martedì 30 aprile 2013

Cambio di stagione: muta del mantello, rischio boli di pelo (tricobezoari)

Ah, le mezze stagioni: tra pioggia e sole, rilevanti escursioni termiche dal giorno alla notte, venti capricciosi e inaspettate calure, portano anche il fatidico momento della muta del pelo del nostro gatto. Da una settimana a questa parte, non posso più accarezzare la mia gatta senza che un folto strato di pelo non si accumuli sulle mie mani, per tacere poi dei ciuffi bianchi e neri che trovo sul pavimento, poco dopo la sua accurata pulizia quotidiana. Ma del resto, come noi facciamo il cambio di armadio in vista della bella stagione, anche gli animali adeguano il loro manto alla temperatura, sia in primavera che in autunno. La muta del pelo tende ad essere più cospicua in primavera, quando gli animali devono liberarsi della coltre pelosa che li ha protetti dal freddo invernale, per "passare" a un mantello più leggero.

Immagine da web, QUI
Uno dei problemi maggiori che dà la muta del mantello (a parte tenere la casa pulita!) è la possibile formazione di palle di pelo nello stomaco del gatto, chiamate "tricobezoari". Durante la pulizia quotidiana, infatti, parte del pelo morto viene ingerito e, se la quantità è notevole come nel cambio di stagione, può restare nello stomaco senza essere digerito nè espulso, dando una serie di problemi (talvolta seri) all'apparato digerente. Per questo motivo può essere una buona norma, nei periodi di muta del pelo, spazzolare il nostro micio (operazione che dovrebbe essere praticata sempre frequentemente nei gatti a pelo lungo): rimuoverete così una parte del pelo morto, che non sarà ingerito. Esistono diversi strumenti per spazzolare il gatto, tutti molto funzionali allo scopo: pettini, spazzole, cardatori, guanti ruvidi.


E' bene scegliere lo strumento giusto a seconda del tipo di pelo del vostro micio: a tal proposito, vi consiglio di leggere questo interessante articolo dove vengono spiegate le caratteristiche di ciascuna spazzola, in relazione alle diverse tipologie di mantello. In linea generale possiamo dire che per un gatto a pelo corto è utile una spazzola morbida con setole corte, mentre per un micio a pelo lungo può essere utile usare anche un pettine a denti larghi, per sciogliere prima i nodi (dove possibile).
Il gatto, se non abituato a ricevere queste attenzioni, può trovare fastidiosa la spazzola: vi suggerisco di iniziare piano piano e con dolcezza, senza spazzolare subito tutto il corpo, partite magari da zone naturalmente piacevoli per il micio: collo, testa, guance. Nel caso in cui il vostro gatto tollerasse davvero male la spazzola, potete comunque aiutarlo a rimuovere parte del pelo morto con un'energica accarezzata-frizione del mantello... certo, poi il pelo vi resterà sulle mani, ma lui sicuramente vi sarà grato delle attenzioni ricevute!


Immagine da web, QUI

Qualora non fosse sufficiente spazzolare il micio per evitargli i boli di pelo, si può somministrare poco olio di vaselina per agevolare il transito del pelo nell'apparato digerente. In alcuni casi il gatto vomita le stesse palle di pelo: se la cosa non è frequente, non è necessariamente il caso di allarmarsi, anzi può essere il rimedio naturale a cui lo stesso micio ricorre per liberarsi dell'impiccio. Si può anche aiutarlo con una buona alimentazione: esistono alimenti in commercio che prevengono la formazione di palle di pelo, o paste specifiche che ne favoriscono l'eliminazione (in genere sono tutte molto gradite al gatto). E' doveroso comunque sottolineare che un gatto a pelo corto in buona salute e con una buona alimentazione, con la possibilità anche di rifornirsi di erba fresca per aiutare il transito intestinale, può vivere tutta la vita senza avere alcun problema di boli di pelo. Per questo è sempre molto importante curare l'alimentazione e rendere disponibile (anche ai mici di appartamento) l'erba gatta. Detto tutto questo, resta una sola cosa da fare ancora... armatevi di aspirapolvere e pulite casa dai ciuffi di pelo, fino al prossimo cambio di stagione!

