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giovedì 26 maggio 2016

Di traguardi e nuovi orizzonti

Siamo un campo di grano maturo a trent’anni, non più acerbi e non ancora secchi: la linfa scorre in noi con la pressione giusta, gonfia di vita. E’ viva ogni nostra gioia, è viva ogni nostra pena, si ride e si piange come non ci riuscirà mai più, si pensa e si capisce come non ci riuscirà mai più. Abbiamo raggiunto la cima della montagna e tutto è chiaro là in cima: la strada per cui siamo saliti, la strada per cui scenderemo. Un po’ ansimanti e tuttavia freschi, non succederà più di sederci nel mezzo a guardare indietro e avanti. 
E meditare sulla nostra fortuna.
(Oriana Fallaci)




Oggi compio trent'anni. E' un traguardo che taglio con un bel fiatone nei polmoni, con i muscoli indolenziti dopo una corsa faticosa e impegnativa, ma con la soddisfazione di sapere che ho sempre fatto del mio meglio. E mi aspettano altri tre traguardi da conquistare, con gioia e ancor più trepidazione... perchè la prossima estate...

... mi laureo, di nuovo. Questa volta in "Scienze della formazione primaria", per sperare di entrare come maestra supplente alle scuole elementari fin dal prossimo autunno. E' stato un percorso lungo, faticoso e a tratti demotivante, ma devo dire di essermi tolta anche le mie soddisfazioni, come la mia tesi sulla biodiversità, un argomento che ho amato profondamente e al quale mi sono dedicata con passione viscerale, in quest'ultimo anno.

... mi trasferisco, nella casa in campagna di mia nonna materna, che abbiamo ristrutturato in questi ultimi mesi. Qui sogno di avviare un piccolo orto, di coltivare fiori e farfalle, di ammirare ancora e ancora il cambiare delle stagioni... con buona pace di Paciocca, che deciderà se traslocare anche lei o continuare a transitare dalla casa dei miei al mio nuovo nido (distante giusto pochi metri). 

... ma soprattutto: mi sposo! A fine luglio, il tempo di essermi laureata, ecco che sono pronta a indossare l'abito bianco e a raggiungere sull'altare Marco, il mio fidanzato-ingegnere. Abbiamo fatto tanta strada fino a qui e questo è certamente il traguardo più importante, quello che ha dato più senso e valore a tutti gli altri.

Nuovi orizzonti mi aspettano. Rumore di Fusa continuerà naturalmente a fare parte della mia quotidianità e proprio per questo ho voluto condividere con voi le mie buone notizie, ora che ci sono sempre più vicina... e oggi, ufficialmente trentenne, mi è parso un buon giorno per farlo.

mercoledì 18 maggio 2016

"Cowspiracy", come un pugno nello stomaco

Questo film ha la forza di un pugno che arriva dritto nello stomaco. Credi di guardarlo sapendo già tutto, soprattutto se sei una persona informata ed "ecologista": sai già che il cambiamento climatico è un problema globale, urgente e drammatico. Sai anche che, in quest'emergenza mondiale, una grave parte è giocata dall'allevamento industriale, responsabile di esorbitanti emissioni di gas serra in atmosfera, per tacere di inquinamento e consumi idrici legati alle coltivazioni per alimentare gli animali che diventeranno le nostre bistecche. Ma Cowspiracy va oltre questo: oltre a riproporre tali problemi con dati e ricerche, mette in luce come il ridurre la carne dalle nostre diete non basti: bisognerebbe eliminarla del tutto. E afferma quindi, con coraggio e coerenza, che un "ecologista" non può dirsi davvero tale se continua a seguire un'alimentazione onnivora.

 
Il film passa in rassegna più e più temi, tutti connessi: dall'effetto serra che negli ultimi secoli è "decollato" a causa delle attività umane, al grave impatto che ha in questo senso proprio l'industria della carne; dalla necessità di informarsi e cambiare abitudini alimentari, alla difficoltà di capire davvero quali scelte tutelino l'ambiente e quali invece siano semplici atteggiamenti di facciata. Anche se le motivazioni ecologiste non sempre coincidono con quelle animaliste, in Cowspiracy c'è anche una scena shock nella quale viene mostrata esplicitamente l'uccisione di un'anatra. Peraltro un'anatra allevata in campagna, una di quelle che ha relativamente vissuto un'esistenza piacevole e che non è mai stata sottoposta (fino a quel momento) a sofferenze e trattamenti indicibili. Ci viene mostrato ciò che tutti cerchiamo di ignorare, un atto che pochi di noi si sentirebbero di fare di persona: uccidere a sangue freddo quell'anatra, fiduciosa e inerme, con le proprie mani, per fare diventare quell'animale, vivo e cosciente, un semplice pezzo di carne da consumare. Seguono alcuni secondi di silenzio, di fronte all'insopportabilità della scena che abbiamo visto. E la domanda: "Se non sopporto di farlo io stesso, come posso pensare di farlo fare ad altri per me?".

