martedì 15 agosto 2017

"Se negli occhi di un gatto... Ritorno a Owl Cottage" di Denis O'Connor

Un acquerello con papaveri, fiori spontanei e un gatto che attraversa un campo di grano, diretto verso un vecchio cottage inglese: una copertina squisitamente estiva, per il secondo romanzo di Denis O'Connor. Dopo "Se una notte d'inverno un gatto...", nel quale narrava le sue avventure di gioventù insieme all'inseparabile gatto Toby Jug, stavolta le vicende riguardano ancora gatti e sempre nel mitico Owl Cottage, luogo "del cuore" dell'autore. Nel frattempo è però passata una vita intera: terminati i tempi al Cottage, Denis si è sposato e ha vissuto altrove la sua carriera come professore di psicologia, senza aver più adottato gatti, dopo il maine coon trovatello Toby Jug. Ma, quando insieme alla moglie Catherine decide di godersi la meritata pensione, scopre che Owl Cottage è curiosamente in vendita: sembra che il destino abbia spalancato una porta ai due coniugi O'Connor, che acquistano subito la casa e la ristrutturano. Denis e Catherine torneranno ad abitare quelle antiche mura che avevano accolto il giovane studioso insieme al suo primo e indimenticato gatto... ed è un attimo perchè decidano di adottare un nuovo micio, ancora un maine coon.



E così "Se negli occhi di un gatto..." è il racconto, ancora ben scritto e di piacevole lettura, della "saga famigliare" dei gatti degli O'Connor a Owl Cottage, un vero e proprio paradiso immerso nella campagna inglese vicino alla Scozia. Pablo, Carlos, Luis e Max: sono loro i quattro maine coon che vivranno avventure e giornate tranquille a fianco di Denis e Catherine, portando nella loro vita gioia, stupore, affetto e le sofferenze tipiche che ogni "padrone" di gatti deve sopportare nell'ora della separazione da queste creature intelligenti, enigmatiche, affettuose, indipendenti e uniche. Questo romanzo, atteso seguito del primo libro, forse non aggiunge niente di nuovo, nè racconta storie fantasmagoriche: ma è soprattutto un inno d'amore ai propri gatti e in particolare ai maine coon, di cui vengono svelati peculiarità e tratti specifici. Sapevate ad esempio che, secondo l'autore, questa razza meravigliosa si deve alla regina Maria Antonietta di Francia, che li "creò" a seguito di incroci poco prima della rivoluzione francese? La regina, prevedendo i tumulti, ad un certo punto spedì per precauzione i suoi gatti in America, con il proposito di seguirli il prima possibile... ma, come ben sappiamo, il suo destino fu un altro. I maine coon, invece, dall'America proseguirono la loro "carriera" di gatti con pedigree tra i più belli al mondo.


Un maine coon, foto di Sage Ross su Wikipedia

Valore aggiunto a questo romanzo sono le descrizioni della campagna e delle lande ancora selvagge tra Inghilterra e Scozia: non solo un antico e amorevolmente ristrutturato cottage con giardino, ma anche castelli diroccati, scogliere al tramonto, brughiere e boschi, nello splendore della primavera e nella furia del maltempo. Luoghi dai quali emerge, talora con delicatezza, talora con prepotenza, un'ulteriore protagonista del racconto: la Natura, a cui appartengono alberi, fiori, giardini, boschi, uomini e gatti. Concludo quindi con un bel brano di Denis O'Connor, per darvi un assaggio della piacevolezza della sua penna e del suo amore per la bellezza naturale: "Qua e là nelle varie zone del giardino troviamo spesso un singolo fiore lontano dal suo posto e in un primo tempo ci stupivamo di come avesse fatto la pianta (...) a fiorire dove non ce n'erano altre della stessa specie. Un giorno ci capitò di commentare lo strano fenomeno in un caffè di Felton e un giardiniere esperto ci illuminò. Stando alla sua spiegazione (...) i piantatori fantasma sono le arvicole, che in autunno dissotterrano i bulbi e li ripiantano altrove come scorta di cibo d'emergenza per l'inverno. Se il topo poi li dimentica (...) allora in primavera il bulbo fiorisce nella nuova sede. Così, e questo è solo uno dei tanti esempi, gli animali selvatici contribuiscono alla naturale bellezza del nostro giardino. Ho visto addirittura una cincia mora mettere a dimora i semi di girasole che avevo versato nei piccoli recipienti destinati agli uccelli. Come l'arvicola, dà un contributo al giardinaggio e la natura si diffonde e si rinnova grazie all'aiuto delle sue creature" (Denis O'Connor, Se negli occhi di un gatto... , pp. 234-235).

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