Insegnare ad un bambino a non calpestare un bruco
è importante per il bambino come per il bruco.
Bradley Millar
Uno dei bruchi di macaone sulle mie piante di ruta, la scorsa primavera. Attualmente, in questo freddissimo maggio, non c'è traccia di bruchi purtroppo! |
Ho sempre creduto molto nel valore dell'educazione: cambiando i pensieri di un uomo, promuovendone di migliori, si possono cambiare anche le sue scelte, il suo punto di vista e il suo modo d'agire. Ecco perchè è fondamentale insegnare a chi ci circonda (a partire dai bambini, ma non solo), con le parole e con l'esempio, ad essere più attenti ed empatici nei confronti della natura.
Occuparsi della sopravvivenza di un bruco, fino allo sfarfallamento, ad esempio... beh, è un'esperienza di impareggiabile valore educativo, dal punto di vista scientifico ma anche di più da quello emotivo.
Di fronte a un minuscolo e indifeso bruco, insegnare a qualcuno l'istinto di protezione verso quella piccola e apparentemente insignificante vita, per chi è più importante? Per il bruco certamente ne vale la pena, perchè avrà salva l'esistenza... ma per l'uomo probabilmente conta ancora di più, perchè imparerà a guardare con occhi nuovi il mondo che ci circonda, a comprendere le proprie responsabilità e ad apprezzare la meraviglia della natura.
Eppure sorge un problema, che purtroppo credo sia ineliminabile, nonostante l'educazione e il vivere esperienze significative per una coscienza animalista ed ecologista.
Il problema è: non scegliamo solo con la testa, che può venir educata, nè solo con le mani, che possono venire addestrate a compiere determinati gesti... scegliamo prima di tutto con il cuore, con la nostra sensibilità, con la nostra empatia.
Sono diversi anni che me lo domando, e ancora non sono riuscita a capire quanto la nostra sensibilità sia innata e quanto educabile. Da tanto mi chiedo se il mio essere così empatica nei confronti della vita non umana dipenda dalle mie esperienze e dai miei studi... o se piuttosto io mi sia diretta verso quel tipo di conoscenze ed esperienze proprio in virtù del fatto che la mia sensibilità ne era già affine. C'è certamente un legame e un rapporto in costante evoluzione, tra disposizioni d'animo innate ed esperienze... le une rafforzano le altre e viceversa.
Eppure questo può voler dire che, allora, in certi casi - per certe persone - l'educazione e le esperienze compiute possono non bastare, non necessariamente avranno il potere di scalfire davvero il loro animo, rendendolo più aperto ed attento nei confronti di un bruco, di un gatto, di un orso polare, di tutto il pianeta che si sta sgretolando sotto il nostro passo.
Molto gioca anche la cultura comune nel quale siamo immersi: checché se ne dica, il modello predominante è ancora quello di uno sfrenato consumismo e di un irresponsabile egocentrismo.
Allora viene da augurarsi che quel gruppo di persone già naturalmente empatiche e sensibili verso la sofferenza del mondo non umano, diventino - proprio come sta facendo Greta Thunberg - luminosi esempi per tutti gli altri, convinti sostenitori di un certo modo di vivere e di vedere il mondo. Chi avrà già un pizzico della loro sensibilità, potrà facilmente unirsi alla loro battaglia... e, se saremo in tanti, potremo iniziare a smantellare un po' quella cultura di fondo.
E se non dovesse essere abbastanza, o se il cambiamento non dovesse essere sufficientemente veloce? La risposta sarà durissima e amara, per tutti.
Ma avremo una piccola consolazione nel pensare che almeno, nel frattempo, noi avremo salvato qualche bruco in più.
Occuparsi della sopravvivenza di un bruco, fino allo sfarfallamento, ad esempio... beh, è un'esperienza di impareggiabile valore educativo, dal punto di vista scientifico ma anche di più da quello emotivo.
Di fronte a un minuscolo e indifeso bruco, insegnare a qualcuno l'istinto di protezione verso quella piccola e apparentemente insignificante vita, per chi è più importante? Per il bruco certamente ne vale la pena, perchè avrà salva l'esistenza... ma per l'uomo probabilmente conta ancora di più, perchè imparerà a guardare con occhi nuovi il mondo che ci circonda, a comprendere le proprie responsabilità e ad apprezzare la meraviglia della natura.
