Cari amici, oggi vi propongo un argomento apparentemente "off topic" per il mio blog... non sono solita fare recensioni cinematografiche, l'ho fatto raramente solo per film che avessero come protagonisti animali o felini, o eventualmente per quelle pellicole che mi avessero proprio colpita al cuore. Ebbene, quest'oggi si tratta certamente di questo secondo caso... ma, alla fine di questo post, scommettiamo che scoprirete come Dragon Trainer rientri a pieno titolo tra i "temi forti" di Rumore di Fusa?
La scena chiave del primo film, fonte Wikipedia. |
La trilogia della Dreamworks è diventata ormai celeberrima, ma quello che potreste non immaginare è che si tratta di un racconto capace di parlare a tutti: ai bambini in quanto film fantasy d'animazione, ma forse ancora di più agli adulti, che potranno vederla come metafora del mondo reale, apprezzandone ogni non scontata sfumatura.
La storia è presto detta: nel villaggio di Berk vive una comunità di vichinghi, dediti alla caccia e l'uccisione dei draghi, bestie indomabili e sanguinarie che di tanto in tanto fanno razzie di pecore nel villaggio. Ogni abitante di Berk che si rispetti ha ucciso almeno qualche drago e tutti sanno difendersi al meglio dai pericolosi mostri alati - chi sputa fuoco, chi scaglia aculei velenosi, chi soffia gas tossico - per vincere la battaglia mortale. Tutti... tranne Hiccup, il nostro protagonista, che per sua disgrazia è gracile, goffo e insicuro, cosa che cerca di compensare grazie alla sua mente brillante e ironica, soprattutto per non sfigurare agli occhi di suo padre Stoik, che è anche il valoroso capo di Berk.
Nel corso di una battaglia contro i mostri alati, Hiccup riesce incredibilmente a colpire - grazie a un marchingegno di sua invenzione - uno dei draghi, forse il più temibile, certamente il più misterioso e sfuggente: una "furia buia". L'animale, ferito, precipita nel fitto della foresta e Hiccup lo insegue per dargli il colpo di grazia: non potrebbe fare cosa migliore, per guadagnare la fiducia di suo padre e migliorare la sua reputazione in tutto il villaggio.
Rintracciato il drago nero, che a causa del colpo infertogli è immobilizzato in una rete, Hiccup - benchè spaventatissimo - estrae il coltello e si prepara a ucciderlo. Ci prova in tutti i modi a sferrare il colpo mortale, si sforza finchè può, pensando a suo padre, al fatto di essere un vichingo cacciatore di draghi e alla storica guerra in corso tra il suo popolo e quei rettili alati. Ci prova, ci prova... ma proprio non ci riesce, uccidere una bestia immobilizzata non fa per lui. Così, affranto e amareggiato per la propria inettitudine (ma anche profondamente convinto di non poter fare scelte che non gli appartengono davvero), con il coltello recide la rete e libera il drago, il quale fugge nella foresta.
Ma il rettile è rimasto ferito nello scontro: una parte della sua coda è irrimediabilmente danneggiata e non ha più modo di volare. Sarà per questo che Hiccup, un po' per senso di colpa, un po' per la sua estrema curiosità, inizierà a sorvegliare da lontano l'animale... per rendersi conto che forse non si tratta di quel mostro sanguinario e terribile che suo padre e i suoi avi gli avevano descritto. Così, con discrezione, osserva i suoi comportamenti, le sue peculiarità... e si sente responsabile della sorte di quel drago che ormai non riesce più a volare a causa sua.
La storia è presto detta: nel villaggio di Berk vive una comunità di vichinghi, dediti alla caccia e l'uccisione dei draghi, bestie indomabili e sanguinarie che di tanto in tanto fanno razzie di pecore nel villaggio. Ogni abitante di Berk che si rispetti ha ucciso almeno qualche drago e tutti sanno difendersi al meglio dai pericolosi mostri alati - chi sputa fuoco, chi scaglia aculei velenosi, chi soffia gas tossico - per vincere la battaglia mortale. Tutti... tranne Hiccup, il nostro protagonista, che per sua disgrazia è gracile, goffo e insicuro, cosa che cerca di compensare grazie alla sua mente brillante e ironica, soprattutto per non sfigurare agli occhi di suo padre Stoik, che è anche il valoroso capo di Berk.
