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giovedì 9 gennaio 2020

Il "Crazy Cat Cafè" a Milano, una bella esperienza!

Durante le feste natalizie ho fatto una "toccata e fuga" a Milano, città bellissima ma affollatissima, che si fa senz'altro ricordare non solo per le sue più celebri attrazioni turistiche, ma anche per le sue mille opportunità in più, rispetto a tante altre città italiane. Oggi infatti vi voglio raccontare del "Crazy Cat Cafè", il primo "bar dei gatti" della Lombardia! L'idea arriva dal Giappone, dove i locali che abbinano consumazioni al bar alla compagnia dei gatti sono già diffusi da tanti anni... però c'è modo e modo di importare e sviluppare lo stesso concetto, e devo dire che i gestori del "Crazy Cat Cafè" a mio parere hanno fatto centro al 100%!

Mina, la micia-diva sempre in vena di farsi fotografare, sulla sua poltrona!

Come vi dicevo, l'idea è nota: un bar (dove è possibile gustare dolci, caffè, cioccolata calda, ma anche pranzi veloci, brunch e aperitivi, negli orari giusti), nel quale la sosta ristoratrice viene allietata dalla presenza felpata ed elegante di ben nove gatti.
Primo punto azzeccato: i nove felini del "Crazy Cat Cafè" sono tutti rigorosamente trovatelli, adottati da alcune associazioni di volontariato che si occupano di gatti abbandonati e in cerca di famiglia. Tant'è che abbiamo ad esempio Joey, panterino tripode (ha perso la zampa in una tagliola), oppure Freddie, che ha perso un occhio per un'infezione.
Ma la cosa più bella è vederli in azione nel locale: sono tutti nove micioni che scoppiano di salute, dal manto folto e lucente, in grande forma e con un temperamento perfetto per essere le star incontrastate del bar... socievoli e disponibili al contatto umano quel tanto che basta per sentirsi pienamente a loro agio in un locale che si riempie ogni giorno di sconosciuti, ma senza risultare ovviamente troppo invadenti (quale gatto lo sarebbe?). 

Ecco Joey, panterino (o panterone!) tripode
E lui è Jimmy, sembra un certosino in realtà è un europeo trovatello come tutti gli altri!

Nessuno di loro mendica apertamente cibo dai clienti, nè coccole... eppure passeggiano tranquilli tra le sedie e gli avventori, non disdegnano una grattatina sulla schiena, si acciambellano nei posti a loro dedicati, scorrazzano e giocano tra loro (o con i gestori del bar, con cui hanno evidente affiatamento), esplorano il locale grazie a un arredamento estremamente curato e "cat-friendly": cucce, graffiatoi, poltroncine, ceste, ma anche scalette ovunque e mensole appositamente fissate perchè i felini possano usare l'intero locale come fosse una "giungla". E ovviamente, non c'è miglior gioco di questo! E siamo a due punti azzeccati!


Freddie ci osserva dall'alto della sua mensola...
...e non perde occasione per giocare con l'arredamento!

Arrivo subito al terzo punto pienamente conquistato: anche se i gatti hanno pieno accesso al locale dal pavimento al soffitto (ma non alla cucina, dove vengono preparati gli ordini), l'igiene è costante e garantita. Il bar è davvero pulitissimo, merito anche della continua attenzione dei gestori e dei camerieri, e i gatti - avendo tantissime zone a loro consentite - non sentono certo l'esigenza di saltare sui tavoli mentre i clienti bevono la loro cioccolata calda. Al limite, si siedono sulla sedia accanto a voi, come perfetti gentil-gatti!

Ecco Elton che si siede composto ad uno dei tavoli!
 

Infine, ultimo punto completamente a favore del "Crazy Cat Cafè" è il loro "regolamento", che viene lasciato sul tavolo insieme al menù: si tratta di regole di buon senso che ogni vero amante dei gatti conosce bene. Il tutto per assicurare completa sicurezza e benessere ai gatti, che sono sì i padroni incontrastati di questo bellissimo locale, ma vanno anche tutelati da rumori molesti, folle eccessive (infatti nel locale si entra "di numero", o si aspetta che si liberino posti), approcci troppo insistenti che non rispettino la natura del gatto, predatore crepuscolare e grande dormitore per il resto del giorno. Noi ci siamo fermati in questo bar verso le 18.00 di sera e abbiamo trovato i mici tutti piuttosto svegli e vispi, mentre sorseggiavamo la nostra cioccolata calda (in una tazza a forma di gatto!) e un succo di frutta. Probabilmente anche l'orario era propizio per vedere i gatti in attività!

