Pagine

lunedì 28 luglio 2014

La mia storia con i bruchi: allevare farfalle arricchisce la natura... ma anche l'animo umano!

Oggi voglio raccontarvi di un’esperienza interessantissima, appassionante e veramente emozionante, che mi ha coinvolta negli ultimi mesi: l’allevamento di alcuni bruchi di farfalla macaone! Non so quanti di voi abbiano mai pensato di accostarsi a questo tipo di esperienza, ma voglio rendervi partecipi della mia “avventura”, perché non solo è davvero entusiasmante a livello personale, ma è anche l’ennesima manifestazione della straordinarietà della Natura… qualcosa che può insegnare molto, regalandoci in poche settimane un nuovo sguardo sul mondo, capaci di osservare, cercare e coglierne i più piccoli particolari, perché anche in essi si ritrova la meraviglia.

La prima farfalla che ho liberato, un maschio di macaone
Il bruco è un simpatico animaletto, voracissimo, che ha una sola missione nella vita: mangiare, mangiare, mangiare, fino a trasformarsi in una farfalla. Purtroppo in natura la mortalità dei bruchi è altissima, a causa di parassiti, difficoltà ambientali e innumerevoli predatori… e, ahimè, a poco valgono gli stupendi colori sgargianti che alcuni di loro usano per “intimorire” i predatori. Ma andiamo con ordine. Ho iniziato la mia avventura di allevamento di un bruco grazie ad Eugea, con il suo bel progetto “Bruco Lando”: prendersi cura di un bruco, sulla sua pianta nutrice (ovvero quella specifica che gli serve come nutrimento, fino a diventare farfalla). Infatti ogni bruco (ogni specie di farfalla) si nutre solo di piantine specifiche per il suo sviluppo; nel caso di “Bruco Lando” si tratta della meravigliosa farfalla Macaone (Papilio Macaon) che si nutre di ombrellifere come finocchio selvatico, ruta, carota selvatica e prezzemolo.

Ecco Lando, il bruco di Eugea, sulla sua ruta

Purtroppo, ve lo devo dire, il mio primo approccio con i bruchi è andato male: il mio Bruco Lando, da minuscola capocchia di spillo che era, è cresciuto sulla sua piantina di ruta per un paio di settimane, mangiando vorace e dandomi modo di ammirarne le sue piccole e quotidiane meraviglie, per poi però arrestarsi e morire. Cos’ho sbagliato? Ancora me lo chiedo e, ve lo confesso, è stato un brutto colpo vedere perire così un animaletto tanto indifeso e straordinario. Tuttavia quelle settimane che ho trascorso ammirandone le abitudini ed i progressi (e stando in pena per lui quando mi pareva in difficoltà), mi avevano già insegnato qualcosa di impagabile: avere l’occhio esperto per riconoscerne altri in natura! Vi dirò, non è una cosa così semplice, se non si sa cosa cercare: i bruchi, poco prima di diventare farfalle, raggiungono anche i 4 cm di lunghezza… ma prima di questo ambito e vistoso traguardo, sapete quanti altri bruchini, lunghi solo pochi millimetri e quasi invisibili, stazionano sulle loro piante nutrici?

Un bruchino sulla ruta in giardino: è minuscolo, ma già ben riconoscibile
E così, una domenica pomeriggio mentre ero un po’ pensierosa, mi sono seduta accanto alla mia ruta in giardino. Il mio occhio, prima ancora della mia mente, ha iniziato a vagliare le foglioline della pianta… e mentre io ero ancora immersa nei miei pensieri: “ALLARME! ALLARME! AVVISTATO BRUCO!”, ecco il segnale che l’occhio ha inviato al mio cervello. E così ho scoperto, con mia grande soddisfazione, ben 5 piccolissimi bruchi di macaone (poco più di un paio di millimetri ognuno) sulla mia ruta. Che felicità! Mi ero documentata su internet e gli esperti – non potete immaginare quante persone allevino, con successo e grande passione, i bruchi – suggerivano di prelevare immediatamente dalla pianta i piccoli bruchi proprio per salvarli, garantendo loro più possibilità di successo per diventare farfalle. Io, con ancora il senso di colpa per la sorte del povero Bruco Lando, non me la sono sentita… con il crudele risultato che i bruchi, da cinque che erano, nel giro di una settimana e per colpa di un insetto famelico, sono rimasti solo in due.

