Ormai lo sapete, adoro la penna di Giuseppe Festa, già autore de "Il passaggio dell'orso" e "La luna è dei lupi". I suoi romanzi sono tutti ambientati in Italia, nella nostra natura meravigliosa che tanto spesso sottostimiamo proprio in quanto così vicina, pensando che l'Amazzonia da salvare si trovi - appunto - solo in Amazzonia. In realtà esistono tante piccole Amazzonie proprio qui in Italia, e Giuseppe Festa ce lo ricorda con storie semplici, lineari, credibili, ma anche toccanti, emozionanti e poetiche. Come già per le vicende narrate ne "Il passaggio dell'orso", anche in questo caso lo scenario è il Parco Nazionale d'Abruzzo, ma protagonista indiscusso del libro non è necessariamente un animale, piuttosto un mistero da chiarire: tutto ruota attorno alla mitologica figura del "gattopardo" o "lupo cerviero", felino selvatico leggendario che abiterebbe da secoli i boschi abruzzesi, senza essersi mai fatto avvistare abbastanza chiaramente da uscire dai detti popolari, per entrare a pieno diritto nella scienza. E così, quando si iniziano a rinvenire macabri ritrovamenti di animali sbranati e decapitati, insieme ad alcune orme fresche di un felino di grossa taglia, l'impossibilità di spiegare gli accadimenti e una buona dose di suggestione portano i responsabili del Parco ad avviare una caccia (fotografica) al gattopardo, tra perlustrazioni nel bosco e ricerche nelle credenze popolari.
Le vicende proseguono veloci, tra gli scenari mozzafiato della nostra bellissima Italia e i paesaggi solitari, quasi alieni, della Finlandia, dove uno dei protagonisti si reca per fare pratica di fotografia naturalistica. L'idea sarebbe infatti di appostarsi nel Parco Nazionale d'Abruzzo per scattare una foto al felino imprendibile e dimostrare così la sua esistenza, avviando quindi una seria ricerca scientifica su di esso. Ma il gattopardo esiste davvero o è solo una leggenda? E gli orrori dei quali viene considerato responsabile saranno davvero suoi, o piuttosto è diventato un capro espiatorio per vicende di ben diversa natura?
Il lettore sa che il gattopardo esiste davvero, e anzi si tratta di una "gattoparda" con cucciolata al seguito, per la quale caccia ed uccide le sue prede: per tutto il libro quindi, sappiamo che la felina può essere rintracciata davvero. Eppure non riusciamo a provare un reale desiderio che il gattopardo possa essere trovato, nonostante la ferinità delle sue azioni, così cruente ma anche così giuste e appropriate, in una natura selvatica. E alla resa dei conti, a fronte di una natura da tutelare e un'ambizione umana che spesso non conosce limiti, il libro risolve tutti gli interrogativi tranne uno, il più importante: il gattopardo resterà nell'ombra, resterà mistero, resterà al sicuro. Una storia meravigliosa, ancora una volta. Grazie Giuseppe Festa.
È da un po' che voglio leggere qualcosa di Giuseppe Festa, mi affascinano molto i suoi libri!
RispondiEliminaUna serena Pasqua a te e al tuo mondo di meraviglie:)
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