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venerdì 28 dicembre 2018

Atmosfere d'inverno: nebbioso Natale (2018 - 2)

È stato un Natale nebbioso e grigio, qui nella pianura ferrarese... e i giorni di foschia continuano, uno dopo l'altro. Illusa da una meravigliosa galaverna all'inizio dell'ultima settimana lavorativa prima delle ferie (di cui ovviamente non ho potuto godere, impegnata com'ero con il lavoro), ero convinta che avrei passato le giornate festive tra sole, aria tagliente e limpida, brina e ghiaccio. Invece no: solo giornate grigie e bigie, un'eterna alba mesta che non sboccia mai e si tuffa direttamente nella penombra della sera, a metà pomeriggio. Il sole sono giorni che non si fa vedere, l'aria umida non si riscalda neppure nelle ore centrali, il termometro esterno al massimo tocca i 3°C, ma difficilmente scende sotto zero... nè caldo, nè abbastanza freddo per apprezzare davvero quest'inizio d'inverno, mentre l'umidità entra nelle ossa.




In queste giornate il mio umore non è dei migliori e abbraccio volentieri la citazione di Victor Hugo sull'inverno, o per lo meno su questa parte di stagione: "D’inverno, né calore, né luce, né pien meriggio; la sera e il mattino si confondono, tutto è nebbia e crepuscolo, la finestra è appannata e non ci si vede bene. Il cielo è uno spiraglio, come l’intera giornata è una cantina: il sole ha l’aria d’un povero. Stagione spaventosa! L’inverno muta in pietra l’acqua del cielo ed il cuore dell’uomo".


Il sole è un'ombra, appena accennata, oltre i rami e la nebbia...



Perfino gli uccellini del mio giardino, quest'anno, sembrano meno numerosi e attivi rispetto al passato: l'immancabile pettirosso spilucca qualche seme, le cince fanno le preziose e raramente si affollano tra i rami, dei fringuelli non v'è proprio traccia. Grigio, nero e bianco: sono i colori predominanti. L'unica tonalità che spicca è il verde dei campi di grano, già folti ma immobili nell'aria umida e inospitale. Passando per le strade che attraversano la campagna, ammiro enormi aironi bianchi che svettano come sculture di marmo nel grigiore diffuso... e mi rattrista vedere che si alzano in volo risentiti, non appena avvertono la mia presenza in bici, mentre non fanno una piega se passo accanto a loro con la mia ben più rumorosa auto. Si sono abituati, a loro modo, alle storture del mondo umano... ma riuscire a fotografarli a queste condizioni, è un'impresa impossibile.

Cinciarella
Pettirosso

Che dirvi? Spero, prima della fine delle festività natalizie, di riuscire a passare almeno qualche giornata invernale nella sua forma migliore: un'altra galaverna, aria limpida e pulita, un cielo azzurro e magari i colori di un tramonto come si deve. Nel frattempo, ovunque voi siate e qualsiasi faccia l'inverno vi stia mostrando, ne approfitto per augurarvi... buona fine e buon inizio, sperando nel meglio per questo prossimo 2019!