"Incubo orrendo" uno dei feroci draghi a Berk. Foto da web, a questa pagina. |
Nel corso di una battaglia contro i mostri alati, Hiccup riesce incredibilmente a colpire - grazie a un marchingegno di sua invenzione - uno dei draghi, forse il più temibile, certamente il più misterioso e sfuggente: una "furia buia". L'animale, ferito, precipita nel fitto della foresta e Hiccup lo insegue per dargli il colpo di grazia: non potrebbe fare cosa migliore, per guadagnare la fiducia di suo padre e migliorare la sua reputazione in tutto il villaggio.
Rintracciato il drago nero, che a causa del colpo infertogli è immobilizzato in una rete, Hiccup - benchè spaventatissimo - estrae il coltello e si prepara a ucciderlo. Ci prova in tutti i modi a sferrare il colpo mortale, si sforza finchè può, pensando a suo padre, al fatto di essere un vichingo cacciatore di draghi e alla storica guerra in corso tra il suo popolo e quei rettili alati. Ci prova, ci prova... ma proprio non ci riesce, uccidere una bestia immobilizzata non fa per lui. Così, affranto e amareggiato per la propria inettitudine (ma anche profondamente convinto di non poter fare scelte che non gli appartengono davvero), con il coltello recide la rete e libera il drago, il quale fugge nella foresta.
Hiccup libera il drago. Foto da web, da questa pagina. |
Ma il rettile è rimasto ferito nello scontro: una parte della sua coda è irrimediabilmente danneggiata e non ha più modo di volare. Sarà per questo che Hiccup, un po' per senso di colpa, un po' per la sua estrema curiosità, inizierà a sorvegliare da lontano l'animale... per rendersi conto che forse non si tratta di quel mostro sanguinario e terribile che suo padre e i suoi avi gli avevano descritto. Così, con discrezione, osserva i suoi comportamenti, le sue peculiarità... e si sente responsabile della sorte di quel drago che ormai non riesce più a volare a causa sua.
Ed ecco una delle scene più belle dell'intera trilogia, probabilmente quella che mi ha fatta innamorare di questi film, quella in cui umano e drago vincono la reciproca diffidenza e, nel rispetto delle loro differenze, stringono un'amicizia per la vita.
Il resto della storia non ve lo racconto, sappiate solo che a Hiccup e al drago Sdentato starà l'arduo compito di smentire trecento anni di storia vichinga, per far comprendere a tutto il popolo di Berk come i draghi non siano una minaccia, bensì creature intelligenti, dotate di una loro sensibilità e in grado di arricchire straordinariamente la vita umana. E, una volta riusciti a far questo, avranno l'ancora più arduo compito di difendere e rispettare quei draghi che il resto dell'umanità vuole invece uccidere o sfruttare per i più biechi giochi di potere e di guerra. Una storia appassionante e piena di colpi di scena, animazioni spettacolari e una musica (di Andrew Powell) che a mio parere è un capolavoro.
Ma veniamo ai motivi per cui, da lettori di Rumore di Fusa, Dragon Trainer dovrebbe conquistarvi: anzitutto, Sdentato assume atteggiamenti, pose e modi di fare tipicamente da... gatto! Nessun animale esistente vi ricorderà più del gatto questo meraviglioso drago nero! Ne resterete folgorati.
Sdentato in posa. Foto da web, da questa pagina. |
Inoltre, buona parte di tutti i tre film è costruito su temi e sensibilità animalista: come ci cambia la vita rapportarci con gli animali, quale rispetto dobbiamo riconoscere loro e quale libertà dobbiamo concedere, nell'ambito di un legame d'amicizia speciale come è quello tra specie diverse.
In realtà, in Dragon Trainer c'è molto più di questo... trovano spazio questioni universali come l'amore e l'amicizia, la morte e l'abbandono, le responsabilità e la crescita, ma anche l'accettazione di sè stessi, con tutti i propri limiti, le proprie peculiarità e le proprie insicurezze. E se si è spesso voce fuori dal coro.... forse è bene restare tali, perchè è nei differenti punti di vista che sta la ricchezza e la possibilità di cambiare il mondo.
Certo, si narra di draghi e di vichinghi in luoghi fantastici, eppure si parla anche di tutti noi e degli animali con cui viviamo, con cui impariamo ad interagire e con cui stringiamo relazioni d'affetto, autentiche e durature.
Certo, si narra di draghi e di vichinghi in luoghi fantastici, eppure si parla anche di tutti noi e degli animali con cui viviamo, con cui impariamo ad interagire e con cui stringiamo relazioni d'affetto, autentiche e durature.
Insomma, se questa trilogia ha avuto così successo, trascinando in sala non solo bambini e ragazzi (con le rispettive famiglie), ma anche giovani adulti tra cui la sottoscritta... i motivi ci sono tutti.