Fonte: Wikipedia
Sia chiaro: il film non è perfetto e alcune perplessità me le ha sollevate. Alcune delle maggiori organizzazioni ambientaliste mondiali (e/o americane) vengono accusate di "omertà" a favore delle lobby dell'allevamento industriale, non divulgandone le gravi conseguenze per l'ecosistema. In realtà io stessa ho appreso e ricavato tanti dati a proposito di questo problema proprio sui siti di alcune di queste organizzazioni! Quindi una prima critica va al tono eccessivamente complottistico che fa di tutta l'erba un fascio per quanto riguarda le associazione ambientaliste, accusate di essere complici del sistema industriale della carne.
Un'altra personale perplessità mi è sorta a proposito del finale, una sbrigativa quanto superficiale critica all'alimentazione "solo vegetariana" a favore di una integralmente vegana, sulla base del fatto che tutti i latticini sarebbero nocivi per l'essere umano, poichè derivanti dal latte che è un "fluido di accrescimento per vitelli". Suvvia, il latte è un composto di acqua, grassi e zuccheri! A mio parere questa "fobia antilatticini" è una posizione infondata, vagamente modaiola; condivido molto di più le intelligenti considerazioni di Bressanini.
Se invece parliamo di abbracciare la dieta "vegan" perchè anche uova e latticini possono comportare sofferenza animale e impatto ambientale, è un altro (e a mio parere ben più valido) discorso, fermo restando che ciascuno deve decidere in base alla propria coscienza, convinzione e sensibilità.


Detto questo, Cowspiracy resta un ottimo documentario che mette in crisi le nostre abitudini alimentari, ma anche la nostra coscienza apparentemente pacificata da quei gesti ecologisti che ci costano meno fatica. Diretto e prodotto da Kip Andersen e Keegan Kuhn, ne consiglio la visione a tutti, poichè trovo sia meglio prendere pugni nello stomaco adesso, vedendo un film che ci mette in guardia sul collasso prossimo del nostro pianeta, piuttosto che domani, quando quello stesso colpo ci sarà inferto dalla catastrofe già avvenuta, ma non potremo più reagire.

sabato 7 maggio 2016

La vita da sogno dei gatti!

I gatti hanno una vita perfetta:
Ricevono coccole quando gli pare.
Dormono 24h su 24.
Odiano chi vogliono.
E quando ingrassano sono più belli.

(Anonimo)


George, aspetta adozione al gattile di Ferrara

In effetti, come non concordare? Beati i gatti! 
Con questo post velocissimo vi auguro un buon weekend di primavera... magari da trascorrere in "stile gatto", che non ci farebbe male per una volta!

domenica 1 maggio 2016

"Io e Billy" di Louise Booth

I gatti, lo sappiamo, con speciale sensibilità, sguardo penetrante e passo felpato sembrano avere accesso a più dimensioni della nostra realtà: si muovono senza difficoltà tra natura selvatica e mondo antropizzato, sono creature diurne e notturne, comprendono i nostri stati d'animo e in parte li influenzano, riescono a cogliere quelle misteriose increspature nel reale che a noi umani sfuggono. E quando siamo noi uomini, a chiuderci in una dimensione impenetrabile, da chi possiamo essere raggiunti se non da un gatto?
La storia (vera) di "Io e Billy" è proprio questa: un gatto che raggiunge e salva, in un certo senso, un essere umano che sarebbe altrimenti perduto nel suo proprio mondo, incomprensibile e invalicabile per gli altri uomini. Perchè Fraser, un bambino di tre anni, purtroppo vive proprio questo: è autistico e passa le sue giornate tra crisi d'ansia e scatti di rabbia, difficoltà relazionali anche con i suoi genitori, routine rigidamente fissate nel tentativo di rassicurarlo e di dare stabilità alla sua particolarissima visione del mondo. Louise e Chris, i genitori, cercano il più possibile di comprendere il suo autismo e le sue esigenze, senza riuscirci mai del tutto: Fraser, per quanto sia amato e protetto dai genitori, ad un certo punto resta sempre solo nel suo orizzonte. Finchè non arriva Billy, un micio trovatello bianco e grigio, che si rivela essere l'unica creatura in grado di comunicare davvero con Fraser, dandogli fiducia, affetto e istintiva comprensione. Fraser non è più solo.


"Io e Billy" è soprattutto la storia vera di una famiglia alle prese con un figlio autistico: le difficoltà, le speranze spesso infrante ma mai abbandonate, le piccole e inaspettate conquiste, la grande stanchezza ma anche la continua volontà di crescere il bambino nel migliore dei modi. E quando arriva Billy, il gatto si inserisce in quest'ordinaria lotta quotidiana, con l'eleganza e la spontaneità tipicamente feline: per il micio diventa naturale stare accanto a Fraser, poichè percepisce che il bambino ne ha bisogno. Tra Fraser e Billy nasce quindi un rapporto di amicizia e complicità in grado di dare al bimbo la sicurezza che gli manca, facendogli superare piccole (ma fondamentali) barriere che i genitori  erano mai riusciti a fargli scavalcare: Fraser inizia a fare le scale, accetta di essere lavato, comunica meglio, migliora la sua elasticità mentale rispetto alle novità. Un libro sull'autismo più che sui gatti, ma anche una storia che dimostra come gli animali possano realmente curare l'animo umano. Soprattutto quando questo è intrappolato in una dimensione inaccessibile al resto del mondo degli uomini. "Billy non ha fatto miracoli, ma ha aiutato nostro figlio a compiere piccoli passi: gli ha insegnato a mantenere la calma, lo ha incoraggiato a camminare, ad andare in bagno, a leggere. Piccoli passi che, sommati per me rappresentavano comunque un miracolo. Ai miei occhi Billy era il trovatello che aveva salvato il mio bambino ed ero assolutamente sicura che, senza di lui, non saremmo arrivati fin lì" (L. Booth, Io e Billy, p. 249).