Ecco uno dei bruchini sulla pianta di ruta del mio giardino: purtroppo lui è stato preda di un insetto

A quel punto, mi sono resa conto che non ce la potevano da soli e mi sono decisa ad allevare i due superstiti, prontamente ribattezzati Tristano e Isotta. Per allevarli li ho posti in un contenitore adeguato, dove quotidianamente offrivo loro ruta fresca e pulivo i loro “scarti”. Seguire i loro progressi quotidiani è stata un’avventura meravigliosa, costellata da forti emozioni per le loro conquiste - vedere le loro mute, la loro voracità, il loro crescere di giorno in giorno – ma anche da preoccupazioni per le loro difficoltà – talvolta i bruchi sembrano “fermarsi”, prima delle mute, e il successo non è mai garantito.

Ecco uno dei miei bruchi ben cresciuto: le palline sul fondo sono i suoi escrementi!
E’ intrigante vedere un bruco che divora le foglie: c’è del metodo nel loro cibarsi, non si fanno sfuggire un solo angolino di foglia, vanno metodici, spediti e precisi come fossero seghetti. E poter seguire il momento della muta è qualcosa di affascinante oltre ogni dire: vedere questo minuscolo essere emergere dalla vecchia pelle con nuovi colori, è qualcosa di stupendo.

Uno dei miei bruchi, quasi al termine della sua crescita prima di diventare crisalide
È stato appassionante anche cogliere i segni che stava per giungere il momento della crisalide: i bruchi ormai grossi e satolli, smettono di mangiare e ad un certo punto emettono escrementi molli e verdastri. A quel punto il bruco diventa agitato e inizia a cercare un posto giusto, un rametto di solito, per “agganciarsi” ad esso con un filo resistente che lo sosterrà durante tutta la metamorfosi.

Questo bruco si è "agganciato" e si prepara alla crisalide

Entrambi i miei bruchi si sono correttamente agganciati ed “impupati” (ossia, sono diventati crisalidi). Dopo 10-15 giorni la crisalide cambia colore e diventa trasparente, lasciando intravedere le ali del meraviglioso macaone: è segno che manca poco alla nascita.

La crisalide, trasparente, lascia intravedere già il disegno delle ali: la nascita è vicina
E quando finalmente la farfalla nasce, emergendo dalla crisalide con le ali bagnate e rattrappite come un paracadute accartocciato, il momento è toccante: questa creatura meravigliosa e così fragile, finalmente ha portato a termine ogni metamorfosi, ha superato i momenti critici del suo sviluppo ed è quasi pronta per abbracciare la libertà del cielo. Dopo qualche ora, quando la farfalla è perfettamente asciutta e le ali sono ben spiegate, giunge il momento migliore, quello per cui sia io che i bruchi ci siamo tanto impegnati: il primo volo. E allora si apre il box all’esterno, si offre al macaone – uno spettacolo della natura che lascia senza fiato, per la sua perfezione - un fiore su cui posarsi e si attende.

 

E quando la farfalla che avete aiutato a crescere spicca il volo, prima incerta e poi sempre più decisa nel suo librarsi nel cielo estivo, ecco che comprendi che l’amore – dopo la protezione e le cure quotidiane – trova la sua più bella manifestazione nella libertà. Allevare bruchi e liberare farfalle è qualcosa che arricchisce la natura e il nostro ambiente, ma una cosa posso dirvela, dopo aver vissuto quest'esperienza: l'animo umano ne viene arricchito anche di più.

17 commenti:

  1. Bravissima, Silvia! Allevare bruchi di Macaone e riuscire ad accompagnarli nel loro straordinario viaggio "dalla terra al cielo" è un'esperienza straordinaria, nella sua miracolosa piccolezza. Questa è la terza estate di allevamento per me e, nonostante abbia già liberato numerose farfalle, ogni volta è una stupenda emozione. :)
    Maria

    RispondiElimina
  2. silvia!!! la tua storia mi ha lasciato senza fiato... che meraviglia!!!!

    RispondiElimina
  3. Che meravigliosa avventura allevare i bruchi,un racconto bellissimo il tuo.Io quest'inverno ho provato ad allevare un bruco che ho trovato in un cavolfiore,però è finita male proprio all'ultimo.Non mi ero accorta che la crisalide stava per schiudersi e non sono stata attenta,ma le gatte se ne sono accorte eccome.Un giorno di rientro dal lavoro le ho trovate che giocavano con lei.Era tipo una falena,ma non ne sono certa.Mi è dispiaciuto tanto,perciò meglio non riprovarci per ora!

