidenti nei confronti dell'uomo, cosa fondamentale per la loro crescita e sicurezza in un contesto selvatico. 

Cuccioli di orso, fonte wikipedia QUI
Purtroppo la cucciola che veniva monitorata ha perso l'apparecchio e, per evitare un nuovo intervento invasivo, non si provvederà a ripristinarlo, continuando il monitoraggio dei due orsetti con "fototrappole" e avvistamenti. Proprio qualche giorno fa c'è stato un tavolo tecnico organizzato dalla provincia di Trento, volto a stabilire linee guida per gestire i cuccioli e le eventuali emergenze in cui incorreranno. Al tavolo di discussione hanno partecipato i referenti del Parco Naturale Adamello Brenta, nonchè Ispra, ministero dell'Ambiente, Corpo forestale dello stato, ed esperti di Austria, Slovenia, Norvegia, Croazia e Spagna, ma la LAV ha denunciato questo convegno come un intervento di facciata. Una cosa è certa: non deve calare l'attenzione verso i due piccoli orsetti di Daniza, perchè purtroppo non si trovano in un film Disney e la loro sorte potrebbe volgere al peggio in ogni momento.

domenica 6 aprile 2014

Le api e "Un mondo in pericolo: molto più del miele"

Negli scorsi giorni ho avuto modo di vedere questo film-documentario: "Un mondo in pericolo, molto più del miele", che mi ha spalancato gli occhi sull'apicoltura e i problemi connessi ad essa. Sapevo già da tempo che la produzione agricola mondiale dipende per ben 1/3 dal "lavoro" degli impollinatori spontanei, come api, farfalle ed altri insetti... sapevo già da tempo che purtroppo gli sciami di api allevate nel mondo (soprattutto in Europa e Nord America) stanno godendo di pessima salute (si stima che lo spopolamento degli alveari sia del 20-50%)... ma non sapevo molto altro! Ad esempio non immaginavo che in America gli apicoltori trasportino le loro centinaia alveari via TIR, spostandoli per tutti gli Stati Uniti a seconda della stagione, "inseguendo" le fioriture sulle quali le api andranno a svolgere la loro indispensabile azione impollinatrice.


Le api infatti, come altri insetti come i bombi e le farfalle, passando da fiore a fiore e "sporcandosi" di polline, riescono a fecondare i fiori delle piante: da ciò dipende in maniera consistente non solo la nostra produzione agricola, ma anche la riproduzione della maggior parte delle piante selvatiche. Capite quindi che, nel momento in cui le api diminuiscono drasticamente, non solo ne risentono le coltivazioni umane, ma scricchiola anche tutto l'equilibrio di un certo ecosistema, dove ogni pianta svolge un suo ruolo.
Si può allora ben capire perchè Einstein abbia detto che: "Se un giorno le api dovessero scomparire, all’uomo resterebbero soltanto quattro anni di vita".

Immagine tratta dal sito ACREMAR
Per realizzare il film "Un mondo in pericolo", che consiglio a tutti sia per le immagini spettacolari delle api ma anche per l'approfondimento dei questi temi, il regista Markus Imhoof ha viaggiato per cinque anni, dal Nord America all’Europa, dalla Cina all’Australia. Il risultato è il racconto non solo dello straordinaria società nell'alveare, ma anche delle vite, vicende e punti di vista di diversi apicoltori nel mondo. C'è ad esempio un apicoltore svizzero che cerca di salvaguardare un particolare tipo di ape autoctona, l'ape nera, che sta scomparendo perchè soppiantata da quella "a righe", meno pungente (letteralmente). Poi vediamo due enormi TIR trasportare per tutti gli Stati Uniti centinaia di alveari: l'apicoltore americano non si vergogna a dire che si tratta di business e poco importa se questo stressa le api e conduce un alto numero di sciami alla morte. Vediamo anche apicoltori austriaci che vendono e spediscono per via postale pacchettini contenenti api regine (appositamente allevate per questo) con un ristretto numero di operaie.

Api morte, foto tratta dal sito http://salviamoleapi.org/
Si tratta veramente di un documentario insolito e interessantissimo, realizzato con professionalità e correttezza scientifica, che getta luce sul grave problema che è oggi la moria delle api domestiche (ossia quelle appositamente allevate dagli apicoltori): non solo sono più "stressate" delle selvatiche (l'esempio del trasporto via TIR è lampante!), ma sono anche più vulnerabili agli attacchi di parassiti e malattie, per questo sopravvivono solo se imbottite di antibiotici. Ma, ovviamente, la minaccia più significativa per le api è costituita dai pesticidi chimici, oggi diffusissimi nella nostra agricoltura industriale. Sembra davvero che ogni attività umana sia diventata talmente invasiva da danneggiare in maniera irreparabile gli equilibri naturali.