venerdì 26 aprile 2013

"Il gatto in noi" di William S. Burroughs

Scritto dalla penna di William Burroughs, scrittore statunitense passato alla storia per le sue saghe visionarie e la sua vicinanza alla beat generation, Il gatto in noi è un piccolo librino che colpisce da tanti punti di vista: sono pagine autobiografiche alternate a immagini oniriche, aneddoti realmente accaduti che si intrecciano a incubi, sogni e allucinazioni, episodi crudi e amore profondo per i propri gatti. Questo libro è come una corsa sulle montagne russe, ripercorrendo ricordi dell'autore, emozioni, visioni, paure, rimpianti, sensi di colpa e affetto per Ruski, Fletch, il "Gatto Bianco" e gatti di ogni colore, tipo, temperamento. Per inquadrare meglio l'autore e il suo sfaccettato amore per i gatti, vi invito anche a leggere questo interessante articolo "Il gatto del miracolo" di Yoni Leyser.



Devo essere onesta: non credo che questo sia un libro "per tutti", perchè non sarà necessariamente apprezzato, anzi in taluni creerà sicuramente un pò di fastidio. Burroughs scrive infatti frasi sferzanti a proposito dei cani (che io stessa non condivido), oppure narra di episodi cruenti dovuti alla cattiveria umana a discapito di animali selvatici (tassi, volpi)... tuttavia, dopo averlo finito, non ho potuto non riconoscere a queste pagine un'intrinseca e indubitabile bellezza. Perchè trasudano di un sentimento per me evidentissimo: l'amore profondo, la complicità, il legame solido e ricambiato tra uomo e gatto. In molti punti si legge della paura angosciante - che tormenta anche il sonno dell'autore - di perdere il proprio amico a quattro zampe, per una generica disgrazia o a causa della propria negligenza. Burroughs narra ad esempio di quando andò a recuperare l'amato Ruski in un ricovero per animali, dopo che era stato catturato erroneamente: toccante è la sua disperazione umana prima di ritrovare il proprio gatto, spaventatissimo; pienamente condivisibili sono le riflessioni che Burroughs fa in seguito, sui tanti gatti nei rifugi, condannati a non trovare più la loro famiglia.
Inoltre Il gatto in noi mette in luce qualcosa che nel "senso comune" si tende a negare: la forte dipendenza affettiva del micio verso il suo compagno umano. Legarsi a un gatto significa essere responsabili del suo benessere e della sua felicità: lui ripone in noi non solo il suo affetto, ma tutta la sua fiducia. Scrive infatti l'autore parole intense, che credo possano colpire al cuore tutti noi: "Voi che amate i gatti, rammentate che i milioni di gatti che miagolano nelle stanze di questo mondo ripongono ogni loro speranza e fiducia in voi, così come mamma gattina alla Casa di Pietra appoggiò la testa sulla mia mano, e Calico Jane mise i gattini nella mia valigia, e Fletch saltò in braccio a James, e Ruski corse verso di me gorgogliando gridolini di gioia" (W.S. Burroughs, Il gatto in noi, Adelphi, p. 105).

lunedì 22 aprile 2013

The 11th Hour - L'Undicesima Ora

In occasione della "Giornata della Terra" che ricorre proprio oggi, vi parlo di un interessante film del 2007 sulle tematiche ecologiche: The 11th Hour - L'Undicesima Ora. Diretto da Leila Conners Petersen e  Nadia Conners, prodotto e narrato da Leonardo Di Caprio (sapevate è un fervente ambientalista?), è un documentario sulla crisi ecologica che affligge il nostro pianeta, sulle storture politico-economiche del nostro presente e sul futuro a rischio per miliardi di forme di vita sulla Terra, compresa la nostra specie. Il film dura circa un'ora e mezza e merita davvero di essere visto dal maggior numero di persone: vi esorto quindi a vederlo, magari insieme ai vostri famigliari, è estremamente istruttivo. 

Locandina, da web

Veloce, chiaro e mai noioso, The 11th Hour mette in luce la gravità della crisi ecologica, soffermandosi in particolare sui cambiamenti climatici, rintracciandone le cause nel sistema economico occidentale, nella nostra dipendenza dai combustibili fossili, nella nostra mentalità consumista. Ma il film non si limita a denunciare le storture del nostro presente, nè si sofferma su scenari apocalittici futuri senza darci una concreta speranza: è possibile riprogettare tutta la nostra vita in modo ecologicamente compatibile, liberandoci anche dalla condanna contemporanea del "lavora-produci-consuma-muori". Il documentario riflette su come la nostra civiltà abbia fatto dell'avidità un vero e proprio sistema socio-economico: iniziare ad affrontare la crisi ecologica significa quindi rivoluzionare il nostro stile di vita, anzitutto deve esserci un cambiamento culturale e di mentalità.