Freddie e Jimmy
Bowie ben acciambellato, osserva sognante le luci di Natale
Credo comunque che nessun vero amante (e conoscitore) dei gatti possa trovare una sola pecca nell'impostazione, nella gestione e nel servizio offerto da questo locale. In internet si leggono alcune recensioni negative o deluse dall'esperienza, ma onestamente mi fanno sorridere quando le aspettative sono di avere gatti a disposizione a tutte le ore del giorno, sempre coccoloni, attivi e disponibili al gioco. Nessun gatto adulto lo è! Del resto è pure legittimo che un locale "innovativo" come questo attiri clienti gattofili così come semplici simpatizzanti, curiosi di vedere com'è un bar dei gatti, ma non necessariamente in grado di apprezzare la vera natura felina.
In conclusione faccio sinceri e profusi complimenti ai gestori del Crazy Cat Cafè, perchè non solo ci hanno fatto trascorrere tre quarti d'ora di vero relax e ristoro, ma anche perchè sono la dimostrazione di come mettere passione, competenza e vero amore nel proprio lavoro faccia la differenza! Se passate a Milano, non perdete occasione di fare un salto in questo locale!

12 commenti:

  1. Ciao, sapevo già che a Milano c'era questo locale e, più volte mi ero ripromessa di andarci, anche perchè io abito vicino a Milano e amo i gatti. Credo proprio che , dopo aver letto il tuo interessante post,un giro in questo locale , a gustarmi qualche cosa di buono in compagnia dei gatti, lo farò. Saluti.

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  2. Cara Silvia,
    Premetto che non sono mai stato in un cat-bar, benché locali del genere siano presenti anche qui a Parigi. Quando lessi dell'imminente apertura del primo di essi, ovviamente la mia prima reazione fu entusiasta: anche il bar parigino, come quello milanese, si impegnava a rispettare tutti i punti che garantivano la serenità dei gatti : mici trovatelli, carattere idoneo, arredi consoni al loro benessere psicofisico, divieto per la clientela di sollecitare le interazioni con i gatti, igiene perfetta. Il successo fu subito immediato, come quasi ogni iniziativa qui a Parigi. Ma, ma... sì, c'era un ma che mi rodeva in testa: questi cat-bar, non erano un realtà una "non invenzione"? Quante volte mi è capitato, negli anni, di essere piacevolmente sorpreso dalla presenza -nei bar ma anche in altri negozi- di un micio sonnecchiante sul bancone o su una seggiola o di un cane sulla soglia di un negozio? E ci siamo resi conto di come queste presenze, come tantissime altre, siano andate progressivamente sparendo dal nostro quotidiano, in nome dell'iper-igienismo, dell'ossessione per la pulizia, di assurde regole e di incomprensibili, parziali e contraddittori divieti? E perché ora ritornano, ma a pagamento, confinate in spazi appositi, assurte a livello di attrazione e moda, con in più l'elemento strappalacrime dell'adozione nel rifugio, dando l'illusione di una natura presente e spontanea, ma in realtà spesso vissuta come fenomeno transitorio, temporaneo, legata a determinati spazi e momenti, e mai invece come entità permanente, fluida, in cui non solo gli umani, ma anche gli animali hanno possibilità di scelta, nei luoghi, nei tempi, nelle modalità? Ecco, più ci penso più a me queste iniziative paiono specchietti per le allodole: i gatti nei bar c'erano, ci sono sempre stati, e poi a un certo punto sono spariti tutti, e ora ritornano, ma a pagamento, con un ruolo assegnato dall'uomo, che decide anche di spazi e tempi. Esattamente come è avvenuto per la loro presenza altrove : spariti dalle case per trent'anni ora ritornano in massa, addirittura con virtù farmacologiche (vaccini naturali per giovani e meno giovani), psicoterapeutiche (antidoti alla solitudine, guaritori di ferite dell'anima, amici fedeli, dispensatori di altruismo e di empatia) e anche magiche (catalizzatori di energie, portafortuna, assorbitori di onde negative) ma con l'obbligo di rispettare regole e tempi imposti dagli umani. Tornando ai cat-bar: mi sono chiesto che fine faranno gli ospiti felini quando l'esercizio chiuderà (come per altro già successo a Parigi dopo appena un anno dall'apertura del primo), cosa alquanto probabile considerando quanto le mode siano effimere e passeggere: pochi ormai sono i bar, i ristoranti e i negozi che restano aperti più di 6/7 anni senza cambiare quantomeno gestione. Ritorneranno ai rifugi da cui sono stati tolti o saranno dati in adozione? E gli aspiranti adottanti saranno sottoposti ad una selezione altrettanto rigorosa di quella subita dai gatti per valutarne l'idoneità alla vita in un bar? Scusami per aver levato questa voce senz'altro "fuori dal coro" ma le perplessità che ho di fronte a queste iniziative sono tante. Non volevo creare polemiche ma solo esprimere pesanti dubbi, e ovviamente tengo in gran conto la tua opinione, considerando la sensibilità e l'intelligenza di cui hai sempre dato prova.