venerdì 21 dicembre 2018

"Il pastore d'Islanda" di Gunnar Gunnarsson

Un racconto semplice, essenziale, dal sapore di storia autentica o quanto meno molto credibile: Il pastore d'Islanda è una lettura tipicamente invernale e natalizia, dello scrittore islandese Gunnar Gunnarsson, di cui tanto avevo sentito parlare e che quest'anno finalmente sono riuscita a leggere. 
Atmosfere rigidamente invernali, come la stagione che proprio oggi comincia, montagne ghiacciate e aspre tormente di neve sono lo scenario in cui si svolge la particolare missione di cui si fa carico il pastore Benedikt: rintracciare sui monti islandesi le pecore disperse, sfuggite ai raduni autunnali, prima che l'inverno nordico le uccida. Come ogni anno allora, Benedikt si mette in cammino nella prima domenica d'Avvento, convinto di farcela a riportarle a casa, sane e salve, entro Natale. 
L'unica compagnia del pastore è data dal fedele cane Leò e dal montone Roccia: insieme i tre si avviano nella neve, nelle lande solitarie, gelide e inospitali, alla ricerca di pecore da riportare a casa, creature considerate sacrificabili anche dai loro stessi pastori, che non sarebbero mai tornati a cercarle. Ma per Benedikt è invece una missione: non meritavano forse anche loro l'opportunità di salvarsi? Forse valevano meno delle loro compagne che erano state regolarmente radunate in autunno? E inizia il cammino, lo stesso che Benedikt ripete ogni anno da 27 anni... anche se quell'anno, lo sente, sarà particolarmente difficile: lui è vecchio, la stagione avversa, gli imprevisti dietro l'angolo. Eppure ha bisogno di quella solitudine umana e insieme di quella compagnia e solidarietà animale, con Leò e Roccia, così come ha bisogno di dare un senso, con quella missione di recupero, alle settimane che preparano al Natale.


Come va a finire la storia non ve lo rivelo, vi invito piuttosto a tuffarvi in queste pagine piene d'inverno, di solitudine ma anche di fede incrollabile nel fare del proprio meglio, con i propri mezzi. Ormai famoso racconto natalizio, spesso interpretato in chiave prettamente religiosa, devo dire che in realtà a me è parsa una lettura più che altro invernale e di grande bellezza descrittiva, così come è meravigliosa l'empatia uomo-animale che emerge dal rapporto tra Benedikt, Leò e Roccia: "Da anni i tre erano inseparabili quando c'era da fare quella gita, e ormai si conoscevano a fondo, con quella dimestichezza che forse è possibile solo tra specie animali molto diverse, e che nessuna ombra del proprio io o del proprio sangue, nessun desiderio o passione personale può confondere o oscurare".
Vi consiglio davvero di leggere questo breve racconto, apprezzabile durante le prossime festività ma indipendentemente dal vostro credo, perchè pur essendoci riferimenti cristiani, più che una storia religiosa mi sembra convincente l'interpretazione del poeta Matthìas Johannessen: è la narrazione di come gli uomini possono porsi di fronte alla vita, "essere responsabili, cercare la verità e il nocciolo dell'esistenza, tentare di capire il posto che ci spetta".
E con questo, che mi sembra un buon proposito sia per Natale che per ogni giorno e ogni stagione della vita, auguro a voi miei lettori di trascorrere serene festività natalizie! Auguri di vero cuore a tutti voi e ai vostri cari, compresi naturalmente i vostri animali!

lunedì 10 dicembre 2018

La frase del giorno: Norberto Bobbio

"Mai come nella nostra epoca sono state messe in discussione le tre fonti principali di disuguaglianza: la classe, la razza ed il sesso. La graduale parificazione delle donne agli uomini, prima nella piccola società familiare e poi nella più grande società civile e politica è uno dei segni più certi dell’inarrestabile cammino del genere umano verso l’eguaglianza. E che dire del nuovo atteggiamento verso gli animali? Dibattiti sempre più frequenti ed estesi, riguardanti la liceità della caccia, i limiti della vivisezione, la protezione di specie animali diventate sempre più rare, il vegetarianesimo, che cosa rappresentano se non avvisaglie di una possibile estensione del principio di eguaglianza al di là addirittura dei confini del genere umano, un’estensione fondata sulla consapevolezza che gli animali sono eguali a noi uomini, per lo meno nella capacità di soffrire? Si capisce che per cogliere il senso di questo grandioso movimento storico occorre alzare la testa dalle schermaglie quotidiane e guardare più in alto e più lontano".
Norberto Bobbio