Eppure sorge un problema, che purtroppo credo sia ineliminabile, nonostante l'educazione e il vivere esperienze significative per una coscienza animalista ed ecologista.
Il problema è: non scegliamo solo con la testa, che può venir educata, nè solo con le mani, che possono venire addestrate a compiere determinati gesti... scegliamo prima di tutto con il cuore, con la nostra sensibilità, con la nostra empatia.
Sono diversi anni che me lo domando, e ancora non sono riuscita a capire quanto la nostra sensibilità sia innata e quanto educabile. Da tanto mi chiedo se il mio essere così empatica nei confronti della vita non umana dipenda dalle mie esperienze e dai miei studi... o se piuttosto io mi sia diretta verso quel tipo di conoscenze ed esperienze proprio in virtù del fatto che la mia sensibilità ne era già affine. C'è certamente un legame e un rapporto in costante evoluzione, tra disposizioni d'animo innate ed esperienze... le une rafforzano le altre e viceversa.
Sempre i bruchi dello scorso anno, sul mio finocchietto selvatico. |
Eppure questo può voler dire che, allora, in certi casi - per certe persone - l'educazione e le esperienze compiute possono non bastare, non necessariamente avranno il potere di scalfire davvero il loro animo, rendendolo più aperto ed attento nei confronti di un bruco, di un gatto, di un orso polare, di tutto il pianeta che si sta sgretolando sotto il nostro passo.
Molto gioca anche la cultura comune nel quale siamo immersi: checché se ne dica, il modello predominante è ancora quello di uno sfrenato consumismo e di un irresponsabile egocentrismo.
Allora viene da augurarsi che quel gruppo di persone già naturalmente empatiche e sensibili verso la sofferenza del mondo non umano, diventino - proprio come sta facendo Greta Thunberg - luminosi esempi per tutti gli altri, convinti sostenitori di un certo modo di vivere e di vedere il mondo. Chi avrà già un pizzico della loro sensibilità, potrà facilmente unirsi alla loro battaglia... e, se saremo in tanti, potremo iniziare a smantellare un po' quella cultura di fondo.
E se non dovesse essere abbastanza, o se il cambiamento non dovesse essere sufficientemente veloce? La risposta sarà durissima e amara, per tutti.
Ma avremo una piccola consolazione nel pensare che almeno, nel frattempo, noi avremo salvato qualche bruco in più.
Non so di questo passo dove andremo a finire...qui in collina meno farfalle di una volta in compenso più zanzare ...beh quando verrà estate ovviamente...
RispondiEliminaChe belle parole.. eccomi, presente. Ho allevato ben DUE bruchi trovati nell'insalata, con mio figlio. È stato qualcosa di stupefacente. L'emozione, una mattina, nel trovare una splendida falena, dopo aver atteso settimane domandandoci cosa sarebbe diventata. Non siamo molti, ma ci siamo, credimi. Genitori che ancora crescono bambini educandoli alla sensibilità.
RispondiEliminaPost stupendo, proporró la frase a mio figlio come spunto per riflettere.
Ps: proprio di recente ho letto un bellissimo libro di Jane Goodall che parla proprio di questo, tra le altre cose: la necessità di educare i giovani alla sostenibilità ed alla sensibilità. Trovi la recensione nel mio blog ;-)
RispondiEliminaChe belle parole cara Silvia! Pensando a quanto mi sono sentito solo durante la mia infanzia e adolescenza, nel mio bisogno di vivere a più stretto contatto con la natura e gli animali, che a casa mia erano "proibiti", cerco sempre di offrire sostegno, spiegazioni e incoraggiamento quando riconosco in una persona, specialmente giovane o giovanissima, il desiderio di conoscere e avvicinarsi alla natura. Perciò spero che le persone come Greta, che beneficiano, almeno in questo momento, di una visibilità relativamente elevata, possano essere d'esempio a persone di ogni età per illuminare altri percorsi di vita possibili in questo frenetico e consumistico mondo occidentale. Tuttavia, malgrado tutti i difetti e i limiti della nostra società, è anche vero che forse è in Occidente che si ha una maggior consapevolezza dei problemi legati all'ambiente, all'inquinamento e all'ecologia. In altre parti del mondo, dove la natura sembra regnare incontaminata, le questioni ecologiche non sono, spesso per ovvie ragioni, la priorità delle persone, con conseguenze spesso disastrose sull'ambiente circostante. Che amaro paradosso, eh?