    RispondiElimina
  4. Sembra tutto una favola e invece hai solo descritto la realtà! Brava, stai diventando un'entomologa provetta!

    RispondiElimina
  5. Silvia ho i brividi... avevi accennato a questo progetto, ma mai mai mai avrei immaginato quanto potesse essere emozionante! Ho letto d'un fiato tutta la storia e son riuscita ad immaginarmi le primissime delusioni e un senso di inadeguatezza che poi non permettono di affidarsi più a se stessi! Ma tu hai fatto bene a prendere in mano la situazione e aiutare la natura. Posso solo immaginare quanto tu abbia imparato e quale soddisfazione immensa dev'essere stato sentirsi parte di questo meccanismo perfetto!
    Già te l'ho detto ma non faccio male a ripetermi: che brava sei! :)

    RispondiElimina
  6. ciao
    una bellissima avventura. Brava

    RispondiElimina
  7. Anch'io ne ho allevate per due anni! Mi ricordo ancora le lotte per far sopravvivere i bruchi di macaone, il problema maggiore erano gli insetti parassiti che attaccavano bruchi e crisalidi... ma quanta emozione quando finalmente sfarfallano e spiccano i primi voli. Bravissima!

    RispondiElimina
  8. Ciao Silvia, le farfalle sono meravigliose ma se ne vedono sempre meno …non sapevo che si potessero allevare i bruchi, certo non dev'essere cosa facile…complimenti!!

    RispondiElimina
  9. Brava...io non ne sarei capace.

    RispondiElimina
  10. @ Maria: che piacere trovarti qui sul mio blog! E approfitto del tuo commento per ringraziarti pubblicamente per i tanti utili consigli che mi hai dato nelle scorse settimane sull’allevamento bruchi! Qui anche oggi piove e fa molto freddo, continuando di questo passo mi sa che ora di settembre non riusciremo mica a rintracciare altri bruchi… teniamo comunque le dita incrociate. Un abbraccio Maria!

    @ Cristina B.: Grazie mille!! Spero che oltre ad incuriosirvi io possa spronarvi anche ad addentrarvi in questa meravigliosa esperienza!

    @ Kilara: grazie di cuore… mi dispiace molto di sentire come è finita la crisalide della tua falena, i mici sono giocosissimi e pronti alla caccia, bisogna fare attenzione… però mi viene anche da dirti: non farti scoraggiare, magari attrezzati meglio con un apposito contenitore dove tenere la falena finchè non nasce, ma non negarti di riprovare quest’esperienza! :-)

    @ Andrea: ma che bel commento che mi hai scritto! Grazie di cuore! E hai ragione: sembra una favola, invece è “solo” la meraviglia della natura!

    @ Miu Mia: grazie di cuore anche a te cara Roberta, mi hai scritto un commento stupendissimo!! E hai proprio colto in pieno tutte le sfumature emotive di questa avventura!! Un abbraccione!

    @ Robby: grazie mille anche a te!!!

    @ Giada: ma dai, anche tu! Vedi vedi che allora è più diffuso di quanto si pensi, allevare i bruchi? Hai ragione sugli insetti parassiti, infatti non so se la sorte del povero Lando sia stata segnata proprio da questa brutta eventualità… !

    @ Valeria: ti ringrazio di cuore per il tuo lungo e bel commento!! Certamente: quando vedete un bruco potete provare ad allevarlo, la cosa più importante è sapere qual è la sua pianta nutrice in modo da potergli garantire il nutrimento! In effetti ci vuole dedizione quotidiana – e anche il non lasciarsi scoraggiare dagli eventuali insuccessi – ma poi la soddisfazione alla liberazione della farfalla è immensa!

    @ Carmen: hai così ragione, si vedono sempre meno farfalle in giro, se penso a 15 anni fa la differenza è così evidente da essere deprimente… e la colpa, al solito, è sempre nostra: il nostro ambiente “naturale” è sempre più “appestato” di pesticidi, veleni, chimica, che rendono difficile ai bruchi la sopravvivenza. E quindi, nascono meno farfalle.