L'ultima pagina di "Senzaparole" di Roger Olmos

Prendo in prestito le parole del filosofo Bobbio per ricordare che oggi è un lunedì importante: si celebra la "Giornata Internazionale dei Diritti degli Animali". La Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Animale esiste ormai da diversi decenni: era il 15 ottobre 1978 quando venne sottoscritta dall'UNESCO, ma allora perchè festeggiare questa giornata proprio oggi? Un po' per auspicio, un po' per provocazione: il 10 dicembre 1948 venne infatti redatta da parte delle Nazioni Unite la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani... e quale migliore scelta, allora, se non approfittare di quest'anniversario per estendere i diritti a tutte le creature viventi, umane e non umane? 
Eppure la strada da fare è ancora tanta, sia a livello di nazioni, sia a livello individuale, perchè ciascuno di noi avrebbe il dovere di interrogarsi sulle proprie scelte nei confronti degli animali. E non sto parlando necessariamente del nostro amato micio di casa, o del nostro devoto cane, per cui tanto ci prodighiamo e a cui assicuriamo tutto il benessere possibile... Purtroppo, in un mondo complesso come il nostro, calpestare i diritti animali è molto più facile del previsto, anzi talvolta sembra impossibile non farlo: scelte alimentari, consumi, acquisti, tutto il nostro stile di vita va a ripercuotersi sull'esistenza degli animali non umani, in maniera innegabile. Mi metto io per prima sul banco degli imputati, assolutamente imperfetta in quanto non vegetariana... ma poi mi rendo conto che non è solo una questione di alimentazione, riguarda il come mi vesto, i rifiuti che produco, le risorse che consumo e che vanno a distruggere via via il pianeta, i farmaci che assumo, il modo in cui mi sposto... e mi sembra impossibile venirne a capo. Ricordate il bellissimo e inquietante albo "Senzaparole" di Roger Olmos? Ecco, è lì la verità nuda e cruda sulla nostra vita quotidiana, svelata senza frasi di rito.  Ma allora non esiste via d'uscita?
Forse esiste, ma è una strada ancora tutta da definire, passo per passo e non senza errori, ripensamenti, contraddizioni, limiti che dobbiamo fissare e al contempo concederci. Tollerando l'inevitabile "impronta" che la nostra vita impone su quella delle altre creature, perchè il vivere stesso obbliga a consumare risorse, spazio ed energia, che vengono per forza sottratte alle altre creature viventi. Forse non è possibile "non nuocere" ad alcuno, ma certamente può e deve esistere più rispetto, anche nella lotta per la vita, per soddisfare i propri bisogni primari. Certo, è ancora tutta una questione aperta, apertissima, non necessariamente risolvibile con un'equazione perfetta. Ma di una cosa sono certa... la strada parte da qui, dal riconoscere ad ogni animale non umano i suoi propri diritti. Ben venga allora una giornata celebrativa come oggi, che ci ricorda la strada percorsa e quella ancora tutta da esplorare, guardando "più in alto e più lontano".

domenica 2 dicembre 2018

Una casetta di pan di zenzero... per gatti!

Cari amici, con dicembre è iniziato ufficialmente il mese di preparativi al Natale! Quest'oggi, invece di parlarvi di alberi e presepi perennemente minacciati dagli agguati felini, voglio proporvi un video con un'idea davvero originale per addobbare la nostra casa e al contempo creare un ambiente speciale per i nostri gatti... con materiali di recupero, un po' di fantasia e una buona manualità, è possibile allestire una vera e propria "gingerbread house" a misura di micio! L'idea si deve alla famiglia umana di Cole e Marmalade, due gatti già star di Youtube che ho avuto modo di farvi conoscere anche in altre occasioni natalizie... guardate che meraviglia!



Palestra, tana, cuccia, luogo segreto per nascondigli e appostamenti di caccia: ha tutte queste funzioni una casetta di pan di zenzero del genere! E farà felici i vostri mici, oltre a creare un bell'angolo natalizio e spettacolare nel vostro salotto. 
Se avessi più tempo, non nego che mi piacerebbe tantissimo farla... al pari del classico albero addobbato e del tradizionale presepe natalizio. E sono certa che Paciocca ne andrebbe pazza! Che mi dite, qualcuno di voi vorrebbe provare a costruirla per il proprio felino? Intanto buon dicembre e buon atmosfera festosa a tutti!