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    1. @ Filippo: caro Filippo, anzitutto ti ringrazio per il diverso punto di vista che ci hai regalato sulla realtà dei cat-bar che si stanno diffondendo un po’ ovunque, facendomi fare ulteriori riflessioni. È senz’altro vero quello che dici sul fatto che, anche solo 50 anni fa, diversi locali avevano “il loro gatto” ed era una cosa naturale e consueta, mentre oggi quasi tutte gli esercizi pubblici sono vietati agli animali. Diciamo che questo è un fatto ormai assodato nelle grandi città, ma non così nei paesi, dove ad esempio ci sono gatti nelle officine, dal barbiere, nelle botteghe di paese, nelle trattorie… o per lo meno, dalle mie parti ancora esistono! Per il resto invece ti rispondo facendo strettamente riferimento a questo specifico luogo di cui vi ho parlato, ossia il “Crazy Cat Cafè” milanese, perché il mio post è riferito essenzialmente alla mia personale esperienza in questo locale, non a tutto il panorama dei cat-bar, che neppure io conosco di persona. Ti posso dire che quando ho scoperto anni fa l’idea dal Giappone, neppure io la accolsi necessariamente con grande favore: temevo fosse una forzatura per i felini, dettata solo dalla moda, dalla voglia di stupire o dal capriccio di persone che – impossibilitate nell’avere un vero e proprio gatto domestico di famiglia – trovavano in questi locali un surrogato di “quotidianità gattosa”. Poi gli anni sono passati, io non ho mai avuto occasione di metter piede in un cat-bar… finché il mese scorso non sono entrata in quello di Milano. E lì, sinceramente, mi si è aperto il cuore, perché osservando le accortezze, la cura e la gestione complessiva del locale (dalla clientela e agli inquilini felini), ho davvero trovato una bella e buona realtà di cui mi sono sentita di parlare al 100% a favore. Ti dirò che il concetto di “esperienza a pagamento” in realtà non l’ho colto, perché i prezzi delle consumazioni sono allineati a quelli degli altri bar (anzi, conosco locali nella provincialissima Ferrara, dove una cioccolata calda e un succo costano 2 euro in più ciascuno), in più c’è 1 euro a testa devoluti ai gatti, ma sinceramente non l’ho considerato inopportuno, vedendo poi davvero l’ottima gestione e l’attenzione continua verso i felini. So che si parla di altro, ma trovo ben meno giustificabile pagare un coperto al ristorante 2,20 euro quando poi ti servono con tovaglietta e tovagliolo di carta. Allo stesso modo non ho colto che siano gli uomini a decidere “spazi e tempi” per interagire con i gatti, perché in questo caso è stato piuttosto il contrario: i mici circolavano liberamente, altrettanto liberi di rifugiarsi e appartarsi in zone “senza umani” ed eravamo noi ad attendere eventualmente un loro approccio (le regole di comportamento del bar sono tutte orientate a questo, sono i gatti a decidere se e quando socializzare). Infine, non che questa sia garanzia imperitura, ma devo dire che il locale ha aperto nel 2015 e mi sembra ben consolidato (seguendo le loro varie iniziative, ho scoperto che propongono anche incontri aperti al pubblico con veterinari, consulenti comportamentisti, oppure eventi di beneficenza per rifugi felini)… per cui ammetto che non mi è balenata in mente l’ipotesi del “dove finiranno questi 9 gatti se il locale fallisse?”. Per una volta voglio davvero credere nella bontà dell’uomo, avendo visto la passione e la devozione dei gestori verso i 9 gatti, credo che anche in caso di chiusura si farebbero in quattro per assicurare un futuro degno a tutti gli inquilini felini. Insomma, io davvero in questo specifico caso non sono riuscita a trovare una sola nota stonata, neppure impegnandomi! Non so se tutti gli altri cat-bar siano allo stesso livello, o se altri invece “espongano il fianco” più facilmente alle tue comprensibili critiche… però ecco, in questo caso ho provato ad associare i tuoi “pesanti dubbi” al “Crazy Cat Cafè” e non sono proprio riuscita a trovare terreno per farli radicare, non so se mi spiego! Un caro saluto e ti ringrazio ancora per il tuo contributo, sempre estremamente arricchente per me e per tutti i lettori del blog!