Immagine tratta dal sito http://salviamoleapi.org/
Cosa possiamo fare per opporci a questo andamento? Prima di tutto possiamo firmare la petizione che Greenpeace ha attivato per chiedere e ottenere l’eliminazione dei sette pesticidi più dannosi per le api: clothianidin, imidacloprid, thiametoxam, fipronil, clorpirifos, cipermetrina e deltametrina. Su www.salviamoleapi.org, oltre a poter esplorare questo sito ricco di informazioni sulle api e le minacce che stanno mettendo a rischio tutto il mondo, troverete le istruzioni per firmare la petizione: chiedo a tutti i miei lettori di fare questo piccolo gesto! 
Inoltre potete piantare nel vostro giardino o sul vostro balcone qualche pianta fiorita "amica della api": un progetto tutto italiano portato avanti ad esempio da EUGEA, ma potete anche consultare questo elenco di Greenpeace dei fiori prediletti dalle api. L'idea è di creare zone "salva-api" dove questi utilissimi e affascinanti insetti trovino polline e rifugio. Una bella idea è anche di seminarli in un parco pubblico: ravviveranno la zona e aiuteranno le api! Infine, potete scaricare il report "Api in declino" sempre di Greepeace... perchè informarsi non è solo un diritto: quando si tratta della salute del nostro pianeta, è prima di tutto un dovere.

giovedì 10 gennaio 2013

Sepulveda, il tigrillo e la magia dell'Amazzonia

"Il vecchio che leggeva romanzi d'amore" è il titolo di un meraviglioso romanzo di Luis Sepulveda, che trasporta il lettore direttamente nella fittissima, rigogliosa e incantata foresta amazzonica. Qui una femmina di "tigrillo" impazzita dal dolore, dopo che un bracconiere le ha ucciso assurdamente e inutilmente i piccoli, sta attaccando mortalmente gli uomini del villaggio di El Idilio. Mentre l'uomo bianco devasta sempre più la foresta incontaminata, calpestando ogni forma di vita che risiede in essa, il vecchio e saggio cacciatore Antonio Josè Bolìvar viene obbligato a partecipare alla caccia per uccidere il felino selvatico.

La copertina
Il romanzo scorre via veloce, mentre nelle sue pagine si intrecciano ricordi della vita del vecchio, episodi che mettono in ridicolo i "gringos" bianchi, descrizioni mirabili e poetiche della foresta e dei suoi abitanti. Si capta tutta la magia dell'Amazzonia e la sua straordinaria ricchezza saccheggiata dalla civiltà occidentale, che dimostra ancora una volta una prepotenza miope e meschina. Il tigrillo impazzito dal dolore, che inizialmente sembra solo il simbolo di una natura violentata, deturpata, distrutta senza alcun rispetto, prende sempre più consistenza, diventando negli ultimi capitoli un vero e proprio personaggio dotato di estrema intelligenza, sensibilità, scopo.
I fatti narrati da Sepulveda non sono affatto campati in aria: il tigrillo (Leopardus tigrinus) esiste davvero, ed è questo bel felino selvatico, detto "gatto tigre", diffuso nelle foreste pluviali del Centro e Sud America.


Il tigrillo, fonte Wikipedia
Dietro la narrazione di Sepulveda scopriamo una realtà tristemente fedele alla storia, che esclude però ogni tipo di poesia: “L'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) ha classificato il Leopardus tigrinus come specie vulnerabile. La minaccia principale per questo felino è costituita dalla deforestazione e dal bracconaggio. I gatti tigre vengono uccisi per le loro pelli, che sono altamente remunerative e spesso vendute o trasformate in capi di abbigliamento. Reportage effettuati nel 1972 e nel 1982 in Sud America hanno mostrato che Leopardus tigrinus è una delle 4 specie di gatti selvatici più cacciata. Un altro fattore che contribuisce alla mortalità del gatto tigre è costituito dall'espansione umana, colonizzando quello che una volta era spazio aperto per i gatti selvatici” (da Wikipedia).
La fine di "Il vecchio che leggeva romanzi d'amore" non ve la svelo, ma vi consiglio davvero di leggere questo romanzo, che saprà incantarvi con una delicatezza poetica non comune e vi lascerà qualcosa di importante, anche nell'amara consapevolezza di un'Amazzonia sempre più derubata della sua irripetibile ricchezza.