    @ Zion: grazie mille davvero!! Non è difficile, serve solo imparare ad osservare molto ed intervenire quando serve :-)

    Grazie a tutti voi per i bellissimi commenti che mi avete lasciato, è un piacere condividere le mie esperienze! A presto!

    RispondiElimina
  11. Ma che bel racconto e che meravigliosa avventura.
    Mi hai fatto tornare in mente quando con i ragazzi ho allevato cinque bachi da seta (certo, le farfalle che ne sono uscite non erano un gran che!!!).
    Poi mi sono ricordata di questo ( http://cicabumaincampagna.blogspot.it/2011/11/ecco-le-foto-delle-ortensie-che.html ): adesso ho capito che almeno uno era un bruco di Macaone. Chissà l'altro che cosa era?
    Se mi ricapiterà di trovare altri bruchi, per dare loro maggiori possibilità e per poter vivere la tua stessa meravigliosa esperienza, posso provare ad aiutarli nella loro crescita e trasformazione.
    Un abbraccio
    Francesca

    RispondiElimina
  12. Bravissima! Anche io avevo provato due anni fa con Eugea comprando un loro libro e i semini di cui son ghiotti i bruchi della farfalla Macaone. I bruchi sono cresciuti benissimo però ho perso la parte in cui son diventati crisalide e poi farfalla! Avrei dovuto metterli a riparo come hai fatto tu. E invece, lasciandoli fuori all'improvviso son spariti ! Ma ci riprovo ! E' una esperienza bellissima, grazie per avercela raccontata:)))

    RispondiElimina
  13. Ooohhh, ma che cosa meravigliosa! Forse ormai è tardi, ma l'anno prossimo vorrei provarci anch'io! (Tanto vanno tenuti in un contenitore chiuso, giusto? Quindi il micio non dovrebbe rappresentare un problema. O no? Fammi sapere, per favore)

    RispondiElimina
  14. Uno dei post migliori letti la settimana scorsa: http://haylin-robbyroby.blogspot.it/2014/08/top-of-post-04-agosto-2014.html

    RispondiElimina
  15. @ Francesca: grazie di cuore!! Hai allevato bachi da seta? Anche questa dev’essere stata una bellissima esperienza! Eh sì, ho visto il tuo post ed erano entrambi bruchi di macaone! Chissà se poi sono nate le farfalle… certamente sì, se ne troverai altri ti consiglio di raccoglierli e allevarli: ci sono molte più possibilità così, per loro, di diventare farfalle! Scriverò presto un post in proposito!

    @ Viola: grazie mille!! A me hanno regalato i semini di Eugea nel 2010 e da allora ogni estate mi nascono spontaneamente meravigliose zinnie dove vengono a rifocillarsi un sacco di api, bombi e qualche farfalla (purtroppo tutti insetti utili sempre più in calo). Eh sì, purtroppo i bruchi in natura hanno vita difficilissima… se avrai occasione di riprovarci sarà senz’altro una bella esperienza per te e per i bruchi che potranno “sfarfallare”!

    @ Viviana: sono così felice che la mia esperienza ti entusiasmi!! Si si, il contenitore è chiuso… sto preparando un post apposito con consigli più “tecnici” (per quanto posso darne…) sull’allevamento di bruchi di macaone, vedrai che troverai tutti i dettagli lì per un tuo futuro allevamento!! I mici non sono un problema ;-)

    @ Robby: grazie di cuore per aver scelto questo mio post, non sai quanto ci tenga e quanto sono felice se viene letto da tante persone, così possono accostarsi a questa bella esperienza!

    Grazie a voi per i vostri commenti, di cuore!!

    RispondiElimina
  16. Salve avrei una domanda: ieri ho trovato un piccolo bruco verde nelle zucchine, l'ho messo in una scatolina trasparente con le.foglie con l'idea di lasciarlo in campagna il giorno successivo ma la mattina dopo l'ho trovato sciolto.. decomposto in piccole palline di gelatina quasi.. una cosa stranissima.. sapreste spiegarmi cosa è accaduto?
    Grazie

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao, purtroppo detta così non saprei come spiegarti il fenomeno... sei sicuro che fosse proprio il bruco? Non poteva trattarsi delle sue feci (talvolta sono proprio palline gelatinose) e lui essere nascosto tra le foglie?

      Elimina