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    2. Grazie Silvia per questi chiarimenti, e mi scuso ancora per il modo in cui ho espresso le mie perplessità : se è sempre bello confrontarsi, mi dispiacerebbe che queste pagine diventassero l’ennesimo luogo virtuale di “botta e risposta” senza soluzione, togliendo al tuo blog la dimensione di racconto e scambio che piacciono tanto a me e ai tuoi numerosi lettori e lettrici.

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    3. Caro Filippo, non hai alcuna necessità di scusarti ci mancherebbe!! Tra l'altro hai espresso i tuoi legittimi dubbi in maniera più che corretta ed educata, sia verso me che verso i miei lettori! Un abbraccio

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  3. Felice 2020 carissima Silvia!!!
    Ho letto con molto interesse il tuo post e sarei molto curiosa di provare questa esperienza. Certo che comunque i dubbi di Filippo mi sembrano legittimi!!!
    Un forte abbraccio

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  4. Andrò senz’altro, ne avevo già sentito parlare, mi annoto la via. Grazie a te. Saluti belli.
    sinforosa

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  5. Io sapevo che il primo era uno a torino.
    Comunque ho avuto la fortuna di vedere un Neko cafe originale a Tokyo!!
    In italia sono stata sono a quello a Iglesias (vicino casa dei miei in sardegna) e mi è piaciuto molto anche se è piccolo.

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  6. Carissima Silvia, dev'essere un locale da provare, decisamente!
    Ti mano un grande abbraccio e ti auguro un sereno Anno Nuovo (pieno di felini, ovviamente)
    Ciao Susanna

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  7. @ Mirtillo: sì, se ne hai l’opportunità fai senz’altro una visita a questo locale, merita davvero! Io ne sono uscita piacevolmente colpita! Un saluto a te!

    @ Laura: auguri anche a te, Laura! Guarda, io sono entrata nel locale senza sapere bene cosa aspettarmi e ne sono rimasta conquistata! Se potrai provare anche tu, sono convinta che ne usciresti “rincuorata”… anche se certamente i dubbi sollevati da Filippo sono più che legittimi! Un abbraccio a te!

    @ Sinforosa: si Sinforosa, se sei vicina a Milano ti consiglio proprio di farci una visita e magari, se puoi, anche di seguire le loro iniziative… ne fanno di molto interessanti! Un grande saluto!

    @ Francesca: ma sai che hai ragione? Mi sono documentata e ho fatto confusione io… questo è stato il primo cat-bar della Lombardia! Il primo effettivamente ha aperto a Torino, brava tu ad avermelo segnalato! Chissà com’è un “Neko cafè” originale… hai trovato differenze rispetto a quello in Italia? Ho sempre pensato che i giapponesi avessero un grande amore per i gatti, ma anche un modo un po’ eccentrico per manifestarlo! Ma forse è solo questione di cultura molto diversa. Un caro saluto!

    @ Susanna: ricambio volentieri abbraccio e auguri, cara Susanna! Quando al locale… si si, se dovessi mai capitare in zona, io una capatina la farei, ne vale la pena! Un abbraccio

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  8. Diciamo che quello in giappone era molto più igienico,ti facevano disinfettare le mani prima di entrare e prima di uscire,e in ogni caso se si vuole mangiare si fa in un'altra area riservata chiusa ai gatti.Però ce'erano molti libri e fumetti a disposizione per i clienti.Invece dove sono stata in sardegna è molto molto meglio,puoi fare colazione e accarezzare un bel micione accoccolato vicino a te senza problemi!Questo è da veri gattari!

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    1. Immaginavo che quello in Giappone potesse avere qualche "stranezza" in più! Diciamo che quello in Sardegna è senz'altro più vicino alla nostra spontanea relazione domestica con i mici! Grazie mille per il tuo commento! Un abbraccio

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