Molti sono i punti chiave che vi segnalo: consapevolezza sempre maggiore anzitutto, per ogni cittadino del mondo, in modo che possa valutare meglio la complessità della realtà in cui viviamo. Legata alla consapevolezza c'è certamente la responsabilità individuale, dal momento che le nostre azioni quotidiane contano eccome: la società siamo tutti noi. E poi consumo critico, perchè ogni volta che acquistiamo un tale prodotto è come se "votassimo": spendere i nostri soldi per qualcosa significa essere d'accordo sulla produzione, esistenza e smaltimento di quel qualcosa. Ci pensiamo mai, al momento dei nostri acquisti?
The 11th Hour lancia un messaggio assolutamente positivo e condivisibile, benchè impegnativo per ciascuno di noi: non dobbiamo aspettare che il cambiamento arrivi dalle istituzioni, possiamo (e dovremmo) essere noi i primi a scegliere di vivere diversamente, responsabili della tutela della Terra e di tutte le sue forme di vita. Se il cambiamento partirà da ciascuno di noi, come fossimo piccole tessere, potremo comporre un "grande mosaico" di bellezza, rispetto, speranza e futuro sulla Terra.
Amare il luogo in cui viviamo è uno dei punti di partenza: occupiamoci del nostro ambiente locale, per abbracciare piano piano orizzonti sempre più ampi... un messaggio meraviglioso per la Terra, non solo oggi, ma tutti i giorni.

mercoledì 17 aprile 2013

Giochi per il gatto in casa: attività e idee "home-made"

Se a noi uomini piace dilettarci con alcuni giochi da tavolo (carte, scacchi, dama, risiko, ecc.), anche i mici possono vantare un'innumerevole quantità di possibilità ludiche casalinghe. Anzitutto però qualche notizia "seria" sull'argomento: per il gatto il gioco in casa è molto importante, specie se non gli viene dato libero accesso all'esterno, poichè gli dà l'occasione di fare movimento fisico, mettere alla prova i propri riflessi, rompere la routine pasto-sonno e stimolarne la vivacità. Se è indubbio che il gatto adulto è meno propenso a giocare del micino, resta per tutta la vita nel carattere del micio la propensione al gioco, fosse anche solo un breve cenno di caccia verso uno spago o una biglia. Solo quando il gatto è molto anziano perderà interesse per il gioco. A maggior ragione se il gatto è l'unico peloso della famiglia, sarebbe importante che il "padrone" dedicasse un pò di tempo coinvolgendo il micio in qualche attività giocosa, eventualmente usando alcuni oggetti.

Paciocca non gioca a Risiko, ma con il nastro rosso li vicino!

D'inverno, quando pure i gatti "campagnoli" poltriscono molto in casa, farli giocare tra le quattro mura domestiche è un ottimo modo per evitare che si arenino, grassi come balene, sul divano per tutti i mesi freddi. Avete mai visto un gatto giocare con un cuscino, facendo "la lotta" con questo? Io ho avuto modo di notarlo spesso... e ho sempre trovato affascinante che il micio sappia mettere in atto, in un certo senso, quello che gli psicologi chiamano "gioco simbolico": si attribuisce cioè ad un oggetto avente una propria funzione (es. il cuscino, che il gatto sa bene essere un comodo giaciglio) un'altra funzione simbolica e temporanea (es. il cuscino può "diventare" un altro gatto contro cui accanirsi). E' chiaro che il gatto sa bene che quel cuscino è inanimato e fino a un momento prima era il suo giaciglio, eppure per tutta la durata del gioco lo morde con convinzione, lo maltratta e cerca di "sventrarlo" con le zampe posteriori proprio come se stesse lottando con un suo simile.