La parola ora passa a voi miei lettori: quanti di voi hanno avuo l'occasione di vedere Dragon Trainer? E se non l'aveste ancora visto... sappiate che invidio: avete la possibilità di scoprire per la prima volta un mondo fantastico e una storia commovente, che ha così tanto da dire anche sulla nostra realtà. Non fatevelo sfuggire!
La parola ora passa a voi miei lettori: quanti di voi hanno avuo l'occasione di vedere Dragon Trainer? E se non l'aveste ancora visto... sappiate che invidio: avete la possibilità di scoprire per la prima volta un mondo fantastico e una storia commovente, che ha così tanto da dire anche sulla nostra realtà. Non fatevelo sfuggire!
Visti e rivisti e amati. Un genere che mi piace e mi fa fantasticare. Da consigliare sicuramente. Buona giornata:)
RispondiEliminasinforosa
È vero!!!! Ho sempre pensato che la mia micina,in alcune espressioni,assomigliasse a sdentato! Bellissimi film,l'ultimo in particolare mi ha commosso tantissimo....
RispondiEliminaCiao, Alessandra
Cara Silvia, che tu parli di animaletti cari, o di cinema...riesci sempre a catturare la mia attenzione, coinvolgendomi.
RispondiEliminaGrazie, un abbraccio Susanna
Grazie Silvia per questa recensione. Fino a poco tempo fa, non sapevo neanche dell'esistenza della trilogia. Anzi, non essendomi accorto dell’uscita del primo film, il mio cervello non ha immagazzinato neanche gli altri due e, benché il titolo mi dicesse vagamente qualcosa, avevo etichettato il tutto come qualcosa di totalmente privo di interesse. Qualche mese fa, mi è stato fatto notare come la mia gatta Dinah fosse la fotocopia di Sdentato e ovviamente mi sono documentato subito! Principalmente per questa ragione ho visto il primo film e naturalmente confermo con entusiasmo tutto quel che dici!
RispondiEliminaIo sono una grande fan di Sdentato,ho anche un pelouches!Lo adoro.Mi manca da vedere il terzo film però!
RispondiEliminaAdoro Sdentato, è identico al mio gatto nero :)
RispondiEliminaAnche per noi Sdentato assomiglia tanto a Nerello e Pietro ama tanto questo cartone!!!
RispondiEliminaBaci
Bellissimo trovare questo post qui, concordo pienamente. Io ho adorato ed adoro la trilogia, l'abbiamo vista e rivista con mio figlio, versando anche bei lacrimoni...
RispondiEliminaÈ uno splendido racconto, pieno di spunti su cui meditare.
E Sdentato è molto "micioso", chiunque abbia avuto un gatto nero, nella sua vita, non può che concordare ^_^
Cari amici, rispondo con tanto ritardo ai vostri commenti perchè nel frattempo sono andata e tornata dalle vacanze! Eccomi qui :-)
RispondiElimina@ Sinforosa: hai ragione, vedo che questi film fanno breccia nel cuore di tutti quelli che hanno la possibilità di vederli! Un abbraccio
@ Alessandra: l’ultimo film è fatto apposta per commuovere!!! Bellissima trilogia, ideata e sviluppata sulla base di una sensibilità non comune… bello vedere che siamo in tanti appassionati! Un abbraccio
@ Susanna: cara Susanna grazie di cuore per le tue parole, mi fanno molto piacere! Un abbraccio a te!
@ Filippo: eh sì, Sdentato è chiaramente ispirato a un gatto nero! Ero certa che questi film piacessero anche a te! :-) Un abbraccio
@ Kilara: noooo devi recuperarlo al più presto! E’ la conclusione della trilogia che ti lascerà commossa e grata per tutta questa bellissima avventura! Te lo consiglio spassionatamente! Un abbraccio
@ Simona: eh eh, gli ideatori di Sdentato secondo me hanno proprio fatto breccia in tutti noi gattofili… è un dragatto nero in pratica! Un abbraccio
@ Laura: non avevo dubbi!! La cosa migliore di questi film è che si prestano a più letture… piacciono chiaramente ai bambini per la storia fantasiosa e le animazioni, ma anche gli adulti hanno fior di motivi per restarne ammaliati, con qualche ottima riflessione! Un abbraccio Laura!
@ Letizia: come ti capisco, altrochè lacrimoni… sono inevitabili, ad ogni visione dei film. Hai perfettamente ragione, splendido racconto che però non si ferma al “divertimento”, lascia anche spunti per meditare e riflettere. Cosa si vuole di più? Un abbraccio!