RispondiEliminaBela as imagens da lagarta.
RispondiEliminaAdorei seu blog.
janicce.
@ Fiore: ovunque c’è un calo drastico di farfalle, api e insetti utili impollinatori… di contro, abbiamo una vera e propria invasione e propagazione di insetti dannosi, vedi la cimice asiatica o anche i nostri comuni afidi che non conoscono tramonto… e questo cosa comporta? Ulteriori trattamenti chimici e insetticidi, che vanno ad indebolire e uccidere però anche gli insetti utili. È un cane che si morde la coda… e d’altra parte siamo ormai in troppi sul pianeta (e troppi di noi hanno troppe pretese alimentari) per pensare di fare su larga scala un’agricoltura totalmente biologica, amica di api e farfalle: non riusciremmo a produrre in quantità sufficiente o in qualità commerciabile su larga scala. Il biologico funziona ottimamente nell’orto di casa propria (dove ci si accontenta anche di ravanelli “assaggiati” e di frutta imperfetta) e alla bancarella a pochi km di distanza, ma su larga scala… come ne usciremo mai?
RispondiElimina@ Letizia: hai proprio ragione, parole che condivido: esperienza stupefacente! Io ho allevato macaoni e l’emozione datami dal liberare queste splendide farfalle, dopo aver seguito tutti i progressi e le fatiche dei bruchi… è qualcosa di impagabile e soprattutto UNICO, non c’è altro al mondo che possa darti la stessa sensazione, al pari di altre esperienze esistenziali che restano uniche nel loro genere. Le tue parole mi confortano, da persona ma anche di più da insegnante… sapere che ci sono davvero ancora genitori che educano la sensibilità dei figli, è tra le cose più importanti per vivere a pieno la vita e fare qualcosa per il nostro pianeta. E, purtroppo, non siamo davvero in molti, anzi… il quadro talvolta è nero e sconfortante. Quindi GRAZIE, di cuore! Passerò presto dal tuo blog per leggere la tua recensione, conosco di fama Jane Goodall ma non ho mai letto niente di suo… un caro saluto a te e a tuoi figlio!
@ Filippo: il tuo discorso non fa una piega, caro Filippo! Hai proprio ragione nel considerare che, in fondo, è solo nella società occidentale che è germinato e si sta sviluppando sempre più una coscienza e una cultura ecologista diffuso… nelle altre nazioni la consapevolezza è tutta ancora da fondare e costruire, e non è scontato – come dici tu per ovvie ragione – che questo possa essere fatto in via prioritaria. Questo rende però il quadro globale ancora più drammatico… probabilmente nel mondo occidentale convivono diverse anime, tra cui anche quella del consumismo sfrenato e quella della coscienza ecologica… starebbe a noi valorizzarne una in particolare, abbandonando l’altra come figlia di un pensiero insostenibile e dannoso. Forse in questo modo potremo essere un buon esempio al resto del mondo? Sono temi davvero enormi ed esistenziali, oltre che politici, economici e sociali… diciamo che io mi accontenterei nel migliorare un po’ la mia piccolissima parte di mondo, anche se spesso mi sembra complessivamente inutile il mio contributo. Ma se fossimo in tanti, se fossimo quasi tutti…
Grazie per il tuo commento, come sempre fonte di riflessioni ulteriori. Un caro saluto!
P.s. Abbi pazienza, appena avrò un momento risponderò anche alla tua mail… ce l’ho ben presente, ma in questo periodo sono davvero oberata di impegni e scadenze, devo centellinare i minuti da passare al pc. A presto!
@ A Casa Madeira: Muito obrigado, Janicce!
La natura va sempre rispettata, purtroppo l'uomo con il passare del tempo, ha distrutto il pianeta.
RispondiEliminaSaluti a presto.