Far giocare un micio non è un'impresa difficile: tanti oggetti molto comuni sono per il felide giochi stimolanti, richiami irresistibili. Prendiamo in considerazione ad esempio i nastri: quale gatto resiste all'istinto di dare qualche zampata a un nastro in movimento? Personalmente non riesco a impacchettare nessun regalo in presenza della mia gatta! Se posso suggerirvi, i nastri migliori da "sacrificare" al divertimento felino sono quelli di raso, resistenti e che non si sfrangiano facilmente. La mia gatta ama molto giocare con qualsiasi tipo di nastro - compresi quelli da regalo: un'unica avvertenza in questo caso è fare attenzione che il nastro da regalo non si sfaldi troppo e venga ingerito dal vostro animale. Un'idea interessante per sfruttare il "fascino del nastro" è legare a una vecchia sedia tanti nastri colorati di diverse lunghezze, spessori e consistenze: il gatto la prenderà come una "giostra" tutta per sè e la sfrutterà anche senza la vostra presenza.

Nastri di raso. Foto da web, fonte QUI
Un altro gioco - molto comune ed economico - che in genere il gatto ama alla follia è la classica pallina di carta stagnola: leggera, irregolare, luccicante. Ho avuto mici che, correndo all'impazzata per tutta la casa, facevano palleggiare tra le zampe la pallina di stagnola, come dei provetti calciatori. Paciocca non è particolarmente brava in questo tipo di gioco, anzi ho osservato spesso che sembra quasi che si "vergogni" a farsi prendere con tanto trasporto dal "calcio" della pallina... inizia con foga, ma appena si accorge che è osservata si interrompe. Misteri del mondo felino!
Però la mia stessa gatta apprezza un particolare gioco con la palla di stagnola: rincorrerla (dopo che è stata lanciata da me) su e giù per le scale. E' in grado di giocarci per mezz'ore intere... cosa che richiede anche un certo sforzo fisico da parte sua, non si dica quindi che la mia gatta è pigra! E' un'attività che ho inventato quando ho capito che voleva con insistenza giocare con me, ma non le piaceva rincorrere la palla "in piano". Ecco un breve video, ahimè di scarsa qualità, ma giusto per darvi l'idea...


Altri due tipi di giochi a costo zero e fattibili in casa con il vostro gatto sono "nascondino-inseguimento" e la "lotta libera". "Nascondino-inseguimento" prevede grandi corse per casa dietro il proprio gatto, intervallate da momenti di "nascondino" (vostri o del gatto stesso): al micio, se è dell'umore giusto, piacerà molto venire a scovarvi dietro una porta o, a sua volta, nascondersi da voi per poi comparirvi alle spalle in modo rumoroso. Per esperienza posso dire che questo tipo di gioco riesce con successo solo se l'uomo e il gatto riescono a identificarsi a vicenda come "compagni di giochi": a Paciocca non verrebbe mai in mente di giocare a "nascondino-inseguimento" con mia madre o mio padre... non per una questione d'affetto, ma proprio per un "equilibrio relazionale" già fissato, che  prevede che i miei genitori non corrano per casa dietro alla gatta, per suo sollazzo.

La mia mano in lotta con la sorella di Paciocca (quando erano piccole)
"Lotta libera" invece vede affrontarsi due prodigiosi avversari: il gatto e un arto umano. Perchè la cosa non degeneri in un epilogo sanguinolento e spiacevole, vi invito a proporre questo gioco solo a gatti che abbiano dimostrato di sapersi controllare nell'uso di artigli e denti. Generalmente i gattini imparano a regolare la propria forza e le proprie "armi naturali" nella lotta-gioco con i fratelli e la madre, nei primi mesi di vita: se il gattino viene separato troppo presto da mamma e fratelli, è possibile che non impari questo. Poi esistono anche gatti che, a prescindere dalle esperienze in cucciolata, sono davvero "senz'usta" e al primo colpo sfoderano gli artigli. Sta a voi giudicare se è opportuno incoraggiare questo tipo di gioco con il vostro gatto e soprattutto saper porre dei limiti (con dolcezza!) nel caso in cui il micio diventi troppo "tagliente". Un ultimo consiglio FONDAMENTALE ma non scontato: se il gatto, durante la lotta, vi ha intrappolato la mano tra gli artigli e le fauci, immobilizzatela istantaneamente, guai a tirarla con forza. Se la mano è immobile, dopo pochi istanti il gatto si fermerà a sua volta, ma se cercherete di sottrarla dalle sue zampe in modo brusco... il graffio profondo è quasi assicurato!

venerdì 12 aprile 2013

Una stagione: la primavera (2013 - 2)

E' arrivata! Dopo una lunga attesa, fatta di settimane di pioggia, nuvole scure impenetrabili, malanni di stagione a non finire, un pizzico di tristezza per l'appunto "stagionale" e aria sempre satura d'umidità... finalmente è davvero primavera!




Quanti tarassachi! Sapete che si può fare un delizioso sciroppo con i loro fiori? Venite nella mia pasticceria virtuale per scoprire la ricetta dello sciroppo di tarassaco!




Dato che le previsioni meteo sono benevole, approfitterò del primo sole e caldo per passare un lungo weekend all'aperto, tra fiori, giri in bici, letture in giardino e... esplorazioni con Paciocca, ovviamente! 




Buonissimo weekend a tutti voi!

venerdì 5 aprile 2013

"Etiche dell'ambiente, voci e prospettive" a cura di Matteo Andreozzi

Rumore di fusa vuole essere un blog per amanti degli animali e della natura non troppo formale, alcuni dei post che pubblico hanno toni leggeri, senza troppe pretese, anche se naturalmente dietro ogni post c'è il mio impegno e le dovute ricerche per garantirvi informazioni valide. Oggi sfrutterò questo mio piccolo spazio sul web per parlarvi di un libro del quale sono molto orgogliosa, poichè si tratta di un ampio, serio e importante progetto, di cui ho avuto l'onore di fare parte come autrice di uno dei saggi.
Il volume Etiche dell'ambiente, voci e prospettive, edito da LED e scaricabile qui, raccoglie diversi interventi di autori italiani e internazionali tutti riguardanti l'etica ambientale, disciplina che si interroga sul rapporto tra essere umano e Natura. Si tratta di una riflessione che approfondisce tematiche inerenti la crisi ecologica, la nostra responsabilità nei confronti del pianeta e dei suoi complessi equilibri basati su connessioni tra ecosistemi, la nostra responsabilità nei confronti degli animali non umani. 


La copertina

Per semplificare un pò il discorso, l'etica ambientale si pone ad esempio domande come le seguenti: "E' giusto che il pianeta venga considerato dall'uomo a suo indiscriminato uso e consumo ?", "E' giusto cibarsi di animali o vestirsi di pellicce?", "Che posizione ha, e ha avuto nei secoli, l'uomo rispetto alla natura?", "Quali valori etici dovrebbero essere tenuti in considerazione, alla luce della crisi ecologica e della sofferenza animale?", "Che futuro stiamo lasciando alle nuove generazioni?", "Di quali crimini ci stiamo macchiando nel presente?".
In base al tipo di riflessione che si elabora per rispondere a queste questioni, si costruiscono così diverse (alle volte contrastanti, ma non per questo infondate) etiche dell'ambiente: ecco perchè il titolo del volume è giustamente al plurale.


I saggi dei tanti esperti, alcuni veramente di spicco come Peter Singer, vanno a comporre una visione d'insieme piuttosto completa delle diverse prospettive che animano l'attuale dibattito, dando molti spunti interessanti, aprendo la mente a nuovi punti di vista, ma soprattutto stimolando la riflessione personale dei lettori. Lo scopo primario di questo volume, curato eccellentemente dal dott. Matteo Andreozzi dell'Università degli Studi di Milano, è proprio l'invitare sempre più persone a porsi in prima persona queste domande, cruciali per l'essere umano del Terzo Millennio. Non sono domande a cui devono rispondere solo i filosofi, o i politici, o gli scienziati, o i giuristi... sono questioni che toccano tutti, pertanto dovrebbero essere meditate da ciascuno di noi.


Se il volume si rivolge primariamente ai giovani che si avvicinano alla materia, è giusto dire anche che per interessarsi all'etica dell'ambiente - o meglio, alle etiche dell'ambiente - non è necessario essere studiosi, esperti o figure di spessore in questo campo: requisiti fondamentali sono semplicemente una coscienza critica genuina, il più possibile libera da pregiudizi, e una certa sensibilità.
Concludo il post con le parole di Matteo Andreozzi, che ringrazio ancora, qui pubblicamente, per avermi coinvolta in questo importante progetto collettivo: "La speranza è che le diverse risposte offerte [in questo volume] (...) possano (...) spronare i lettori e le lettrici ad approfondire ulteriormente la materia. Il dibattito, come si è detto, è ancora 'giovane' e richiede oggi, più che mai, nuove voci e nuove prospettive: se quello che stavate aspettando per inserirvi nella discussione è un invito, sappiate che ora lo avete in mano" (M. Andreozzi, Etiche dell'Ambiente, Led, 2012, p. 42).